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giovedì 22 dicembre 2011

mercoledì 14 dicembre 2011

Il Seicento


Il Barocco
Il Seicento è un secolo di guerre, di carestie e di pestilenze.Una crisi economica investe tutta l'Europae colpisce soprattutto l'agricoltura;numerose carestie, cui seguonoquasi inevitabilmente delle epidemie, falcidiano la popolazione. Le guerre sono frequenti e rovinose: la guerra dei Trent'anni(1618-1648)coinvolge tutto il continente e porta devastazione e rovine soprattutto nell'area tedesca; nella seconda metà del secolo Inghilterra e Olanda si scontrano ripetutamente sul mare per contendersi l'egemonia mercantile sull'Atlantico, mentre la Francia di Luigi XIV tenta di imporre la propria egemonia continentale fomentando conflitti in tutta Europa e l'Austria , che si avvia a diventare una grande potenza nell'aerea orientale- balcanica, deve fare i conti con l'espansionismo dell'Impero Ottomano (che nel 168 giunge a porre l'assedio a Vienna).
Alle guerre si accompagnano sistematicamente saccheggi, spoliazioni, devastazione dei raccolti; gli Stati infatti sono in grado di mettere in campo eserciti numerosi, ma non dispongono di una struttura logistica che provveda adeguatamente  al loro mantenimento.E così miseria , carestie ed epidemie causate dalle guerre vengono ad aggravare le condizioni già precarie delle popolazioni, mentre le ingenti spese belliche incidono pesantemente sui bilanci dello Stato.
La forma politica prevalente nell'Europa del Seicento è la monarchia assoluta ispirata al principio teocratico. Dopo che la Riforma protestante ha eliminato le ultime scorie dei poteri sovranazionali di Papato e Impero , le monarchie europee hanno conosciuto una fase di instabilità dovuta alle guerre di religione , da cui però sono uscite rafforzate poichè esse si sono concluse con l'affermazione della piena sovranità dello Stato anche sulle scelte religiose. Nel frattempo , in un processo secolare, la macchina statale si è venuta dotando di un apparato burocratico-amministrativo permanente: i sovrani possono ora controllare le finanze, il fisco, l'esercito e l'amministrazione della giustizia, esercitando così un potere assai più ampio ed efficace dei loro predecessori.
A sanzionare e rafforzare questa nuova situazione interviene il principio teocratico, secondo il quale l'autorità del re proviene direttamente da Dio per diritto di nascita, senza bisogno di un riconoscimento da parte dell'autorità religiosa.
All'assolutismo monarchico fa riscontro una società rigidamente suddivisa in ordini a cui i sudditi appartengono per nascita, godendo di diritti molto diversi.

Al livello più alto vi sono i nobili, che dispongono di rendite fondiarie , di privilegi fiscali e giuridici e che forniscono il personale per le più alte cariche dello Stato, dell'esercito e della diplomazia ; ad esso si affianca l'alto clero, con privilegi analoghi.Vi è poi la borghesia, organizzata in corporazioni attraverso le quali difende i propri interessi sociali ed economici. Vengono poi tutti gli altri , contadini, artigiani,soldati e marinai, che vivono generalmente in condizioni misere e si trovano esposti alle prepotenze dei ceti più forti. E' una società fondata sulla diseguaglianza,sancita dalle leggi e teorizzata come fondamento stesso della vita sociale, voluta da Dio.La coscienza della modernità.
     Il quadro culturale del Seicento è variegato e ricco di contrasti. E' il secolo famigerato della caccia alle streghe , della superstizione e dell'intolleranza religiosa, ma anche quello da cui nasce la scienza moderna e si afferma un pensiero filosofico vigorosamente razionalistico; è l'età dell'assolutismo teocratico ma anche quello che pone le premesse del pensiero politico illuminista; è il secolo del fasto barocco ma anche dell'ascetismo e del misticismo. 
Tali contrasti sono riconducibili ad alcuni fattori comuni a tutta l'Europa, oltre che alle differenze fra le varie aree culturali -come quelle fra i paesi cattolici e protestanti , fra società aristocratiche  e società con una  forte componente borghese.
Il secolo precedente ha lasciato un'erdità di idee e di valori assai ricca,che in parte continua a essere operante nel pensiero scientifico, nelle arti, nelle lettere.Ma è venuta meno la complessiva visione del mondo rinascimentale messa in crisi, come si è visto, dalle esperienze della Riforma protestante e della Controriforma. Da questo insieme di problemi e di prospettive scaturisce nella cultura del Seicento la consapevolezza di una rottura della continuità con il passato,sia quello prossimo del Rinascimento che quello remoto dell'antichità, di appartenere a un mondo nuovo, moderno.
La coscienza della modernità permea un pò tutta la cultura dell'epoca , generando talvolta insicurezza ma più spesso orgogliosa fiducia nei propri mezzi , come in campo scientifico dove le scoperte di Galileo e di Keplero mettono in crisi non solo le teorie di Tolomeo ma anche l'autorità di Aristotele.
mito di Pandora
Anche in campo artistico e letterario il Seicento è ricco di esperienze diverse , non riconducibili ad un'unica matrice . Il gusto e la sensibilità del secolo  si esprimono principalmente nel Barocco, lo stile che caratterizza molteplici fenomeni espressivi in tutti campi;tuttavia non è spento il Classicismoche continua a vivere come modello linguistico e stilistico anche svincolato dalla cultura rinascimentale.
Vi sono poi esperienze legate al particolare clima culturaledi certi paesi , come la letteratura religiosa inglese legata al puritanesimo progressista (basti ricordare il Paradiso perduto di JOHN MILTON  ,1608-1674) ,o la splendida fioritura della pittura fiamminga , improntata ai valori borghesi di quella società.
Fra le forme artistiche più significative del Seicento vi è il teatro ;il secolo ,che si apre con  il genio di Shakespeare(1639-1699) vede la grande drammaturgia del secolo d'oro spagnuolo che si protrae fin verso la metà del Seicento e in seguito la fioritura del classicismo francese alla corte di Luigi XIV,con la tragedia di Corneille e di Racine e la commedia di Molière.
Don Chisciotte
In campo letterario che questo secolo la nascita del romanzo moderno con il Don Chisciotte di Cervantes(1574-1616).
Infine le arti figurative ,spesso fuse tra loro a creare particolari effetti di suggestione visiva vedono l'affermazioni di grandissime personalità ,come gli architetti Bernini e Borromini, capiscuola del barocco,i pittori Caravaggio e Reni e, fuori d'Italia , lo spagnuolo Velasquez, i fiamminghi Rubens, Rembrandt e Verneer. 
Nel secolo XVIII il termine barocco
cominciò a essere usato per indicare l'arte del Seicento e in particolare quei caratteri di essa che agli occhi degli illuministi parvero più negativi:
l'irregolarità delle forme ,la bizzarrìa,la mancanza di misura.Il termine ebbe dunque all'inizio un significato spregiativo(la sua etimologia risale forse allo spagnuolo barrueco, aggettivo che indica le perle irregolari, oppure probabilmente , all'italiano barocco, che nella filosofia scolastica medievale indicava un tipo di sillogismoingannevole e capzioso.Successivamente la critica mette in discussione tale giudizio negativo e ora il termine viene usato nel suo valore puramente oggettivo.
L'arte barocca interpreta nel bene e nel male , la civiltà del Seicento caratterizzata dall'abbandono delle concezioni rinascimentali, ma anche dalla coscienza di essere portatrice di modernità aperta all'esplorazione di un mondo nuovo, immensamente dilatato sul piano fisico dalle scoperte geografiche e dalle conquiste scientifiche e sul piano morale dalla rivoluzione religiosa collegata alla Riforma.Tale mondo non rientrava più negli schemi armoniosi e splendidi,ma conchiusi della cultura rinascimentale e imponeva all'arte la ricerca di nuove forme di espressione.
L'estetica barocca pertanto si contrappone al classicismo, di cui rifiuta il rigore selettivo delle forme e dei contenuti, il culto della tradizione , il principio di ordine razionale che presiedeva alla rappresentazione del mondo.
Tuttavia essa non ne rifiuta il patrimonio di tecniche e di forme espressive ;il barocco anzi nasc come estremo sviluppo di quella fase matura del Rinascimento in cui le forme del classicismoavevano dato prova di poter esprimere una sensibilità e una cultura già decisamente post-rinascimentali.
La principale differenza fra l'estetica barocca e quella rinascimentale è che ora vengono meno i postulati di  fondo del classicismo, cioè la teoria dell'arte come imitazione e la concezione idealistica della bellezza, che portava a una rigorosa selezione sia degli oggetti da rappresentare sia delle forme espressive.
L'arte barocca invece sul ,si apre sul piano tematico agli oggetti più vari ed eterogenei:
l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo, l'irregolare, il deforme, il mostruoso, la contraddizione, le apparenze che colpiscono i sensi e ingannano l'intelletto, le metamorfosi che danno l'idea di una realtà mutevole e inafferrabile.
Sul piano stilistico, il Barocco è caratterizzato dalla piena affermazione della libertà creatrice dell'artista, che non si sente vincolato ad alcuna legge ma si affida al suo genio e al suo estro capriccioso, SI CREANO FORME NUOVE o si accostano in modo nuovo le forme tradizionali, rendendole irriconoscibili e sorprendenti, in un fervore di sperimentalismo fondato sulla consapevolezza che l'arte non ha il compito di rappresentare semplicemente una realtà già data e conosciuta , ma piuttosto di scoprirla e di interpretarla ogni volta in modo nuovo.
Vi sono infatti  al fondo dell'arte barocca due atteggiamenti diversi e complementari: da un lato la gioia della scoperta , il senso del meraviglioso, il piacere sensuale di cogliere un  mondo fisico che si è fatto immensamente più ricco e più vario,dall'altra il senso della realtà come illusione o sogno o teatro che svanisce
rapidamente  talvolta dallo scorrere del tempo, la consapevolezza della morte che incombe dietro ogni forma di vita.



e " Donna che si pettina" di Giambattista Marino da riprendere e rielaborare.

mercoledì 30 novembre 2011

LABORATORIO

ROSALBA CARPITA




  Attraverso l'analisi di alcuni brani de “La Gerusalemme liberata” di Tasso ho potuto constatare la sua personalità inquieta che appunto incarna le contraddizioni di un’epoca di passaggio dalla cultura del Rinascimento all’angusto moralismo della Controriforma.Egli rappresenta il tipico intellettuale cortigiano che concepisce la propria realizzazione umana e artistica nell’ambito della corte ma allo stesso tempo per essa prova una segreta avversione che lo spinge a fughe continue. Nella sua opera maggiore,”La Gerusalemme Liberata” la vicenda si svolge negli ultimi mesi prima della crociata in Terra Santa:i cristiani hanno posto l’assedio a Gerusalemme ma sono indeboliti dall’assenza di molti combattenti , spinti da pulsioni egoistiche o irrazionali ad abbandonare il campo.Il canto che voglio trattare è il settimo ,esso colpisce per le sue pagine idilliche e sentimentali e per la tensione emotiva che evoca la giovane principessa Erminia costretta a fuggire per essersi messa in gioco perché innamorata diTancredi,guerriero dalla forte personalità però indebolita a sua volta per il forte amore che egli prova per la guerriera Clorinda.Argante vuol risolvere le sorti di questa grande guerra con un duello,decidendo appunto di sfidare i cristiani ; ad affrontarlo è Tancredi che dopo questo scontro accanito ,successivamente sospeso ,ne rimane ferito.Erminia assiste attentamente dall’alto delle  mura del castello e angosciata per le ferite riportate all’uomo di cui è innamorata,decide di soccorerlo;esce da Gerusalemme travestita con le armi di Clorinda ma giunta in vista dalle tende cristiane,la sorprende una pattuglia di crociati.A questo punto Erminia è costretta a fuggire,”infra l’ombrose piante d’antica selva dal cavallo è scorta,né più governa il fren la man tremante,e mezza quasi par tra viva e morta…”..ella pur fugge,e timida e smarrita non si volge a mirar s’anco è seguita”.Fuggì tutta la notte e tutto il giorno aspettando e andando,piangendo e chiamando e angosciosa e triste per la sua sciagura si avvolse per un luogo selvatico.Alla fine essendo già vespro , s’abbatté in un sentiero errando”senza consiglio e senza guida….”,ma quando il sole,al tramonto scioglie i cavalli dal suo carro adorno,e si immerge in mare,”giunse del bel Giordano a le chaire acque e scese in riva al fiume,q eui giacque.”Il mattino seguente si sveglia ed essendo  stata attirata da un misto di canti dei pastori e di zampogne boscherecce Erminia si avvicina e vede un uomo canuto impegnato ad intrecciare ceste di vimini, circondato dalla sua gregge e da tre fanciulli che cantano.Ermidia saluta gentilmente il vecchio pastore e “..dolcemente gli affida,e gli occhi scopre e i bei crin d’oro.”Il buon vecchio si rivolge ad Erminia parlandole al maschile poiché non si è ancora accorto di rivolgersi ad una donna,essendo Erminia rivestita dell’armatura.I due iniziando un lungo dialogo durante la quale la giovane principessa gli racconta tutte le sue sventure e  le sue vicende amorose.”Forse averrà se ‘l Ciel benigno ascolta affettuoso alcun prego mortale che venga in queste selve anco tal volta quegli a cui di me forse or nulla cale e rivolgendo gli occhi ove sepolta giacerà questa spoglia inferma e frale tardo premio concedo a i miei martiri di poche lagrimette e di sospiri..”.Infine Erminia attirata da questo nuovo paesaggio idilliaco ,con la speranza che possa dar fine ai suoi dolori,decide di chiedere ospitalità presso il vecchio pastore che la accoglie calorosamente.Tasso mira ad un poema eroico,che canti delle grande gesta compiute dai guerrieri e degli atti sublimi ma alla fine,come si nota in queste righe del settimo canto,egli si rifugia nell’idillio,nel sentimento;ma un altro tema importante è proprio l’amore impossibile o meglio contrastato che anche ai giorni nostri persiste.Nella nostra società grazie ai mezzi di comunicazione ormai parecchio diffusi spesso capita di conoscersi attraverso i social network con persone magari di altri paesi e spesso capita di instaurare con loro un bel rapporto magari fissando pure degli appuntamenti.Ma data l’eccessiva distanza spesso questi rapporti sono effimeri perché instaurati purtroppo solo attraverso una rete quindi si finisce per star male e soffrire per parecchio per questo sono giudicati tali.L’amore contrastato però come nel presente ma anche come nel futuro presenta diverse sfaccettature ,quello che si sa di certo è che porta alla sofferenza ,al tormento e all’angoscia.

GIUSEPPE SAMPERI


Il brano analizzato è il VII canto tratto dalla “Gerusalemme liberata”, poema epico-cavalleresco composto da Torquato Tasso nella seconda metà del ‘500.In questo brano Tasso presenta la giovane Erminia, che, dopo la guerriera Clorinda e la seduttrice Armida, viene considerata la terza eroina pagana. Erminia, principessa di Antiochia, era figlia del re di quella città e quando Antiochia era stata espugnata, ella era divenuta prigioniera dei cristiani ed era stata consegnata a Tancredi, principe normanno. Costui si era mostrato talmente gentile e generoso da concederle la libertà perduta. Per tale insperato dono e per il fascino del guerriero, la fanciulla si era innamorata di Tancredi.

L’amore di Erminia è un amore virginale e sofferto: è un sentimento non corrisposto, poiché Tancredi è innamorato di Clorinda, ed ostacolato da mille complicazioni; ma la fanciulla rimane fedele fino alla fine senza mai cedere a ripensamenti.Il brano si apre con la fuga di Erminia nel bosco che richiama chiaramente il tema della fuga utilizzato con frequenza da Ariosto nell’”Orlando furioso”. Erminia che fugge in preda a lacrime e paure ricorda molto Angeliche che, analogamente, fuggiva nel fitto del bosco sperando di allontanarsi dall’odiato Rinaldo.Erminia appare qui com’è veramente: una donna ingenua e pudica, innamorata e pronta a sfidare tutto pur di stare accanto all’uomo che ama. La passione la muove ad osare l’impossibile, la sprona su sentieri mai percorsi e su strade piene d’insidie.Spinta dal timore, la fanciulla continua a fuggire senza aver neanche il coraggio di guardarsi alle spalle e dopo una notte ed un giorno di fuga continua, non vedendo, né udendo nient’altro che le sue grida e i suoi lamenti, decide di fermarsi. Erminia è giunta infatti presso la riva del fiume Giordano dalle “chiare acque” ovvero nel tipico ‘locus amoenus’, già presente nel poema di Ariosto. Qui, non avendo né fame né sete, poiché lacrime e dolori sono ora il suo nutrimento, Erminia si addormenta e nel sonno (“dolce oblio posa e quiete de’ miseri mortali”), sebbene disturbato a tratti da Amore, la fanciulla riesce finalmente a trovare un po’ di tranquillità.Quando Erminia si sveglia, la mattina dopo, il ‘locus amoenus’ si svela in tutta la sua bellezza: il lieto “garrir degli augelli”, il “mormorar del fiume e degli arboscelli”, il lieve venticello che scherza con l’onda del fiume e con i fiori circondano la fanciulla in uno sfondo che sembra piuttosto fiabesco.A questo punto Erminia comincia a sentire un “chiaro suon” di “pastorali accenti”. Alzandosi in piedi, la fanciulla si dirige a passi lenti verso il luogo da cui il suono proviene, scoprendo così un “uom canuto” impegnato ad intrecciare ceste di vimini, circondato dal suo gregge ed allietato dal canto dei suoi tre figli. È a partire da questo punto che Tasso esprime il suo gusto per la lirica pastorale, un genere poetico che celebrava la vita di campagna, lontana dall’iniquità della società umana.

Erminia saluta cortesemente il pastore e inizia allora un lungo monologo in cui il pastore racconta di sé e della sua vita ed Erminia delle sue disgrazie. Il pastore ringrazia il Cielo per la sua vita umile e frugale che per molti è vile, ma che ai suoi occhi è così cara che non bramerebbe in cambio alcun tesoro o scettro. In questo ambiente idillico e pastorale la pace regna indisturbata: ci si può dissetare nell’acqua limpida senza timore che sia aspersa di veleno ed è possibile vivere dei beni prodotti dal gregge e dall’orto senza bisogno di comprare cibarie al mercato.

Il vecchio racconta poi che in passato, quando era giovane, rifiutando la vita pastorale, era fuggito dalla sua terra natale e aveva vissuto nella corte di Menfi, riuscendo a diventare un ministro del re. Benché fosse solo consigliere agricolo, egli aveva presto conosciuto l’iniquità, la corruzione e l’ingiustizia che regnano in tutte le corti, finendo per rimpiangere la vita umile che aveva abbandonato. Avendo compreso che presso la corte non avrebbe mai trovato la pace, il pastore aveva detto addio alla corte e se ne era tornato tra i familiari boschi, dove aveva ritrovato la felicità.

In queste poche ottave emerge uno degli aspetti del bifrontismo tassesco, ovvero il rapporto del poeta verso la corte. Si tratta di un rapporto contraddittorio: con la sua opera, infatti, il Tasso puntava da una parte a celebrare la corte, poiché attratto da quello che credeva fosse il pubblico adatto a comprendere la sua poesia. Dall’altro lato, però, Tasso dimostra di avere un forte conflitto nei confronti della società cortese, accusata di essere iniqua ma anche rigida e artificiosa.

Erminia quindi, pende dalla bocca di questo uomo, le cui sagge parole giungono al suo cuore fino ad acquietare almeno in parte le sue tempeste interiori. Dopo aver a lungo pensato, Erminia decide di restare in quel luogo solitario almeno il tempo necessario affinché la fortuna torni dalla sua parte e fa perciò la sua richiesta di ospitalità al vecchio, narrandogli poi, tra le lacrime, parte delle sue sventure. Piena di umanità risulta qui la figura del pastore che, comprendendo i dolori e le passioni della povera fanciulla, si immedesima a tal punto da unirsi al suo triste pianto per poi consolarla dolcemente e accoglierla come farebbe un padre con sua figlia.

Inizia a questo punto la vita bucolica di Erminia, la cui bellezza non viene offuscata neanche dalle “rozze spoglie” di cui “s’ammanta”. Questa nuova vita, però, non sembra dare pace all’animo della fanciulla che prende invece ad incidere sulla corteccia degli alberi il nome dell’amato Tancredi ed i suoi travagli interiori, rileggendo i quali non può fare a meno di scoppiare in amare lacrime. L’incisione di parole sulla corteccia degli alberi non è un motivo nuovo; richiama infatti le figure di Angelica e Medoro dell’”Orlando furioso” che, follemente innamorati, avevano riempito le cortecce degli alberi intorno al luogo in cui avevano consumato il loro amore con i propri nomi.

Il brano si conclude con i tristi pensieri di Erminia che spera che un giorno Tancredi si imbatta in quel luogo, legga le sue scritte e possa finalmente rivolgere un pensiero e forse una lacrima alla povera fanciulla, morta di dolore per l’amore non corrisposto.L’ amore che prova Erminia è inteso  come spasimo, corsa affannosa dietro un uomo o una donna, più insomma uno struggimento, un dolore, che una certezza e un piacere. Da una parte l'amore esprime la dimensione felice e rasserenante pur presente in quella zona d'ombra, soggettiva e oggettiva; ma l'amore è anche il canale privilegiato seguito dalle forze oscure che dall'interno minacciano l'individuo distraendolo dai doveri sociali e dai valori religiosi. Erminia è  il personaggio piu’ tassiano di tutta la Gerusalemme liberata è caraterizzata come tasso da una continua alternanza fra euforia,depressione,desiderio di pace,cioe’ tutte le caratteristiche tipiche delle nevrosi tassiane.Quasi volgendosi al cielo erminia  si domanda il perché non può essere forte e combattiva come Clorinda, e non per combattere una battaglia di sangue, ma una schermaglia amorosa: per lei contano le ragioni del sentimento, non i motivi del conflitto religioso. La passione la muove ad osare l’impossibile, la sprona su sentieri mai percorsi, su strade piene d’insidie, su un terreno minato. Resiste alla paura e all’incertezza, si meraviglia ella stessa del suo troppo ardire. Erminia è donna in ogni sfumatura della sua indole, è delicata e al tempo stesso intrepida e incosciente come ogni creatura innamorata. Ella incarna le più segrete voci della personalità poetica del Tasso: è perduta dietro una speranza vana, angosciata da un fuoco sottile, assetata dalla fame amorosa, irrequieta e voluttuosa nelle pene del cuore. Aspira alla felicità di un Eden impossibile e forse ne è consapevole; tutta palpiti vive in sintonia dei suoi affetti, nutrendo nelle fibre dell’animo un sentimento potente quanto distruttivo, che sa serbare con gelosia e pudore. Quando piange, piangiamo insieme a lei; quando trepida trepidiamo per lei, quando spera e sogna noi sogniamo con lei. E quando il sogno s’infrange miseramente, proprio nell’imminenza del realizzarsi, tutta la compassione e l’umana simpatia è per lei, vittima di un triste e immeritato destino. Clorinda è virile e coraggiosa; Armida intrigante e ammaliatrice; Erminia è una creatura in pena che ascolta la voce del cuore e che sa morire per amore. Dopo aver dimostrato che la legge dell’amore ha dominato la sua vita e che ella ha combattuto con sacrificio la battaglia, anche se per la dura fatalità ha dovuto soccombere, esce dalla scena velando la sua storia di accorata malinconia. Le persone potrebbero prendere esempio da questo brano ,infatti anche oggi esistono amori impossibili ad esempio due amici che amano la stessa persona o l’amore tra due persone che hanno una grande differenza d’età o ancora l’amore tra due persone che sono caratterialmente diverse ; è vero la maggior parte delle volte l’amore  fa soffrire e quando ami qualcuno e il sentimento non viene ricambiato o quando finisce un amorecome successo ad Erminia , pensi di non innamorarti più, pensi che l' amore faccia soffrire e basta, ma poi ti rendi conto che l' amore è un sentimento bellissimo  che vale la pena vivere .”Forse averrà se ‘l Ciel benigno ascolta affettuoso alcun prego mortale ,che venga in queste selve anco tal volta quegli a cui di me forse or nulla cale “;questo passo del brano serve d’insegnamento verso tutte quelle persone che non credono più nell’amore o che hanno perso la speranza di riceverlo  dalla persona a cui non è importato mai niente quindi spero che tutti continuano a credere anche nell’amore impossibile .

Definisci le caratteristiche formali di questi testi in relazione ai seguenti livelli di analisi: lessicale, retorico, sintattico,contenutistico.

Le rime amorose sono una ricapitolazione di tutta la tradizione che parte dal Petrarca e aprono la strada alla lirica barocca, dove il poeta raffina il proprio stile. Una delle caratteristiche salienti è l’intensa sensualità, che si traduce in immagini pittoriche ricche di colore e abbandono musicale. I temi sono convenzionali, le atmosfere suggestive e indefinite, dove le figure femminili si confondono con la natura.
Inoltre nelle Rime amorose è ben riconoscibile l'influenza della poesia petrarchesca e della vasta produzione petrarchistica del Quattrocento e Cinquecento; contemporaneamente, però, il gusto per le preziosità linguistiche e la intensa sensualità rivelano l'evoluzione verso un linguaggio nuovo che maturerà nel Seicento ; abbiamo l’uso frequente di forme metriche poco usate dai poeti precedenti, come il madrigale e la raffinata musicalità dei versi. Il primo madrigale si apre con:  “Quale rugiada o qual pianto” , quì il poeta tratta il tema dell’amore manifestando la sua tristezza, dovuta alla partenza della donna; il secondo si apre con: “Ecco mormorar l’onde” descrive il paesaggio che viene rischiarato dalla prima luce dell’alba; il terzo invece con : “Donna il bel volto tondo” ,identifica la figura femminile come l’effige di Dio. La metafora è la figura retorica piu importante che viene utilizzata ,soprattutto per indicare la corte ; vi è poi un frequente ricorso, tipicamente tassesco, all’enjambement; troviamo l’anafora e l’alternarsi tra l’infinito dei verbi che indica sospensione e l’indicativo presente che esprime la pienezza dell’animo  o l’alba. Gli ultimi versi rappresentano la “pointe finale “ dove il poeta racchiude il significato centrale  del madrigale . Il fondo linguistico è petrarchesco ,scelto e levigato ,ma troviamo anche arcaicismi e latinismi .

Sottolinea e commenta i riferimenti alla natura nei primi due madrigali.

 Nel primo madrigale i riferimenti alla natura sono: v.1 “rugiada “ che rappresenta la purezza e il pianto del poeta  ; vv.3-7 Che sparger vidi dal notturno manto e dal candido volto de le stelle?E perché seminò la bianca luna di cristalline stelle un puro nembo a l'erba fresca in grembo?”, il notturno manto rappresenta la notte ,condido volto de le stelle rappresenta la corte che assiste alla sua  decadenza; v. 10 “gir l’aure insino al giorno ?”,l’aure insino metaforicamente  rappresenta il dolore della vita .

Nel secondo madrigale i riferimenti alla natura si posso trovare in quasi tutti i versi : “Ecco mormorar l'onde e tremolar le fronde a l'aura mattutina e gli arboscelli,e sovra i verdi rami i vaghi augelli cantar soavemente e rider l'orïente:ecco già l'alba appare e si specchia nel mare, e rasserena il cielo e le campagne imperla il dolce gelo,e gli alti monti indora”,l’alba rappresenta la figura femminile ma anche la natura in generale rappresenta la donna.

Poni a confronto il terzo madrigale con le ottave della Gerusalemme Liberata, XVI,20-22.
Armida possiede tutti i caratteri pertinenti allo statuto della incantatrice: come l'omerica ninfa Calipso trattiene il proprio amante su un'isola di beatitudini.Donna splendida, maliarda e narcisista che agghinda la propria immagine rimirandosi in un cristallo "lucido e netto" (ottava 20). L'autoreferenzialità di Armida, dapprima innamorata solo di se stessa, necessita tuttavia di un rispecchiamento nell'essere che ella è riuscita a soggiogare, ovvero Rinaldo, e ciò la pone inesorabilmente in una condizione di fragilità: Rinaldo rappresenta una sorta di immagine speculare del fascino muliebre, a conferma del potere amoroso esercitato sull'uomo, ma al contempo diventa indispensabile per il mantenimento della identità della seduttrice. In base a tali premesse si compie l'iter di trasformazione del personaggio: ella subisce una evoluzione incontrollabile che la fa recedere dal proprio ruolo di esperta manipolatrice di diaboliche arti magiche e la avvicina gradatamente all'universo degli affetti e dei sentimenti.Tasso ha pertanto immaginato Armida attribuendole le valenze dell'eroina classica in una sequenza di tappe obbligate: ammaliatrice, sedotta e abbandonata. Invece il terzo madrigale propone una donna che è l’immagine di Dio e che riprende la figura della “donna angelo “ di petrarca .    


ROSARIA LO PO'
ROSARIA LO PO'


Definisci le caratteristiche formali di questi testi in relazione ai seguenti livelli di analisi: lessicale, retorico, sintattico,contenutistico.
I tre madrigali trattano temi convenzionali, puri pretesti per il dispiegarsi del virtuosismo delle immagini e della musica: in  “Quale rugiada o qual pianto” , il poeta tratta il tema dell’amore manifestando la sua tristezza, il suo dolore dovuto alla partenza della donna; nel secondo madrigale “Ecco mormorar l’onde” descrive il paesaggio che viene rischiarato dalla prima luce dell’alba; nel terzo madrigale “Donna il bel volto tondo” ,identifica la figura femminile come l’effige di Dio. I versi in chiusura costituiscono la “pointe finale”dove il poeta concentra il senso della poesia. La metafora è la figura retorica presente in quasi tutti i versi mentre nel secondo madrigale troviamo anche l’anafora e l’alternarsi tra l’infinito dei verbi che indica sospensione e l’indicativo presente che esprime la pienezza dell’animo. Viene usato uno stile concettoso per esaltare le persone ; a livello lessicale i versi sono formati da latinismi e forme petrarchesche.

Sottolinea e commenta i riferimenti alla natura nei primi due madrigali.
Nel primo madrigale i riferimenti alla natura vanno dal verso 3-7 :” Che sparger vidi dal notturno manto e dal candido volto de le stelle?E perché seminò la bianca luna di cristalline stelle un puro nembo a l'erba fresca in grembo?” Il pianto sparso dal candido volto delle stelle è una metafora che allude ai personaggi della corte , i quali assistono alla loro decadenza.
Nel secondo madrigale i primi 11 versi sono tutti dei riferimenti alla natura fotografata nel momento in cui il sole inizia a sorgere: “Ecco mormorar l'onde e tremolar le fronde a l'aura mattutina e gli arboscelli,e sovra i verdi rami i vaghi augelli cantar soavemente e rider l'orïente:ecco già l'alba appare e si specchia nel mare, e rasserena il cielo e le campagne imperla il dolce gelo,e gli alti monti indora”. L’alba simboleggia la donna .

Poni a confronto il terzo madrigale con le ottave della Gerusalemme Liberata, XVI,20-22.
Il terzo madrigale propone una donna che è l’immagine di Dio , mentre la donna protagonista dei versi 20-22 è Armida che esercita il suo straordinario fascino attraverso uno sguardo che cattura e imprigiona le menti degli astanti, succubi della distruttiva passione dei sensi, una figura narcisista che punta tutto sull’aspetto fisico.  


Tratta sinteticamente il seguente argomento(max 15 righe).
La partecipazione della natura e del paesaggio ai sentimenti del poeta.
Tasso nasce nel 1455 durante il periodo delle Controriforma, un periodo pieno di tensioni. Dopo un’infanzia caratterizzata dalla perdita della madre e dal continuo allontanarsi del padre , il poeta cresce tormentato, alcuni critici identificano la sua malattia come una forma di pazzia. Sottopone i suoi scritti per innumerevoli volte al tribunale dell’Inquisizione , quasi volesse raggiungere la perfezione tramite i suoi racconti. Nel 1567 pubblica la prima raccolta di Rime , duemila  composizioni tra sonetti e madrigali e furono quest’ultimi ad essere ricordati tutt’oggi. Sono innanzitutto un esercizio di squisita letteratura , in cui il poeta raffina il proprio stile. La caratteristica saliente è l’intensa sensualità, che si traduce in immagini pittoriche ricche di colori e in un abbandono musicale. Oltre che nei personaggi, la presenza del poeta si avverte nelle situazioni stesse dei racconti, che volgono spesso al dramma e nascondono sempre un proprio rischio ed una ragione di infelicità e, le descrizioni della natura agitata, mossa, quasi animata, divengono sfondo e riflesso delle ansie e dei tormenti dei personaggi che sono quelle del poeta; le immagini femminili che il poeta evoca tendono a confondersi con il profilo della natura e, la natura a sua volta assume un fisionomia femminile. Tasso, come è proprio della sue età,segnata dall’assolutismo e dalla Controriforma, sente fortemente il fascino del potere principesco e ama rappresentarlo nelle sue forme più scenografiche. Tuttavia in questa poesia encomiastica compaiono accenti più sofferti, il motivo autobiografico del dolore e della vita errabonda, il senso della fugacità de tempo, il pensiero della morte. 

II 
La prima idea di comporre un poema epico sulla liberazione del Santo Sepolcro era venuta a Torquato Tasso nel 1559 quando aveva solo quindici anni. Dopo molteplici rielaborazioni , l’opera fu pubblicata nel 1581 col titolo di “Gerusalemme Liberata”. Il poeta pur vivendo in un contesto storico vicino a quello di Ariosto, decide di allontanarsi dalla poetica di quest’ultimo , che trattava romanzi cavallereschi , per affacciarsi a una materia storica, la sola che puo’ garantire la verosimiglianza richiesta dalle leggi del poema eroico. Lo stile del poema è sublime , mentre la storia è basata sull’intreccio. I personaggi vivono in conflitto con se stessi, l’amore che provano non è mai corrisposto . Questo è il caso di Erminia , che è segretamente innamorata di Tancredi , che ignora il suo sentimento ed ama a sua volta non riamato , una guerriera pagana di nome Clorinda. Le due figure femminili incarnano valori diversi : Erminia è l’emblema della bellezza , della romanticità , mentre Clorinda è una donna- guerriero disinteressata ai sentimenti. Nel VII canto Tasso racconta di Erminia , che assiste al duello di Tancredi con Argante: durante la lotta tra i due Tancredi rimane ferito ed Erminia preoccupata esce la notte, vestita delle armi di Clorinda, per andare a controllare le condizioni di salute dell’uomo amato.Viene sorpresa da una pattuglia di cristiani ed è costretta a fuggire nella foresta, dove incontra un pastore . La ragazza si sfoga col vecchio , come una figlia fa col padre, raccontando le sue sventure , parla dell’immenso amore che nutre verso Tancredi e spera che un giorno “ ‘l cener freddo de le fiamme sue goda quel ch’or godere a se non lice”, è la tipica figura femminile romantica , innamorata , ingenua che spera ancora “che venga in queste selve anco tal volta quegli a cui di lei forse or nulla cale”. Mostra la sua ossessione che sfocia in disperazione , quando inizia ad incidere sulle cortecce degli alberi “l’amato nome “ e rileggendo le piante incise, sommerge di lacrime il suo volto.
Naturalmente anche ai giorni nostri si soffre per amore: sembra che sia una cosa soprannaturale, che non puoi controllare, si continua a vivere tormentati da questo dolore fino a che il tempo non riesca a farci dimenticare quella determinata persona; ma credo che oggi la donna, come l’uomo si propone degli obiettivi diversi , cercando prima una fissa sistemazione lavorativa , grazie alla quale rendersi intraprendente e dopo, come i valori ci impongono, crearsi una famiglia. Forse è il sentimento dell’amore oggi a essere sottovalutato o forse sono le esigenze diverse dei nostri tempi che in parecchi casi lasciano il sentimento al secondo posto; infatti negli ultimi anni nel nostro Paese sono stati celebrati trenta mila matrimoni in meno. Tra le ragioni c’è sicuramente la precarietà della società moderna, ma non è l’unica ; vi è stato un cambiamento nel “valore” che si attribuisce al matrimonio , oggi quel che conta è la propria individualità.
L’amore sì, in alcuni casi puo’ fare male , ma come dice Benigni :“Innamoratevi , perché se non vi innamorate è tutto morto [...] non abbiate paura a soffrire, tutto il mondo soffre.”

  DEBORAH SCUDERI       
  

1.2. Leggi con attenzione i tre madrigali e riassumine il contenuto, definendone le caratteristiche formali, in relazione ai seguenti livelli di analisi: Lessicale -retorico- sintattico- contenutistico.
Riassunto: Qual rugiada o qual pianto.

Nella lirica “Qual rugiada o qual pianto” il Tasso riflette, contempla e si interroga descrivendo il paesaggio notturno che sembra essere in simbiosi con lo stato d’animo di tristezza che li avvolge al pensiero della prossima partenza della donna amata. Così le gocce di rugiada, sono per lui il pianto del cielo che commisera il suo dolore e le lievi brezze sono voci che esprimono la sua tristezza. Il paesaggio è soffuso dalla malinconia del poeta e quest’ultimo si specchia con l’incanto del paesaggio notturno.

Analisi:

In questo madrigale gli elementi della natura, celesti e terreni, sono presentati prima nel loro oggettivo e poi nell'interpretazione soggettiva del poeta, che li legge quali riflesso del proprio dolore. Tutto il comportamento è soffuso di una dolce malinconia, grazie anche agli accorgimenti metrici e retorici usati dal poeta :
-
Enjambement: che provoca un rallentamento del ritmo e una frammentazione della sintassi
- Le
inversioni sintattiche rispetto al normale ordine delle parole
- La ripetizione di alcuni termini (
"qual...qual...quai", "perché" vv 5,8, "intorno intorno" vv. 10).
- La frequenza delle
rime baciate tra endecasillabi e settenari , che provocano un effetto di eco (vv 6,7 – 9,10- 11,12 ).
-
Musicalità della poesia accentuata dall'uso di allitterazioni.

Il modo con cui il poeta di pone rispetto al mondo della natura è essenzialmente riflessivo; egli interpreta cioè gli elementi naturali come specchio della propria realtà interiore e attribuisce loro degli atteggiamenti umanizzati.



Ecco mormorar l’onde

Riassunto:

Nella poesia dal titolo “Ecco mormorar l’onde” Tasso, inizialmente descrive il fremito di vita nuova che percorre la natura, solo con un soffio di brezza mattutina; e solo alla fine ci accorgiamo che egli, in modo un po’ artificioso, si dilegua affrontando in realtà il motivo della donna amata, che a suo apparire conforta ogni cuore innamorato.



Analisi:

E' un madrigale cinquecentesco, costruito con coppie di versi a rima bacaiata. La metrica è scandita dall'alternarsi di settenari e di endecasillabi, adatti per essere cantati - come avveniva al tempo a quasi tutte le composizioni poetiche. E’ un componimento nato in un ambiente che si sta evolvendo a ritroso, e che al posto di mirare alla qualità mira alla quantità dei versi: non a caso, Tasso sarà l'esempio della poesia barocca manierista.Fine modulo Dal punto di vista lessicale possiamo notare la posizione dell'anafora "e", che inizia in tutti i versi e la ripetizione di "ecco", a dividere in due il componimento: la prima sezione descrive l'alba - che non pronunzia ma lascia intuire dall'aggettivo mattutino - dal punto di vista dei sensi dell'udito, la seconda della vista. Al fondo, introdotto da un'invocazione, è il commento del poeta: si comprende come il messaggio sia nullo. Ma non conta il messaggio: Tasso si dimostra ottimo padrone del verso e, cosa ancor più importante, capace di trovare soluzioni sempre nuove ad un soggetto tipico.

3-Sottolinea e commenta i riferimenti alla natura nei primi due madrigali.

Nel madrigale “Qual rugiada o qual pianto”, la separazione dalla donna amata provoca una partecipazione della natura al dolore del poeta .Infatti i fenomeni notturni diventano "segni" di una commozione partecipe della natura; la rugiada è pianto identificato per esprimere il suo dolore per la partenza della donna amata ,mentre i venti rappresentano i sospiri. In questa interpretazione magica e sentimentale della natura, diventa credibile perfino l'immagine ardita di un cielo stellato che si rispecchia capovolto nella rugiada. Quindi lo scopo del poeta nel rappresentare la natura, viene espresso sotto forma di pianto, lacrime e sussurro del vento.



Nel secondo madrigale “Ecco mormorar l’onde”, possiamo notare che i primi 11 versi simboleggiano la natura fotografata nel momento in cui il sole inizia a sorgere: “Ecco mormorar l'onde e tremolar le fronde a l'aura mattutina e gli arboscelli,e sovra i verdi rami i vaghi augelli cantar soavemente e rider l'orïente: ecco l'alba appare e si specchia nel mare, e rasserena il cielo e le campagne imperla il dolce gelo,e gli alti monti indora”, in questo caso l’ alba sta a simboleggiare la figura della donna



4. Poni a confronto il terzo madrigale con le ottave della Gerusalemme Liberata, XVI,20-22.

Ponendo a confronto le due opere, in entrambi i casi emerge la figura della Donna che si guarda allo specchio, ma mentre nella Gerusalemme Liberata l’Armida contempla in modo narcisista solo se stessa, facendo parte così della propria bellezza fisica, di cui lo specchio svela ogni bellezza; diversamente la donna del madrigale assuma un ruolo tradizionalista vicino a Dio e allo stesso tempo viene invitata a cogliere nel proprio viso, un aspetto di bellezza e armonia dell’universo.



6. Rileggi i tre madrigali e le relative linee di analisi sul blog. Tratta sinteticamente il seguente argomento: La partecipazione della natura e del paesaggio ai sentimenti del poeta.

Torquato Tasso importante figura di letterato del XVI secolo, egli più di tutti, nelle sue opere, espresse le tensioni che percorrevano la società del suo tempo e quindi la società della Controriforma. Nacque a Sorrento ed ebbe una vita travagliata, ad eccezione di qualche periodo più quiete. Tormentato fu il suo rapporto con la corte che egli conobbe per aver vissuto soprattutto a Ferrara dove entrò nel 1965 al servizio del duca d’ Este. In campo di letterato ,la sua opera più importante e conosciuta è la Gerusalemme liberata (1575), in cui vengono descritti gli scontri tra cristiani e musulmani alla fine della prima crociata, durante l'assedio di Gerusalemme . Successivamente compose un gran numero di poesie liriche, lungo l'arco di tutta la vita. Le prime furono pubblicate nel 1567 col titolo di Rime degli Accademici Eterei. Nel 1581 uscirono Rime e prose. Tasso lavorò fino al 1593 ad un riordino complessivo dei testi, distinguendo rime amorose e rime encomiastiche. Nelle Rime amorose è ben riconoscibile l'influenza della poesia petrarchesca e della vasta produzione di essa durante il Quattrocento e Cinquecento; contemporaneamente, però, il gusto per le preziosità linguistiche e l'intensa sensualità rivelano l'evoluzione verso un linguaggio nuovo che maturerà nel Seicento. L'uso frequente di forme metriche poco usate dai poeti precedenti, come il madrigale, e la raffinata musicalità dei versi fecero sì che molti di essi fossero musicati da grandi autori. Tasso, inoltre, dà straordinarie prove foniche, sottigliezze che preludono al barocchismo, dei madrigali che libera in frasi musicali momenti di fuggevole emozione. E' un repertorio musicale che provoca sensazioni fortemente suggestive. Interessanti sono anche le liriche incentrate sul trasmutare del paesaggio, sul fascino di ore e di luoghi. Pur avendo intenti di panegirico e delineando pomposi affreschi di vita cortigiana, è il ripensamento della propria sventura, la percezione dell'inesorabile trascorrere del tempo e l'invocazione di un porto di pace.


Lizzio Davide 

Comprensione complessiva 
[Interruzione automatica]1.Leggi con attenzione i tre madrigali e riassumine il contenuto( max 5 righe per ciascuno) 

Analisi e interpretazione del testo 
[Interruzione automatica][Interruzione automatica]2.Definisci le caratteristiche formali di questi testi in relazione ai seguenti livelli di analisi: lessicale, retorico, sintattico,contenutistico.[Interruzione automatica]3. Sottolinea e commenta i riferimenti alla natura nei primi due madrigali.[Interruzione automatica]4. Poni a confronto il terzo madrigale con le ottave della Gerusalemme Liberata, XVI,20-22. 
[Interruzione automatica]5.Rileggi i tre madrigali e le relative linee di analisi sul blog . Tratta sinteticamente il seguente argomento(max 15 righe). La partecipazione della natura e del paesaggio ai sentimenti del poeta. 

  1. Qual rugiada e qual pianto:  Il poeta, addolorato per la partenza della sua amata, vede negli elementi naturali quasi dei segni premonitori che gli preannunciano il doloroso evento, come se la natura comprendesse il suo dolore e soffrisse con lui. La partecipazione della natura è espressa attraverso i tratti umani che la caratterizzano. [Interruzione automatica][Interruzione automatica]In questo madrigale gli elementi della natura, celesti e terreni, sono presentati prima nel loro oggettivo e poi nell'interpretazione soggettiva del poeta, che li legge quali riflesso del proprio dolore. Tutto il comportamento è soffuso di una dolce malinconia, grazie anche agli accorgimenti metrici e retorici usati dal poeta : [Interruzione automatica]- Enjambement: che provoca un rallentamento del ritmo e una frammentazione della sintassi [Interruzione automatica]- Le inversioni sintattiche rispetto al normale ordine delle parole[Interruzione automatica]- La ripetizione di alcuni termini ([Interruzione automatica]"qual...qual...quai", "perché" vv 5,8, "intorno intorno" vv. 10).[Interruzione automatica]- La frequenza delle rime baciate tra endecasillabi e settenari , che provocano un effetto di eco (vv 6,7 – 9,10- 11,12 ).[Interruzione automatica]- Musicalità della poesia accentuata dall'uso di allitterazioni. [Interruzione automatica][Interruzione automatica]Il modo con cui il poeta di pone rispetto al mondo della natura è essenzialmente riflessivo; egli interpreta cioè gli elementi naturali come specchio della propria realtà interiore e attribuisce loro degli atteggiamenti umanizzati. 
Ecco mormorar l’onde: Analisi e commento: è un madrigale cinquecentesco, costruito con coppie di versi a rima bacaiata. La metrica è scandita dall'alternarsi di settenari e di endecasillabi, adatti per essere cantati - come avveniva al tempo a quasi tutte le composizioni poetiche. [Interruzione automatica]Tasso concepisce la sua composizione partendo dal dato di fatto: "ecco". Insegna Dante che, dopo "ecco" od altri termini deittici, sta per succedere qualcosa di importante (ed ecco verso noi venir per nave / un vecchio... Canto III Inferno). L'importanza consiste nelle fronde? [Interruzione automatica]Ci si stupisce, ma è un componimento nato in un ambiente che si sta evolvendo a ritroso, e che al posto di mirare alla qualità mira alla quantità dei versi: non a caso, Tasso sarà l'esempio della poesia barocca manierista. Il concetto non sta, però, tanto nell'onde in sé, quanto nella bravura del poeta che riesce a fondere una miriade di stilemi antichi e moderni: il concetto virgiliano espresso nelle Ecloghe e l'innumerevole produzione petrarchesca. Ad un'analisi più attenta (ho solo dato una lettura rapidissima), si scopriranno, ovviamente, numerosi passi ispirati dal Canzoniere. Io, di mio, ho solo ravvisato alcuni passi tratti dal I del Purgatorio. [Interruzione automatica]Faccio notare la posizione dell'anafora "e", che inizia in tutti i versi e la ripetizione di "ecco", a dividere in due il componimento: la prima sezione descrive l'alba - che non pronunzia ma lascia intuire dall'aggettivo mattutino - dal punto di vista dei sensi dell'udito, la seconda della vista. Al fondo, introdotto da un'invocazione, è il commento del poeta: si comprende come il messaggio sia nullo. Ma non conta il messaggio: Tasso si dimostra ottimo padrone del verso e, cosa ancor più importante, capace di trovare soluzioni sempre nuove ad un soggetto tipico. 
2.  i tre madriagali trattano temi convenzionali,  per darne esaltazione alla musica e alle immagini: in  “Quale rugiada o qual pianto” , il poeta tratta il tema dell’amore manifestando la sua tristezza, la sua malinconia il suo chiaro dolore in costante discesa, dovuto alla partenza della donna;nel secondo madrigale “ Ecco mormorar l’onde” descrive il paesaggio immerso nel chiarore delle prime luci del nuovo giorno, proprio da questo se ne evincono iversi particolari sempre lagati all’argomento, che come se avvolgessero il lettore in una brezza tanto da farlo sentire partecipe della situazione; nel terzo madriagale “ Donna il bel volto tondo”, metaforicamente esalta e identifica la figura femminile come un dio come se fosse infinita e superiore a qualsiasi attributo vivente. In fine il poeta concentra il “ totum quod” nei versi di chisura.  Dal punto di vista retorico la metafora è presente in quasi tutti i vers, nel secondo madriagale vi sono anche anafora e un continuo alternarsi verbale, che sta ad indicare il continuo mutamento dell’animo, da l’infinito che indica sospenzione all’indicativo che indica interezza dell’animo. Lo stile tende ad esaltare le persone infatti diventa concettoso, mentre a livello lessicale i versi riprendono forme nn troppo lontane , quali latinismi e petrarchismi. 
3.  Nel primo madrigale i riferimenti alla natura vanno dal verso 3-7 :” Che sparger vidi dal notturno manto e dal candido volto de le stelle?E perché seminò la bianca luna di cristalline stelle un puro nembo a l'erba fresca in grembo?” Il pianto sparso dal candido volto delle stelle è una metafora che allude ai personaggi della corte , i quali assistono alla loro decadenza.  
Nel secondo madrigale i primi 11 versi sono tutti dei riferimenti alla natura fotografata nel momento in cui il sole inizia a sorgere: “Ecco mormorar l'onde e tremolar le fronde a l'aura mattutina e gli arboscelli,e sovra i verdi rami i vaghi augelli cantar soavemente e rider l'orïente:ecco già l'alba appare e si specchia nel mare, e rasserena il cielo e le campagne imperla il dolce gelo,e gli alti monti indora”. L’alba simboleggia la donna .  
4. Il terzo madrigale propone una donna che è l’immagine di Dio , mentre la donna protagonista dei versi 20-22 è Armida che esercita il suo straordinario fascino attraverso uno sguardo che cattura e imprigiona le menti degli astanti, succubi della distruttiva passione dei sensi, una figura narcisista che punta tutto sull’aspetto fisico. L'autoreferenzialità di Armida, dapprima innamorata solo di se stessa, necessita tuttavia di un rispecchiamento nell'essere che ella è riuscita a soggiogare, ovvero Rinaldo, e ciò la pone inesorabilmente in una condizione di fragilità: Rinaldo rappresenta una sorta di immagine speculare del fascino muliebre, a conferma del potere amoroso esercitato sull'uomo, ma al contempo diventa indispensabile per il mantenimento della identità della seduttrice. In base a tali premesse si compie l'iter di trasformazione del personaggio: ella subisce una evoluzione incontrollabile che la fa recedere dal proprio ruolo di esperta manipolatrice di diaboliche arti magiche e la avvicina gradatamente all'universo degli affetti e dei sentimenti.Tasso ha pertanto immaginato Armida attribuendole le valenze dell'eroina classica in una sequenza di tappe obbligate: ammaliatrice, sedotta e abbandonata 
5. Il poeta propose un ritorno ai modelli classici, ma pervasi dalla spiritualità cristiana, realizzando una moralità perfetta in una poesia perfetta. 
Il Tasso partì dalla concezione rinascimentale della poesia come imitazione della natura, non però intesa come vero, bensì come verisimile, ossia della realtà non com'è, ma come dovrebbe essere idealmente, conferendo alla poesia una connotazione filosofica. Tasso volle che materia della sua poesia fossero “l'autorità della storia” e “la verità della religione” che le conferissero credibilità e serietà. Inoltre, poiché il fantastico, che diletta il lettore, è un elemento che rende seducente la poesia, nel poema, accanto alla storia, liberamente rimaneggiata, doveva essere presente anche l'elemento meraviglioso, non però basato sulla mitologia antica, bensì sull'immaginario cristiano, ossia interventi divini e diabolici, maghi, incantesimi, angeli e demoni. Imprescindibile era per Tasso la nobiltà degli argomenti, affinché il poeta rappresentasse un mondo eroico e perfetto, nel quale coesistessero cortesia, generosità, pietà e religione ed i personaggi rappresentassero il supremo ideale umano. Lo stile doveva essere elevato, grandioso, scevro di forme popolari od eccessivamente realistiche ed accogliere parole desuete, periodi ampi, una lingua decorosa ed un ritmo solenne.