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lunedì 27 ottobre 2008

Da Pescara ...........




Sword ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Donna che si pettina":

Buonasera cara professoressa! Mi presento, sono Alessandra, ho 17anni, frequento il 4°liceo scientifico e abito in un paesino sul mare vicino Pescara. Capito molto per caso in questo blog, cercavo qualcosa che mi potesse aiutare nell'analisi di questo sonetto preso da lei e dai suoi alunni in analisi...
Ma il motivo per cui le scrivo è un altro: mi sono meravigliata a vedere quanto amore e interesse alcuni insegnanti abbiamo nei confronti della propria materia, tanto, tanto amore che non vogliono far altro che trasmetterlo ai loro ragazzi. Insegnanti che si impegnano e che aprono le loro vedute, cercando di avvicinare il più possibile gli alunni a ciò che fanno, insegnare così ad amare ciò che studiano...e evitando di assegnare la loro lezioncina che un mese dopo (essendo ottimisti) verrà dimenticata...
e di insegnanti così ce ne sono davvero pochi...
Saluti Alessandra


giovedì 23 ottobre 2008

LABORATORIO della classe III E


1.Indicate le differenze che ritenete più significative nel modo di concepire il rapporto uomo-natura fra il pensiero di San Francesco d'Assisi e quello di
Jacopone da Todi , facendo riferimenti precisi alle parole dei loro testi.

2. Francesco e Jacopone si oppongono da angolazioni diverse allo spirito della società comunale.
A partire dai testi, illustrate brevemente le ragioni.


(Il Cantico delle Creature è analizzato nel post successivo, mentre "Fugio la croce" di Jacopone da Todi lo troverete cliccando sul link)

Antonella Salvà Sera prof...


Il famoso Cantico di Frate Sole di San Francesco d’Assisi, non solo è prova delle origini della nostra letteratura dominata dal motivo religioso proprio dell’età medioevale, ma anche dell'amor di Dio che, nella splendida semplicità dell’umile fraticello, diventa ardore di vita, trasporto di ammirazione, elevazione dell’animo rapito nell’estasi di sentirsi circondato da creature tutte sorelle (sole, acqua, vento, fuoco, morte) e perciò amate e lodate in Dio “altissimo, buono, onnipotente”. E’ un canto che sgorga spontaneo dal cuore di un asceta perfettamente umano, innamorato delle bellezze del creato e perciò traboccante di gratitudine per il Creatore: egli vuole trasfondere questa gratitudine nei suoi simili, come mezzo di miglioramento e di elevazione a Dio.
Invece le composizioni di Jacopone da Todi sono opposte a quelle di San Francesco d’Assisi, o oscure e rudi, in cui l’autore depreca la corruzione del mondo e il peccato, esorta alla penitenza e alla contemplazione della morte, promette le gioie del Paradiso, minaccia la disperazione cupa dell’inferno, polemizza con il pontefice Bonifacio VIII, piange sulle tristi condizioni della chiesa. Fra i tanti motivi, che assumono toni ora di aspra violenza, ora di anelito alla sofferenza, intesa come mezzo per superare le passioni ed elevare lo spirito, ora di mistica aspirazione all’annullamento in Dio, ora di moralismo severo e appassionato, appaiono tratti di fede luminosa e di vera poesia.

Buona sera prof...Manuela Casella...


1) Due autori molto significativi nel panorama della cultura e della poesia religiosa del Duecento sono San Francesco D'Assisi e Jacopone da Todi.Sebbene i due abbiano qualche punto in comune (la religiosità) alcune cose li separano.Difatti, analizzando l'opera più celebre di San Francesco D'Assisi "Il Cantico delle creature" el "Fugio la croce" di Jacopone da Todi, possiamo notare due diversi modi di concepire il rapporto uomo-natura.San Francesco comincia con la lode del sole, fonte della luce, e quindi della vita che è immagine e figura della divinità, come recita l v. 9.Dio è re supremo dell'Universo e ogni cosa sulla terra ha un profondo significato in quanto creatura che partecipa della sua bontà e del suo amore.L'uomo è armonicamente inserito in questo universo e quindi esiste un'intima unione e fratellanza fra lui e le cose, umilmente utili alla sua vita.Umiltà significa senso del proprio limite davanti alla grandezza di Dio e accettazione serena dela sua volontà che è giusta e buona così come concludono i vv. 32-33. Ben più lontano dall'amore per tutte le creature e della serena accettazione della vita, è la poesia di Jacopone. Infatti in essa notiamo una continua e tormentata battaglia del suo animo.Gli stessi versi invitano l'uomo a fuggire dalla potenza di Dio e solo attraverso l'odio di sè, della sua anima, del suo corpo,solo attraverso una totale distruzione e disperazione l'uomo può liberarsi della natura umana misera e peccaminosa e può raggiungere l'amore di Dio.L'uomo per Jacopone deve tendere verso la solitudine, per cambiare la natura orgogliosa,egoista e
pessimista nei riguardi del mondo, che non è invece armoniosa creazione dio Dio e insiste a fuggire come è indicato nei vv. 11-14.Questo dramma spirituale ed espressivo determina l'orginalità della poesia di Jacopone.

2) Tra la corruzione della Chiesa che regnava nella società comunale del Duecento, si elevano due grandi personalità:San Francesco D'Assisi e Jacopone da Todi,sia pure di opposte tendenze .San Francesco D'Assisi predica la purezza del cristianesimo primitivo, la povertà e la carità evangelica, non c'é mai nella sua predicazione quella carica polemica ed eversiva propria di molti movimenti popolari.Egli non mette in discussione l'autorità morale e dottrinale della Chiesa, alla quale non rifiuta mai di prestare obbedienza.Quella che egli propone è una rigenerazione individuale che parti dal profondo della coscienza e invada la vita quotidiana del cristiano.Del tutto diverso è l'atteggiamento di Jacopone da Todi che fa della sua persona e delle sue laudi gli strumenti di lotta.La sua potente personalità si espresse nella polemica violente contro gli uomini incapaci di redimersi dal peccato.Egli, incapace di compromessi, lottò contro il pontefice Bonifacio VIII , fu scomunicato e imprigionato.


buona sera professoressa..!Yvonne Sgroi

1-Le “lodi delle creature”, o “cantico delle creature”, di San Francesco, ci fa capire che le origini della nostra letteratura sono dominate da un motivo religioso senza l'esclusione della figura dell’uomo. San Francesco ci dà anche l’idea dell'amore di Dio con le creature sorelle, come il sole, l’ acqua, il fuoco. Queste sono lodate in Dio “altissimo, buono, onnipotente”. Tale canto però non è un canto spontaneo che sgorga da una religiosità incolta , al contrario è opera nutrita di cultura che rivela una cura attenta dell'elaborazione formale.

Le composizioni di Jacopone da Todi,invece, sono completamente opposte rispetto a quelle di San Francesco. Talvolta oscure, ispirate a un crudo pessimismo egli insiste sull'infelicità dell'uomo, sull'ossessiva presenza del corpo, a cui il poeta guarda con paura e odio. La sofferenza diviene così il suo percorso ascetico ed è concepita come “mezzo per superare le passioni” .Nelle sue composizioni dominano toni cupi, ma anche accenti di luce segni del suo conflitto interiore.

2-Mentre San Francesco D'Assisi predica la purezza del cristianesimo, la povertà e la carità e propone una rigenerazione individuale che parte dalla coscienza umana e invade la vita quotidiana del cristiano, Jacopone da Todi fa delle sue laudi gli strumenti con cui combattere la corruzione della Chiesa. La sua personalità si esprime nella polemica contro gli uomini incapaci di redimersi dal peccato, lotta contro il pontefice Bonifacio VIII e per questo motivo e viene scomunicato.

a domani prof!!!

Concetta Russo

Il “cantico di frate sole” è un’opera scritta in volgare umbro da san Francesco d’Assisi negli ultimi anni della sua vita. Questo cantico è un inno di lode a Dio per la bellezza del creato. San Francesco si rivolge a tutti gli elementi della natura come se fossero fratelli e sorelle e loda Dio , ma non rinnega l’uomo. Tutto assume significato solo in virtù della superiore presenza di Dio, che si riflette nelle creature ed esclusivamente attraverso di esse può essere amato.
La semplicità del linguaggio rispecchia l’ideologia di povertà, di fratellanza e di umiltà, di San Francesco, egli infatti si rivolge, come Cristo nel Vangelo, agli emarginati, agli analfabeti e ai diseredati.
“ Fugio la croce” è una lauda ( cioè un genere di poesia religiosa che era cantata durante le processioni) scritta da Iacopone da Todi, egli vive in un periodo diverso da san Francesco, nel quale l’ordine francescano era diviso in due parti: gli spirituali, che seguivano la povertà evangelica di san Francesco, e i conventuali, che non volevano seguire san Francesco perché volevano le comodità della vita. Iacopone si schierò dalla parte degli spirituali più intransigenti e fece delle sue laudi lo strumento per combattere la chiesa corrotta.
Egli ,a differenza di san Francesco, rifiuta tutto ciò che è imperfetto, soprattutto l’uomo e la natura. Nell’uomo vi coglie il nulla e si batte per metterlo a nudo devastando tutto ciò che lo nasconde: amore,intelligenza, cultura, onore e superbia.

Rossana Zagami
Composto nel 1224 da S. Francesco d'Assisi,il Cantico di Frate Sole, è in assoluto il primo documento in volgare Umbro.
Il testo è una laude,sul modello dei salmi biblici,con termini semplici e con una metrica che non segue regole ben precise.
Le tematiche fondamentali della laude sono varie; innanzitutto secondo Francesco, Dio è l'essere a cui si deve tutto e per questo deve essere solo lodato e mai pronunciato.Ognuno di noi deve essere grato a Dio per gli splendidi elementi della natura che ogni giorno abbiamo la fortuna di poter ammirare. San Francesco nella sua composizione introduce la figura dell'uomo, che precedentemente era totalmente esclusa perchè regnava il Teocentrismo cioè Dio al centro dell'universo.
Nel cantico,come ho accennato prima, si ha una semplicità per quanto riguarda il linguaggio, essa denota l'umiltà e la bontà di cui era colmo l'animo di San Francesco; così il linguaggio è lo specchio del pensiero,è un atto di denuncia contro il suo tempo e il fondamento di un nuovo modo di interpretare il mondo naturale, che muove l'idea della sua positività e rifiuta il disprezzo di cui era fatto segno nel pensiero religioso medievale in quanto veicolo di peccato.


Con Iacopone la" lauda" drammatica di natura dialogica con struttura di ballata sacra, scritta in volgare umbro, diventa uno strumento espressivo della personale esperienza, non solo religiosa.
Le composizioni di Iacopone da Todi sono nettamente diverse da quelle di San Francesco, nelle prima riscontriamo uno stile molto oscuro,triste e cupo,un linguaggio che mira alla scomposizione, alla disarmonia, mentre nelle seconde uno stile molto più pacato emusicale.
Secondo Iacopone da Todi, l'uomo è incapace di redimersi dal peccato,e la parola più drammatica è per Jacopone quella non espressa, quella che non riesce ad esprimere l'esperienza mistica l'"esmesuranza".Da qui l'invettiva contro gli avversari politicie contro la vanità del clero che gli causò la scomunica.

a domani...

SALVE PROFF...Mery Leotta
Il Cantico delle Creature (Canticus o Laudes Creaturarum), anche noto come Cantico di Frate Sole, è fra i testi più antichi della letteratura italiana.Il Cantico è una lode a Dio che si snoda con intensità e vigoredivenendo così anche un inno alla vita; è una preghiera permeata da una visione positiva della natura, poiché nel creato è riflessa l'immagine del Creatore: da ciò deriva il senso di fratellanza fra l'uomo e tutto il creato, che molto si distanzia dal contemptus mundi, dal distacco e disprezzo per il mondo terreno, segnato dal peccato e dalla sofferenza, tipico di altre tendenze religiose medioevali (p.es. Jacopone da Todi).

Solo che le composizioni di Jacopone da Todi sono opposte a quelle di San Francesco d’Assisi. I critici lo considerano uno dei più importanti poeti italiani del Medioevo, certamente fra i più celebri autori di laudi religiose della letteratura italiana.Per Iacopone da Todi non è possibile trovare un equilibrio tra la vita dell’uomo e il disegno divino, cioè, mentre S. Francesco vedeva nell’armonia con la natura una possibilità di superamento del peccato, per Iacopone da Todi questo non è possibile: l’uomo è comunque incapace di eludere il male. L’unica cosa che l’uomo può fare è pregare Dio misticamente, cioè attraverso uno slancio irrazionale nei confronti della fede di Dio: un contatto giocato sulle emozioni, senza il percorso di fede razionale.
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SPADARO RICCARDO ---
I due autori delle poesie il "Cantico delle creature" e "Fugio la croce" furono rispettivamente San Francesco d'Assisi e Jacopone da Todi che, seppur essere vissuti in epoca diversa, le loro poesie si basano contemporaneamente su un uguale e contrapposto messaggio religioso infatti
Il “cantico di frate sole” è un’opera scritta in volgare umbro da san Francesco d’Assisi negli ultimi anni della sua vita. Questo cantico è un inno di lode a Dio per la bellezza del creato. San Francesco si rivolge a tutti gli elementi della natura come se fossero fratelli e sorelle e mette al centro l’uomo. Tutto assume significato solo in virtù della superiore presenza di Dio, che si riflette nelle creature ed esclusivamente attraverso di esse può essere amato.
La semplicità del linguaggio rispecchia l’ideologia di povertà, di fratellanza e di umiltà, di San Francesco, egli infatti si rivolge, come Cristo nel Vangelo, agli emarginati, agli analfabeti e ai diseredati mentre
“ Fugio la croce” è una lauda scritta da Iacopone da Todi, vissuto in un periodo diverso da san Francesco, nel quale l’ordine francescanosi era scisso in due parti: gli spirituali, che seguivano la povertà evangelica di san Francesco, e i conventuali, che non volevano seguire san Francesco perché volevano le comodità della vita e quindi appogiavano gli ecclesiastici corrotti. Iacopone si schierò quindi dalla parte degli spirituali più intransigenti e fece delle sue laudi lo strumento per combattere la chiesa corrotta.
Egli ,a differenza di san Francesco, rifiuta tutto ciò che è imperfetto, soprattutto l’uomo e la natura. Nell’uomo vi coglie il nulla e si batte per metterlo a nudo devastando tutto ciò che lo nasconde: amore,intelligenza, cultura, onore e superbia mediante delle penitenze corporali secondo la quale solo così si può raggiungere il vero rapporto cn Dio.

Sandro

Salve prof,
le riporto le mie risposte a queste domande:

1) San Francesco d'Assisi e Iacopone da Todi fanno parte dello stesso ordine,ma nonostante ciò ,hanno idee e una visione del mondo completamente opposte.Il primo,vedeva ogni elemento creato da Dio come una meraviglia unica e rara.Infatti nella sua"Laudes creaturarum"invita a lodare l' "onnipotente,bon Signore" per la bellezza di tutte le cose,ovvero il creato.Mentre, Iacopone da Todi,aveva una visione pessimistica della vita.Egli intravvede nella vita un solo spiraglio di luce:il rapporto con Dio.Infatti nel suo "Fugio la croce" mette in contrasto due voci.Di queste due ne abbiamo una che vede la divinità come una forza a cui l'uomo si deve piegare.Al contrario l'altra esalta il bene che deriva dal rapporto con la divinità.

2) La differenza tra questi due poeti è data principalmente da due fattori. Il primo è la situazione storica diversa.Il contesto di San Francesco era di conflitto fra i valori cortesi e i nuovi ceti (borghesia)con l'etica mercantilistica ,ciò non significa che il mercante si sia posto contro la Chiesa..Al contrario,al tempo di Iacopone da Todi troviamo scontri tra la Chiesa e i movimenti riformatori che si stavano creando.Molte "Laude" erano costituite da dialoghi drammatici Ciò ha contribuito al pessimismo generale all'interno dei comuni verso il rapporto con la divinità.










Il Cantico delle Creature

di San Francesco d'Assisi

Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi Siignore, per sora Luna e le stelle:
il celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.

Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infermitate et tribulatione.

Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

Il tema della poesia.

cantico di frate sole 2Il tema di fondo della poesia è il ringraziamento di Francesco d’Assisi a Dio, perché ha creato il mondo con tutte le sue creature. San Francesco ringrazia Dio per la sua bontà. Tutto il mondo creato è molto bello: il sole, la luna, le stelle, il vento l’aria, l’acqua, la madre terra. Queste cose sono belle ed utili alla vita degli uomini. Ma ciò che colpisce della laude è certamente il grande afflato mistico e religioso che pervade tutta la poesia. L’afflato mistico è in tutte le cose del creato che si riverbera nella grande fratellanza che esiste tra tutti gli esseri della terra. Una profonda fratellanza fra le cose inanimate, gli animali e l’uomo che accomuna tutte le creature del mondo in un solo destino, in un solo ambiente naturale che è il padre di ogni forma vivente. Questa visione di fratellanza umana e naturale è ancora oggi attuale, poiché sappiamo che la natura è malata e molti elementi naturali sono in via di estinzione.

Sintesi della poesia: inizio, sviluppo e conclusione.

La prima lassa della lauda è dedicata a Dio: egli è altissimo, onnipotente, buono, e ogni lode e ogni benedizione sono per Lui; l’uomo non è degno di nominarlo.
La seconda lassa è dedicata al fratello Sole che è bello e splendente.
La terza lassa è dedicata alla luna e alle stelle che sono chiare, preziose e belle.
La quarta lassa è dedicata al vento, al clima e all’acqua: l’acqua è utile, perché fonte di vita, umile perché facile a bere, preziosa perché benefica, pura perché trasparente e limpida.
La quinta lassa è dedicata al fuoco che è bello, giocondo, caloroso e forte.
La sesta lassa è dedicata alla madre terra, la quale ci mantiene in vita con i suoi prodotti naturali, con i suoi frutti, con i suoi fiori e le foglie.
La settima lassa è dedicata agli uomini buoni di cuore, i quali sanno perdonare gli altri e sopportano con serenità le malattie e i patimenti, perché saranno ricompensati dalla beata vita eterna accanto a Dio.
L’ottava lassa è dedicata alla sorella morte corporale, dalla quale nessun uomo vivente può sfuggire, e saranno dannati quelli che moriranno nei peccati mortali, mentre quelli che moriranno nella volontà divina saranno beatificati e non subiranno le pene dell’inferno.
La nona ed ultima lassa è l’invito di San Francesco a lodare il Signore e a servirlo con grande umiltà.

Il messaggio della poesia.

Il messaggio centrale del Cantico è il ringraziamento di San Francesco (e con lui di tutta l’umanità), a Dio e alla sua bontà, per le bellezze del mondo naturale e le meraviglie dell’universo che Lui ha creato. Il candore e lo stupore di San Francesco di fronte alla bellezza del creato è un messaggio ancora oggi attuale. Noi uomini di oggi dobbiamo rispettare la natura perché sappiamo che è molto malata e moribonda. Tutte le fabbriche, le armi nucleari e tutto l’inquinamento del mondo hanno ridotto la madre terra a una malata in fase terminale, e sappiamo anche che sarà difficile farla tornare in piena salute. Allora il messaggio fondamentale della Laude è quello di rispettare la natura con tutte le sue creature, di inquinare il meno possibile, di salvare gli animali e le piante che sono in via di estinzione.

La tesi della poesia.

Dopo aver lodato Dio per la sua bontà per avere creato il mondo con tutte le sue creature, il Cantico si rivolge agli uomini. San Francesco allora distingue gli uomini che perdonano, perché sostenuti dall’amore di Dio, e che moriranno nella grazia del Signore accettando le malattie con serenità, da coloro che moriranno nei peccati mortali, a cui spettano le pene dell’inferno. I primi non avranno nessun male all’anima, mentre i secondi subiranno le pene dell’inferno. Credo che questa tesi sia valida ancora oggi perché i malfattori, i delinquenti, gli assassini, saranno colpiti dalla giustizia divina, mentre i buoni di cuore, i puri, i generosi e i rispettosi degli altri e della natura, saranno premiati da Dio. Ora però noi sappiamo e vediamo ogni giorno che la lotta per la sopravvivenza tra gli uomini è crudele, feroce quanto quella che si svolge ogni giorno tra gli animali; sappiamo anche che la visione di vita che ha San Francesco della Natura è troppo semplicistica e bonaria e che i rapporti tra gli uomini sono molto più complessi di quanto emergono dal Cantico. Le leggi di una società sono molto importanti perché regolano, ordinano e stabiliscono i doveri e i diritti di ciascun cittadino. Allora ecco perché il messaggio del cantico risulta valido ancora oggi: gli uomini, in qualsiasi parte e società del mondo vivano, devono rispettare gli altri e la natura.
Da sempre religiosi, filosofi e tutti gli uomini in genere hanno pensato e pensano che le ipotesi più probabili, per quanto riguarda l’inizio di una nuova vita per l’uomo dopo la fine della terra, siano due: la prima ipotesi è pensare che ci sia un Dio che alla fine del mondo giudichi gli uomini in base al loro operato giusto o ingiusto; questa ipotesi è solo un’aspirazione ottimistica dell’anima umana; la seconda ipotesi, purtroppo quella più vera e comune, è quella di pensare che dopo la morte del corpo e la fine della terra non ci sia altro che la nullità della vita dopo la morte. Può essere vera o l’una o l’altra ipotesi: sapremo la verità quando Dio interverrà o non interverrà di nuovo tra gli uomini. In tutti i casi, infine, credo che sia bello credere in Dio perché ciò aiuta a vivere meglio e perché la fede in un Dio buono e giusto dà una norma di condotta etica interna a ciascuno di noi molto forte e necessaria all’anima umana, la quale è spesso portata a deviare dall’onesto comportamento civile e sociale e quindi commettere atti di violenza verso il prossimo così come purtroppo avviene giornalmente in ogni parte del mondo.

Fatti, luoghi, tempo e personaggi della poesia.

Il fatto principale della Laude è la lode che San Francesco fa a Dio per volerlo ringraziare della sua Bontà e per aver voluto creare il mondo con tutte le sue creature. I luoghi della poesia coinvolgono l’intera madre terra. Il tempo della poesia va dalla creazione fino all’epoca di San Francesco. I personaggi della poesia sono: Dio, che ha voluto creare il mondo con tutte le sue creature; le cose del mondo, dal sole all’acqua, ed infine gli uomini buoni, che saranno salvati da Dio, e gli uomini cattivi che subiranno i mali della seconda morte cioè subiranno le pene dell’inferno.

Contesto storico, culturale , filosofico, ambientale della poesia.

All’inizio del 1200 nell’Italia centrale fiorirono numerosi movimenti religiosi che invitavano i fedeli a ritrovare lo spirito del Cristianesimo primitivo e che predicavano a vivere secondo gli insegnamenti del Vangelo in umiltà, povertà e fratellanza. Questi movimenti religiosi contrapposero il ritorno alla purezza e alla povertà evangeliche, alternando la polemica contro l’arricchimento e la mondanità ad una grande tensione ideale, profetica e apocalittica, nell’attesa di un radicale rinnovamento.
San Francesco, dopo la svolta mistica e la conversione spirituale, fonda l’ordine Frati minori che, secondo il suo insegnamento, devono vivere in pace e carità, amando ogni creatura di Dio, accettando con gioia e umiltà la povertà e diffondendo gli insegnamenti di Cristo.
In Umbria la predicazione di San Francesco ispira la produzione di composizioni religiose in volgare. Si tratta soprattutto di Laudi che, con il diffondersi del nuovo spirito religioso vengono scritte in una lingua più comprensibile al popolo e vengono cantate anche in occasioni diverse dalle funzioni religiose
Il “Cantico di frate sole” fu scritto da San Francesco nel 1224 e terminato poco tempo prima della sua morte. Esso si inserisce perfettamente nel suo ideale di purezza ascetica e di povertà economica e sociale, anzi esprime in forma poetica l’ideale teologico e spirituale della sua Weltanschauung. Essa si configura in conformità con il nuovo spirito religioso dei movimenti pauperistici nati all’inizio del 1200.
Il contesto culturale del “Cantico di frate Sole” è quello religioso dell’Umbria del XIII secolo, ma il Cantico riprende la forma di alcuni Salmi di David della Bibbia che iniziavano con l’incipit:<<>>.
Il contesto filosofico del “Cantico di frate Sole” si rifà al pensiero filosofico di S. Paolo, ma soprattutto ad una lettura del vangelo inteso come messaggio di salvezza per i poveri e i fedeli.

Analisi della Forma.

Il genere della poesia.

Il genere della poesia è la Lauda.

La metrica della poesia.

La poesia presenta una prosa ritmica con molte rime alternate e molte allitterazioni, consonantiche e assonantiche.

Le figure foniche della poesia.

Le figure foniche della poesia sono: assonanze, rime, lasse di 2, 3, 4 versi a schema libero.

Le figure retoriche della poesia.

Le figure retoriche principali della poesia sono: l’anafora e l’inversione.

Il tono emotivo della poesia.

Il tono emotivo della poesia è sicuramente il sentimento di stupore e di meraviglia che affascina San Francesco dinanzi allo stupendo spettacolo della natura e del cielo. Questo sentimento di stupore e di meraviglia, che attraverso tutto il Cantico, trasforma la Lauda in una preghiera a Dio, manifesta l’ammirazione di Francesco per tanta bellezza, utilità e bontà. Una preghiera che non chiede niente a Dio, ma che si rivolge al pubblico umile e popolare delle grandi folle dei credenti. Questa Lauda è, dunque, una preghiera gioiosa e perenne che sgorga da un animo semplice, sbalordito e ammirato per Dio, che sua bontà, ha voluto creare il mondo con tutte le sue bellezze naturali.

La lexis della poesia.
La lexis della poesia è molto raffinata e ricercata.

Il linguaggio poetico della poesia.

Il linguaggio poetico della poesia è notevolmente alto, formato dalle molte anafore del <> e del <>, ma soprattutto è basato sull’uso sapiente degli aggettivi.

Le espressioni più belle della poesia.

Le espressioni più belle della poesia sono: <<Laudato, sie, mi’ Signore cum tutte le tue creature/ specilamente messor lo frate sole,/ lo qual è jorno, et radiante con grande splendore>> e <<Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua/ la quale è multo utile, et humile et preziosa et casata>> e <<Beati quelli ke ( la morte) troverà ne le tue sanctissime voluntati/ ka la morte secunda no ‘l farrà male>> e <<Laudate e benedicete mi’ Signore et ringraziate/ e serviteli cum grande humiltate>>.

La Weltanschauung del poeta.

san francesco 2La Weltanschauung di San Francesco è quella di un frate, umile servitore di Dio, ma soprattutto di un uomo, il quale di fronte alle meraviglie del mondo resta estasiato per cui ammira e loda l’Autore di tanta bellezza, utilità e bontà. San Francesco ringrazia Dio per le tante cose belle che ha creato: il sole, la luna, il cielo, l’acqua e il fuoco.
La Weltanschauung di San Francesco è quella di vedere il mondo creato come una grande famiglia, formata dal grande padre Sole e dalla madre terra e dai loro bei figli che sono tutte le creature del mondo.
Ma San Francesco pone in primo piano anche coloro che perdonano in nome dell’amore cristiano e moriranno nella grazia divina, mentre coloro che moriranno nei peccati mortali subiranno le pene dell’inferno. I primi avranno una morte indolore, i secondi una morte dolorosa.
La Weltanschauung di San Francesco, sacra e religiosa del mondo e della vita, è, secondo me, metà di come si dovrebbe intendere la natura e la vita; l’altra metà dovrebbe essere la visione laica e materialistica della scienza. Ambedue realtà sono valide e giustificabili, sia sul piano umano sia sul piano logico, gnoseologico ed epistemologico. La scienza permette il progresso scientifico e tecnologico, la religione attenua le ansie spirituali del postmortem. Sono necessarie sia la forza della scienza sia la fede della religione, perché ambedue sono necessarie allo sviluppo e al progresso del benessere degli uomini.

Conclusione.

Gli aspetti estetici della poesia.
Gli aspetti estetici della poesia sono molti:
1) in primo luogo troviamo la weltanschauung del poeta: sacra, religiosa e rispettosa della natura; weltanschauung tutta intrisa di misticismo e di ascesi;
2) in secondo luogo la consapevolezza di una vita vissuta con umiltà e con carità;
3) in terzo luogo l’uso sapiente e raffinato degli aggettivi per qualificare le cose belle del creato come nel caso dell’acqua: essa è utile, umile, preziosa e casta;
4) in quarto luogo l’accettazione della morte come fatto naturale e indolore per chi vive nell’amore di Dio, invece dolorosissima per chi vive nei peccati mortali.

Corriere della Sera

Poesia

Pensieri, parole, emozioni il canto di san Francesco accomuna materia e spirito

Gianfranco Ravasi: i versi di Alda Merini hanno volute simili all' incenso

Qual è l' anima che si incontra in questo nuovo libro Francesco Canto di una creatura? L' anima di Francesco, il santo o l' anima di Alda Merini, il poeta? In queste pagine l' una è speculare all' altra. Alda Merini canta con le sue parole l' uomo e il santo. Da lei vengono le immagini, i suoni e i silenzi di quest' uomo che fra l' XI e il XII secolo ha lasciato un percorso terreno fatto di ricchezze, mondanità e vita gaudente per incontrare la fede. La Merini non si è dovuta spogliare di niente in questa vita terrena: l' hanno spogliata gli altri della sua identità durante i tanti anni di ospedale psichiatrico. E lei si è ripresa la vita, forte del suo pensiero, incontrando ogni giorno la gente: con la poesia. Così come per Il Poema della Croce, oggi ritorna sul tema del sacro lasciando annichilito il lettore quando impersona le emozioni e il pensiero di Francesco. Una «traduttrice sacra»? Forse no. È l' anima che quando canta da soprano accomuna gli esseri forti e il pensiero superiore. Ecco allora che la Merini si fa carne e mente dell' uomo e recita: «ho visto improvvisamente che mio padre non era altro che un figlio di Dio e ho lasciato tutte le sue ricchezze. Erano ricchezze senza colore né luce, non sorgevano e non tramontavano col giro del sole». Il poeta riesce, quando la poesia ha la «p» maiuscola, a renderti il senso del pensiero con pochi tratti: le ricchezze a differenza dei fiori e di un filo d' erba, non seguono il ritmo del sole, della natura; le ricchezze sono immobili, indifferenti al ciclo della vita e quindi già morte. Era questo il senso della vita di san Francesco? Questo e ancora altro: un bisogno di appartenenza al mondo, a tutto il mondo, che è uguale a quello del poeta. Come dice nella prefazione Monsignor Ravasi: «il canto francescano di Alda, dalle volute simili all' incenso». Sono i profumi, le essenze della poesia della Merini a rendere, anzi, meglio, far conoscere il suo pensiero, nei «colori» del suo stile. Lei che nelle sue pagine incontra indifferentemente gli angeli e i demoni, discernendo solamente tra una laude e la passione terrena verso il senso finale della misera vita quotidiana. In questo libro non si perde certo il senso di passionalità che la poetessa ci offre da sempre, però qui è stemperata in una sacralità che solo lei riesce ad amalgamare. D' altronde, Francesco prima di povertà e castità, ha conosciuto il mondo terreno delle passioni. E Alda nella sua grandezza ci ha abituati a viaggiare sul filo di rasoio tra il sacro e il profano.«Francesco. Canto di una creatura», Frassinelli,

giovedì 9 ottobre 2008

La nascita delle lingue romanze

Ragazzi,
Ecco un link utile per chi non è ancora provvisto del libro di testo!
Oggetto: quando è nata una lingua che possiamo definire italiana? Da quale idioma deriva? Quando ha iniziato ad offrire al pubblico dei lettori documenti scritti di carattere letterario?
Argomento:

La nascita delle lingue romanze

giovedì 2 ottobre 2008

Amore cortese


La concezione di amor cortese appare per la prima volta, nel corso del XII secolo, nella poesia lirica dei trovatori provenzali, ma avrà poi lunga fortuna nella letteratura romanzesca in lingua d'oil del Nord della Francia, nella tradizione della poesia lirica italiana e nella poesia d'amore germanica.Amor cortese Codice di comportamento che regolava la relazione tra gli amanti di estrazione aristocratica nell’Europa occidentale durante il Medievo. Improntato agli ideali della cavalleria e del feudalesimo, l’amor cortese ebbe la sua celebrazione letteraria tra l’XI e il XIII secolo nelle canzoni dei trovatori e trovieri, che ne codificarono poeticamente le norme principali.

Attingendo al patrimonio immaginario e retorico della poesia erotica latina, e in particolare alle opere di Ovidio (l’Ars amandi e i Remedia amoris), la poesia cortese di argomento amoroso sembra riflettere in senso idealizzante condizioni socioculturali ben determinate. La struttura piramidale tipica della società feudale prevedeva che, attorno a un nucleo di potere forte che, a seconda dei diversi livelli lungo la scala delle autorità, poteva essere rappresentato dal sovrano, dal barone, dal piccolo feudatario, si raccogliesse un’aristocrazia di cavalieri e dame. Valori come il servizio e la fedeltà, che legano la corte al signore e si concretizzano in obblighi e prestazioni materiali, subiscono una sorta di trasposizione ideale nel codice letterario cortese.

La fin’amor, il concetto di amor cortese così come viene espresso dall’elaborazione poetica dei trovatori provenzali, vuole che un cavaliere venga preso da passione per una dama di nobile stirpe, generalmente di grado nobiliare più alto, spesso identificata con la donna del signore. Il codice, dal formalismo rigorosissimo, obbliga il cavaliere a esercitare virtù come la pazienza, l’assoluta discrezione, la lealtà, la fedeltà esclusiva, la generosità, il coraggio eroico per potersi meritare l’attenzione dell’amata e una speranza di vedere ricambiati i propri sentimenti.

L’attrazione sessuale, pur esplicitamente presente nell’immaginario poetico e talvolta fonte in se stessa di sofferenze fisiche, viene tuttavia sublimata in una sfera di superiorità spirituale. Ecco quindi che l’esercizio dell’amor cortese diviene di fatto un itinerario di perfezionamento dell’anima, giocato tra prove di raffinato intellettualismo e di ambiguità erotica.








Storicamente i cavalieri erano dei difensori e le loro virtù erano quelle dei guerrieri: prodezza, forza, coraggio, lealtà. In seguito la stabilità della società contribuì ad una trasformazione di questi ideali, e dame ed ecclesiastici influenzarono questo cambiamento. La chiesa confidava che i cavalieri potessero diventare “cavalieri di Cristo”, usando la loro forza per difendere la fede e gli ideali della chiesa. Le dame domandavano che il cavaliere agisse con la forza in una mano, e con cortesia e rispetto nell'altra. L'amore ha una forte influenza sul cavaliere, è una forza che lo spinge verso l'eccellenza: esso viene così introdotto tra gli elementi della cavalleria, dal momento che è una motivazione che spinge a nobilitarsi. Questo nuovo approccio all'amore che nasce nelle corti (da cui il suo nome), è molto diverso dall'amore del periodo greco e romano classico, che si fondava sulla parità dell'uomo e della donna nel rapporto amoroso, sulla reciprocità della passione e sulla realizzazione del desiderio. Gli elementi caratterizzanti l'amor cortese sono invece: il culto della donna, vista dall'uomo che la ama come un essere sublime ed irraggiungibile, addirittura divino, che è degno di venerazione; una posizione di inferiorità dell'uomo rispetto alla donna amata. L'amante è un suo umile servitore; continua