La
genesi
Negli
anni settanta si affermò nella narrativa italiana un forte
movimento realista che prese il nome di verismo.
DEFINIZIONE
E'
un movimento letterario e artistico italiano che ispirandosi al
Naturalismo francese e al Positivismo teorizza una rigorosa fedeltà
alla realtà effettiva (al «vero») delle
situazioni, dei fatti, degli ambienti, dei personaggi e una
corrispondenza con il sentire e il parlare dei soggetti che vengono
rappresentati.
- Richiamandosi al
naturalismo francese delle opere di Emile Zola, ma anche ad
Alessandro Manzoni e alla scapigliatura, il movimento tende a
descrivere la vita della gente umile, dei reietti dalla società
che si affannano nella lotta per la sopravvivenza, contro la
fatalità del destino.
QUANDO
- Si sviluppa negli anni
successivi all'Unità e prosegue fino al primo decennio del
Novecento, raggiungendo la piena maturità nell'ultimo
trentennio dell'Ottocento (Verga , Capuana, Serao, De Roberto,Di
Giacomo,Deledda,Lorenzini,Giocosa,De Amicis ).
LE
CARATTERISTICHE
- Accettazione delle leggi scientifiche che regolano la vita associata e i comportamenti: lo scrittore cerca di scoprire le leggi che regolano la società umana, muovendo dalle forme sociali più basse verso quelle più alte, come fa lo scienziato in laboratorio quando cerca di scoprire le leggi fisiche che stanno dietro ad un fenomeno.
- attenzione alla realtà nella dimensione del quotidiano: lo scrittore predilige una narrazione realistica e scientifica degli ambienti e dei soggetti della narrazione;
- piuttosto che raccontare
emozioni, lo scrittore presenta la situazione quotidiana come una
indagine scientifica, ricercando le cause del suo evolversi, che
sono sempre naturali e determinate (determinismo o darwinismo
sociale); anche la vita interiore dell'uomo, spiegabile in termini
psico–fisiologici, può essere oggetto di uno studio
scientifico o sociale:
...
l'oggetto sono i "documenti umani", cioè fatti veri,
storici; e l'analisi di tali documenti dev'essere condotta con
"scrupolo scientifico" ... (G.
Verga)
- l'artista deve ispirarsi unicamente al vero cioè desumere la materia della propria opera da avvenimenti realmente accaduti e preferibilmente contemporanei, limitandosi a ricostruirli obiettivamente ovvero rispecchiando la realtà in tutti i suoi aspetti e a tutti i livelli sociali.
- necessità di una riproduzione obiettiva ed integrale della realtà, secondo quel canone dell'impressionalità che è l'applicazione in letteratura del principio scientifico della non interferenza dell'osservatore sugli oggetti osservati (deriva dal Positivismo);
- a causa delle diversità
regionali rappresentate dagli scrittori anche il modo di scrivere
cambia nel verismo dando spazio ai dialetti, eliminando tutte le
forme di raffinatezza retorica e accademica e introducendo la mimesi
linguistica.
LE
REGOLE
- L'artista deve ispirarsi unicamente al vero, cioè deve desumere la materia della propria opera da avvenimenti realmente accaduti e preferibilmente contemporanei, limitandosi a ricostruirli obiettivamente rispecchiando la realtà in tutti i suoi aspetti e a tutti i livelli sociali; è la teoria verghiana dell'impersonalità: il narratore entra pienamente nei suoi personaggi per raccontare documenti umani.
- Il narratore è colui che raccoglie il fremito delle passioni, delle sofferenze e lo rivela, impassibile, senza biasimi o esaltazioni, mettendosi in parte per lasciar parlare l'evidenza dei fatti, la logica delle cose: teoria verghiana dell'impersonalità.
- L'autore deve mettersi nella pelle dei suoi personaggi, vedere le cose con i loro occhi ed esprimerle con le loro parole. In tal modo la sua mano «rimarrà assolutamente invisibile» nell'opera. Il lettore avrà così l'impressione non di sentire un racconto di fatti, ma di assistere a fatti che si svolgono sotto i suoi occhi.
- Il narratore, nel far parlare i suoi personaggi, usa il loro linguaggio: uno stile stringato, una sintassi semplice e disadorna, una lingua paesana e viva, continuamente intercalata da espressioni popolaresche e proverbiali che mettono in luce l'oggettività della narrazione (senza intrusioni autobiografiche).
- La lingua e lo stile devono essere aderenti ai personaggi, agli ambienti, attingendo possibilmente alle risorse dei dialetti regionali. Il linguaggio è liberato da ogni raffinatezza teorica e accademica.
- Al riguardo si parla di mimesi linguistica dell'autore (mimetizzazione = nascondersi nell'ambiente circostante in modo da risultare non–visibile).
- Capuana respinge la subordinazione della letteratura a scopi estrinsechi quale la dimostrazione "sperimentale" di tesi scientifiche e l'impegno politico e sociale. La "scientificità" non deve consistere nel trasformare la narrazione in esperimento per dimostrare le tesi scientifiche, ma nella tecnica con cui lo scrittore rappresenta, che è simile al metodo dell'osservazione scientifica. La scientificità insomma si manifesta solo nella forma artistica, nella maniera con cui l'artista crea le sue figure e organizza i suoi materiali espressivi.
- Secondo Verga, la
rappresentazione artistica deve possedere "l'efficacia
dell'esser stato", deve conferire al racconto l'impronta di
cosa realmente avvenuta; per far questo deve riportare "documenti
umani". Neppure basta che ciò che viene raccontato sia
reale e documentato, deve anche essere raccontato in modo da porre
il lettore faccia a faccia col fatto nudo e schietto, in modo che
non abbia l'impressione di vederlo attraverso la "lente dello
scrittore". Per questo lo scrittore deve "eclissarsi",
cioè non deve comparire nel narrato con le sue reazioni
soggettive e con le sue riflessioni.
I
TEMI E I SOGGETTI
Lo
scrittore verista:
- si occupa di situazioni quotidiane reali, vissute cioè nella scottante realtà nazionale: le plebi meridionali, il lavoro minorile, l'emigrazione;
- cerca il vero attraverso l'analisi delle classi subalterne, però la verità non porta al progresso ma svela una condanna a morte;
- predilige gli ambienti delle plebi rurali perché non ancora contaminate dai pregiudizi della convenzione sociale;
- predilige gli ambienti regionali e gli strati sociali piccolo–borghesi;
- gli ambienti sociali sono in maggioranza cittadine di provincia, di campagna, miniere o ambienti di piccola e media borghesia e di aristocratici decaduti.
- Il verismo italiano ebbe una forte caratterizzazione regionale e, poiché le realtà regionali italiane erano profondamente diversicate, diversi furono pure i temi e gli ambienti rappresentati dai veristi.
- Al nord, la maggiore articolazione della compagine sociale, con l'affermarsi, accanto ai ceti elitari, di una media e piccola borghesia costituita da professionisti e da ceti impiegatizi legati all'apparato industriale, porta all'ampliamento della "base sociale" della letteratura, cioè al numero degli autori e dei lettori, parallelamente a nuove a varietà letterarie, dal romanzo di consumo al romanzo di appendice. La nuova cultura positivista, i nuovi usi e modelli di comportamento legati alla rivoluzione tecnologica, spostano l'attenzione su nuovi tipi umani e su nuovi problemi: protagonista dei romanzi e del teatro, accanto al contadino e al pescatore, è l'impiegato (De Marchi). Nuovi eroi, come è stato osservato, sono l'industriale, lo scienziato, il medico e il maestro (De Amicis). I nuovi temi sono quelli della famiglia, fondamentale cellula della società e quelli dell'adulterio e della prostituzione.
- Al sud,
il verismo, non essendovi un proletariato urbano o i bassifondi di
una capitale tentacolare da "studiare", si interessò
all'umile vita dei contadini e dei pastori con le loro passioni
elementari. Ad un mondo «pressochè vergine e ignoto, il
mondo del meridione e delle isole, delle plebi contadine e
artigiane, chiuse nella loro opaca renitenza alle forme e agli
statuti della civiltà moderna, affioranti per così
dire dal buio di una civiltà arcaica, stranamente
sopravvissuta dietro le barriere di una secolare solitudine».
Questa fu infine la vocazione del verismo italiano, e nel ritrarre
la vita dei contadini e delle plebi il verismo ottenne i suoi
migliori risultati. Non a caso gli scrittori più
rappresentativi della corrente, da Verga a Capuana, da De Roberto
alla Deledda, furono meridionali o isolani.
LE
OPERE più SIGNIFICATIVE
Il
romanzo GIACINTA di Luigi Capuana può essere considerato una delle opere più
rappresentative del Verismo. Narra di un caso di suicidio che viene
studiato, dall'autore, con una fermezza scientifica se non
addirittura clinica. Altro colosso del verismo è I Malavoglia( VIDEO) di
Giovanni Verga, opera che tratta la lotta, ai livelli più
bassi della scala sociale siciliana, per i bisogni primari della vita
quando comincia a farsi viva nell'anima delle persone la voglia di
benessere. L'ambiente umano è umile, culturalmente lontano dal
narratore che lo descrive senza interventi personali cosicché
possa risultare assolutamente veritiero.
2 commenti:
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Spero di sentirvi presto!
Buona giornata
Francesca
Grazie infinite , Francesca!
http://www.gjc.it/2011/
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