Ettore Schmitz | |||||||||||||||||
vd. QUI La condizione umana di Renè Magritte L'opera narrativa di Svevo è una sorta di inchiesta autobiografica ed insieme rivelatrice della condizione esistenziale dell'uomo nella società borghese, sul suo desiderio di vita e di successo ed al contempo sulla sua incapacità di raggiungerli.
TEMPO DELLA STORIA
Nel
romanzo non ci sono riferimenti storici a differenza del romanzo
naturalista-verista. A Svevo interessa delineare semplicemente una vita e le sue
caratteristiche, non avrebbe senso datarla in modo preciso. E’ vero però che ci
sono alcuni riferimenti letterari a scrittori ad Alfonso contemporanei (Balzac…),
tecnologici (si cita il treno, non c’è energia elettrica…), da ciò deduciamo che
la vicenda possa essere ambientata verso la fine del 1800.
La
vicenda dura poi circa tre anni che sono scanditi dai turni di ferie degli
impiegato e dall’arrivo dell’inverno.
TEMPO DELLA NARRAZIONE
Il
tempo del romanzo scorre in modo non uniforme. Ci sono momenti in cui scorre
lento (il primo giorno in banca, la prima passeggiata) in altri momenti invece
si procede per sintesi (il lavoro in banca, gli studi in biblioteca, i tentativi
di traduzione filosofica). La caratteristica principale dello scorrere del tempo
nel racconto è la lentezza: nel romanzo succedono ben pochi eventi
significativi, la vita di Alfonso è ripetitiva, il tempo è dilatato dalle
continue riflessioni del protagonista; dopotutto queste sono le caratteristiche
del romanzo della prima parte del ‘900, sull’azione prevale la riflessione.
SPAZIO
Nel
romanzo la descrizione degli ambienti è in relazione allo stato d’animo del
protagonista quindi, per quanto riguarda gli esterni: Trieste è una città
squallida e grigia in relazione all’oppressione che prova Alfonso, i dintorni di
Trieste sono invece visti in modo positivo, luogo d’emozione, la campagna da
dove Alfonso proviene è vagheggiata ma quando la ritrova il vagheggiamento
cessa.
Questo
vale anche per gli interni: casa Maller appare bella, sfarzosa al protagonista
che oppone quella casa a quella dei Lanucci, tuttavia dice Svevo:”un occhio più
esercitato avrebbe scorto in quell’addobbo qualche cosa di eccessivo, ma era la
prima volta che Alfonso vedeva di tali ricchezze e si lasciava abbagliare”; sono
anche descritti l’ambiente della banca e la sua casa in campagna ormai in
decadenza. Lo stesso discorso vale anche per la natura, c’è una corrispondenza
tra stato d’animo e paesaggi, la natura è serena durante le passeggiate, è
invece nemica, quando la madre muore.
Macario inoltre, riferendosi alla natura, delinea due concezioni opposte di
vita: coloro che lottano per essa e coloro che la subiscono, vi è un chiaro
confronto tra vincenti e perdenti.
Macario infatti paragona i vincenti agli uccelli mentre i perdenti sono i pesci
che si lasciano divorare dagli uccelli.
ANALISI DEI PROTAGONISTIAlfonso
IL
protagonista si presenta per la prima volta nella lettera iniziale alla madre
dove appare con chiarezza come la città, la banca, la società in cui è costretto
a vivere siano per lui ostili e brutali ed emerge subito la sua tendenza ad
autocompatirsi, la sua incapacità di lottare e vivere nella società; quando
viene invitato a casa Maller prepara in anticipo vuoti discorsi ma una volta in
salotto è imbarazzato, vuole fuggire, non riesce a dire ciò che avrebbe voluto.
Egli sogna di diventare un grande scrittore, sogna dei diventare un grande
filosofo, immagina Annetta come una dea. Questo continuo contrasto tra sogno e
realtà accentua un’altra caratteristica del personaggio tipica dell’inetto di
Svevo: il sopraggiungere della malattia, del malessere che è indice di
disadattamento da cui Alfonso si solleva solo parzialmente con le evasioni fuori
città, esce da un senso di inferiorità che sente con le persone che percepisce a
lui superiori.
Per
Alfonso anche la decisione del suicidio è associata al sogno, la lettera finale
ci fa capire come è finita una delle tante esistenze anonime segnate dal
fallimento e da una tragica impotenza.
Annetta
Annetta ci viene presentata con caratteristiche comuni anche ad altre donne
protagoniste dei romanzi di Svevo: donna disinvolta, che si concede e poi si
nega.
E’ una
donna annoiata dalla vita che conduce e deve sempre trovarsi nuovi svaghi come
per esempio la musica o la letteratura, tutti questi passatempi vengono però
portati avanti con scarso interesse e altrettanto scarso profitto.
E’ con
la scrittura del libro che Annetta mostra tutte le sue differenze da Alfonso,
l’idea di Annetta è piuttosto prevedibile attinge alle risorse più banali con
duchi, industriali e l’immancabile, scontato lieto fine; ella è poi vanitosa,
testarda, orgogliosa, superba e ben consapevole della propria superiorità nei
confronti di Alfonso.
Gli
altri personaggi sono:
il signor Maller, i colleghi di Alfonso (White, Miceni, Ballina, Sanneo…),
Macario (il cugino di Annetta), il signor Lanucci, la signora Lanucci, Lucia
(figlia dei Lanucci), Gustavo (figlio dei Lanucci) Francesca, Santo, la madre di
Alfonso, e alcuni compaesani del protagonista.
TEMI
La
figura dell’inetto
Un
ruolo centrale nella narrativa di Svevo è occupato dalla figura dell’inetto.
L’inetto si contrappone all’esteta, infatti si sente inadatto a vivere poiché
non riesce ad aderire alla vita, non ha valori in cui credere, non ha scopi, non
ha un ruolo nella società in cui riconoscersi, quindi non riesce a dare un senso
alla propria vita. Inoltre l’inetto si sente malato di quella malattia che è il
disagio del ‘900: l’incapacità di provare sentimenti, che provoca nell’uomo un
intenso alone di tristezza e di infelicità. L’inetto quindi, è sempre un eroe
sconfitto che potrebbe apparire al pubblico molto simile ai personaggi vinti
rappresentati da Verga, ma esiste una notevole differenza: mentre la sconfitta
dei vinti era da imputare esclusivamente all’ambiente, il fallimento dell’inetto
è da ricondurre alla frattura venutasi a creare tra l’io e la realtà e
all’interno dell’uomo con la scoperta dell’inconscio. Tutti i personaggi
protagonisti dei romanzi di Svevo sono quindi degli inetti. Questa è la figura
letteraria, il tipo di personaggio che viene consegnato alla letteratura del
Novecento.
L’inetto è incapace di “vivere come gli altri” e di “fare come gli altri”,
reagisce alla sua incapacità rifugiandosi alternativamente nell’alibi della
propria superiorità intellettuale o nei sogni di una vita improbabile, densa
di azioni clamorose e di gesti eccezionali.
Alfonso prima si sente vivo perché seduce Annetta, poi ha paura di tuffarsi
nella vita e si autoinganna e inganna gli altri con l’ipocrisia del sacrificio.
Egli cioè maschera la decisione di scappare lontano dalle responsabilità e dalla
lotta con la scusa di sacrificarsi per il bene di Annetta (è Annetta che gli
chiede di allontanarsi; lui non vuole avere l’aria dell’arrampicatore sociale
ecc.). Poi, saputo che Annetta sposerà un altro, Alfonso spera di passare dal
ruolo scomodo di traditore a quello, gradito, di abbandonato (è il ruolo che più
soddisfa il suo desiderio di autocommiserazione e di pietà altrui). Questo ruolo
lo mette al riparo dai rischi dell’esistenza, giustifica la sua rinuncia e lo
colloca in uno stato in cui egli si sente “felice, equilibrato, come un
vecchio.”
E'
subito evidente uno scarto dal romanzo naturalista, poiché le cause della
sconfitta di Alfonso sono ricondotte da Svevo non a ragioni esterne, sociali, ma
interiori, a un suo modo di essere. Alfonso è sconfitto da qualcosa che ha
dentro, anteriore ad ogni suo incontro con gli altri.
Spesso
ritorna, nei momenti chiave, una parola: "lotta". Alfonso non sa lottare, è un
inetto. Un’altra tematica fondamentale dell’opera sveviana, strettamente legata
al tema precedente, è la malattia; Svevo sostiene che i veri malati sono coloro
che hanno delle certezze immodificabili su cui basano la propria esistenza e che
non sanno analizzare se stessi, pertanto il confine fra sanità e malattia si
assottiglia notevolmente, in un clima di malattia universale, in cui tutto è
soggetto ad una generale degradazione, e questo atteggiamento è sintomo della
crisi delle certezze che caratterizza l’inizio del ‘900.
Altre
tematiche sveviane sono la morte e il suicidio, visti come una liberazione dalle
sofferenze del mondo; Svevo parla anche di degenerazione, cioè vede ogni realtà
della natura soggetta a crescita, decomposizione e morte, e di molteplicità
dell’individuo, perché nelle sue opere mostra di essere cosciente della
pluralità dei piani della psiche, dell’esistenza nell’individuo di aspetti di
cui neanch’egli è pienamente cosciente, tutto ciò rende il soggetto “multisfaccettato”.
LA
DONNA E L’AMORE
Una
delle caratteristiche principali della figura dell’inetto è l’incapacità di
provare sentimenti verso gli altri. I personaggi rappresentati da Svevo non
riusciranno mai ad avere una relazione duratura, anche perché vogliono evitare
quelle ovvie responsabilità derivanti da un matrimonio. Per esempio, l’amore di
Alfonso per Annetta in "Una vita" è semplicemente un’occasione per elevarsi da
quella condizione di inferiorità a cui il protagonista deve sottostare fin dalla
nascita.
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Il valore della cooperazione nell'innovazione della didattica Moderatrice:Prof.ssa Maria Allo
martedì 15 marzo 2011
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