Il valore della cooperazione nell'innovazione della didattica Moderatrice:Prof.ssa Maria Allo
venerdì 8 febbraio 2008
Gli eventi di San Martino (Cap.XIII)
In questo capitolo gli elementi della fabula presentano una struttura semplice:il tempo è il giorno della ricorrenza della fatidica festa di San Martino(11 novembre 1628); lo spazio è la strada della città di Milano in rivolta, ove è situata la casa del vicario di provvisione; la causa della vicenda narrativa è la crisi del pane, ma in suo soccorso giunge come "aiutante" il gran cancelliere spagnolo Antonio Ferrer.
Complessa è invece la struttura significativa dell'intreccio, il cui valore di senso può essere individuato mediante un approccio diretto con il sistema dei personaggi.
Nel capitolo, infatti, entrano in rapporto la folla, il vicario, Renzo e Ferrer:i primi piani sono però riservati a personaggi minori: il vecchio mal vissuto, il cocchiere di Ferrer,l'ufficiale dei micheletti, i quali per un motivo o per un altro entrano nel gioco gestito dai personaggi maggiori.Il narratore affida la sua critica in nome della ragione morale alla lessicalizzazione del discorso, alle varianti terminologiche, alla gradazione semantica delle parole.Si avverte allora il passaggio da vocaboli neutri o avalutativi a vocaboli di significato negativo:da popolo, folla, moltitudine, gente si passa a turba, calca,e massa e poi ancora a masnada, accozzaglia, marmaglia.Nei tempi in cui l'autore scrive o riscrive il suo romanzo un pensatore solitario Soren Kierkegaard (1813-1855), attraverso un percorso intellettuale diverso giunge a conclusioni collimanti.Egli osserva che, una volta, soltanto "il sovrano, l'eletto aveva un'opinione, mentre gli altri non avevano esitazioni nè dubbi sul fatto che non potevano nè dovevano opinioni; adesso ognuno può avere un'opinione, ma a patto di sommarsi numericamente agli altri."
Ora tocca a voi: La frase con cui il narratore commenta l'intervento di Ferrer a difesa del vicario di provvisione (veniva a spender bene una popolarità mal acquistata)implica un giudizio in parte negativo e in parte positivo sul personaggio.
1 Spiegate voi
2 Tracciate un ritratto di Antonio Ferrer, intitolando così il tuo scritto: Antonio Ferrer, un grande attore.
3 Il vecchio malvissuto: analizzate la presentazione di questo personaggio che si pone in antitesi rispetto a Renzo.Perchè?
Come vedete, la folla è vista da Manzoni con sospetto e diffidenza perchè si lascia guidare da istinti irrazionali.Il giudizio di Manzoni offre molti spunti di riflessione sulla attualità , basti pensare a certe manifestazioni collettive, siano esse di tipo politico o sociale o, più semplicemente, legate alle forme del divertimento e del tempo libero.
Esponete in un breve scritto di tipo argomentativo le cause che, a vostro giudizio,
favoriscono l'esplodere dell'aggressività delle masse.
Antonella Salvà II E
Il cardinale Ferrer è un personaggio caratterizzato dalla doppiezza.Il suo ruolo politico è di sostituire don Gonzalo Fernandez de Cordova in sua assenza in veste di Gran Cancelliere, ma in effetti si comporta soprattutto da abile demagogo. Non sembra avere una spiccata abilità politica economicamente valida, in quanto il provvedimento che prende per placare l'irosità del popolo, quello di abbassare il prezzo del pane, viene descritto da Manzoni come il gesto di 'una donna stata giovine che pensasse di ringiovinire alterando la sua fede di battesimo'. È anche vero, tuttavia, che Manzoni lo definisce un 'uomo di carattere' e non cerca di comprendere il ragionamento che sta alla base delle sue decisioni, infatti commenta: 'chi può ora entrare nel cervello di Antonio Ferrer?
La doppiezza di questo personaggio si rispecchia anche sulla folla, le cui grida più frequenti sono 'viva' e 'muoia'. L'azione di demagogo favorevole al popolo appare chiara nella frase 'l'uomo era gradito alla moltitudine, per quella tariffa di sua invenzione così favorevole' al popolo..'gli animi già propensi erano ora ancor più innamorati dalla fiducia animosa del vecchio che, senza guardie, senza apparato, veniva a condurre in prigione il vicario...ora, con quella promessa di soddisfazione, con quell'osso in bocca, s'acquietava un poco.' Non indifferente è la metafora che paragona la folla ad un cane ammansito con un osso, perché rimanda ai tanti valori già attribuiti al termine, che in questo contesto potrebbe facilmente indicare la molteplicità della personalità di Ferrer, che avanza con 'un viso tutto umile, tutto ridente, tutto amoroso.
S'aiutava coi gesti, ora mettendo la punta delle mani sulle labbra, a prendere un bacio che le mani, separandosi subito, distribuivano a destra e a sinistra...' Nell'atteggiarsi tuttavia a tal modo, sussurra in spagnolo 'per la mia vita, quanta gente!'. Come per don Abbondio e l'Azzeccagarbugli, dunque, possiamo individuare anche in Ferrer un uomo che effettua la mistificazione della lingua, che riprenderà anche nelle intimazioni fatte nei confronti del vicario.
Ferrer, dunque, attraversata la folla, che gli parve l'impresa più ardua mai tentata, arriva alle porte dell'abitazione del vicario, e con solennità si lascia acclamare dal popolo, per poi raggiungere l'amico in difficoltà rincuorandolo, in quanto si sarebbe occupato lui della faccenda. Qui è infine palese l'ambivalenza dell'atteggiamento di Ferrer: un politico che fa il gioco dei colleghi, ma che deve tenere a bada il popolo. Unica certezza è che tutte le sue azioni, direttamente o indirettamente, sono al servizio della corona, infatti conclude il capitolo con la dichiarazione 'usted farà quello che sarà più conveniente por el servicio de su magestad'.
sera prof.........
Rossana Zagami II E
Descrizione del cardinal Ferrer:
Ferrer è colui che si propizia il favore del popolo con promesse difficilmente realizzabili; è un testardo eroe severamente condannato per lo scopo che si era prefissato: la salvezza di una vita umana.
Egli è un abile doppiogiochista capace di trasformare una tragedia in farsa, recitando la parte del giudiziere che porta in prigione il "cattivo", salvandolo dalla vendetta del popolo.
Il Manzoni non si espone molto su una figura così equivoca cialtrone o eroe?; il narratore lo descrive con alcuni cenni fisici (è vecchio,ha la testa pelata,indossa la toga..) egli presenta il personaggio in azione, ci mostra l'uomo per quello che è attraverso la gestualità (..un viso tutto umile,tutto ridente,tutto amoroso;...s'aiutava dunque cò gesti,ora mettendo la punta delle mani sulle labbra, a prendere un bacio che le mani,separandosi subito, distribuivano a destra e a sinistra in ringraziamento alla pubblica benevolenza; ora stendendole e movendole lentamente fuori d'uno sportello, per chiedere un pò di luogo; ora abbassandole garbatamente, per chiedere un pò di silenzio...)ma soprattutto attraverso le parole.
Elemento denotativo è ovviamente il bilinguismo: l'italiano con il popolo e lo spagnolo con Pedro, con se stesso e con il vicario.
P.S: Spero che questa descrizione le vada bene!!..buona giornata
Giada Giuffrida II E
Nel XII e XIII cap. ci viene presentato il gran cancelliere Antonio Ferrer (personaggio politico realmente vissuto) reggente del potere a Milano in assenza del governatore, il quale propone di dimezzare per legge il prezzo del pane e di venderlo al prezzo giusto, provvedendo anche ad arrestare il vicario di provvisione. Indubbiamente queste mosse sono dettate maggiormente dal tentativo di ottenere consenso dalla popolazione più che dal tentativo di risolvere il problema: impensabile sperare che funzioni una legge del genere, dove i fornai sono costretti a comprare il grano e a produrre il pane senza un guadagno adeguato. Inoltre, questo personaggio, è presentato da Manzoni in modo ambiguo; ciò è testimoniato dalla sua doppia parlata: l'italiano diventa la lingua del falso Ferrer,quella amico del popolo e difensore della giustizia.La lingua spagnola,riservata ai monologhi, è, invece ,quella che esprime i suoi pensieri volti a sfruttare la popolazione e i suoi timori. Infatti usando la sua doppiezza, è in grado di ingannare persone ingenue ed oneste come Renzo (il quale addirittura arriva a considerarlo suo amico!). Ma Ferrer non si rende conto di aver procurato lui stesso, con la sua irresponsabile demagogia, i tumulti di Milano.
Viene così smascherato il vero volto del potere, la sua ignoranza politica ed economica, la presunzione di poter ingannare il popolo con false promesse, l’assenza di moralità.
La folla,vera protagonista dei due capitoli, lasciata a se stessa, agisce con comportamenti irrazionali, che spesso sfociano nella violenza. Manzoni vede di buon occhio i movimenti popolari, ma secondo lui questi andrebbero guidati dalla borghesia, una borghesia che ne interpreti le esigenze e che indirizzi i movimenti popolari verso gli obiettivi giusti: la borghesia dovrebbe allearsi con i ceti più poveri per rivendicare dei diritti dai ceti più alti, come la nobiltà e il clero,classi sociali ingiustamente privilegiati nel sistema fiscale e non solo.
LUCIA La Guzza II E
venerdì 8 febbraio 2008
Gli eventi di San Martino (Cap.XIII)
In questo capitolo gli elementi della fabula presentano una struttura semplice:il tempo è il giorno della ricorrenza della fatidica festa di San Martino(11 novembre 1628); lo spazio è la strada della città di Milano in rivolta, ove è situata la casa del vicario di provvisione; la causa della vicenda narrativa è la crisi del pane, ma in suo soccorso giunge come "aiutante" il gran cancelliere spagnolo Antonio Ferrer.
Complessa è invece la struttura significativa dell'intreccio, il cui valore di senso può essere individuato mediante un approccio diretto con il sistema dei personaggi.
Nel capitolo, infatti, entrano in rapporto la folla, il vicario, Renzo e Ferrer:i primi piani sono però riservati a personaggi minori: il vecchio mal vissuto, il cocchiere di Ferrer,l'ufficiale dei micheletti, i quali per un motivo o per un altro entrano nel gioco gestito dai personaggi maggiori.Il narratore affida la sua critica in nome della ragione morale alla lessicalizzazione del discorso, alle varianti terminologiche, alla gradazione semantica delle parole.Si avverte allora il passaggio da vocaboli neutri o avalutativi a vocaboli di significato negativo:da popolo, folla, moltitudine, gente si passa a turba, calca,e massa e poi ancora a masnada, accozzaglia, marmaglia.Nei tempi in cui l'autore scrive o riscrive il suo romanzo un pensatore solitario Soren Kierkegaard (1813-1855), attraverso un percorso intellettuale diverso giunge a conclusioni collimanti.Egli osserva che, una volta, soltanto "il sovrano, l'eletto aveva un'opinione, mentre gli altri non avevano esitazioni nè dubbi sul fatto che non potevano nè dovevano opinioni; adesso ognuno può avere un'opinione, ma a patto di sommarsi numericamente agli altri."
Ora tocca a voi: La frase con cui il narratore commenta l'intervento di Ferrer a difesa del vicario di provvisione (veniva a spender bene una popolarità mal acquistata)implica un giudizio in parte negativo e in parte positivo sul personaggio.
1 Spiegate voi
2 Tracciate un ritratto di Antonio Ferrer, intitolando così il tuo scritto: Antonio Ferrer, un grande attore.
3 Il vecchio malvissuto: analizzate la presentazione di questo personaggio che si pone in antitesi rispetto a Renzo.Perchè?
Come vedete, la folla è vista da Manzoni con sospetto e diffidenza perchè si lascia guidare da istinti irrazionali.Il giudizio di Manzoni offre molti spunti di riflessione sulla attualità , basti pensare a certe manifestazioni collettive, siano esse di tipo politico o sociale o, più semplicemente, legate alle forme del divertimento e del tempo libero.
Esponete in un breve scritto di tipo argomentativo le cause che, a vostro giudizio,
favoriscono l'esplodere dell'aggressività delle masse.
Antonella Salvà II E
Il cardinale Ferrer è un personaggio caratterizzato dalla doppiezza.Il suo ruolo politico è di sostituire don Gonzalo Fernandez de Cordova in sua assenza in veste di Gran Cancelliere, ma in effetti si comporta soprattutto da abile demagogo. Non sembra avere una spiccata abilità politica economicamente valida, in quanto il provvedimento che prende per placare l'irosità del popolo, quello di abbassare il prezzo del pane, viene descritto da Manzoni come il gesto di 'una donna stata giovine che pensasse di ringiovinire alterando la sua fede di battesimo'. È anche vero, tuttavia, che Manzoni lo definisce un 'uomo di carattere' e non cerca di comprendere il ragionamento che sta alla base delle sue decisioni, infatti commenta: 'chi può ora entrare nel cervello di Antonio Ferrer?
La doppiezza di questo personaggio si rispecchia anche sulla folla, le cui grida più frequenti sono 'viva' e 'muoia'. L'azione di demagogo favorevole al popolo appare chiara nella frase 'l'uomo era gradito alla moltitudine, per quella tariffa di sua invenzione così favorevole' al popolo..'gli animi già propensi erano ora ancor più innamorati dalla fiducia animosa del vecchio che, senza guardie, senza apparato, veniva a condurre in prigione il vicario...ora, con quella promessa di soddisfazione, con quell'osso in bocca, s'acquietava un poco.' Non indifferente è la metafora che paragona la folla ad un cane ammansito con un osso, perché rimanda ai tanti valori già attribuiti al termine, che in questo contesto potrebbe facilmente indicare la molteplicità della personalità di Ferrer, che avanza con 'un viso tutto umile, tutto ridente, tutto amoroso.
S'aiutava coi gesti, ora mettendo la punta delle mani sulle labbra, a prendere un bacio che le mani, separandosi subito, distribuivano a destra e a sinistra...' Nell'atteggiarsi tuttavia a tal modo, sussurra in spagnolo 'per la mia vita, quanta gente!'. Come per don Abbondio e l'Azzeccagarbugli, dunque, possiamo individuare anche in Ferrer un uomo che effettua la mistificazione della lingua, che riprenderà anche nelle intimazioni fatte nei confronti del vicario.
Ferrer, dunque, attraversata la folla, che gli parve l'impresa più ardua mai tentata, arriva alle porte dell'abitazione del vicario, e con solennità si lascia acclamare dal popolo, per poi raggiungere l'amico in difficoltà rincuorandolo, in quanto si sarebbe occupato lui della faccenda. Qui è infine palese l'ambivalenza dell'atteggiamento di Ferrer: un politico che fa il gioco dei colleghi, ma che deve tenere a bada il popolo. Unica certezza è che tutte le sue azioni, direttamente o indirettamente, sono al servizio della corona, infatti conclude il capitolo con la dichiarazione 'usted farà quello che sarà più conveniente por el servicio de su magestad'.
sera prof.........
Rossana Zagami II E
Descrizione del cardinal Ferrer:
Ferrer è colui che si propizia il favore del popolo con promesse difficilmente realizzabili; è un testardo eroe severamente condannato per lo scopo che si era prefissato: la salvezza di una vita umana.
Egli è un abile doppiogiochista capace di trasformare una tragedia in farsa, recitando la parte del giudiziere che porta in prigione il "cattivo", salvandolo dalla vendetta del popolo.
Il Manzoni non si espone molto su una figura così equivoca cialtrone o eroe?; il narratore lo descrive con alcuni cenni fisici (è vecchio,ha la testa pelata,indossa la toga..) egli presenta il personaggio in azione, ci mostra l'uomo per quello che è attraverso la gestualità (..un viso tutto umile,tutto ridente,tutto amoroso;...s'aiutava dunque cò gesti,ora mettendo la punta delle mani sulle labbra, a prendere un bacio che le mani,separandosi subito, distribuivano a destra e a sinistra in ringraziamento alla pubblica benevolenza; ora stendendole e movendole lentamente fuori d'uno sportello, per chiedere un pò di luogo; ora abbassandole garbatamente, per chiedere un pò di silenzio...)ma soprattutto attraverso le parole.
Elemento denotativo è ovviamente il bilinguismo: l'italiano con il popolo e lo spagnolo con Pedro, con se stesso e con il vicario.
P.S: Spero che questa descrizione le vada bene!!..buona giornata
Giada Giuffrida II E
Nel XII e XIII cap. ci viene presentato il gran cancelliere Antonio Ferrer (personaggio politico realmente vissuto) reggente del potere a Milano in assenza del governatore, il quale propone di dimezzare per legge il prezzo del pane e di venderlo al prezzo giusto, provvedendo anche ad arrestare il vicario di provvisione. Indubbiamente queste mosse sono dettate maggiormente dal tentativo di ottenere consenso dalla popolazione più che dal tentativo di risolvere il problema: impensabile sperare che funzioni una legge del genere, dove i fornai sono costretti a comprare il grano e a produrre il pane senza un guadagno adeguato. Inoltre, questo personaggio, è presentato da Manzoni in modo ambiguo; ciò è testimoniato dalla sua doppia parlata: l'italiano diventa la lingua del falso Ferrer,quella amico del popolo e difensore della giustizia.La lingua spagnola,riservata ai monologhi, è, invece ,quella che esprime i suoi pensieri volti a sfruttare la popolazione e i suoi timori. Infatti usando la sua doppiezza, è in grado di ingannare persone ingenue ed oneste come Renzo (il quale addirittura arriva a considerarlo suo amico!). Ma Ferrer non si rende conto di aver procurato lui stesso, con la sua irresponsabile demagogia, i tumulti di Milano.
Viene così smascherato il vero volto del potere, la sua ignoranza politica ed economica, la presunzione di poter ingannare il popolo con false promesse, l’assenza di moralità.
La folla,vera protagonista dei due capitoli, lasciata a se stessa, agisce con comportamenti irrazionali, che spesso sfociano nella violenza. Manzoni vede di buon occhio i movimenti popolari, ma secondo lui questi andrebbero guidati dalla borghesia, una borghesia che ne interpreti le esigenze e che indirizzi i movimenti popolari verso gli obiettivi giusti: la borghesia dovrebbe allearsi con i ceti più poveri per rivendicare dei diritti dai ceti più alti, come la nobiltà e il clero,classi sociali ingiustamente privilegiati nel sistema fiscale e non solo.
Pubblicato da Maria Allo a venerdì, febbraio 08, 2008
6 commenti:
Anonimo ha detto...
Il cardinale Ferrer è un personaggio caratterizzato dalla doppiezza.Il suo ruolo politico è di sostituire don Gonzalo Fernandez de Cordova in sua assenza in veste di Gran Cancelliere, ma in effetti si comporta soprattutto da abile demagogo. Non sembra avere una spiccata abilità politica economicamente valida, in quanto il provvedimento che prende per placare l'irosità del popolo, quello di abbassare il prezzo del pane, viene descritto da Manzoni come il gesto di 'una donna stata giovine che pensasse di ringiovinire alterando la sua fede di battesimo'. È anche vero, tuttavia, che Manzoni lo definisce un 'uomo di carattere' e non cerca di comprendere il ragionamento che sta alla base delle sue decisioni, infatti commenta: 'chi può ora entrare nel cervello di Antonio Ferrer?
La doppiezza di questo personaggio si rispecchia anche sulla folla, le cui grida più frequenti sono 'viva' e 'muoia'. L'azione di demagogo favorevole al popolo appare chiara nella frase 'l'uomo era gradito alla moltitudine, per quella tariffa di sua invenzione così favorevole' al popolo..'gli animi già propensi erano ora ancor più innamorati dalla fiducia animosa del vecchio che, senza guardie, senza apparato, veniva a condurre in prigione il vicario...ora, con quella promessa di soddisfazione, con quell'osso in bocca, s'acquietava un poco.' Non indifferente è la metafora che paragona la folla ad un cane ammansito con un osso, perché rimanda ai tanti valori già attribuiti al termine, che in questo contesto potrebbe facilmente indicare la molteplicità della personalità di Ferrer, che avanza con 'un viso tutto umile, tutto ridente, tutto amoroso.
S'aiutava coi gesti, ora mettendo la punta delle mani sulle labbra, a prendere un bacio che le mani, separandosi subito, distribuivano a destra e a sinistra...' Nell'atteggiarsi tuttavia a tal modo, sussurra in spagnolo 'per la mia vita, quanta gente!'. Come per don Abbonmdio e l'Azzeccagarbugli, dunque, possiamo individuare anche in Ferrer un uomo che effettua la mistificazione della lingua, che riprenderà anche nelle intimazioni fatte nei confronti del vicario.
Ferrer, dunque, attraversata la folla, che gli parve l'impresa più ardua mai tentata, arriva alle porte dell'abitazione del vicario, e con solennità si lascia acclamare dal popolo, per poi raggiungere l'amico in difficoltà rincuorandolo, in quanto si sarebbe occupato lui della faccenda. Qui è infine palese l'ambivalenza dell'atteggiamento di Ferrer: un politico che fa il gioco dei colleghi, ma che deve tenere a bada il popolo. Unica certezza è che tutte le sue azioni, direttamente o indirettamente, sono al servizio della corona, infatti conclude il capitolo con la dichiarazione 'usted farà quello che sarà più conveniente por el servicio de su magestad'.
sera prof.........
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Antonella Salvà II E
18 febbraio 2008 12.35
Maria Allo ha detto...
Cara Antonella,
La descrizione del personaggio è ottima.Preparati per l'interrogazione....Ciao a domani
La prof
18 febbraio 2008 14.25
Anonimo ha detto...
Descrizione del cardinal Ferrer:
Ferrer è colui che si propizia il favore del popolo con promesse difficilmente realizzabili; è un testardo eroe del dannoso, severamente condannato per lo scopo che si era prefissato: la salvezza di una vita umana.
Egli è un abile doppiogiochista capace di trasformare una tragedia in farsa, recitando la parte del giudiziere che porta in prigione il "cattivo", salvandolo dalla vendetta del popolo.
Il Manzoni non si espone molto sul dubbio della figura di Ferrer visto come un cialtrone o un eroe; il narratore ci descrive alcuni cenni fisici (è vecchio,ha la testa pelata,indossa la toga..)egli presenta il personaggio in azione, ci mostra l'uomo per quello che è attraverso la gestualità (..un viso tutto umile,tutto ridente,tutto amoroso;...s'aiutava dunque cò gesti,ora mettendo la punta delle mani sulle labbra, a prendere un bacio che le mani,separandosi subito, distribuivano a destra e a sinistra in ringraziamento alla pubblica benevolenza; ora stendendole e movendole lentamente fuori d'uno sportello, per chiedere un pò di luogo; ora abbassandole garbatamente, per chiedere un pò di silenzio...)ma soprattutto attraverso le parole.
Elemento denotativo è ovviamente il bilinguoismo: l'italiano con il popolo e lo spagnolo con Pedro, con se stesso e con il vicario.
P.S: Spero che questa descrizione le vada bene!!..buona giornata
Zagami Rossana II E
21 febbraio 2008 4.26
Anonimo ha detto...
Nella figura di Ferrer il Manzoni esprime la sua critica alla politica. Ferrer vive la politica come via per arrivare al successo e questa sua concezione si esprime nella doppiezza del suo carattere ( e metaforicamente delle lingue parlate).Infatti l'italiano diventa la lingua del falso Ferrer,quello amico del popolo e difensore della giustizia. Lo spagnolo,riservato ai monologhi, è invece quello che esprime i suoi pensieri volti a sfruttare la popolazione e i suoi timori. Nel capitolo 13 vediamo perciò questa doppiezza:parla al popolo in italiano promettendo pane e abbondanza, ingannando persone ingenue ed oneste come Renzo e alterna momenti nei quali parla in spagnolo con il suo alter ego Pedro chiedendosi come poter uscire dalla massa di gente che lo accalca,senza scatenare l'ira della massa stessa.
L’ipocrisia di Ferrer e la sua esasperata volontà di ingannare il popolo sono sottolineate dal suo atteggiamento: umile e cortese di fronte alla folla in rivolta, sincero con il vicario e il cocchiere.
Ma Ferrer non si rende conto di aver procurato lui stesso, con la sua irresponsabile demagogia, i tumulti di Milano.
Viene così smascherato in questi due capitoli il vero volto del potere, la sua ignoranza politica ed economica, la presunzione di poter ingannare il popolo con false promesse, l’assenza di moralità.
Manzoni in questi due capitoli, dove la trama del romanzo si intreccia con la storia, ha voluto esprimere il suo ideale di una politica strettamente legata alla morale, diversa da quella del Seicento e, troppo spesso, anche da quella dei nostri tempi.
buona giornata prof.:)
Mery Pafumi 2°E
22 febbraio 2008 7.10
Giada Giuffrida ha detto...
Nel XII e XIII cap. ci viene presentato il gran cancelliere Antonio Ferrer (personaggio politico realmente vissuto) reggente del potere a Milano in assenza del governatore, propone di dimezzare per legge il prezzo del pane e di venderlo al prezzo giusto, provvedendo anche ad arrestare il vicario di provvisione. Indubbiamente queste mosse sono dettate maggiormente dal tentativo di farsi benvolere dalla popolazione più che dal tentativo di risolvere il problema: impensabile sperare che funzioni una legge del genere, dove i fornai sono costretti a comprare il grano e a produrre il pane rimettendoci del denaro. Inoltre, questo personaggio, è presentato da Manzoni in modo ambiguo; ciò è testimoniato dalla sua doppia parlata: l'italiano diventa la lingua del falso Ferrer,quella amico del popolo e difensore della giustizia.Lo spagnolo,riservato ai monologhi, è invece quello che esprime i suoi pensieri volti a sfruttare la popolazione e i suoi timori. Infatti usando la sua doppiezza, è in grado di ingannare persone ingenue ed oneste come Renzo (il quale addirittura arriva a considerarlo suo amico). Ma Ferrer non si rende conto di aver procurato lui stesso, con la sua irresponsabile demagogia, i tumulti di Milano.
Viene così smascherato il vero volto del potere, la sua ignoranza politica ed economica, la presunzione di poter ingannare il popolo con false promesse, l’assenza di moralità.
La folla,vera protagonista dei due capitoli, lasciata a se stessa, agisce con comportamenti irrazionali, che spesso sfociano nella violenza. Manzoni vede di buon occhio i movimenti popolari, ma secondo lui questi andrebbero guidati dalla borghesia, una borghesia che ne interpreti le esigenze e che indirizzi i movimenti popolari verso gli obbiettivi giusti: la borghesia dovrebbe allearsi con i ceti più poveri per rivendicare dei diritti dai ceti più alti, come la nobiltà e il clero, i quali sono ingiustamente privilegiati nel sistema fiscale e non solo.
22 febbraio 2008 10.38
Anonimo ha detto...
Buona sera professoressa...mi scusi tanto per il ritardo...
DESCRIZIONE DEL CARDINALE FERRER:
Il cardinale Ferrer è colui che si dimostra favorevole al popolo con promesse impossibili da realizzare. Manzoni riconosce il coraggio di Ferrer che non esita ad affrontare la moltitudine 'senza guardie' e 'senza apparato', tuttavia in questo personaggio la voce narrante vuol rappresentare soprattutto il comportamento finto, ambiguo e ipocrita di certi politici astuti che si servono del loro prestigio e delle loro cariche per ingannare la folla e per impedire la realizzazione della giustizia, come in questo caso.
L'ipocrisia di Ferrer traspare evidente dal suo atteggiamento, dai suoi gesti (mettendo la punta delle mani sulle labbra, a prendere un bacio che le mani, allontanatosi subito, distribuiva a destra e a sinistra in ringraziamento alla pubblica comprensività) e dalle sue parole(pane, abbondanza; vengo a far giustizia).
Manzoni ci mostra Ferrer con pochi cenni fisici (presentava... un viso tutto umile, tutto ridente, tutto amoroso, anziano, testa pelata e indossava la toga).
Ferrer si comportava in certi aspetti come Don Abbondio perchè quando diceva la verità per non farla comprendere alla folla parlava in lingua spagnola in modo tale che la popolazione non riuscisse a comprenderne il significato.
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Il cardinale Ferrer è un personaggio caratterizzato dalla doppiezza.Il suo ruolo politico è di sostituire don Gonzalo Fernandez de Cordova in sua assenza in veste di Gran Cancelliere, ma in effetti si comporta soprattutto da abile demagogo. Non sembra avere una spiccata abilità politica economicamente valida, in quanto il provvedimento che prende per placare l'irosità del popolo, quello di abbassare il prezzo del pane, viene descritto da Manzoni come il gesto di 'una donna stata giovine che pensasse di ringiovinire alterando la sua fede di battesimo'. È anche vero, tuttavia, che Manzoni lo definisce un 'uomo di carattere' e non cerca di comprendere il ragionamento che sta alla base delle sue decisioni, infatti commenta: 'chi può ora entrare nel cervello di Antonio Ferrer?
La doppiezza di questo personaggio si rispecchia anche sulla folla, le cui grida più frequenti sono 'viva' e 'muoia'. L'azione di demagogo favorevole al popolo appare chiara nella frase 'l'uomo era gradito alla moltitudine, per quella tariffa di sua invenzione così favorevole' al popolo..'gli animi già propensi erano ora ancor più innamorati dalla fiducia animosa del vecchio che, senza guardie, senza apparato, veniva a condurre in prigione il vicario...ora, con quella promessa di soddisfazione, con quell'osso in bocca, s'acquietava un poco.' Non indifferente è la metafora che paragona la folla ad un cane ammansito con un osso, perché rimanda ai tanti valori già attribuiti al termine, che in questo contesto potrebbe facilmente indicare la molteplicità della personalità di Ferrer, che avanza con 'un viso tutto umile, tutto ridente, tutto amoroso.
S'aiutava coi gesti, ora mettendo la punta delle mani sulle labbra, a prendere un bacio che le mani, separandosi subito, distribuivano a destra e a sinistra...' Nell'atteggiarsi tuttavia a tal modo, sussurra in spagnolo 'per la mia vita, quanta gente!'. Come per don Abbonmdio e l'Azzeccagarbugli, dunque, possiamo individuare anche in Ferrer un uomo che effettua la mistificazione della lingua, che riprenderà anche nelle intimazioni fatte nei confronti del vicario.
Ferrer, dunque, attraversata la folla, che gli parve l'impresa più ardua mai tentata, arriva alle porte dell'abitazione del vicario, e con solennità si lascia acclamare dal popolo, per poi raggiungere l'amico in difficoltà rincuorandolo, in quanto si sarebbe occupato lui della faccenda. Qui è infine palese l'ambivalenza dell'atteggiamento di Ferrer: un politico che fa il gioco dei colleghi, ma che deve tenere a bada il popolo. Unica certezza è che tutte le sue azioni, direttamente o indirettamente, sono al servizio della corona, infatti conclude il capitolo con la dichiarazione 'usted farà quello che sarà più conveniente por el servicio de su magestad'.
sera prof.........
Gli piace il commento???
Antonella Salvà II E
Cara Antonella,
La descrizione del personaggio è ottima.Preparati per l'interrogazione....Ciao a domani
La prof
Descrizione del cardinal Ferrer:
Ferrer è colui che si propizia il favore del popolo con promesse difficilmente realizzabili; è un testardo eroe del dannoso, severamente condannato per lo scopo che si era prefissato: la salvezza di una vita umana.
Egli è un abile doppiogiochista capace di trasformare una tragedia in farsa, recitando la parte del giudiziere che porta in prigione il "cattivo", salvandolo dalla vendetta del popolo.
Il Manzoni non si espone molto sul dubbio della figura di Ferrer visto come un cialtrone o un eroe; il narratore ci descrive alcuni cenni fisici (è vecchio,ha la testa pelata,indossa la toga..)egli presenta il personaggio in azione, ci mostra l'uomo per quello che è attraverso la gestualità (..un viso tutto umile,tutto ridente,tutto amoroso;...s'aiutava dunque cò gesti,ora mettendo la punta delle mani sulle labbra, a prendere un bacio che le mani,separandosi subito, distribuivano a destra e a sinistra in ringraziamento alla pubblica benevolenza; ora stendendole e movendole lentamente fuori d'uno sportello, per chiedere un pò di luogo; ora abbassandole garbatamente, per chiedere un pò di silenzio...)ma soprattutto attraverso le parole.
Elemento denotativo è ovviamente il bilinguoismo: l'italiano con il popolo e lo spagnolo con Pedro, con se stesso e con il vicario.
P.S: Spero che questa descrizione le vada bene!!..buona giornata
Zagami Rossana II E
Nella figura di Ferrer il Manzoni esprime la sua critica alla politica. Ferrer vive la politica come via per arrivare al successo e questa sua concezione si esprime nella doppiezza del suo carattere ( e metaforicamente delle lingue parlate).Infatti l'italiano diventa la lingua del falso Ferrer,quello amico del popolo e difensore della giustizia. Lo spagnolo,riservato ai monologhi, è invece quello che esprime i suoi pensieri volti a sfruttare la popolazione e i suoi timori. Nel capitolo 13 vediamo perciò questa doppiezza:parla al popolo in italiano promettendo pane e abbondanza, ingannando persone ingenue ed oneste come Renzo e alterna momenti nei quali parla in spagnolo con il suo alter ego Pedro chiedendosi come poter uscire dalla massa di gente che lo accalca,senza scatenare l'ira della massa stessa.
L’ipocrisia di Ferrer e la sua esasperata volontà di ingannare il popolo sono sottolineate dal suo atteggiamento: umile e cortese di fronte alla folla in rivolta, sincero con il vicario e il cocchiere.
Ma Ferrer non si rende conto di aver procurato lui stesso, con la sua irresponsabile demagogia, i tumulti di Milano.
Viene così smascherato in questi due capitoli il vero volto del potere, la sua ignoranza politica ed economica, la presunzione di poter ingannare il popolo con false promesse, l’assenza di moralità.
Manzoni in questi due capitoli, dove la trama del romanzo si intreccia con la storia, ha voluto esprimere il suo ideale di una politica strettamente legata alla morale, diversa da quella del Seicento e, troppo spesso, anche da quella dei nostri tempi.
buona giornata prof.:)
Mery Pafumi 2°E
Nel XII e XIII cap. ci viene presentato il gran cancelliere Antonio Ferrer (personaggio politico realmente vissuto) reggente del potere a Milano in assenza del governatore, propone di dimezzare per legge il prezzo del pane e di venderlo al prezzo giusto, provvedendo anche ad arrestare il vicario di provvisione. Indubbiamente queste mosse sono dettate maggiormente dal tentativo di farsi benvolere dalla popolazione più che dal tentativo di risolvere il problema: impensabile sperare che funzioni una legge del genere, dove i fornai sono costretti a comprare il grano e a produrre il pane rimettendoci del denaro. Inoltre, questo personaggio, è presentato da Manzoni in modo ambiguo; ciò è testimoniato dalla sua doppia parlata: l'italiano diventa la lingua del falso Ferrer,quella amico del popolo e difensore della giustizia.Lo spagnolo,riservato ai monologhi, è invece quello che esprime i suoi pensieri volti a sfruttare la popolazione e i suoi timori. Infatti usando la sua doppiezza, è in grado di ingannare persone ingenue ed oneste come Renzo (il quale addirittura arriva a considerarlo suo amico). Ma Ferrer non si rende conto di aver procurato lui stesso, con la sua irresponsabile demagogia, i tumulti di Milano.
Viene così smascherato il vero volto del potere, la sua ignoranza politica ed economica, la presunzione di poter ingannare il popolo con false promesse, l’assenza di moralità.
La folla,vera protagonista dei due capitoli, lasciata a se stessa, agisce con comportamenti irrazionali, che spesso sfociano nella violenza. Manzoni vede di buon occhio i movimenti popolari, ma secondo lui questi andrebbero guidati dalla borghesia, una borghesia che ne interpreti le esigenze e che indirizzi i movimenti popolari verso gli obbiettivi giusti: la borghesia dovrebbe allearsi con i ceti più poveri per rivendicare dei diritti dai ceti più alti, come la nobiltà e il clero, i quali sono ingiustamente privilegiati nel sistema fiscale e non solo.
Buona sera professoressa...mi scusi tanto per il ritardo...
DESCRIZIONE DEL CARDINALE FERRER:
Il cardinale Ferrer è colui che si dimostra favorevole al popolo con promesse impossibili da realizzare. Manzoni riconosce il coraggio di Ferrer nel venire ad affrontare la moltitudine 'senza guardie' e 'senza apparato', tuttavia in questo personaggio la voce narrante vuol rappresentare soprattutto il comportamento finto, ambiguo e ipocrita di certi politici astuti che si servono del loro prestigio e delle loro cariche per ingannare la folla e per impedire la realizzazione della giustizia, come in questo caso.
L'ipocrisia di Ferrer traspare evidente dal suo atteggiamento, dai suoi gesti (mettendo la punta delle mani sulle labbra, a prendere un bacio che le mani, allontanatosi subito, distribuiva a destra e a sinistra in ringraziamento alla pubblica comprensività) e dalle sue parole(pane, abbondanza; vengo a far giustizia).
Manzoni ci mostra Ferrer con pochi cenni fisici (presentava... un viso tutto umile, tutto ridente, tutto amoroso, anziano, testa pelata e indossava la toga).
Ferrer si comportava in certi aspetti come Don Abbondio perchè quando diceva la verità per non farla comprendere alla folla parlava in diverse lingue in modo tale che la popolazione non capiva il significato.
Lucia La Guzza II E
PS: Spero che vada bene...le auguro una buona serata!!!
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