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venerdì 20 febbraio 2009

LABORATORIO DI SCRITTURA (CANTO V)

PAOLO E FRANCESCA

MARY LEOTTA


VV1-24 MINOSSE ,IL GIUDICE INFERNALE. Dante e Virgilio scendono al secondo girone dei lussuriosi,alla sua guardia sta Minosse che con un aspetto minaccioso, ha il compito di assegnare alle anime che passano il luogo della pena eterna. Il giudice infernale,vedendo che Dante è ancora vivo e non è in peccato,lo ammonisce di non fidarsi della spaziosità della strada che si accinge a percorrere e neppure di Virgilio come guida. Quest’ultimo però riesce a sedarlo, grazie a una frase già sperimentata con Caronte. Vv 25-69 IL GIRONE DEI LUSSURIOSI I due poeti entrano nel luogo dove sono puniti i lussuriosi.travolti dalla bufera che castiga l’insana passione. Una schiera di anime che fanno di sé lunga riga,incuriosisce Dante che chiede notizie al maestro. Virgilio risponde ,ed elenca alcuni di questi lussuriosi,morti in modo cruento. Si sofferma su Semiramide e poi addita donne e uomini,protagonisti del passato mitologico e storico: Didone, Cleopatra,Elena la cui bellezza ha scatenato la guerra di Troia,Achille,Paride,Tristano. Vv70-107 L’INCOTRO CON PAOLO E FRANCESCA. Dante vede due anime che procedono insieme e sono al vento più leggere ,egli domanda a Virgilio di potersi intrattenere con loro,e quando si accostano le invita a restare e a parlare;quasi fossero due colombe ansiose di giungere al loro nido,esse si fermano desiderose. I due infelici amanti,uniti anche nell’eternità,sono Paolo e Francesca. La donna rammenta la città natale, Ravenna e accenna al suo innamoramento per Paolo,seguito dalla tragica morte per mano del marito Gianciotto ,geloso e vendicativo. vv108-142 FRANCESCA RACCONTA IL PROPRIO DRAMMA AMOROSO. Un grande turbamento assale Dante che pensa ai casi dei due amanti, alla dolcezza del loro amore così tragicamente concluso. Per conoscere meglio la verità ,non solo sulla passione di Paolo e Francesca ,ma anche sulla passione amorosa in genere,chiede a Francesca di parlare ancora. Tra le lacrime,la donna gentile cede alla richiesta e ricorda il giorno in cui l amore,da segreto sospiro divenne realtà;ricorda il bacio di Paolo che dischiude l amore a lungo sopito. Ma diede anche inizio alla dolora tragedia. Qui il canto giunge al culmine della tensione;tale è la partecipazione di Dante che turbato e commosso,perde i sensi.

Figure retoriche • Hapax= vv 2 • Sinestesia=vv28-vv 51 • Ellissi=vv 35 • Epentesi=vv66 • Similitudine=82-84 • Captatio benevolentiae=vv 88 • Menotonimia=vv 134 • Preterizione=vv 138.

GIUSEPPE LONGO
Vv. 1-24
Dante e Virgilio, giunti all'ingresso ,nel secondo cerchio ,dell'Inferno incontrano ' Minosse, il giudice infernale dall'aspetto orribile e animalesco che ringhia e giudica i dannati, che via via gli si presentano davanti, attorcigliando la coda attorno al corpo tante volte quanti sono i cerchi che i dannati dovranno scendere per giungere al luogo della loro eterna punizione. Minosse interrompe il giudizio per rivolgere a Dante un avvertimento, tenta cioè di opporsi al suo ingresso, ma Virgilio con le stesse parole che usa per Caronte, lo ammonisce a non ostacolare un viaggio voluto dal cielo.

Vv. 25-75
Oltrepassato Minosse, Dante è colpito dalle grida dei dannati e dal fragore di una bufera che travolge le anime, percotendole e voltandole di qua e di la. Si tratta dei lussuriosi che non hanno saputo resistere alla passione facendo prevalere la ragione. Attrae però la sua attenzione una schiera di anime che volano in fila, l'una dietro l'altra, e ne chiede ragione a Virgilio. Quest'ultimo risponde nominando alcune anime: Semiramide (regina degli Assiri), Didone, Cleopatra, Elena, Achille, Paride, Tristano e tante altre. All'udirne i nomi famosi, il poeta prova pietà.

Vv. 73-142
Poi Dante nota due anime che si distinguono dalle altre perchè volano in coppia unite, e chiede a Virgilio di poter parlare con esse. Sono le ombre di Paolo Malatesta e di Francesca da Polenta, cognati che innamoratosi a vicenda vennero sorpresi da Gianciotto Malatesta (rispettivamente fratello e marito) e uccisi. Francesca per il senso di pietà che Dante ha dimostrato nel chiamarla è commossa e racconta la sua esperienza. Dante china il capo e resta a lungo pensieroso, poi chiede a Francesca di svelargli i desideri e le lusinghe che trasformarono il loro sentimento in passione peccaminosa e Francesca ricorda come, durante la lettura di un romanzo d'amore furono vinti dalla passione. Al termine del racconto, Dante vinto dall'emozione e dalla pietà, perde i sensi e cade a terra.

FIGURE RETORICHE

Similitudini: nei versi 29, 40, 46, 82, 143.
Sinestesia: nel verso 28.
Perifrasi: nel verso 21.
Hysteron proteron: nel verso 59.


RICCARDO SPADARO

Trama in sequenze:
Vv.1-24.Giunti nel secondo cerchio i due poeti incontrano Minosse,il giudice infernale.Egli ringhia orribilmente sull'entrata e decreta il luogo in cui i dannati dovranno andare per subire la punizione,attorcigliando la coda al corpo tante volte quanti sono i cerchi che essi dovranno scendere.Interrompendo la sua funzione,ammonisce Dante a non considerare troppo facile l'impresa che si è accinto a intraprendere.Virgilio,allora,come aveva fatto precedentemente con Caronte,lo esorta a non ostacolare il viaggio che è voluto dal Cielo.
Vv.25-72.Oltrepassato Minosse,i poeti giungono in un luogo buio,dove una terribile bufera travolge le anime percuotendole e voltandole di quà e i là.Dante apprende che i peccatori così puniti sono i lussuriosi,coloro che non hanno saputo far prevalere la ragione sull'istinto e colpito successivamente da una schiera di anime che volano in fila chiede a Virgilio spiegazioni;dunque Virgilio nomina alcune di queste anime:Semiramide(regina degli Assiri),Didone(suicida per amore),Cleopatra "lussuriosa",Elena(causa della guerra troiana),Achille,Paride,Tristano e molti altri di cui tace il nome.All'udire nomi così famosi Dante è assalito da commozione e resta quasi smarrito.
Vv.73-142.L'attenzione del poeta è attratta da due anime,che diversamente dalle altre volano insieme.Sono le anime di Francesca da Rimini e Paolo Malatesta,due cognati che innamoratisi l'uno dell'altro furono sorpresi dal marito di lei Gianciotto Malatesta e barbaramente uccisi.Francesca racconta ai due poeti la sua storia rievocando prima la bellezza della sua terra poi attribuendo all'amore,forza inarrestabile,la responsabilità degli avvenimenti;Paolo accanto a lei piange così Dante vinto dall emozione perde i sensi e cade a terra svenuto.
Figure retoriche:
Sinestesia:Vv.28-29
Perifrasi:Vv.23-24
Metafora:Vv.27
Similitudine:Vv.40-41-42-46
Hysteron proteron:Vv.59

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Anonimo


STEFANO CONTI NIBALI

VV1-24 A guardia del secondo cerchio vi è Minosse, che svolge anche la funzione di giudice di tutte le anime dell’inferno. Egli viene raffigurato come un demone che ringhia orribilmente, attorcigliando la lunga coda per indicare il cerchio a cui l’anima da lui esaminata è assegnata. Alla vista di Dante, che, da vivo, visita il regno della dannazione eterna, Minosse interrompe il suo compito di giudice per metterlo in guardia sulla pericolosità del viaggio. Virgilio risponde con le stesse parole rivolte al traghettatore Caronte, facendo presente bruscamente a Minosse che il viaggio è voluto da Dio. Le anime dei lussuriosi VV 25-72 Nel secondo cerchio si trovano le anime dei lussuriosi, coloro che non riuscirono a frenare gli istinti carnali e a contenerli nell’ambito della ragione. Questi peccatori sono travolti da una bufera che non finisce mai, nell’oscurità risuonano, grida, pianti, lamenti e bestemmie. Tra i lussuriosi uccisi o suicidi per amore, Virgilio mostra al poeta alcuni personaggi famosi, come Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Paride, Tristano ed altri. Paolo e Francesca VV73-142 Dante vede due anime che diversamente dalle altre, camminano assieme: sono le anime di Paolo e Francesca. Invitati dal poeta i due si accostano e mentre paolo resta muto, Francesca narra la loro vicenda amorosa. Francesca racconta che mentre loro leggevano la storia di Lancillotto e Ginevra, Paolo la bacia. Gianciotto li sorprende e li uccide.(Occorre distinguere infatti le reazioni di Dante personaggio da quelle di Dante poeta: il primo e anche emotivamente coinvolto dal racconto di Francesca e riflette su come è facile per l’uomo cadere nel peccato se non prevale la ragione, il secondo non può fare a meno di condannare un peccato di incontinenza). Dante, preso da pietà per la vicenda dei due perde i sensi.

ROSARIO BONACCORSI


TRAMA IN SEQUENZE:

Vv.1-24.Dante e Virgilio scendono al secondo cerchio,quello dei lussuriosi alla cui sorveglianza dell'entrata vi è Minosse un orribile animale con un aspetto minaccioso che ha il compito di assegnare le anime in base ai cerchi cui sono destinati a vivere le loro pene in eterno girando tante volte la coda quanti sono i cerchi destinatia ogni anima.Così Minosse vedendo Dante ancora vivo lo ammonisce di tornare indietro ma Virgilio come aveva già fatto con Caronte nel limbo riesce a calmarlo dicendogli che il suo viaggio è voluto dal Cielo.
Vv.25-72.Oltrepassato Minosse i due poeti sentono delle grida e subito dopo vengono colpiti da una bufera che percuote le anime dei lussuriosi coloso cioè che nella vita quotidiana hanno fatto prevalere la passione piuttosto che la ragione;così calmatasi la bufera Dante vede una schiera di anime ed incuriosito chiede spiegazioni al suo maestro che nomina alcuni di loro:Semiramide,Didone,

CONCETTA RUSSO
Trama in sequenze:
vv. 1-24 Dante e Virgilio arrivati nel secondo cerchio dell’inferno trovano Minosse, un mostro diabolico e grottesco, dalla coda lunghissima che ha il compito di giudicare le anime.
Esso infatti, dopo aver ascoltato la confessione dei dannati che gli si presentano, attorciglia la coda attorno al corpo tante volte quanti sono i cerchi infernali che devono scendere le anime. Appena vede Dante gli dice di ritornare indietro, ma interviene Virgilio dicendo che il suo viaggio è voluto da Dio.
vv. 25-72 Nel secondo cerchio si trovano le anime dei lussuriosi che vengono travolte da una bufera incessante. Tra queste Virgilio indica a Dante le anime di alcuni personaggi famosi dell’antichità classica e del medioevo come Semiramide, Cleopatra, Didone, Tristano, Elena, Achille e Paride.
vv. 73-142 Dante chiede a Virgilio di poter trattenersi un po’ a parlare con due anime che, diversamente dalle altre, camminano insieme. Queste sono le anime di Paolo Malatesta e Francesca. I due invitati da Dante si accostano e Francesca racconta la loro vicenda amorosa: un giorno Gianciotto, marito di Francesca e fratello di Paolo, li sorprende mentre si baciano e così li uccide. Dante preso da pietà per la storia dei due innamorati cade a terra perdendo i sensi.

Figure retoriche salienti:
perifrasi v.21
Sinestesia v. 28
similitudine vv40-45, 46-49, 82-87
Hysteron proteron v.59
Sineddoche v.88
Adynaton 91-93
Anafora vv. 100-108

YVONNE SGROI
Versi da 1 a 24 : nel secondo cerchio come guardi c’è presentato Minosse. raffigurato come un demone che ringhia e attorcigliando la lunga coda indica il cerchio a cui l’anima da lui esaminata è assegnata. Quando Minosse vede Dante, che è vivo e che sta visitando il regno della dannazione eterna, smette di svolgere il suo compito per dire a Dante tutti i pericoli del viaggio. Virgilio risponde a Minosse con le stesse parole che erano state rivolte al traghettatore Caronte, facendo presente bruscamente a Minosse che il viaggio è voluto da Dio.
LUSSURIA Versi da 25 a 72: in questo cerchio abbiamo le anime dei lussuriosi, cioè tutti coloro che non sono riusciti a frenare gli istinti carnali. Questi peccatori sono travolti da una bufera che interminabile, nell’oscurità risuonano grida, pianti, lamenti e bestemmie. Virgilio fa notare a Dante che tra i lussuriosi uccisi o suicidi per amore, vi sono alcuni personaggi famosi, come Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Paride, Tristano ed altri.
PAOLO E FRANCESCA Versi da 73 a 142: il poeta nota due anime che al contrario delle altre, camminano insieme: sono le anime di Paolo e Francesca. Essi sono invitati dal poeta e si fermano. Mentre Paolo resta in silenzio, Francesca narra la loro vicenda amorosa. Francesca racconta che, mentre stavano leggendo la storia di Lancillotto e Ginevra, Paolo la bacia. Gianciotto li sorprende e li uccide. Qui notiamo due figure di Dante: Dante personaggio che si lascia coinvolgere dal racconto e nel frattempo riflette su come è facile per l’uomo cadere nel peccato se non prevale la ragione e quella di Dante poeta: in cui non può fare a meno di condannare un peccato di incontinenza. Dante preso dalla pietà per la vicenda narrata perde i sensi.

GIADA GIUFFRIDABlogger

v. 1/24-Il canto V si apre sullo scenario di un tribunale infernale. Lo presiede Minosse, mostro diabolico e grottesco, dalla coda lunghissima. Questa figura, gigantesca ascolta i dannati, pronuncia la sua sentenza con un numero indicato dai giri della coda, poi allontana da se le anime. Anch’egli, come gli altri custodi dell’Inferno, compie il rituale ed inutile tentativo di respingere Dante, ma Virgilio con le stesse parole che usa per Caronte, lo ammonisce a non ostacolare un viaggio voluto dalla provvidenza.
Vv. 25/69- Da Minosse lo sguardo si sposta sui dannati del secondo cerchio travolti da una bufera. È la prima volta che Dante incontra dannati rei di aver violato una norma morale. Questi primi peccatori sono i lussuriosi, che violano uno dei comandamenti, travolti dalla passione amorosa. Tra i lussuriosi Dante individua personaggi di grande rilievo storico o culturale: Cleopatra, Semiramide, Achille, Elena, Tristano e Didone.
Vv. 70/147- Ma l’attenzione si ferma su una coppia di peccatori che procedono insieme: sono Paolo e Francesca, i due cognati uccisi dal marito di lei, Gianciotto. Francesco e Paola non sono due creature ne istintuali ne primitive: appartengono a una classe sociale fornita di potere e di cultura; i loro modelli di vita sono quelli della civiltà cortese: il decoro, la misura, lo svago, il valore, il garbo. Al peccato pervengono sotto la spinta di un libro che si divertono a leggere insieme: così Paolo prendendo l’iniziativa, come nel romanzo in cui Ginevra bacia Lancilotto, bacia Francesca. L’amore induce alla perdita della libertà personale e della capacità di scelta: l’innamorato che si avverte amato, fatalmente è condizionato a ricambiare l’amore. Il racconto è così tormentoso che alla fine dell’incontro Dante sviene, in preda allo smarrimento.

Da sottolineare è il comportamento di Dante, perchè è stato molto più severo verso il tradito che verso i traditori: per quello si che c’è un tremendo contrapasso: il colpo di pugnale con cui trafisse e separò le due persone, confisse insieme le due anime per tutta l’eternità; la sua vendetta si tramutò per lui in un eterno scorno e tormento. E quella perpetua unione Dante la sottolinea nel suo racconto fino al punto di fare di Paolo e Francesca una persona sola.

martedì 17 febbraio 2009

Inferno: Canto V - Paolo e Francesca





Così discesi del cerchio primaio
giù nel secondo, che men loco cinghia
e tanto più dolor, che punge a guaio. 3
Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l'intrata;
giudica e manda secondo ch'avvinghia. 6
Dico che quando l'anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa:
e quel conoscitor de le peccata 9
vede qual loco d'inferno è da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa. 12
Sempre dinanzi a lui ne stanno molte:
vanno a vicenda ciascuna al giudizio,
dicono e odono, e poi son giù volte. 15
«O tu che vieni al doloroso ospizio»,
disse Minòs a me quando mi vide,
lasciando l'atto di cotanto offizio, 18
«guarda com'entri e di cui tu ti fide;
non t'inganni l'ampiezza de l'intrare!».
E 'l duca mio a lui: «Perché pur gride? 21
Non impedir lo suo fatale andare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare». 24
Or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
là dove molto pianto mi percuote. 27
Io venni in loco d'ogne luce muto,
che mugghia come fa mar per tempesta,
se da contrari venti è combattuto. 30
La bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta. 33
Quando giungon davanti a la ruina,
quivi le strida, il compianto, il lamento;
bestemmian quivi la virtù divina. 36
Intesi ch'a così fatto tormento
enno dannati i peccator carnali,
che la ragion sommettono al talento. 39
E come li stornei ne portan l'ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali 42
di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena. 45
E come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di sé lunga riga,
così vid'io venir, traendo guai, 48
ombre portate da la detta briga;
per ch'i' dissi: «Maestro, chi son quelle
genti che l'aura nera sì gastiga?». 51
«La prima di color di cui novelle
tu vuo' saper», mi disse quelli allotta,
«fu imperadrice di molte favelle. 54
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per tòrre il biasmo in che era condotta. 57
Ell'è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:
tenne la terra che 'l Soldan corregge. 60
L'altra è colei che s'ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;
poi è Cleopatràs lussurïosa. 63
Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi 'l grande Achille,
che con amore al fine combatteo. 66
Vedi Parìs, Tristano»; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
ch'amor di nostra vita dipartille. 69
Poscia ch'io ebbi il mio dottore udito
nomar le donne antiche e ' cavalieri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito. 72
I' cominciai: «Poeta, volontieri
parlerei a quei due che 'nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggieri». 75
Ed elli a me: «Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno». 78
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: «O anime affannate,
venite a noi parlar, s'altri nol niega!». 81
Quali colombe dal disio chiamate
con l'ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l'aere, dal voler portate; 84
cotali uscir de la schiera ov'è Dido,
a noi venendo per l'aere maligno,
sì forte fu l'affettüoso grido. 87
«O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l'aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno, 90
se fosse amico il re de l'universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c'hai pietà del nostro mal perverso. 93
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che 'l vento, come fa, ci tace. 96
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove 'l Po discende
per aver pace co' seguaci sui. 99
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. 102
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona. 105
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte. 108
Quand'io intesi quell'anime offense,
china' il viso, e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?». 111
Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!». 114
Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio. 117
Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?». 120
E quella a me: «Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore. 123
Ma s'a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice. 126
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto. 129
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse. 132
Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso, 135
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante». 138
Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangëa; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse. 141
E caddi come corpo morto cade.

venerdì 13 febbraio 2009

Laboratorio di scrittura (Canto III)


GIUSEPPE LONGO

TRAMA IN SEQUENZE

Vv. 1-21
I due poeti sono davanti alla porta dell'Inferno. Dante legge su di essa una terribile iscrizione, che dichiarando l'eternità del luogo, ammonisce chi entra a lasciare ogni speranza. Queste parole turbano il poeta, ma Virgilio lo rinfranca esortandolo a lasciare ogni dubbio e ogni viltà. Così, presolo per mano, lo introduce nel regno dei morti.

Vv. 22-69
Appena entrato nell'Inferno, Dante è colpito da sospiri, pianti e lamenti: il poeta è in lacrime. Chiesto a Virgilio chi sono quelle genti che si lamentano, viene a sapere che sono le anime degli Ignavi, respinte dallo stesso Inferno per la loro vita senza scopo. Virgilio sdegnosamente invita il poeta a passare oltre e a limitarsi solo a guardare perché non sono degni di nulla, solo del silenzio. Dante scorge l'ombra di colui che fece un gran rifiuto(Papa Celestino V) e non lo nomina neppure andando avanti. Osserva la loro pena. Sono costretti a correre eternamente dietro un'insegna, punti da vespe e mosconi, mentre il sangue che riga il loro volto e le lacrime cadono a terra raccolte da vermi fastidiosi.

Vv. 70-111
Dante vede sulla riva di un fiume(l'Acheronte) molte anime che appaiono desiderose di passare dall'altra riva. Improvvisamente appare sul fiume un'imbarcazione condotta da un vecchio canuto, Caronte, che rivolge alle anime minacce terribili. E poi rivoltosi a Dante gli ordina di ritornare indietro, perché di li non potrà passare. Ma Virgilio lo invita a non preoccuparsi poiché il viaggio di Dante è voluto da Dio. Intanto le anime, urlando e maledicendo Dio, salgono sulla barca e Caronte le percuote con il remo.

Vv. 112-136
Virgilio spiega a Dante che attraverso l'Acheronte non può passare anima non dannata. Appena terminato questo discorso, un bagliore improvviso squarcia le tenebre, preceduto da un terremoto pauroso, per cui Dante perde i sensi e sviene.


CELESTINO V E BONIFACIO VIII

Alla morte di Niccolò IV i Cardinali non riuscirono a mettersi d'accordo sul successore. Allora scelsero Pietro da Marrone, un povero frate abbruzzese. Quando frate Pietro venne a conoscenza di questo fatto, tentò la fuga, ma fu preso e incoronato col nome di Celestino V. Celestino V non si trovava bene tra tutti gli intrighi della chiesa e quindi preparò una bolla pontificia con cui annunciava la sua abdicazione. La storia ci narra che il testo della bolla fu preparato dal Cardinale Caetani che dopo l'abdicazione di Celestino V fu incoronato Papa Bonifacio VIII. Quest'ultimo come prima cosa fece arrestare frate Pietro (Celestino V).
RISPOSTE
1-Le parole delle prime tre terzine del canto sono scritte sulla porta dell'Inferno, sono rivolte alle anime dannate che oltrepassano quella porta e affermano l'eternità del luogo e ammoniscono chi entra a lasciare ogni speranza.

2-Gli Ignavi sono collocati nell'antinferno poichè sono stati respinti dall'Inferno. Questi sono coloro che hanno vissuto una vita senza scopo, cioè senza aver fatto nè del bene, nè del male.

3-Dante incontra tra gli Ignavi Papa Celestino V, il quale aveva fatto il "grande rifiuto" abdicando come papa, lasciando la carica a Bonifacio VIII.

4-Il compito di Caronte è di percuotere le anime degli Ignavi e farle salire sull'imbarcazione per trasportarle da una riva all'altra dell'Acheronte.

5-Caronte ordina a Dante di tornare indietro, perchè di li non sarebbe potuto passare, ma risponde Virgilio con tali parole:"Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare", cioè gli dice di non preoccuparsi perchè il viaggio di Dante era stato voluto da Dio.

6-Le due similitudini che descrivono il radunarsi delle anime sulla barca dicono "Come d'autunno le foglie cadono dall'albero, le anime si gettano ai cenni di Caronte, come un uccello che risponde al suo richiamo". Quindi le immagini che usa Dante sono l'albero che perde le foglie in autunno e l'uccello che risponde al suo richiamo.

7-Virgilio spiega a Dante che le anime obbediscono agli ordini di Caronte, senza alcuna ribellione, perchè vi è in loro un disperato desiderio di uscire da quella condizione tanto che vogliono attraversare subito il fiume e giungere all'altra riva pur sapendo che la pena è eterna.

STEFANO CONTI NIBALI

La porta infernale. VV 1-21 Sulla porta infernale vi è un’iscrizione, che ha il tema della sofferenza. Questa per Dante è di significato oscuro, in quanto lo fa riflettere sulla pericolosità del viaggio che sta per intraprendere e suscita in lui paura. Virgilio, che ha compreso lo stato d’animo di Dante, con un tono deciso lo invita ad affrontare con coraggio il viaggio. La funzione che il poeta latino svolge in questo momento decisivo è quella di guida morale e di maestro di vita, in quanto Virgilio rappresenta la ragione. Gli ignavi. VV 22-69 Oltrepassata la porta, i due poeti si trovano nel vestibolo infernale immerso nell’oscurità dove gli ignavi piangono e gridano. Dante non conosce l’origine di quei lamenti né ha individuato l’identità dei dannati, si rivolge a Virgilio per avere una spiegazione. Il poeta latino risponde che gli ignavi non sono peccatori veri e propri, ma anime che vissero senza compiere azioni malvagie né meritevoli, proprio per questo sono spregevoli. A questi fanno parte gli angeli (Dante fa riferimento ad una leggenda popolare, secondo la quale durante la contesa tra Lucifero e Dio, una parte di angeli non si schierò, ma rimase neutrale, e per questo erano spregevoli) e Celestino V. Caronte il traghettatore dei dannati. VV 70-136 Proseguendo il cammino, i due poeti giungono sulla riva del fiume Acheronte, dove si riuniscono le anime dei dannati per essere traghettate sull’altra sponda. Il traghettatore è il demone Caronte. Egli accortosi che Dante è ancora vivo, lo ammonisce a tornare indietro, nella selva del peccato. Interviene Virgilio ribadendo che il viaggio è voluto da Dio, Caronte a queste parole si calmo. All’improvviso la terra trema e, mentre le tenebre vengono squarciate da una luce rossa, Dante perde i sensi.

Celestino V e Bonifacio VIII
Celestino V prima di essere incoronato papa era un povero frate abruzzese. L’elezione di questo papa aveva fatto sperare quanti aspettavano da tempo la venuta di un “papa angelico” , capace di restituire slancio alla Chiesa. Ma Celestino si rivelò incapace di tenere sotto controllo il difficile governo della Chiesa di Roma e, dopo poco di cinque mesi, rinunciò alla guida del papato. Il suo successore fu Bonifacio VIII.

GIADA GIUFFRIDA
Vv. 1/21 Siamo davanti alla porta dell’Inferno: su di essa, un’iscrizione annuncia la dannazione eterna. Virgilio esorta Dante a non aver paura, e prendendolo per mano gliela fa varcare.
Vv. 22/69 Giungiamo così nell’Antinferno, cioè nella zona che precede l’Inferno. Lamenti, urla e fragore segnalano la presenza delle anime che vissero senza commettere peccati orribili, ma senza operare nemmeno in modo virtuoso: sono gli ignavi, con i quali stanno gli angeli che non si unirono né a Lucifero ribellandosi a Dio, né agli angeli rimasti fedeli a lui.
Per disprezzo, nessuno di costoro è nominato dal poeta, neppure “colui che fece per viltade il gran rifiuto” ( Celestino V): corrono disperatamente dietro una bandiera, mentre insetti mostruosi li tormentano. Il loro sangue e le lacrime cadendo a terra sono raccolte da vermi.
Vv. 70/121 I due personaggi si avvicinano all’Acheronte, fiume infernale, quando d’un tratto compare su una barca Caronte, demonio vecchio e irato, che vorrebbe cacciarli. Virgilio lo zittisce, spiegandogli che Dante è la per volere di Dio. Caronte raccoglie dunque le anime dei dannati, percuotendole, per traghettare verso l’Inferno.
Vv. 122/136 Ma improvvisamente, cala l’oscurità e la terra è scossa da un terremoto: allora Dante cade a terra svenuto perché deve passare nell’altro cerchio dell’Inferno.


FEDE

Salve proff! =)
Trama in sequenze

Vv 1-21
I due poeti si ritrovarono di fronte la porta dell'Inferno,dove un epigrafe promette,a chi varcherà la soglia, disperazione e dolori eterni;ma Virgilio rassicurando Dante lo invita a riprendere il viaggio con coraggio,prendendolo per mano e con volto rassicurante gli fece varcare la soglia.

Vv 22-69
Nel profondo buio, il poeta è dapprima colpito da un clamore di voci,poi intravide un numero sterminato si anime che correvano come il veno dietro un vessillo: sono le anime degli ignavi,coloro che sono sempre stati neutri nella vita,e che non hanno saputo assumere una posizione, e proprio coloro Dante disprezza più di tutti. Insieme ad esse si trovano le anime degli angeli che si erano dichiarati neutrali quando Lucifero insorse contro Dio. La pena degli ignavi sottolinea il proprio disprezzo da parte di Dante nei loro confronti: essi vengono punti da mosconi e vespe fino alla fuoriuscita di sangue,sangue che verrà poi succhiato da vermi ripugnanti che si trovano ai loro piedi.Nella turba anonima,Dante riconobbe colui che,per pusillaminità,rinunciò alla carica di papa,ovvero Celestino V.

Vv 70-120
Proseguendo i due poeti arrivarono alle sponde del fiume Acheronte,dove si raccoglievano le anime dei peccatori,in attesa di essere traghettate sull'altra sponda dal demone Caronte. Il nocchiero è lo spietato esecutore della volontà divina, alla quale, anche se controvoglia, deve sottostare. Caronte,accortosi che Dante era ancora in vita, lo ammonisce a tornarsene sui suoi passi,ma Virgilio lo costrinse al silenzio, rivelandogli che il viaggio del suo discepolo si compie per volere del cielo.Intanto le anime in pena sbraitavano e maledicevano Dio,salendo contemporaneamente nella barca.

Vv 121-136
Mentre Virgilio era in procinto di finire di spiegare a Dante che attraverso l'Acheronte vi possono passare solo le anime dei dannati,la terra cominciò a squotersi,e ciò provocò lo svenimento del Poeta,che si ritroverà sull'altra sponda del fiume.


Celestino V vs. Bonifacio VIII
Dopo la morte di Niccolò IV,i cardinali dovendo decidere sul successore scelsero Pietro da Morrone,un povero frate abbruzzese, che all'inzio cercò di sfuggire dalla carica,ma fu preso e incoronato col nome di Celestino V.Esso veniva visto come un nuovo papa che era in grado di riportare certi valori alla Chiesa.Ma Celestino si rivelò incapace di tenere sotto controllo il Governo della Chiesa,e quindi preparò la nolla pontificia con cui annunciava la sua abdicazione.Il suo successore fu Bonifacio VIII.Molti credono inoltre che ci sia un rapporto di parentela tra i due cardinali Benedetto Caetani (papa Bonifacio VIII) e Pietro da Morrone (Celestino V).

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AnonimoSONYA MARINO

Salve prof.,
il canto III dell'Inferno tratta dellaport dell'inferno e del passaggio del'ACHERONTE.


vv.1-21
Qui Dante si trova davanti alla porta dell'inferno e nota sulla porta una scritta :" Lasciate ogni speranza voi che entrate " a queste parole oscure e dolorose Dante riflette come possa essere duro il viaggio che egli deve affrontare allora si rivolge a Virgilio esponendogli il suo dubbio sul senso di quella frase allora Virgilio gli risponde " qui si convien ..." conviene che lasci ogni dubbio e ogni paura qui perchè adesso siamo giunti nel luogo dove io ti avevo detto e qui vedrai le anime dannate immerse nel dolore che hanno perdutol'intelletto di Dio .

vv.22-69

non appena Dante e Virgilio oltrepassano la porta dell'inferno qui Dante incomincia a a sentire le urla sospiri e pianti di dolore così Dante si rivolge nuovamente a Virgilio chiedendogli la spiegazione di cio' che sente .
Virgilo gli risponde spiegandogli appunto che erano le anime dannate e si trattava degli IGNAVI loro non hanno una vera e propria colpa la loro colpa fu di non prendere mai una posizione quando erano in vita (Dante infatti li odia perchè per lui non c'è peggior colpa di chi è ambiguo e non prende posizione ).
Qui Dante guardando con maggior attenzione riconosce l'ombra di colui che aveva fatto il gran rifiuto (Celestino V )così immediatamente capii che si trovava davanti alla schiera dei vigliacchi e ai nemici di Dio .

vv.70-111

Giunti alla riva del gran fiume Acheronte Dante chiede a Virgilio spiegazione del motivo per cui tutte quell anime apparivano così desiderose di oltrepassare il fiume Virgilio risponde le cose che chiedi ti saranno chiare quando ci fermeremo sulla sponda dell' Acheronte .
La barca (traghetto)di dannati è guidata da Caronte qui quando egli si accorge che Dante era ancora vivo lo richiama dicendogli di allontanarsi pero' qui Virgilio lo richiama dicendogli "Caron,non ti crucciare..." Caronte non ti arrabbiare questo è quello che vuole Dio.
vv.112-136


Qui Virgilio si rivolge a Dante spiegandogli il dubbio che prima Dante gli aveva posto e dopo la risposta improvvisamente sente tremar la terra e così Dante sviene.


Celestino V
Egli è colui che Dante parla nel canto III del gran rifiuto, infatti a cio' c'è una spiegazione poichè egli quando venne eletto papa dopo neanche 5 mesi si ritira perchè è incapace di saper controllare la Chiesa di Roma e non riesce a sostenere piu' il suo ruolo il suo successore fu Bonifacio VIII.

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Anonimo CONCETTA RUSSO

Trama in sequenze:
vv. 1-21 La porta infernale: Dante è arrivato davanti la porta dell’inferno e su di essa legge una scritta che dice di abbandonare ogni speranza (di evadere dall’inferno) per coloro che vi entrano. Quest’iscrizione provoca nel poeta molta paura, ma Virgilio lo incoraggia e lo fa entrare nel mondo dei morti.
vv. 22-69 gli ignavi e la loro opera: Dante appena entrato nell’inferno sente molti lamenti e pianti e chiede a Virgilio chi fossero quelle persone che si lamentavano e piangevano, ed egli rispose che erano gli ignavi che erano stati rimandati nell’inferno perché hanno avuto una vita spregevole e non avevano commesso ne opere buone, ne cattive. Tra questi Dante riconosce Celestino V (che fece un gran rifiuto) e vede la loro pena: essi sono punti da mosconi e il loro sangue viene raccolto dai vermi.
vv.70-120 Caronte, traghettatore dei dannati: Dante giunge nel fiume Acheronte e li vi è Caronte che trasporta le anime da una riva all’altra e gli dice di ritornare indietro perché essendo vivo non può oltrepassare, ma interviene Virgilio e gli dice di tranquillizzarsi perché il viaggio di Dante è voluto da Dio.
vv.121-136 nel mentre che vi è un terremoto e le tenebre vengono squarciate da una luce rossa, Dante sviene.
Celestino V fu eletto papa dopo la morte di Niccolò IV ma non riuscì a controllare il potere della chiesa e si abdicò, e il suo successore fu Papa Bonifacio VIII.
Figure retoriche salienti:
vv.1-3 anafora
v.22 climax
vv.59-60 perifrasi
v.93 metonimia
vv. 112-117 similitudine
vv.112-117 la similitudine foglie/anime

CHARLIE GRIOLI

Canto III
La porta dell’inferno – vv 1-21
Con l’anafora “ Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente” inizia il viaggio di Dante nell’inferno, che riporta le parole scritte sulla porta dell’Inferno. Dante viene turbato da queste parole e chiede a Virgilio una spiegazione del loro significato. Il maestro risponde che quello è il punto dove si deve lasciare ogni esitazione e titubanza, essendo il luogo dove sono punite le genti dolorose che hanno perduto Dio. Poi Virgilio conforta Dante prendendolo per mano ed entrano così nelle segrete cose.
Gli Ignavi – vv 22-69
La prima impressione di Dante è uditiva: sospiri e pianti colpiscono il poeta che si commuove e inizia a piangere. Con la testa piena di dubbi allora il poeta chiede a Virgilio che cosa siano questi suoni, questa gente che sembra essere sopraffatta dal dolore. Virgilio inizia così a spiegare il luogo dove si trovano, l’Antinferno dove sono puniti le tristi anime che vissero senza titoli di merito e senza demeriti. Essi sono i cosiddetti ignavi che in vita non operarono né il bene né il male. Tra questi vi sono anche gli angeli che al tempo della rivolta di Lucifero non si schierarono ma si ritirarono non preoccupandosi della rivolta. Dante chiede inoltre perché essi si lamentano così forte ed egli risponde spiegando la loro pena e inoltre chiede al poeta di non continuare a parlare più di loro. Comunque mentre i due passano ignorandoli Dante continua a spiegare la loro pena: essi inseguono una bandiera che corre senza posa e sono condannati a correre nudi tormentati da vespe e mosconi che rigano di sangue il loro corpo e ai loro piedi un tappeto di vermi che succhia il loro sangue. Dante nota tra queste anime colui che per viltade fece il gran rifiuto ma non lo nomina. Essa è la figura di Celestino V.
Il fiume Acheronte e Caronte – vv 70-129
Guardando oltre Dante vede altre anime sulla riva del grande fiume Acheronte e chiede a Virgilio chi siano: ciò però gli sarà detto quando arriveranno al fiume e vergognandosi un po’ si scusa della sua impazienza. Ad un tratto arriva una barca guidata da un vecchio. Essa è la figura di Caronte il traghettatore di anime che rivolgendosi alle anime le sconforta e sottolinea l’eternità della loro pena. Poi si rivolge direttamente a Dante e gli dice che in quanto anima viva deve separarsi dai morti ma quest’ultimo esita. Allora Caronte gli dice che non era questa l’imbarcazione adatta per lui e ne doveva prendere un'altra. Virgilio allora spiega a Dante di non crucciarsi mentre le anime dei nuovi dannati sentendo Caronte si spaventano e cominciano a piangere e a bestemmiare Dio. Virgilio a questo punto comincia a spiegare come promesso in precedenza chi erano quelle anime.
Svenimento di Dante – vv 130-136
Virgilio ha appena finito la sua spiegazione quando la terra comincia a tremare e a Dante dalla paura gli suda la fronte. Dalla terra fuoriescono vapori e un fulmine rosso si scatena nell’aria. Ciò provoca lo svenimento di Dante che cade nel sonno.
Celestino V e Bonifacio VIII
Pietro da Morrone (Celestino V) nacque a Isernia nel 1215 da una piccola famiglia di contadini. Da giovane per un breve periodo soggiornò presso il monastero benedettino di Santa Maria. Successivamente qualche anno più tardi andò a Roma molto probabilmente presso il Laterano dove studiò per prendere i voti sacerdotali. Nel 1244 costituì una congregazione ecclesiastica riconosciuta dal Papa chiamata “Frati di Pietro da Morrone”. Il 29 Agosto del 1294 fu incoronato Papa in seguito alla morte di Niccolò IV con il nome di Celestino V. Circa 4 mesi dopo la sua incoronazione Celestino V scrisse una bolla nella quale si diceva che rinunciava al soglio pontificio per gravi motivi. Undici giorni dopo la sua abdicazione il conclave elesse il nuovo Papa, il cardinal Caetani che assunse il nome di Bonifacio VII. Appena salito ordinò l’arresto di Pietro da Morrone (Celestino V) che venne rinchiuso nella rocca di Fumone dove morì il 19 Maggio 1296.
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SPADARO RICCARDO

Buona sera prof:
Trama in sequenze:
Vv 1-21.Il terzo canto si apre con le iscrizioni sulla porta dell'inferno la quale informano le anime che dovranno intraprendere il viaggio oltre essa sul luogo in cui dovranno scontare le loro pene in eterno,così lette queste parole Dante si intimorisce ma grazie all'aiuto del suo maestro Virgilio decide di intraprendere lo stesso il viaggio.
Vv.22-69.Così oltrepassata la porta Dante si accorge di essere entrato in un luogo oscuro dove niente è visibile ai suoi occhi e dove le uniche cose che sente sono solo delle grida strazianti appartenenti alle anime dannate degli ignavi così gli chiede spiegazioni a Virgilio e lui gli risponde che le grida sono delle anime che in vita non hanno mai preso una posizione nè da una parte nè dall'altra e che per questo devono soffrire in eterno inseguendo un'insegna punti contemporaneamente da vespe e mosconi,il quale sangue viene succhiato da dei vermi.Ma Dante ad un certo punto si accorge che in questa massa di anime dannate vi era anche Celestino V protagonista del "grande rifiuto".
Vv.70-121.I due poeti proseguendo il cammino giungono alla riva del fiume Acheronte dove si riuniscono tutte le anime(che vengono paragonate alle foglie che in autunno si staccano dal ramo) per oltrepassare sull'altra sponda.Così improvvisamente giunge l'immagine di un demonio che maledice le anime;è Caronte il traghettatore dei dannati che vedendo Dante ancora vivo lo ammonisce dicendogli di ritornare nella selva oscura ma Virgilio lo contrabbatte dicendogli che il suo viaggio è voluto dal sommo Dio e che dovrà intraprendere la via che lo porterà al purgatorio.
Vv.121-136. Quì Dante chiede a Virgilio il motivo per cui le anime si affrettano a salire sulla barca per oltrepassare la sponda e lui gli risponde che sono spinti dalla curiosità e dalla giustizia divina che li sprona,ma imrovvisamente giunge un turbine di vento seguito da un terremoto che facendo tremare tutta la terra fa svenire Dante che si prepara a passare al cerchio successivo.

FIGURE RETORICHE:
Anafora iniziale vv.1-3

Climax vv.1.3 città dolente/etterno dolore

Chiasmo vv.vv.14-15
Perifrasi:Vv.16-71-73.104

Polisindeto v
Similitudini:Vv.55-108-127
Epitesi:Vv.141
Captatio Benevolentiae:Vv.74
Metonimia vv.v.93


Approfondimenti:
Celestino V e Bonifacio VIII

Celestino V prima di essere incoronato papa era un povero frate abruzzese di nome Pietro da Morrone. L’elezione di questo papa aveva fatto sperare quanti aspettavano da tempo la venuta di un “papa angelico” , capace di restituire slancio alla Chiesa. Ma Celestino si rivelò incapace di tenere sotto controllo il difficile governo della Chiesa di Roma e, dopo poco di cinque mesi, abdicò fuggendo anche a causa della Bolla pontificia emanata dal suo successore Bonifacio VIII(acerrimo nemico di Dante)che alla sua ascesa lo fece arrestare.


MARY PAFUMI

vv.1-21: Dante e Virgilio si trovano nell’antinferno, vi è una porta dove ci sono scritti 3 versi: “attraverso me si va nella città del dolore, attraverso me si va dove il dolore è eterno, attraverso me si va tra la gente dannata”, infatti Virgilio inizia a dire a Dante che deve mettere da parte ogni timore e ogni vigliaccheria prima di entrare in quel luogo perché vedrà persone che soffrono. Detto questo, si presero per mano e si incamminarono verso il mondo inaccessibile.
-vv.22-69: innanzitutto da adesso in poi prevalgono le percezioni uditive, cioè Dante sente voci, lamenti, ma non vede nessuno, infatti si chiede il motivo di così tanto lamento. Nell’antinferno si trovano gli ignavi, coloro che nella vita non hanno mai preso una posizione e nemmeno quando erano vivi venivano considerati. Ad un certo punto Dante vede una schiera di anime, tra le quali inizialmente non riconosce nessuno, solo dopo riconosce l’ombra di Celestino 5°, che nemmeno nomina perché rifiutò di fare il papa. Dante capì di che mondo si trattasse, anche perché vedeva che queste anime venivano punti da mosconi e da vespe e il loro sangue veniva succhiato da fastidiosi vermi.
-vv.70-120: Dante continua a chiedere a Virgilio di spiegargli chi fossero tutte quelle anime e Virgilio gli risponde che lo saprà appena saranno arrivati alla riva del fiume Acheronte. Qui entra in scena Caronte, che viene presentato come un uomo vecchio con la barba bianca, sarà colui che li aiuterà a passare il fiume per arrivare nell’altra riva. Quest’ultimo chiede a Dante, in quanto anima viva, il perché lui si trova li, in mezzo a tutte quelle anime morte, dicendogli di andarsene, ma Dante non lo fa e Caronte a questo punto lo fa salire sulla barca. Le anime si raccolsero tutte insieme piangendo, Caronte con gli occhi rossi come infuocati e con un semplice gesto, li richiama tutti, le quali si precipitano da quella spiaggia una per una, ubbidendo al demonio, come gli uccelli quando rispondono al richiamo del cacciatore.
-vv.121-136: Virgilio spiega a Dante che tutti quelli che muoiono in peccato mortale, si radunano li, per volere di Dio, quindi il timore si trasforma in desiderio, spiegandole anche che questa è il motivo del perché Caronte si lamenta della sua presenza. Dopo che Virgilio disse ciò, ci fu un fortissimo terremoto, che fece perdere i sensi a Dante, che cadde svenuto. Lo svenimento serve a Dante per poter passare nell’altro cerchio senza seguire la via percorsa dai dannati.
FIGURE RETORICHE:
•ANAFORA:vv.1-3, ha la funzione di rendere più drammatico il messaggio.
•CLIMAX ASCENDENTE:v. 22 “sospiri, pianti…guai”
•SIMILITUDINE:v.30 “come la rena quando turbo spira”
•PERIFRASI: v.36
•PERIFRASI:vv. 59-60
•STILEMA: v.83, introduce Caronte attraverso una descrizione.
•CHIASMO:vv. 95-96
•METAFORA:v.97
•PERIFRASI:v.98
•METAFORA:v.99
•SIMILITUDINE:vv.112-117

A domani prof..

YVONNE SGROI
Buona sera prof...
ecco il mio commento...

Canto III

PORTA DELL’INFERNO
Versi da 1 a 21: Dante è giunto alla porta dell’inferno sulla quale vi legge “Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. […]”, cioè è un “invito” ad abbandonare ogni speranza (di evadere dall’inferno) per coloro che vi entrano. Ciò mette inquietudine al poeta, ma il suo maestro, Virgilio, lo incoraggia e invita ad entrare nel mondo dei morti.

L’OPERA DEGLI IGNAVI
versi da 22 a 69: appena entrato nell’Inferno, Dante, sente pianti e lamenti e, a Virgilio, chiede chi fossero quelle persone che si tormentavano, gli rispose che essi erano gli ignavi. Gli spiegò che si trovavano nell’Inferno perché non avevano commesso ne opere buone, ne cattive. Guardando bene, il poeta, si accorse di riconoscere un’anima: era Celestino V che fece il gran rifiuto a una carica importantissima( infatti papa Celestino V fu l’unico papa nella storia Cristiana ad abdicare). Infine ci viene raccontato che tutti gli ignavi sono punti da mosconi e il loro sangue viene raccolto dai vermi.

CARONTE
versi da 70 a 120: raggiunto il fiume Acheronte, Dante e Virgilio incontrano Caronte. Il suo compito è di trasportare le anime da una riva all’altra, ma, vedendo Dante ancora vivo, gli dice di ritornare indietro perché non può oltrepassare il fiume, allora interviene Virgilio il quale gli dice che il viaggio di Dante è voluto da Dio.

verso dal 121 al 136: Virgilio spiega a Dante che tutti quelli che muoiono nell’ira di Dio arrivano fin lì da qualsiasi paese giungano e che di lì non passa mai anima che sia in Grazia di Dio, ma solo i dannati per questo Caronte non voleva farlo passare. Nel frattempo, la terra bagnata dalle lacrime dei dannati, sprigionò un vento e vi fu una luce che squarciò le tenebre, tale luce vinse le sue facoltà sensitive e Dante svenne.

FIGURE RETORICHE:
vv.1-3 anafora
v.22 climax
vv.59-60 perifrasi
v.93 metonimia
vv. 112-117 similitudine
vv.112-117 la similitudine foglie/anime

MARCO SIRACUSANO

Vv. 1-21
Virgilio e Dante si trovano davanti la porta dell'Inferno. Dante viene scoraggiato per via della lapide sulla porta, in cui vi è incisa una scritta che avverte chiunque la passi, del dolore che si trova al di là di essa. Ma Virgilio lo conforta e lo convince a lasciare ogni dubbio. Quindi tenendolo per mano lo spinge verso il regno delle tenebre.

Vv. 22-69
Entrato nel regno dei morti, Dante è colpito da urla e lamenti. Chiede a Virgilio chi sono quelle anime che lagnano e scopre che sono gli ignavi. Virgilio spinge il poeta oltre e a guardare solamente perché gli ignavi sono degni di nulla. Dante nota Papa Celestino V, colui che rifiutò la carica papale, non lo nomina nemmeno, mentre passa. Gli ignavi sono coloro che in vita non riuscirono a prendere una posizione, infatti tra di loro si trovano gli angeli che al momento dello scontro tra Dio e Lucifero rimasero neutrali. Costretti a correre dietro un'insegna, gli ignavi, vengono punti da vespe e mosconi, mentre il loro sangue cade a terra raccolto da vermi.

Vv. 70-111
Dante nota sulla riva dell'Acheronte molte anime che sembra vogliano passare dall'altra parte e si domanda perché. Virgilio risponde di avere pazienza perché avrà presto la risposta. Compare sul fiume una barca condotta da un vecchio, Caronte, che accorgendosi di Dante gli ordina di tornare indietro, perché di li non può passare, perché vivo. Ma Virgilio dice a Caronte di non arrabbiarsi dicendo che il viaggio è voluto da Dio. Intanto le anime, bestemmiando Dio,tentano di salire sulla barca e Caronte le spinge con il remo.
Vv 121-136
Virgilio stava spiegando a Dante che attraverso il fiume possono passare solo le anime dannati, quando la terra cominciò a tremare e il poeta svenne. Al suo risveglio si ritroverà al di là del fiume.

Fiugure retoriche:
Anafora: Vv.1-3
Climax: Vv.22
Perifrasi: Vv.59-60
Epitesi:Vv.141
Captatio Benevolentiae:Vv.74
Similitudine: Vv. 112-117
.

ROSARIO BONACCORSI

vv.1-21

Virgilio e Dante,si trovano davanti alla porta dell'inferno.
Davanti alla porta dell'inferno vi è una scritta e spaventa Dante in cui si dice che,chi varca la porta perde ogni speranza,Virgilio lo incoraggia a lasciare i suoi dubbi,lo prende per mano e lo introduce nell'inferno.

Vv.22-69

Giunto nell'inferno il poeta è in lacrime e vede delle persone lamentarsi.Virgilio gli spiega che sono le anime degl'ignavi,cioè di quelli che conducono una vita senza scopo,e non si meritano niente.Dante riconosce L'ombra di chi fece il grande rifiuto,Celestino V.
Il poeta guarda gl'ignavi,obbligati a correre dietro un insegna punti da vespe e mosconi,mentre il sangue e le lacrime scendono a terra sul corpo dei vermi.

Vv.70-120

Il poeta vede tante anime alla riva di un fiume,dove improvvisamente vede una barca guidata da un vecchio canuro di nome"Caronte",che urlando minaccia Dante dicendogli di tornare indietro perchè non sarebbe potuto passare.Virgilio però riferisce che il viaggio di Dante è voluto da Dio.Intanto le anime salgono sulla barca urlando.

Vv.112-136

Virgilio dice a Dante che attraverso quel fiume non possono passare le anime che sono dannate.Successivamente ci fù un pauroso terremoto e un bagliore di luce,il poeta perse i sensi e svenne.

Approfondimenti:

Celestino V viene eletto papa casualmente per volere dei vescovi.
Egli non era d'accordo su questa decisione,ma venne catturato e incoronato ugualmente.Celestino V voleva abbandonare il papato,quindi preparò un documento,scritto dal cardinale Caetani in cui vi era riferita la sua rinuncia al papato.Così il cardinale Caetani divenne papa con il nome di Bonifacio VIII,facendo arrestare Celestino V.

Figure Retoriche:

Anafora:Vv.1-3;
Climax:Vv.1-3;
Chiasmo:Vv.14-15;
Metonimia:Vv.93;
Perifrasi:Vv.16-71-73-104;
Similitudini:Vv.108-55-127;
Epitesi:Vv.141;
Captatio Benevolentiae:Vv.74;

SANDRO DEL POPOLO
Trama in sequenze:
Vv 1-21
Dante inizia il suo viaggio nell'inferno con Virgilio.Arrivato alla porta legge una scritta che lo agita:"Perdete ogni speranza,voi ch'intrate".

Vv 22-69
Entrato nell'inferno egli sente parecchie grida che gli mettono inquietudine. Virgilio spiega che si trovano nell'antinferno,luogo in cui si trovano gli ignavi,persone che non si sono distinte nè per opere buone nè per opere cattive.La loro pena è quella di vagare in questo luogo tormentati da vespe e mosconi.

Vv 70-129
Arrivato sulla riva del fiume Acheronte trova la figura di Caronte il traghettatore di anime.Quest'ultimo vedendo Dante gli dice di separarsi dai morti in quanto egli è un'anima viva.

Vv130-136
Mentre Virgilio spiega a Dante chi erano quelle anime intorno a lui,la terra trema provocando lo svenimento di Dante.Questo episodio simboleggia il passaggio al cerchio successivo.

FIGURE RETORICHE:
vv.1-3 anafora
v.22 climax
vv.59-60 perifrasi
v.93 metonimia
vv. 112-117 similitudine.











mercoledì 11 febbraio 2009

LABORATORIO DI SCRITTURA (CANTO II)


SANDRO DEL POPOLO

Salve prof,
Trama in sequenze:

Vv 1-9
Il venerdì Santo si avviava alla conclusione e si avvicinava il tramonto quando Dante si avvicinava verso il regno del buio. Durante il suo avvicinamento egli,invoca le "muse" affinchè lo guidino in questo arduo percorso.

Vv 10-42

Dante paragona il suo viaggio a quello compiuto da Enea e San Pietro.In particolare,a differenza di quest'ultimi,egli non trova un senso per il proprio e si abbatte.

Vv 43-126

Virgilio,che accompagna Dante per l'inferno,persuade quest'ultimo a non mollare proprio adesso. Inoltre spiega che,mentre egli i trovava nel limbo,Beatrice gli ha chiesto di accompagnarlo per l'inferno per farlo giungere fino in paradiso dove incontrerà proprio Beatrice.Inoltre aggiunge che Beatrice è stata mandata della Madonna e da Santa Lucia.

Vv 127-142

Dante,rincuorato dalle parole di Virgilio decide di riprendere il viaggio.

2)figure retoriche:

Perifrasi:16-71-73
Similitudine:108-127-132
Captatio Benevolentiae:59-74.

CONCETTA RUSSO

Trama in sequenze
vv. 1-9 Nei primi versi vi è il proemio, ovvero l'introduzione all'inferno e la descrizione del paesaggio; Era l'8 aprile del 1300 ed era l'ora del tramonto e Dante invoca le Muse per aiutarlo.
vv. 10-42 Dubbi di Dante: egli pensa che non è ne Enea (il fondatore di Roma, destinato da Dio), ne S. Paolo(che ebbe il compito di dare vigore alla fede cristiana che apre all'umanità le via della salvezza) e quindi non merita di affrontare il viaggio perché è privo di finalità.
vv. 43-126 Il conforto di Virgilio: egli rassicura Dante dicendo che Beatrice l'aveva mandato in suo soccorso in modo da non farlo ricadere nuovamente nel peccato e in cambio gli promette di ricordarlo a Dio, quando sarà tornata nel regno dei cieli; e che la salvezza di Dante l'aveva voluta Maria e Santa Lucia.
vv.127-142 Dante riprende coraggio ed esprime il suo sentimento di gratitudine nei confronti di Beatrice e di Virgilio ed esorta la sua guida a mettersi subito in cammino.

Figure retoriche salienti:
metafora v. 4
perifrasi v. 24
captatio benevolentiae vv.58-60



GIUSEPPE LONGO

TRAMA IN SEQUENZE

Vv. 1-9
Sta scendendo la sera e mentre l'oscurità dell'aria porta quiete e riposo a tutti gli esseri sulla terra, solo Dante si accinge alla grande impresa e si prepara a sostenere la fatica del cammino. Il poeta invoca perciò le muse e l'aiuto del suo ingegno, solo adesso la sua memoria potrà dar prova delle sue capacità.

Vv 10-42
Dopo l'invocazione Dante preoccupato si rivolge a Virgilio affermando che in effetti sia il viaggio di Enea che quello di S. Paolo avevano avuto una funzione precisa (polica e religiosa) e comunque stavano dietro un progetto divino. Il poeta, molto dubbioso, si chiede il motivo per cui doveva affrontare il viaggio.

Vv. 43-126
Alle parole piene di dubbio, Virgilio risponde rimproverandolo per la viltà, poichè i suoi dubbi non sono motivati, ma solo mancanza di coraggio. E per togliergli ogni dubbio gli narra come, mentre si trovava nel Limbo, si sia presentata a lui una donna invitandolo ad accorrere in aiuto di Dante, dichiarando di essere Beatrice. Ella spiega a Virgilio di essere scesa all'Inferno su invito di S.Lucia, a sua volta sollecitata dalla Madonna, che ha provato compassione per Dante. Quindi Virgilio invita Dante a prendere coraggio perchè tre donne benedette lo proteggono dal cielo.

Vv. 127-142
Come i fiori, chiusi durante la notte, riprendono vigore con i primi raggi del sole, così Dante si rinfranca alle parole di Virgilio e rivolge un ringraziamento a Beatrice per la sua bontà e a Virgilio per la sua pronta obbedienza a lei. Adesso è forte e pronto al viaggio.I due poeti riprendono il cammino.

FIGURE RETORICHE

Perifrasi: nei versi 16, 71 e 73
Epitesi: nel verso 141
Captatio benevolentiae: nel verso 74
Similitudini: nei versi 108 e 127.

SONYA MARINOSalve prof.,
Canto II

vv.1-9
Il viaggio di Dante all'inerno inizia durante il tramonto del venerdì santo 8 aprile 1300 qui Dante inizia il secondo canto con l'introduzione all'inferno nei primi versi egli invoca le muse per assisterlo durante il viaggio e per aiutarlo a ricordare gli eventi accaduti per poterli trascrivere

vv.10-42
Dante si rivolge a Virgilio ponendo degli interrogativi sulla sua possibilita' di affrontare il viaggio e sulla sua virtu' poichè secondo lui non si trova a livello di S.Paole e di Enea che per ragioni storico-religioso avevano compiuto gia' quel viaggio


vv.43-126

Qui Virgilio risponde a Dante ai suoi interrogativi dicendogli :"se io ho capito bene il tuo discorso ,l'anima tua è offesa da vigliaccheria la quale molte volte ostacola l'uomo a tal punto da distorglierlo dal compimento di un'impresa onorevole"e dopo queste parole Virgilio aggiunse :"perchè tu ti sciolga da questa paura ti diro' perchè sono venuto in tuo aiuto ".
e incomincia il racconto :
che egli si trovava tra i sospesi (cioè nel limbo) quando venne chiamato da una bella e beata donna con gli occhi splendenti piu' delle stelle e si rivolse a lui dicendogli(si tratta di Beatrice) :"O anima cortese mantoana ...."che il suo amico (Dante) si trovava sul pendio deserto e ha trovato così tanti ostacoli nel cammino verso il colle che per paura gia' si era voltato per tornare dentro la selva ,ora per paura che egli si sia smarrito vai in suo aiuto .
a questo comando Virgilio rispose:
"O donna di virtù sola per cui...."
signora di virtu' mi è tanto gradito il tuo ordine che se gia' avessi cominciato a eseguirlo mi sembrerebbe pur sempre di aver obbedito tardi .e poi aggiunse :"dimmi il motivo per cui non temi di scendere quaggiu'"
e lei risponde che bisogna temere soltanto le cose che posso far male agli altri come il potere, le altre no perchè non possono far male e quindi non sono temibili .In Paradiso c'è una donna che si rammarica a causa di questo impedimento (la donna a cui fa riferimento è Maria) così che richiama Lucia e le dice "ora ho bisogno di te colui che ti è devoto a te lo raccomando perchè tu lo aiuti e lo salvi .
Lucia raggiunse Beatrice che stava seduta sull 'Antico Testamento vicino Rachele e le disse :
"Beatrice tu che sei la vera gloria di Dio perchè non vai in aiuto di colui che tanto ti amo' e che per averti amata si distinse dal volgo e dalla gente volgare? non senti l'angoscia del suo pianto ?non vedi la morte della sua anima e il pericolo di dannazione che combatte nel fiume del peccato così tempestoso che neanche il mare è superiore .
Finito il racconto Virgilio dice e come Beatrice volle venni ti sottrasi al pericolo della lupa ,e da qui incomincia a richiamare Dante dicendo : che significa il tuo comportamento ? perchè hai tanto vigliaccheria nel cuore ?perchè non hai il coraggio di liberarti della paura dal momento che tre donne benedette dotate di grandissimo potere si curano di te (si riferisce a MARIA ,LUCIA e BEATRICE)

vv.127-142

Dante richiamato e incoraggiato da Virgilio e ascoltate le sue parole risponde "Or va ch'un sol..." va pure dunque tu sarai la mia guida il mio maestro e così procede per il cammino .

ANTONELLA SALVA'
Invocazione alle muse.
VV 1-9 Il canto inizia con la descrizione dell’ora del giorno e dello stato d’animo del poeta, come nei poemi antichi Dante invoca le muse perché possa essere sorretto nella composizione della sua opera e nel suo viaggio ultraterreno.
Dubbi di Dante.
VV10-42 Nel momento in cui deve intraprendere il cammino, Dante si rivolge a Virgilio ed espone i suoi timori e i suoi dubbi. Il poeta chiede al maestro conferma dell’adeguatezza delle proprie capacità con un serrato ragionamento e perché proprio lui dovrebbe essere prescelto da Dio per compiere il viaggio di salvazione dell’umanità.
Il conforto di Virgilio.
VV43-126 Virgilio, dopo un aspro rimprovero al discepolo si articola in due parti: il racconto della discesa di Beatrice nel limbo,( questa è delineata da Virgilio con i moduli tipici dello stilnovismo). Beatrice dichiara di avere lasciato il paradiso spinta dall’amore per l’amico della giovinezza che si trova nel grave pericolo della dannazione eterna. Virgilio si mostra subito pronto a ubbidire a Beatrice anche se non riesce a capire, come mai la donna celeste non abbia temuto di scendere nell’inferno. Ella spiega allora che, essendo beata, non può essere toccata dalla miseria di quel luogo e che è scesa su invito di Santa Lucia, a sua volta sollecitata dalla Vergine Maria che si è impietosita delle miserie condizioni in cui versava Dante.
Dante riprende coraggio.
VV 127-142il discorso di Virgilio termina con una serie di domande al discepolo sui motivi del suo inspiegabile indugio ad iniziare il viaggio, dato che esso è voluto da Dio e da tre donne celesti: Lucia, Beatrice e la Vergine.


FIGURE RETORICHE:
v.16-21-24-61-73 perifrasti
v.64-65-76-78 allegoria
v.58-60-73-74 captatio benevolentia
v.108 metafora
v.37-39-127-132 similitudine


STEFANO CONTI NIBALI

Invocazione alle muse.
VV 1-9 Il canto inizia con la descrizione dell’ora del giorno e dello stato d’animo del poeta, come nei poemi antichi Dante invoca le muse perché possa essere sorretto nella composizione della sua opera e nel suo viaggio ultraterreno.
Dubbi di Dante.
VV10-42 Nel momento in cui deve intraprendere il cammino, Dante si rivolge a Virgilio ed espone i suoi timori e i suoi dubbi. Il poeta chiede al maestro conferma dell’adeguatezza delle proprie capacità con un serrato ragionamento e perché proprio lui dovrebbe essere prescelto da Dio per compiere il viaggio di salvazione dell’umanità.
Il conforto di Virgilio.
VV43-126 Virgilio, dopo un aspro rimprovero al discepolo si articola in due parti: il racconto della discesa di Beatrice nel limbo,( questa è delineata da Virgilio con i moduli tipici dello stilnovismo). Beatrice dichiara di avere lasciato il paradiso spinta dall’amore per l’amico della giovinezza che si trova nel grave pericolo della dannazione eterna. Virgilio si mostra subito pronto a ubbidire a Beatrice anche se non riesce a capire, come mai la donna celeste non abbia temuto di scendere nell’inferno. Ella spiega allora che, essendo beata, non può essere toccata dalla miseria di quel luogo e che è scesa su invito di Santa Lucia, a sua volta sollecitata dalla Vergine Maria che si è impietosita delle miserie condizioni in cui versava Dante.
Dante riprende coraggio.
VV 127-142il discorso di Virgilio termina con una serie di domande al discepolo sui motivi del suo inspiegabile indugio ad iniziare il viaggio, dato che esso è voluto da Dio e da tre donne celesti: Lucia, Beatrice e la Vergine.

ROSARIO BONACCORSI

Salve prof,


Vv 1-9

Il giorno ormia si avviava al tramonto,e l'aria scura sottraeva il riposo a tutti gli essere sulla terra.Solo Dante sosteneva la fatica del cammino.Il poeta invoca le muse chiedendo loro aiuto,dopo l'invocazione la sua memoria potrà dar prova delle sue capacità.

Vv 10-42

Dopo aver invocato le muse,Dante molto preoccupato si rivolge a Virglio,e gli chiede perchè egli deve affrontare questo viaggio.Dante inoltre rivolgendosi a Virglio,disse che Enea e S.Paolo avevano affrontato questo viaggio per un progetto divino.

Vv 43-126

Dopo tanti dubbi,Virgilio lo rimprovera per la sua vigliaccheria e gli spiega che durante il suo viaggio nel Limbo,gli apparve una donna e gli disse di essere Beatrice,e di voler aiutare Dante.Beatrice era arrivata all'inferno grazie a S.Lucia,che a sua volta era stata aiutata dalla Madonna.Virgilio inoltre dice a Dante di prendere coraggio perchè dal cielo lo aiuteranno tre donne benedette.

Vv 127-142

Così Dante viene paragonato ai fiori,che di notte rimangono chiusi e di giorno grazie alla luce del sole riprendono vigore.Dante dopo aver ascoltato Virgilio decide di intraprendere il viaggio che lo porterà all'inferno percorrendo le vie della Selva oscura,accompagnato da Virgilio.

Figure retoriche:

Perifrasi:Vv 16-71-73
Similitudini:Vv 108-127
Epitesi:Vv 141
Captatio Benevolentia:Vv 74

Spero di aver risposto in modo corretto.

Marco Siracusano.

Vv 1-9
Mentre cala il tramonto, Dante è l'unico, tra gli esseri, ad affrontare quell'ardua impresa.
Il poeta parla della sua memoria, che dovrà ricordare del viaggio che farà e invoca le Muse per aiutarlo nel suo cammino.

Vv 10-42
Il poeta paragona a malincuore il suo viaggio all'Inferno con quello di Enea e San Paolo, che avevano affrontato il viaggio per nobili scopi e soprattutto dietro progetto divino. Dante, confuso, si domanda perchè deve affrontare il viaggio.

Vv 43-126
Da questa confusione ne ricava solo un rimprovero da parte di Virgilio che gli racconta del viaggio nel Limbo dove gli si presentò un donna, Beatrice, che lo invitò ad aiutare Dante. Beatrice scese nell'Inferno su invito di Santa Lucia e della Madonna, ecco perchè Virgilio dice al poeta di non preoccuparsi perchè tre donne lo proteggono dall'alto.

Vv 127-142
Dante confortato dalle parole di Virgilio è finalmente pronto ad affrontare il viaggio nel regno delle tenebre, quindi riprendono il cammino.


Figure retoriche

Perifrasi: versi 16, 71 e 73
Epitesi: verso 141
Captatio benevolentiae: versi 59 e 74
Similitudini: versi 108, 127 e 132.

YVONNE SGROI

Sera prof...
ecco le mie risposte..


Trama in sequenze:

Versi 1-9
stava per concludersi il giorno del venerdì Santo, iniziò il tramonto quando Dante iniziò ad avviarsi verso il regno del buio. Durante questo viaggio invoca le muse pregandole di guidarlo per tutto il viaggio.

Versi 10-42
In questi versi Dante è portato a paragonare il suo viaggio a quello affrontato da Enea( nell’Eneide) e a qullo compiuto da San Pietro. Però a differenza loro, i cui viaggi avevano un fine, Dante non riesce a trovare nessun senso nel viaggio che ha intrapreso.

Versi 43-126
Dante abbattuto, non vorrebbe continuare il viaggio, ma Virgilio lo persuade a non abbandonare proprio ora il viaggio in quanto egli lo accompagnerà fino alla porta del Paradiso ove Dante incontrerà Beatrice, mandata dalla Santa Vergine Maria e da Santa Lucia.

Versi 127-142
Virgilio convince Dante di continuare il viaggio.

FIGURE RETORICHE:
Perifrasi nei versi 16-71-73
Similitudine nei versi 108-127-132
Captatio Benevolentiae nei versi 59-74.

15 febbraio 2009 7.19

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BloggerFEDE

Αντικείμενο καθ. =)
Trama in sequenze:

Vv 1-9 -invocazione alle muse-
Dante inizia con la descrizione dell'ambiente;si trova ormai al cader della notte.Questo canto che è legato al precedente, afferma dei segni di fatica nel vivere da parte di Dante,e inoltre si riscontra l'idea di unicità del destino umano,che vaòe per tutti gli essere umani. Si ha l'invocazione alle muse perchè lo ispirino ed assistano nella trascrizione degli eventi che sosterranno il suo viaggio.

Vv 10-42 -Dante dialoga con Virgilio-
Dante appare incerto,con perplessità ed esitazioni,e comincia infatti a non sentirsi degno di essere stato assunto per questo grande compito,in quanto si paragona con S. Paolo ed Enea. Questo dubbio nasce dalla validità della sua persona,che gli sembra inadeguata èer la sitazione. Così questo "dramma" prende una forma più emblematica-psicologica, e così si giustifica la presenza delle tre donne benedette che lo sosterranno in questo percorso per la salvezza.

Vv 42-126 -Virgilio si rivolge a Dante-
Dante viene richiamato ma allo stesso tempo rincuorato da Virgilio, che ascoltando le sue parole ringrazia Beatrice per la sua bontà.Così è pronto a riaffrontare il viaggio.I due poeti riprendono così il cammino.

-> Figure retoriche <- Perifrasi:nei versi 16-71-73 Epitesi:nel verso 141 Allegoria:nei versi 64-65-76-78 Captatio benevolentiae:nel verso 74 Similitudini:nei versi 108-127 Βλέπω ότι έχετε!! ;)

GIADA GIUFFRIDA

Vv. 1/9 Il secondo canto inizia con l’arrivo della sera, che rappresenta il dubbio che sorge alla scomparsa del sole-Dio. Dante si rivolge alle muse perché lo ispirino ed assistano nella trascrizione degli eventi che segneranno il suo viaggio.

Vv. 10/42 Dante pone il proprio viaggio in relazione a due altri viaggi ultraterreni: quello del pagano Enea e quello del cristiano Paolo. Entrambi sono stati voluti dalla divina Provvidenza. Il viaggio di Enea ha infatti preparato la fondazione dell’Impero di Roma.
Il viaggio di San Paolo ha invece rafforzato il messaggio evangelico diffuso da Cristo. Così Dante si pone il dubbio del fine del suo viaggio e ha paura di non essere degno del compito, non conoscendo chi l’ha mandato.

Vv. 43/126 Virgilio aiuta Dante a trovare la risposta ai suoi dubbi, dicendogli che Maria è al vertice di una piramide, di una grande macchina teologica che si mette in azione in favore e in difesa dell’umanità smarrita (personificata da Dante) per ricondurla alla salvezza. Da sola, con le sue forza, l’umanità non può superare il blocco posto dalle tre fiere. Così chiede aiuto a Lucia, la quale chiama Beatrice. La Madonna, Lucia e Beatrice rappresentano tre aspetti della Grazia: cioè del soccorso che Dio invia agli uomini: rispettivamente la Grazia preveniente (Maria), che giunge prima del bisogno; la Grazia illuminante (Lucia), che rischiara la mente dei fedeli e la Grazia operante (Beatrice), che guida la sua azione.

Vv. 127/142 Grazie a Beatrice e al cortese Virgilio, Dante ritorna alla decisione di prima e riprende il viaggio arduo e selvaggio.



martedì 10 febbraio 2009

CANTO III INFERNO



"Per per si va ne la città dolente,

per me si va ne l’etterno dolore,

3 per me si va tra la perduta gente.

Giustizia mosse il mio alto fattore;

fecemi la divina podestate,

6 la somma sapïenza e ’l primo amore.

Dinanzi a me non fuor cose create

se non etterne, e io etterno duro.

9 Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate".

Queste parole di colore oscuro

vid’ïo scritte al sommo di una porta;

12 per ch’io: "Maestro, il senso lor m’è duro".

Ed elli a me, come persona accorta:

"Qui si convien lasciare ogne sospetto;

15 ogne viltà convien che qui sia morta.

Noi siam venuti al loco ov’i’ t’ho detto

che tu vedrai le genti dolorose

18 c’hanno perduto il ben de l’intelletto".

E poi che la sua mano a la mia puose

con lieto volto, ond’io mi confortai,

21 mi mise dentro a le segrete cose.

Quivi sospiri, pianti e alti guai

risonavan per l’aere sanza stelle,

24 per ch’io al cominciar ne lagrimai.

Diverse lingue, orribili favelle,

parole di dolore, accenti d’ira,

27 voci alte e fioche, e suon di man con elle

facevano un tumulto, il qual s’aggira

sempre in quell’aura sanza tempo tinta,

30 come la rena quando turbo spira.

E io ch’avea d’error la testa cinta,

dissi: "Maestro, che è quel ch’i’ odo?

33 e che gent’è che par nel duol sì vinta?".

Ed elli a me: "Questo misero modo

tegnon l’anime triste di coloro

36 che visser sanza ’nfamia e sanza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro

de li angeli che non furon ribelli

39 né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.

Caccianli i ciel per non esser men belli,

né lo profondo inferno li riceve,

42 ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli".

E io: "Maestro, che è tanto greve

a lor che lamentar li fa sì forte?".

45 Rispuose: "Dicerolti molto breve.

Questi non hanno speranza di morte,

e la lor cieca vita è tanto bassa,

48 che ’nvidïosi son d’ogne altra sorte.

Fama di loro il mondo esser non lassa;

misericordia e giustizia li sdegna:

51 non ragioniam di lor, ma guarda e passa".

E io, che riguardai, vidi una ’nsegna

che girando correva tanto ratta,

54 che d’ogne posa mi parea indegna;

e dietro le venìa sì lunga tratta

di gente, ch’i’ non averei creduto

57 che morte tanta n’avesse disfatta.

Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,

vidi e conobbi l’ombra di colui

60 che fece per viltade il gran rifiuto.

Incontanente intesi e certo fui

che questa era la setta d’i cattivi,

63 a Dio spiacenti e a’ nemici sui.

Questi sciaurati, che mai non fur vivi,

erano ignudi e stimolati molto

66 da mosconi e da vespe ch’eran ivi.

Elle rigavan lor di sangue il volto,

che, mischiato di lagrime, a’ lor piedi

69 da fastidiosi vermi era ricolto.

E poi ch’a riguardar oltre mi diedi,

vidi genti a la riva d’un gran fiume;

72 per ch’io dissi: "Maestro, or mi concedi

ch’i’ sappia quali sono, e qual costume

le fa di trapassar parer sì pronte,

75 com’i’ discerno per lo fioco lume".

Ed elli a me: "Le cose ti fier conte

quando noi fermerem li nostri passi

78 su la trista riviera d’Acheronte".

Allor con li occhi vergognosi e bassi,

temendo no ’l mio dir li fosse grave,

81 infino al fiume del parlar mi trassi.

Ed ecco verso noi venir per nave

un vecchio, bianco per antico pelo,

84 gridando: "Guai a voi, anime prave!

Non isperate mai veder lo cielo:

i’ vegno per menarvi a l’altra riva

87 ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo.

E tu che se’ costì, anima viva,

pàrtiti da cotesti che son morti".

90 Ma poi che vide ch’io non mi partiva,

disse: "Per altra via, per altri porti

verrai a piaggia, non qui, per passare:

93 più lieve legno convien che ti porti".

E ’l duca lui: "Caron, non ti crucciare:

vuolsi così colà dove si puote

96 ciò che si vuole, e più non dimandare".

Quinci fuor quete le lanose gote

al nocchier de la livida palude,

99 che ’ntorno a li occhi avea di fiamme rote.

Ma quell’anime, ch’eran lasse e nude,

cangiar colore e dibattero i denti,

102 ratto che ’nteser le parole crude.

Bestemmiavano Dio e lor parenti,

l’umana spezie e ’l loco e ’l tempo e ’l seme

105 di lor semenza e di lor nascimenti.

Poi si ritrasser tutte quante insieme,

forte piangendo, a la riva malvagia

108 ch’attende ciascun uom che Dio non teme.

Caron dimonio, con occhi di bragia

loro accennando, tutte le raccoglie;

111 batte col remo qualunque s’adagia.

Come d’autunno si levan le foglie

l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo

114 vede a la terra tutte le sue spoglie,

similemente il mal seme d’Adamo

gittansi di quel lito ad una ad una,

117 per cenni come augel per suo richiamo.

Così sen vanno su per l’onda bruna,

e avanti che sien di là discese,

120 anche di qua nuova schiera s’auna.

"Figliuol mio", disse ’l maestro cortese,

"quelli che muoion ne l’ira di Dio

123 tutti convegnon qui d’ogne paese;

e pronti sono a trapassar lo rio,

ché la divina giustizia li sprona,

126 sì che la tema si volve in disio.

Quinci non passa mai anima buona;

e però, se Caron di te si lagna,

129 ben puoi sapere omai che ’l suo dir suona".

Finito questo, la buia campagna

tremò si forte, che de lo spavento

132 la mente di sudore ancor mi bagna.

La terra lagrimosa diede vento,

che balenò una luce vermiglia

la qual mi vinse ciascun sentimento;

136 e caddi come l’uom cui sonno piglia.


Approfondite la figura storica di Celestino V e il suo rapporto con Bonifacio VIII

la trama in sequenze

vv.1-21

vv.22-69

vv.70-120

vv.121-136


Figure retoriche salienti