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In questa novella, Pirandello concentra la propria attenzione su Ciàula, un personaggio sfruttato e maltrattato, lui vittima di un ambiente sociale primitivo e ingiusto, dove chi è povero deve sottostare a un padrone che ha il «diritto» di trattarlo come una bestia. Se poi è anche «diverso» dagli altri come Ciàula, subisce quotidianamente soprusi e cattiverie persino dai suoi compagni di fatica. Ma è proprio la sua «diversità» a renderlo unico: un’innocenza assoluta che gli consente di provare la meraviglia senza limiti di un bambino davanti allo spettacolo della luna candida nel cielo notturno. Egli non l’aveva mai vista prima, perché usciva dalla miniera di zolfo, ubriaco di fatica, sempre a giorno fatto. Ma quando la Luna gli si rivela all’improvviso, bella come una dèa, per lei non può che provare una muta dolcissima adorazione.
Il secondo momento, una volta usciti di scena i picconieri, si svolge all'interno della cava ed è occupato dalla descrizione di zi' Scarda, del suo vizio della lagrima, del suo rapporto con Ciaula, di cui vengono fornite le notizie essenziali. In questa fase viene meno il discorso diretto e alla descrizione esterna dei personaggi si affiancano considerazioni di tipo psicologico, con adozione del punto di vista del personaggio.
Nel terzo momento, il più importante, il centro d'interesse è unicamente Ciaula, con la sua paura prima e il suo stupore poi, quando scopre la luna. La descrizione è di tipo interiore, psicologico, attraverso il punto di vista di Ciaula stesso; il movimento del protagonista procede dall'interno della cava, dal buio alla luce, dal basso in alto, sia in senso spaziale sia morale. L'impressione iniziale di descrizione verista cede completamente; l'interesse è tutto concentrato sullo stato d'animo del personaggio, solo con se stesso di fronte alla luna.
Pirandello, a differenza di Verga, si concentra maggiormente sull’analisi dell’interiorità dell’individuo e porta alla luce l’alienazione cui il protagonista è soggetto: Ciaula sembra non conoscere e non avere alcuna percezione del mondo al di fuori della cava. La sua vita e il suo io si esuriscono completamente nel lavoro e nella miniera; la sua umanità viene negata sia a livello individuale (egli non parla, emette solo il verso della cornacchia, da cui deriva il suo soprannome) che sociale (gli altri lo deridono perché inferiore e demente). Ciaula giunge alla scoperta di sé e del mondo solo con la visione epifanica della luna, che contrappone il mondo esterno a quello della cava e del lavoro, dove l’oscurità si rivela ora non più rassicurante, come il protagonista era portato a pensare dalla mera conoscenza di quella realtà, ma totale e soffocante.
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