toglieva li animai che sono in terra
da le fatiche loro; e io sol uno
m'apparecchiava a sostener la guerra
sì del cammino e sì de la pietate,
che ritrarrà la mente che non erra.
O muse, o alto ingegno, or m'aiutate;
o mente che scrivesti ciò ch'io vidi,
qui si parrà la tua nobilitate.
Io cominciai: «Poeta che mi guidi,
guarda la mia virtù s'ell' è possente,
prima ch'a l'alto passo tu mi fidi.
Tu dici che di Silvïo il parente,
corruttibile ancora, ad immortale
secolo andò, e fu sensibilmente.
Però, se l'avversario d'ogne male
cortese i fu, pensando l'alto effetto
ch'uscir dovea di lui, e 'l chi e 'l quale
non pare indegno ad omo d'intelletto;
ch'e' fu de l'alma Roma e di suo impero
ne l'empireo ciel per padre eletto:
la quale e 'l quale, a voler dir lo vero,
fu stabilita per lo loco santo
u' siede il successor del maggior Piero.
Per quest' andata onde li dai tu vanto,
intese cose che furon cagione
di sua vittoria e del papale ammanto.
Andovvi poi lo Vas d'elezïone,
per recarne conforto a quella fede
ch'è principio a la via di salvazione.
Ma io, perché venirvi? o chi 'l concede?
Io non Enëa, io non Paulo sono;
me degno a ciò né io né altri 'l crede.
Per che, se del venire io m'abbandono,
temo che la venuta non sia folle.
Se' savio; intendi me' ch'i' non ragiono».
E qual è quei che disvuol ciò che volle
e per novi pensier cangia proposta,
sì che dal cominciar tutto si tolle,
tal mi fec' ïo 'n quella oscura costa,
perché, pensando, consumai la 'mpresa
che fu nel cominciar cotanto tosta.
«S'i' ho ben la parola tua intesa»,
rispuose del magnanimo quell' ombra,
«l'anima tua è da viltade offesa;
la qual molte fïate l'omo ingombra
sì che d'onrata impresa lo rivolve,
come falso veder bestia quand' ombra.
Da questa tema acciò che tu ti solve,
dirotti perch' io venni e quel ch'io 'ntesi
nel primo punto che di te mi dolve.
Io era tra color che son sospesi,
e donna mi chiamò beata e bella,
tal che di comandare io la richiesi.
Lucevan li occhi suoi più che la stella;
e cominciommi a dir soave e piana,
con angelica voce, in sua favella:
"O anima cortese mantoana,
di cui la fama ancor nel mondo dura,
e durerà quanto 'l mondo lontana,
l'amico mio, e non de la ventura,
ne la diserta piaggia è impedito
sì nel cammin, che vòlt' è per paura;
e temo che non sia già sì smarrito,
ch'io mi sia tardi al soccorso levata,
per quel ch'i' ho di lui nel cielo udito.
Or movi, e con la tua parola ornata
e con ciò c'ha mestieri al suo campare,
l'aiuta sì ch'i' ne sia consolata.
I' son Beatrice che ti faccio andare;
vegno del loco ove tornar disio;
amor mi mosse, che mi fa parlare.
Quando sarò dinanzi al segnor mio,
di te mi loderò sovente a lui".
Tacette allora, e poi comincia' io:
"O donna di virtù sola per cui
l'umana spezie eccede ogne contento
di quel ciel c'ha minor li cerchi sui,
tanto m'aggrada il tuo comandamento,
che l'ubidir, se già fosse, m'è tardi;
più non t'è uo' ch'aprirmi il tuo talento.
Ma dimmi la cagion che non ti guardi
de lo scender qua giuso in questo centro
de l'ampio loco ove tornar tu ardi".
"Da che tu vuo' saver cotanto a dentro,
dirotti brievemente", mi rispuose,
"perch' i' non temo di venir qua entro.
Temer si dee di sole quelle cose
c'hanno potenza di fare altrui male;
de l'altre no, ché non son paurose.
I' son fatta da Dio, sua mercé, tale,
che la vostra miseria non mi tange,
né fiamma d'esto 'ncendio non m'assale.
Donna è gentil nel ciel che si compiange
di questo 'mpedimento ov' io ti mando,
sì che duro giudicio là sù frange.
Questa chiese Lucia in suo dimando
e disse: - Or ha bisogno il tuo fedele
di te, e io a te lo raccomando -.
Lucia, nimica di ciascun crudele,
si mosse, e venne al loco dov' i' era,
che mi sedea con l'antica Rachele.
Disse: - Beatrice, loda di Dio vera,
ché non soccorri quei che t'amò tanto,
ch'uscì per te de la volgare schiera?
Non odi tu la pieta del suo pianto,
non vedi tu la morte che 'l combatte
su la fiumana ove 'l mar non ha vanto? -.
Al mondo non fur mai persone ratte
a far lor pro o a fuggir lor danno,
com' io, dopo cotai parole fatte,
venni qua giù del mio beato scanno,
fidandomi del tuo parlare onesto,
ch'onora te e quei ch'udito l'hanno".
Poscia che m'ebbe ragionato questo,
li occhi lucenti lagrimando volse,
per che mi fece del venir più presto.
E venni a te così com' ella volse:
d'inanzi a quella fiera ti levai
che del bel monte il corto andar ti tolse.
Dunque: che è? perché, perché restai,
perché tanta viltà nel core allette,
perché ardire e franchezza non hai,
poscia che tai tre donne benedette
curan di te ne la corte del cielo,
e 'l mio parlar tanto ben ti promette?».
Quali fioretti dal notturno gelo
chinati e chiusi, poi che 'l sol li 'mbianca,
si drizzan tutti aperti in loro stelo,
tal mi fec' io di mia virtude stanca,
e tanto buono ardire al cor mi corse,
ch'i' cominciai come persona franca:
«Oh pietosa colei che mi soccorse!
e te cortese ch'ubidisti tosto
a le vere parole che ti porse!
Tu m'hai con disiderio il cor disposto
sì al venir con le parole tue,
ch'i' son tornato nel primo proposto.
Or va, ch'un sol volere è d'ambedue:
tu duca, tu segnore e tu maestro».
Così li dissi; e poi che mosso fue,
intrai per lo cammino alto e silvestro.
VV1-9
VV.19-42
VV.43-126
VV.127-142
Figure retoriche salienti
"Io non Enea, non Paulo sono": i timori di Dante
12 commenti:
Sera prof...
Canto II
Tempo:venerdi santo 8 aprile 1300, al tramonto.
Luogo: il leggero pendio iniziale del colle della Grazia, al limite della selva oscura (la diserta spiaggia).
Personaggi: Virgilio, Dante.
Trama in sequenze.
vv. 1-9
E' la sera del venerdi santo, quando Dante si accinge, solo tra i viventi, ad affrontare il vaggio nel mondo degli Inferi; per avere aiuto nell'ardua impresa di pellegrino e di poeta, egi invoca il sostegno delle Muse e il soccorso della memoria.
vv.10-42
Subito Dante si ferma e rivolge a Virgilio i suoi dubbi e le sue esitazioni rispetto a un viaggio tanto pericoloso e insolito, che solo altissime personalità, quali Enea e S.Paolo, poterono in passato affrontare, giustificati dai fini religiosi e storici che ne dovevano conseguire.
vv.43-74
Virgilio, per rimuovere l'incertezza dell'animo del discepolo, gli rivela che, mntre si trovava nel Limbo, dove la giustizia divina lo aveva relegato, venne a pregarlo di offrire la sua consumata abilità retorica e poetica, a Dante smarrito, la stessa Beatrice, piena di premure e mossa da amorosa trepidazione.
vv.75-114
Virgilio prosegue il racconto dell'incontro cn Beatrice, che gli ha svelato come distino e la savezza di Dante fossero stati voluti dalla Vergine Maria e da S. Lucia: esse l'avevano convinta a soccorrere il poeta che tanto l'aveva amata e che per questo amore si era elevato dalla mediocrità morale ed artistica.
vv.115-142
Terminato il racconto, virgilio sollecita Dante ad abbandonare ogni timore di fronte alla rivelazione del disegno dell'intervento celeste; Dante si riconforta e si riconferma nella decisione di intraprendere il viaggio e, affidantosi alla guida, si addentranela selva.
Antonella Salvà
Perplessità e timori di Dante - vv. 1-42
Dante verso sera inizia il suo viaggio nell'oltretomba. Dante si appresta ad intraprendere un viaggio duro e forse superiore alle sue forze: si tratta infatti di un viaggio fisico, ma anche spirituale .Il tutto verrà raccontato dalla memoria che si ricorda bene quello che ha visto. Il secondo canto è il proemio alla cantica infernale e per questo Dante invoca le Muse per aiutarlo nel duro compito di riferire senza errori tutto quello che vedrà; qui si vedrà la nobiltà del suo ingegno di poeta e di uomo. Questa riflessione sulla grandezza della sua mente provoca in Dante una riflessione sulla sua virtù, egli chiede infatti al maestro Virgilio di guardare se lui è all’altezza, prima di partire per il difficile viaggio. Dante dunque non si reputa degno di tale compito e arriva anche a spronare Virgilio di essere clemente e capire. Nuovi pensieri gli hanno fatto cambiare idea e ora pensa di non cominciare il viaggio; quindi pensando e valutando le proprie forze Dante si pente della sua affrettata accettazione.
Conforto di Virgilio e soccorso delle tre donne – vv 43-126
Virgilio gli risponde dicendo:"Se ho ben capito le tue parole, la tua anima è ora offesa da viltà, la quale spesso ingombra gli uomini allontanandoli dalle imprese degne di onore. Perché tu ti sollevi da questo timore ti spiegherò perché venni da te e mi preoccupai per te".Inizia quindi la spiegazione di quello che è successo a Virgilio mentre Dante era smarrito nella selva oscura. Virgilio si trovava nel Limbo quando venne chiamato da una donna beata e bella, che gli fece provare il desiderio spontaneo di obbedirle. Essa è la figura di Beatrice. Ella aveva gli occhi più lucenti di una stella e cominciò a rivolgersi a lui con voce angelica: "Oh anima cortese il mio amico Dante è impedito nel cammino nella selva, tanto che è già tornato indietro per paura, e temo che si sia già smarrito. Ora vai e aiutalo, così che io abbia consolazione. "Virgilio risponde entusiasta a quella che chiama donna di sola virtù,dicendole che è così felice del suo ordine che non vede l'ora di ubbidirle;chiede anche quale sia la ragione per la quale ella non ha temuto di scendere al centro dell'universo, dove presto lei vuole tornare. Beatrice allora risponde brevemente che non teme l'Inferno. C'è una Donna in paradiso che si dispiace per l'impedimento dove lei sta mandando Virgilio e che con la sua misericordia spezza il severo giudizio divino; questa chiese a Lucia di proteggere quel suo fedele. Allora Lucia andò da Beatrice, e le parlò:"Beatrice, lode vera di Dio, perché non soccorri colui che t'amò tanto e che per te uscì de la volgare schiera?Non senti il dolore del suo pianto, non vedi come egli combatte la morte sul fiume dove il mare non prevale? ". Finito di riportare il discorso di Beatrice, Virgilio prosegue dicendo che si era sentito lacrimare gli occhi dopo l’angelico discorso di Beatrice e venne subito da Dante, come lei aveva voluto; lo liberò dalla lupa, che gli aveva impedito di proseguire il cammino. Inizia poi a spronare Dante chiedendogli cosa ci sia, perché egli si attarda; perché ha tanta viltà nel cuore, quando tre donne benedette si curano di lui nella corte celeste e quando il bel ragionamento che Virgilio gli ha detto finora prometta tanto bene?Il viaggio di Dante risponde ad un disegno provvidenziale,è un viaggio per riportare pace e giustizia.
Ritrovata sicurezza di Dante – vv 127-142
Rinfrancato da queste parole, Dante si rianima. Senza alcuna esitazione ringrazia Beatrice e Virgilio e si dichiara pronto per intraprendere il difficile cammino.
GRIOLI CHARLIE III E
Buona sera prof:
Trama in sequenze:
Vv 1-9:
Dante si ritrova ancora ai pendii del colle della Grazia durante la sera del venerdì santo dove al calar del tramonto a tutti gli esseri viventi è data l'ora del riposo alle loro fatiche quotidiane mentre Dante è costretto ad affrontare il viaggio verso l'inferno seppur ormai notte così disperato chiede l'aiuto delle Muse intelligense ispiratrici di poesia per la sua memoria.
vv.10-42
Dante a causa della sua paura suscitatagli dalle tenebre alle pendici del monte rivolge i suoi dubbi e le sue perplessità sul viaggio alla sua guida Virgilio spiegandogli che non si merita di compiere il viaggio perchè questo è privo di finalità a differenza di quelli compiuti da Enea e San Paolo che compirono lo stesso viaggio per fini religiosi e storici.
vv.43-74:
Virgilio,compagno di viaggio di Dante lo rassicura dicendogli che mentre si trovava nel limbo perchè pagano gli venne incontro una donna lucente di nome Beatrice che lo pregò di assicurare la salvezza di Dante e di non farlo retrocedere di nuovo verso il peccato e in cambio avrebbe raccontato le sue gesta al suo signore ovvero Dio.
vv.75-114:
Virgilio racconta a Dante l'avvento della discesa di Beatrice dal Paradiso all'inferno dove viene mandata anche per ordine della Vergine Maria e di S.Lucia che richiedono il suo aiuto per salvare Dante dal fiume del peccato.
vv.115-142:
Dante attraverso le parole dettegli da Virgilio sulle tre donne beate si conforta e decide di riprendere il suo proposto iniziale ovvero entare nella selva per iniziare a compiere il suo viaggio verso la Grazia divina seguito dal suo compagno e guida di viaggio Virgilio.
Spadaro Riccardo III E
Salve prof.,
Canto II
vv.1-9
Il viaggio di Dante all'inerno inizia durante il tramonto del venerdì santo 8 aprile 1300 qui Dante inizia il secondo canto con l'introduzione all'inferno nei primi versi egli invoca le muse per assisterlo durante il viaggio e per aiutarlo a ricordare gli eventi accaduti per poterli trascrivere
vv.10-42
Dante si rivolge a Virgilio ponendo degli interrogativi sulla sua possibilita' di affrontare il viaggio e sulla sua virtu' poichè secondo lui non si trova a livello di S.Paole e di Enea che per ragioni storico-religioso avevano compiuto gia' quel viaggio
vv.43-126
Qui Virgilio risponde a Dante ai suoi interrogativi dicendogli :"se io ho capito bene il tuo discorso ,l'anima tua è offesa da vigliaccheria la quale molte volte ostacola l'uomo a tal punto da distorglierlo dal compimento di un'impresa onorevole"e dopo queste parole Virgilio aggiunse :"perchè tu ti sciolga da questa paura ti diro' perchè sono venuto in tuo aiuto ".
e incomincia il racconto :
che egli si trovava tra i sospesi (cioè nel limbo) quando venne chiamato da una bella e beata donna con gli occhi splendenti piu' delle stelle e si rivolse a lui dicendogli(si tratta di Beatrice) :"O anima cortese mantoana ...."che il suo amico (Dante) si trovava sul pendio deserto e ha trovato così tanti ostacoli nel cammino verso il colle che per paura gia' si era voltato per tornare dentro la selva ,ora per paura che egli si sia smarrito vai in suo aiuto .
a questo comando Virgilio rispose:
"O donna di virtù sola per cui...."
signora di virtu' mi è tanto gradito il tuo ordine che se gia' avessi cominciato a eseguirlo mi sembrerebbe pur sempre di aver obbedito tardi .e poi aggiunse :"dimmi il motivo per cui non temi di scendere quaggiu'"
e lei risponde che bisogna temere soltanto le cose che posso far male agli altri come il potere, le altre no perchè non possono far male e quindi non sono temibili .In Paradiso c'è una donna che si rammarica a causa di questo impedimento (la donna a cui fa riferimento è Maria) così che richiama Lucia e le dice "ora ho bisogno di te colui che ti è devoto a te lo raccomando perchè tu lo aiuti e lo salvi .
Lucia raggiunse Beatrice che stava seduta sull 'Antico Testamento vicino Rachele e le disse :
"Beatrice tu che sei la vera gloria di Dio perchè non vai in aiuto di colui che tanto ti amo' e che per averti amata si distinse dal volgo e dalla gente volgare? non senti l'angoscia del suo pianto ?non vedi la morte della sua anima e il pericolo di dannazione che combatte nel fiume del peccato così tempestoso che neanche il mare è superiore .
Finito il racconto Virgilio dice e come Beatrice volle venni ti sottrasi al pericolo della lupa ,e da qui incomincia a richiamare Dante dicendo : che significa il tuo comportamento ? perchè hai tanto vigliaccheria nel cuore ?perchè non hai il coraggio di liberarti della paura dal momento che tre donne benedette dotate di grandissimo potere si curano di te (si riferisce a MARIA ,LUCIA e BEATRICE)
vv.127-142
Dante richiamato e incoraggiato da Virgilio e ascoltate le sue parole risponde "Or va ch'un sol..." va pure dunque tu sarai la mia guida il mio maestro e così procede per il cammino .
Sonya Marino
Trama in sequenze
vv. 1-9 Nei primi versi vi è il proemio, ovvero l’introduzione all’inferno e la descrizione del paesaggio; Era l’8 aprile del 1300 ed era l’ora del tramonto e Dante invoca le Muse per aiutarlo.
vv. 10-42 Dubbi di Dante: egli pensa che non è ne Enea (il fondatore di Roma, destinato da Dio), ne S. Paolo(che ebbe il compito di dare vigore alla fede cristiana che apre all’umanità le via della salvezza) e quindi non merita di affrontare il viaggio perché è privo di finalità.
vv. 43-126 Il conforto di Virgilio: egli rassicura Dante dicendo che Beatrice l’aveva mandato in suo soccorso in modo da non farlo ricadere nuovamente nel peccato e in cambio gli promette di ricordarlo a Dio, quando sarà tornata nel regno dei cieli; e che la salvezza di Dante l’aveva voluta Maria e Santa Lucia.
vv.127-142 Dante riprende coraggio ed esprime il suo sentimento di gratitudine nei confronti di Beatrice e di Virgilio ed esorta la sua guida a mettersi subito in cammino.
Figure retoriche salienti:
metafora v. 4
perifrasi v. 24
captatio benevolentiae vv.58-60
Concetta Russo
Trama in sequenze
vv. 1-9 Nei primi versi vi è il proemio, ovvero l’introduzione all’inferno e la descrizione del paesaggio; Era l’8 aprile del 1300 ed era l’ora del tramonto e Dante invoca le Muse per aiutarlo.
vv. 10-42 Dubbi di Dante: egli pensa che non è ne Enea (il fondatore di Roma, destinato da Dio), ne S. Paolo(che ebbe il compito di dare vigore alla fede cristiana che apre all’umanità le via della salvezza) e quindi non merita di affrontare il viaggio perché è privo di finalità.
vv. 43-126 Il conforto di Virgilio: egli rassicura Dante dicendo che Beatrice l’aveva mandato in suo soccorso in modo da non farlo ricadere nuovamente nel peccato e in cambio gli promette di ricordarlo a Dio, quando sarà tornata nel regno dei cieli; e che la salvezza di Dante l’aveva voluta Maria e Santa Lucia.
vv.127-142 Dante riprende coraggio ed esprime il suo sentimento di gratitudine nei confronti di Beatrice e di Virgilio ed esorta la sua guida a mettersi subito in cammino.
Figure retoriche salienti:
metafora v. 4
perifrasi v. 24
captatio benevolentiae vv.58-60
Concetta Russo
TRAMA IN SEQUENZE
Vv. 1-9
Sta scendendo la sera e mentre l'oscurità dell'aria porta quiete e riposo a tutti gli esseri sulla terra, solo Dante si accinge alla grande impresa e si prepara a sostenere la fatica del cammino. Il poeta invoca perciò le muse e l'aiuto del suo ingegno, solo adesso la sua memoria potrà dar prova delle sue capacità.
Vv 10-42
Dopo l'invocazione Dante preoccupato si rivolge a Virgilio affermando che in effetti sia il viaggio di Enea che quello di S. Paolo avevano avuto una funzione precisa (polica e religiosa) e comunque stavano dietro un progetto divino. Il poeta, molto dubbioso, si chiede il motivo per cui doveva affrontare il viaggio.
Vv. 43-126
Alle parole piene di dubbio, Virgilio risponde rimproverandolo per la viltà, poichè i suoi dubbi non sono motivati, ma solo mancanza di coraggio. E per togliergli ogni dubbio gli narra come, mentre si trovava nel Limbo, si sia presentata a lui una donna invitandolo ad accorrere in aiuto di Dante, dichiarando di essere Beatrice. Ella spiega a Virgilio di essere scesa all'Inferno su invito di S.Lucia, a sua volta sollecitata dalla Madonna, che ha provato compassione per Dante. Quindi Virgilio invita Dante a prendere coraggio perchè tre donne benedette lo proteggono dal cielo.
Vv. 127-142
Come i fiori, chiusi durante la notte, riprendono vigore con i primi raggi del sole, così Dante si rinfranca alle parole di Virgilio e rivolge un ringraziamento a Beatrice per la sua bontà e a Virgilio per la sua pronta obbedienza a lei. Adesso è forte e pronto al viaggio.I due poeti riprendono il cammino.
FIGURE RETORICHE
Perifrasi: nei versi 16, 71 e 73
Epitesi: nel verso 141
Captatio benevolentia: nel verso 74
Similitudini: nei versi 108 e 127.
GIUSEPPE LONGO III E
TRAMA IN SEQUENZE
Vv. 1-9
Sta scendendo la sera e mentre l'oscurità dell'aria porta quiete e riposo a tutti gli esseri sulla terra, solo Dante si accinge alla grande impresa e si prepara a sostenere la fatica del cammino. Il poeta invoca perciò le muse e l'aiuto del suo ingegno, solo adesso la sua memoria potrà dar prova delle sue capacità.
Vv 10-42
Dopo l'invocazione Dante preoccupato si rivolge a Virgilio affermando che in effetti sia il viaggio di Enea che quello di S. Paolo avevano avuto una funzione precisa (polica e religiosa) e comunque stavano dietro un progetto divino. Il poeta, molto dubbioso, si chiede il motivo per cui doveva affrontare il viaggio.
Vv. 43-126
Alle parole piene di dubbio, Virgilio risponde rimproverandolo per la viltà, poichè i suoi dubbi non sono motivati, ma solo mancanza di coraggio. E per togliergli ogni dubbio gli narra come, mentre si trovava nel Limbo, si sia presentata a lui una donna invitandolo ad accorrere in aiuto di Dante, dichiarando di essere Beatrice. Ella spiega a Virgilio di essere scesa all'Inferno su invito di S.Lucia, a sua volta sollecitata dalla Madonna, che ha provato compassione per Dante. Quindi Virgilio invita Dante a prendere coraggio perchè tre donne benedette lo proteggono dal cielo.
Vv. 127-142
Come i fiori, chiusi durante la notte, riprendono vigore con i primi raggi del sole, così Dante si rinfranca alle parole di Virgilio e rivolge un ringraziamento a Beatrice per la sua bontà e a Virgilio per la sua pronta obbedienza a lei. Adesso è forte e pronto al viaggio.I due poeti riprendono il cammino.
FIGURE RETORICHE
Perifrasi: nei versi 16, 71 e 73
Epitesi: nel verso 141
Captatio benevolentia: nel verso 74
Similitudini: nei versi 108 e 127.
GIUSEPPE LONGO III E
Salve prof,
le riporto di seguito le mie risposte:
1)Trama in sequenze:
Vv 1-9
Il venerdì Santo si avviava alla conclusione e si avvicinava il tramonto quando Dante si avvicinava verso il regno del buio. Durante il suo avvicinamento egli,invoca le "muse" affinchè lo guidino in questo arduo percorso.
Vv 10-42
Dante paragona il suo viaggio a quello compiuto da Enea e San Pietro.In particolare,a differenza di quest'ultimi,egli non trova un senso per il proprio e si abbatte.
Vv 43-126
Virgilio,che accompagna Dante per l'inferno,persuade quest'ultimo a non mollare proprio adesso. Inoltre spiega che,mentre egli i trovava nel limbo,Beatrice gli ha chiesto di accompagnarlo per l'inferno per farlo giungere fino in paradiso dove incontrerà proprio Beatrice.Inoltre aggiunge che Beatrice è stata mandata della Madonna e da Santa Lucia.
Vv 127-142
Dante,rincuorato dalle parole di Virgilio decide di riprendere il viaggio.
2)figure retoriche:
Perifrasi:16-71-73
Similitudine:108-127-132
Captatio Benevolentia:59-74.
•V.1-9: Dante afferma l’umanità del destino umano, dice che deve riferire ciò che ha visto, indicando la strada giusta agli altri, chiede aiuto alle muse, riferendosi alla memoria, cioè chiede di fargli ricordare.
•V.10-42: parla dei dubbi di Dante, infatti dice che Enea uomo, andò nell’aldilà, in un regno immortale, con un corpo che soffre. Inoltre dice che se S.Paolo non avesse fatto questo viaggio,non avrebbe portato avanti il progetto della chiesa e di conseguenza ci sarebbero ancora le persecuzioni. A questo punto Dante dato che non è ne Enea, ne S.Paolo, si chiede il perché lui deve compiere questo viaggio. Lui non si ritiene degno di compierlo e neanche gli altri pensano che lui lo sia. Si paragona a colui che è debole di volontà, uno che non porta avanti ciò che decide di fare, infatti ancora prima di cominciare l’impresa si tira indietro perché ha paura degli ostacoli.
•V.43-126: questi versi iniziano con il confronto di Virgilio, che si articola in due parti: il racconto della discesa di Beatrice nel limbo e il resoconto della spiegazione che Beatrice dà alle sue parole. Beatrice dice di aver lasciato il paradiso per andare in aiuto dell’amico(Dante), che si trova in difficoltà. Virgilio ubbidisce a Beatrice, anche se si chiede il perché lei non abbia avuto timore di scendere nell’inferno. Beatrice spiega che, come donna beata, non può essere toccata in quel luogo. È scesa su invito di S.Lucia, che a sua volta è stata sollecitata dalla Vergine Maria, che si è dispiaciuta delle condizioni di Dante. Infine Beatrice parla dei suoi occhi lucenti, a causa delle lacrime, che risaltano la sua bellezza.
•V.127-142: Dante riprende coraggio e si paragona ai fiori che durante la notte si chiudono e poi con la luce del sole si riaprono, così lui adesso ricomincerà il viaggio come persona libera. A questo punto si rivolge a Beatrice dicendole che è solo grazie a lei, alle sue parole e al coraggio che gli ha dato, che lui ha deciso di riprendere il cammino. Dopo che elogia Beatrice, Dante si inoltra per il cammino difficile e selvaggio.
FIGURE RETORICHE:-PERIFRASI(v.24) “il successor del maggior Piero”, si riferisce alla chiesa.
-CAPTATIO BENEVOLENTIAE(v.58-60) “o anima cortese mantoana, di cui la fama ancor nel mondo dura, e durerà quanto l’mondo lontana”, vuole attirare l’attenzione.
-METAFORA(v.108) “fiumana”
-SIMILITUDINE(v.127-132)
-EPITESI(v.141) “fue”, l’epitesi è la - e-, cioè l’aggiunta di una vocale che non dovrebbe esserci
A domani prof.:)
Mery Pafumi...
Invocazione alle muse.
VV 1-9 Il canto inizia con la descrizione dell’ora del giorno e dello stato d’animo del poeta, come nei poemi antichi Dante invoca le muse perché possa essere sorretto nella composizione della sua opera e nel suo viaggio ultraterreno.
Dubbi di Dante.
VV10-42 Nel momento in cui deve intraprendere il cammino, Dante si rivolge a Virgilio ed espone i suoi timori e i suoi dubbi. Il poeta chiede al maestro conferma dell’adeguatezza delle proprie capacità con un serrato ragionamento e perché proprio lui dovrebbe essere prescelto da Dio per compiere il viaggio di salvazione dell’umanità.
Il conforto di Virgilio.
VV43-126 Virgilio, dopo un aspro rimprovero al discepolo si articola in due parti: il racconto della discesa di Beatrice nel limbo,( questa è delineata da Virgilio con i moduli tipici dello stilnovismo). Beatrice dichiara di avere lasciato il paradiso spinta dall’amore per l’amico della giovinezza che si trova nel grave pericolo della dannazione eterna. Virgilio si mostra subito pronto a ubbidire a Beatrice anche se non riesce a capire, come mai la donna celeste non abbia temuto di scendere nell’inferno. Ella spiega allora che, essendo beata, non può essere toccata dalla miseria di quel luogo e che è scesa su invito di Santa Lucia, a sua volta sollecitata dalla Vergine Maria che si è impietosita delle miserie condizioni in cui versava Dante.
Dante riprende coraggio.
VV 127-142il discorso di Virgilio termina con una serie di domande al discepolo sui motivi del suo inspiegabile indugio ad iniziare il viaggio, dato che esso è voluto da Dio e da tre donne celesti: Lucia, Beatrice e la Vergine.
STEFANO CONTI NIBALI III E
FIGURE RETORICHE:
v.16-21-24-61-73 perifrasti
v.64-65-76-78 allegoria
v.58-60-73-74 captatio benevolentia
v.108 metafora
v.37-39-127-132 similitudine
Antonella Salvà
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