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mercoledì 28 marzo 2012

Le nostre scritture

  • GIUSEPPE SAMPERI 4 F

Per lungo tempo e, in particolare nel secolo scorso , la condanna di Galileo è stata subissata  dalle polemiche filo-clericali e anti-clericali , tese gli uni a “comprendere “ il comportamento della chiesa cattolica e a minimizzare la vicenda, impegnati gli altri, soprattutto in età risorgimentale e positivista , a denigrare la Chiesa e ad utilizzare il caso Galileo come atto d’accusa nei confronti dell’oscurantismo religioso e culturale.
Solo  nel  Rinascimento e soprattutto nel  Seicento, con le grandi figure di Galileo, Cartesio, Bacone, Newton il pensiero scientifico si staccò nettamente da quello religioso-filosofico per divenire frutto di "sensate esperienze e certe dimostrazioni". La sua lingua non fu più quella del sacro e della poesia, della filosofia e della teologia ma il codice matematico. Da allora in poi è vero solo ciò che può essere dimostrato sperimentalmente. La scienza si emancipa dalla religione e dal principio di autorità e conquista la sua indipendenza: unico scopo del pensiero scientifico è cercare ed indagare il "gran libro del mondo". Ma le cose non erano così semplici , infatti il primo scienziato moderno, il vero padre della scienza moderna, Galileo Galilei dovette fare i conti con un problema spesso sottovalutato ancora oggi.
Nell'affermazione dello spirito scientifico moderno bisogna notare infatti una spinta contraddittoria: da un lato la scienza mira ad affermare la propria autonomia da qualsiasi autorità esterna, sia di tipo religioso che di tipo politico, per obbedire solo alle esigenze della propria ricerca e del metodo sperimentale; dall'altro lato, invece, ha sempre più bisogno di appoggiarsi al potere politico esistente: legandosi alla tecnica e divenendo tecnologia, ha bisogno di ampi finanziamenti e dunque della protezione del ceto dominante. Un esempio significativo si può avere dallo scienziato italiano Enrico Fermi  che nei confronti del fascismo nutrì una iniziale simpatia,infatti, quando diventò il fiore all'occhiello della ricerca scientifica italiana,  dovette  rimanere in buoni rapporti con il regime per ottenere fondi di ricerca, per avere cattedre per i suoi allievi e quindi portare avanti i suoi progetti . Non possiamo infatti ingenuamente pensare allo scienziato moderno, soprattutto nel campo della climatologia, così bisognosa di grandi investimenti, di potenti computer, di mezzi costosissimi come i satelliti o di indagini come i carotaggi, le analisi dei sedimenti marini e degli anelli degli alberi, come ad un uomo completamente autonomo e privo di qualsivoglia interferenza esterna.
Il primo esempio del difficile rapporto tra scienza e potere viene proprio da Galileo, costretto ad abiurare per salvarsi ma che trova una soluzione a questo scontro. Infatti Galileo spiega che la natura(oggetto della scienza) e la Bibbia(base della religione ) derivano entrambe da Dio ,questa come dettatura dello spirito santo , quella come perfetta esecutrice degli ordini di Dio, quindi, come tali esse non possono oggettivamente contraddirsi fra di loro e gli eventuali contrasti fra verità scientifica e verità religiosa sono solo apparenti e vanno risolti rivedendo l’interpretazione della Bibbia. Anche dopo la spiegazione di galileo il punto centrale dello scontro tra potere e scienza rimaneva l’intolleranza delle religioni, la rievocazione del caso Galileo, del rogo di Giordano Bruno, delle persecuzioni che colpirono  Spinoza, Cartesio, Copernico. Il ricordo di questi eventi persecutori serve a rinvigorire la tesi secondo cui la religione è, per sua natura, intollerante, fanatica e ostile al libero pensiero razionale che è l’essenza del metodo scientifico. Si nega, contro ogni evidenza che sia esistito un conflitto tra le nuove correnti della scienza del Cinquecento e del Seicento e le autorità religiose, invece di ammettere che la rivoluzione scientifica è avvenuta in un periodo di intolleranza che ha visto perseguitare i maggiori scienziati e filosofi in tutti i campi, e sottolineare piuttosto che questo non implica affatto una contraddizione di principio tra scienza e religione, si tende a proporre ricostruzioni storiografiche di comodo, abborracciate, superficiali, in spregio all’evidenza dei fatti dove  lo scienziato era portato  ad abiurare per non essere condannato . Il potere però non deve indirizzare la scienza verso i suoi scopi bellici o non utili alla società come ad esempio successo con Rasetti , scienziato vissuto nel periodo della seconda guerra mondiale ,che in una lettera scrive: "tra gli spettacoli più disgustosi di questi tempi ce ne sono pochi che uguagliano quello dei fisici che lavorano nei laboratori sotto stretta sorveglianza dei militari per preparare mezzi più violenti di distruzione per la prossima guerra", ma il potere deve dare l’appoggio economico solo ed esclusivamente per l’utile ricerca . Oggi un grande laboratorio scientifico assomiglia a un complesso industriale che ha bisogno del sostegno finanziario dei governi senza che questo supporto economico si trasformi in condizionamento.

La politica dovrebbe proteggere l’indipendenza degli sforzi scientifici, ma nel contempo, in considerazione dell’impatto del progresso scientifico sulla qualità della vita e sulla crescita, i politici dovrebbero garantire un ruolo importante anche per l’innovazione. In più, la scienza non è ambivalente, ma può fare parte piuttosto del problema che della soluzione, quindi , la politica, dovrebbe proteggere la scienza da se stessa e porla al servizio della società. Tutta l’Europa deve cercare di risolvere questi aspetti conflittuali fra lo sforzo scientifico e la politica attraverso un processo pragmatico di avvicinamento della scienza alla società e solo così nascerà un nuovo rapporto fra scienza e politica. Dobbiamo imparare a vivere in un ambiente collettivo in cui la scienza sia pienamente accettata e sia alla base delle decisioni pubbliche.
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mercoledì 21 marzo 2012

Scienza e potere:dubbi e paure dello scienziato



Una delle questioni su cui la lezione di Galileo si è rivelata più attuale del Novecento riguarda il rapporto tra scienza e potere.Sviluppate l'argomento in forma di saggio breve, utilizzando i seguenti documenti.

  • "E tuttavia il ventesimo secolo non si trova a suo agio con la scienza che è il  suo risultato più straordinario e da cui esso dipende. Il progresso delle scienze naturali è avvenuto sullo sfondo di un bagliore di sospetti e paure, che di quando in quando si è acceso in vampate di odio e di rifiuto della ragione e di tutti i suoi prodotti...I sospetti e la paura verso la scienza sono stati alimentati da quattro sentimenti: che la scienza è incomprensibile ; che le sue conseguenze pratiche e morali sono imprevedibili e forse catastrofiche ;che essa sottolinea la debolezza dell'individuo e mina l'autorità.Nè infine dobbiamo trascurare il sentimento che, nella misura in cui la scienza interferisce con l'ordine naturale delle cose, essa risulta intrinsecamente pericolosa" .E.Hobsbawm,Il secolo breve, Rizzoli, Milano 1995
  • " Mi ricordo un colloquio che ebbi dopo la guerra con E.Fermi, poco prima che venisse sperimentata la prima bomba all'idrogeno nel Pacifico.Discutemmo di questo progetto, ed io lasciai capire che, considerate le conseguenze biologiche e politiche, si doveva abbandonare un simile esperimento.Fermi replicò:"Eppure è un così bello esperimento". Questo è probabilmente il motivo più profondo che sta alla basedell'interesse per l'applicazione pratica della scienza; lo scienziato ha bisogno di sentirsi confermare da un giudice imparziale , dalla natura stessa, di aver compreso la sua struttura. E vorrebbe verificare direttamente l'effetto dei suoi sforzi". W.Heisenberg, La tradizione nella scienza, Garzanti, Milano 1992
  • "Ho speso tutta la mia vita per la libertà della Scienza e non posso accettare che vengano messi dei chiavistelli al cervello: l'ingegno e la libertà di ricerca è quello che distingue l'Homo Sapiens da tutte le altre specie ...Solo in tempi bui la scienza è stata bloccata.Oggi più che mai bisogna affermare il principio che gli scienziati hanno il diritto di partecipare alle decisioni politiche piuttosto che essere vittime di movimenti oscurantisti ed antiscientisti". R. Levi Montalcini, dal Discorso tenuto il 1 Febbraio 2001 nella sala della biblioteca di Montecitorio
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venerdì 16 marzo 2012

L’ILLUMINISMO (il secolo XVIII)

Il contesto storico

Nel Settecento l'economia Europea  registra una netta inversione di tendenza rispetto alla situazione critica del secolo precedente. L'agricoltura aumenta la produzione e la produttività, stimolata da investimenti di capitali e dall'introduzione di nuove tecniche e di nuove colture(mais,lino,canapa), alcune delle quali vanno ad alimentare una manifattura in crescente sviluppo.
Diminuiscono notevolmente le epidemie e le carestie, la popolazione torna ad aumentare e l'incremento demografico è a sua volta fattore di sviluppo perchè fa lievitare la domanda di prodotti agricoli e manifatturieri. Rifioriscono i commerci anche fra uno Stato e l'altro mentre vanno attenuandosi le pesanti barriere protezionistiche dell'età del mercantilismo, si estende la rete stradale e vengono potenziati i mezzi di comunicazione.
Oltre che da fattori economici, queste positive trasformazioni sono determinate da fattori politici.
L'Europa conosce infatti in questo secolo una situazione di equilibrio politico fra le grandi potenze ,situazione che si era venuta delineando già alla fine del Seicento dopo il fallimento dei tentativi egemonici  dell'Impero prima e della Francia poi. Ora nessun Stato mira a imporsi sugli altri ma solo a garantirsi una posizione favorevole all'interno di un sistema di rapporti ormai consolidato.Questo facilita gli scambi internazionali e l'apertura delle frontiere, mentre anche le guerre tendono a rimanere circoscritte a limitati obiettivi strategici e militari,incidendo meno pesantemente sulle attività produttive,Le tre guerre che scoppiano nella prima metà del secolo(guerre di successione spagnuola,polacca e austriaca) non frenano in modo significativo lo sviluppo economico.Con il trattato di Aguisgrana(1748) infine l'Europa si assicura un periodo di ace che durerà per quasi mezzo secolo,fino alle guerre napoleoniche.Questo lungo periodo di pace accelera lo sviluppo economico, al quale viene impressa una svolta storica in Inghilterra a partire dagli anni Sessantacon l'introduzione delle macchine nella manifattura, dando così inizio alla "rivoluzione industriale"
L'ascesa della borghesia e l'assolutismo illuminato
Protagonista di questo sviluppo economico è la borghesia, che nel corso del secolo si emancipa culturalmente ,se non ancora politicamente dall'aristocrazia.L'ascesa della borghesia infatti avvenne dapprima all'interno delle strutture politiche e istituzionali dell'assolutismo teocraticoe non sembrò volerne mettere in questione i fondamenti. Anzi, a partire dalla metà del secolo furono i sovrani stessi che si fecero promotori di riforme giuridiche e amministrative allo scopo di facilitare gli scambi,gli investimenti nell'agricoltura e la libera circolazione dei capitali,eliminando alcuni stati giuridici dell'ancien règime.
Fu il fenomeno dell'assolutismo illuminato, del quale furono protagonisti Maria Teresa d'Austria e suo figlio Giuseppe II,Carlo di Prussia e Caterina II .Nel frattempo la borghesia aveva accresciuto il suo peso economico e sociale e si preparava a rivendicare anche un diverso ruolo politico.
La cultura illuminista aveva promosso un cambiamento profondo della mentalità, mettendo in discussione i principi morali,economici e giuridici della società dell'ancien règime e rivendicando l'eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e il diritto di tutti a collaborare alla gestione del potere politico.Tali principi avevano avuto una prima concreta applicazione nel corso della rivoluzione delle colonie inglesi d'America e una solenne proclamazione della Dichiarazione di Indipendenza(1776) con la quale era nata la Confederazione americana.Si accrescevano  così le contraddizioni fra una società e una cultura dempre più dinmiche e in trasformazione e le rigide strutture politiche e sociali dell'assolutismo.
Le contraddizioni erano particolarmente profonde in Francia,che non aveva conosciuto l'esperienza riformista dell'assolutismo moderato e che per contro era il cuore della cultura illuminista europea.Fu appunto dalla Francia che nel 1789 partì la scintilla rivoluzionaria che abbattè l'ancien règime e si propagò ben presto in tutta l'Europa al seguito delle armate napoleoniche.