D'Annunzio volle essere eccezionale come uomo prima ancora che come scrittore , e mise nel costruire la propria immagine un impegno mai visto prima.Per lui l'uomo superiore deve"fare la propria vita , come si fa un'opera d'arte".Lungo il corso della sua opera egli incarna questo ideale in se stesso e nei suoi personaggi; lo arricchisce di nuovi motivi,ma mantiene una sostanziale continuità.
Nella sua tumultuosa biografia si possono individuare due costanti:
- la volontà di fare della propria vita un'opera d'arte secondo la moda decadente del tempo , privilegiando i valori estetici e sensuali su quelli morali. Di qui, l'amore per lo sfarzo e il lusso, l'esibizionismo delle proprie relazioni amorose con donne aristocratiche e famose, l'ostentazione dell'indifferenza per le norme della morale comune.
- l'attiva presenza nella vita politica italiana, nel periodo cruciale tra la crisi di fine secolo e l'avvento del Fascismo, durante il quale D'Annunzio seppe interpretare alcune tendenze presenti soprattutto nella piccola borghesia italiana: l'avversione per l'ascesa delle masse popolari e per il socialismo, l'opposizione al riformismo giolittiano tacciato di compromissione con i socialisti e incapace di fare dell'Italia una grande potenza.
Il 12 Settembre 1919, alla testa di un manipolo di legionari, occupò FIUME , contesa tra Italia e Iugoslavia e oggetto di laboriose trattative tra i vincitori a Parigi. D'Annunzio governò per un anno la città con metodi personalistici e corporativi finchè, nel Natale 1920, dovette sgomberare in seguito al deciso intervento dell'esercito italiano.
La produzione letteraria di D'Annunzio fu lo specchio della sua ideologia , in questo riflette gli aspetti più appariscenti del Decadentismo.
Egli seppe farsi interprete pronto e sensibile, benchè superficiale delle novità culturali provenienti dall'Europa, contribuendo a sprovincializzare la letteratura italiana.Divulgò in Italia la poetica decadente e il superomismo nicciano; nei romanzi accolse suggestioni straniere , superando il realismo e il moralismo di matrice manzoniana ancora dominanti; nella lirica usò per primo il verso libero; fu disponibile allo sperimentalismo linguistico e aperto alle novità( per es. il cinematografo).
L'Estetismo è chiave di lettura che accomuna i romanzi
di tre autori d'eccezione – Oscar Wilde, Gabriele D'Annunzio e di
Joris-Karl Huysmans – e impronta di vita di protagonisti straordinari:
Dorian Gray, Andrea Sperelli e Des Esseintes. Una vita da esteti chiede
di essere vissuta alla ricerca della bellezza, del sublime e del
capolavoro e viene indirizzata verso ogni possibile esperienza estrema,
intellettuale, morale e fisica. Dorian Gray e Andrea Sperelli sono eroi
decadenti, amorali e privi di valori. Il protagonista di Oscar Wilde,
fonte di ispirazione per D'Annunzio, rinuncia a tutto, anche all'anima,
per ottenere ciò che più desidera al mondo: la bellezza fisica e una
giovinezza eterna proprie del soggetto di un quadro, più che del
personaggio di un romanzo. Alla fine, la vita vissuta sul filo della
bellezza, vissuta come un'opera d'arte, estranea a qualsiasi valore
morale, dissoluta e “decadente”, porta a un finale catastrofico,
esteticamente altrettanto spettacolare.
L’estetismo di D’Annunzio consiste nella ricerca del “bello formale”, del “bello espressivo” e dell’eleganza. La ricerca della bellezza è quindi nella forma, per lui “il verso è tutto”, in effetti è conferita maggiore importanza alla forma stessa rispetto al significato, e, sempre nella forma, si esaurisce l’opera d’arte. L’estetismo diviene per lui anche una concezione di vita (Il piacere, Andrea Sperelli: “Ho fatto della mia vita un’opera d’arte”).
D’Annunzio
ha quel gusto estetizzante che è una caratteristica abbastanza
diffusa tra gli intellettuali di questo periodo (es. Oscar Wilde),
questo succede perché la cultura stava divenendo una cultura
di massa e l’editoria doveva adeguarsi ad un mercato in fase di
espansione. Il romanzo, secondo la definizione di Hegel, era l’epopea
borghese: tale concezione viene criticata da un gruppo di
intellettuali che intendono recuperare quei caratteri sublimi ed
eccelsi che solo in pochi riescono ad accogliere. L’intellettuale
decadente è quindi colui che non accetta le regole del mercato
e dell’editoria, tuttavia D’Annunzio si piegherà a tali
canoni per diffondere le sue opere su vasta scala.
La forma
deve essere dunque molto raffinata, la parola, maestralmente adattata
e levigata dall’artista, diviene un codice di messaggi segreti. In
parte questo discorso è valido anche per Pascoli che però
non operava una ricerca estetizzante, ma puntava a cogliere una
parola che esprimesse una realtà in cui tutto l’universo si
identifica (ricerca interiore). Secondo D’Annunzio chi fa una
ricerca estetica è colui che non si adatta alle leggi del
mercato, è quindi necessario distinguere tra due tipi di
scrittori: quelli “autentici”, che fanno un’opera d’arte in
cui esprimono se stessi, e coloro che compongono un’opera con il
fine di venderla. D’Annunzio rifiuta l’opera d’arte che sia
quella richiesta dal grande pubblico (o almeno dice di rifiutarla),
non per questo si chiude in una “torre d’avorio” e scrive solo
per se stesso, ma ama piuttosto essere il portavoce del periodo in
cui vive: in lui la vita e l’opera d’arte coincidono
perfettamente, egli fa un mito di se stesso tanto che i suoi lettori
si rifaranno al suo stile di vita (dannunzianesimo). Egli sarà
un grandissimo pubblicitario di se stesso e nella sua vita ricercherà
il bello mostrando a tutti le sue vicende. Molti, per riallacciarsi
al suo estetismo, vorranno apparire esseri superiori alla ricerca del
“bello assoluto”.
F. Sciacca, in un suo studio storico filosofico, Appunti storici per una storia dell’Estetismo, a proposito dell’esistenza che l’esteta vive come opera d’arte, afferma: «[l’esteta è] eroe della bellezza e del piacere, per il quale il mondo è, per una parte, il suo palcoscenico e, per l’altra, la sua platea: all’esteta, del bene e del male, del dolore e delle miserie altrui non importa niente se non nella misura in cui possono essere ingredienti del suo ideale di vita…»
Oscar Wilde è un estetizzante puro come D’Annunzio, indica le sue
opere come accessori alla più grande opera: la vita. Wilde
invia però un messaggio di trasgressione molto più
forte: per la sua omosessualità dichiarata verrà
addirittura intentato un processo che verrà usato per
esprimere la libertà delle scelte di ogni uomo. Al contrario
le grandi amanti di D’Annunzio gli servono a manifestare la sua
superiorità che fa da supporto al superomismo.
D’Annunzio
in un certo senso non fa altro che anticipare il clima del fascismo
in cui viene esaltata la superiorità e la virilità
dell’uomo, quindi viene ad instaurarsi un clima diverso da quello
inglese, sicuramente bigotto, ma molto più ricco di
potenzialità intellettuali.
Il suo
estetismo assoluto è presente nell’opera che lo lancerà
verso il grande pubblico: Il piacere.
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