tag:blogger.com,1999:blog-52058896482812502962024-03-19T00:30:33.326-07:00laboratorio della creatività "Leonardo"Il valore della cooperazione nell'innovazione della didattica
Moderatrice:Prof.ssa Maria Allo5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.comBlogger366125tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-89374699326247529292019-09-17T00:45:00.000-07:002019-09-17T00:45:40.162-07:00Memoria e identità nella sicilia di Gesualdo Bufalino <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRQmXaIuC77EM2KUwIsMEpFhqhCF2_u20rduwfJJ3JcB8KgBpQSOy5okq6rG7ClRoUsbrZKTC4XV12K-LvZEYXZXAhlioMjR6SAo-Rji4KeN_7XGvSfutvOckcILFRWQTjoyHyYsHkhw/s1600/4-A-Comiso-1983.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="394" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRQmXaIuC77EM2KUwIsMEpFhqhCF2_u20rduwfJJ3JcB8KgBpQSOy5okq6rG7ClRoUsbrZKTC4XV12K-LvZEYXZXAhlioMjR6SAo-Rji4KeN_7XGvSfutvOckcILFRWQTjoyHyYsHkhw/s320/4-A-Comiso-1983.jpg" width="246" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">GESUALDO BUFALINO</td></tr>
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<a href="https://poetarumsilva.com/2019/09/16/maria-allo-memoria-e-identita-nella-sicilia-di-gesualdo-bufalino/" target="_blank">https://poetarumsilva.com/2019/09/16/maria-allo-memoria-e-identita-nella-sicilia-di-gesualdo-bufalino/</a><br />
<h4 style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; clear: both; color: #836834; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 1.5rem; line-height: 1.5; margin: 2.3rem 0px;">
Memoria e identità nella Sicilia di Gesualdo Bufalino</h4>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem;">
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<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: right;">
“Essere o riessere, ecco il problema. La scrittura me lo risolve, mi permette di cibarmi dei miei ieri come le iene si cibano dei cadaveri e così sopravvivere al deserto”.</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: right;">
Gaglianone e L. Tas, <em style="box-sizing: border-box;">Essere o riessere, conversazione con Gesualdo Bufalino</em>, Omicron, Roma, 1996, p. 10.</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Gesualdo Bufalino (Comiso, 15 novembre 1920 – Vittoria, 16 giugno 1996) è stato uno degli ultimi grandi umanisti del ‘900. Nel solco della tradizione che va da Verga a Tomasi di Lampedusa, da Fortunato Stefano D’Arrigo a Lucio Piccolo, da Brancati a Sciascia, non è mai tra i primi scrittori siciliani citati, ma merita assolutamente un posto d’onore. La fase d’avvio della sua produzione è caratterizzata da un prolungato esercizio di scrittura sommersa che affonda le radici nel cuore di un’esistenza vista sempre come evanescenza e fuga dalla vita mentre il suo fulcro risiede nell’adolescenza e nella prima giovinezza dell’autore. Una fuga dalla vita, dunque, a cui Bufalino risponde con la ricerca sullo sfondo sempre della Sicilia, in cui il binomio di “<em style="box-sizing: border-box;">stigma-stemma</em>” (la malattia assume qui un carattere positivo, da stigma in stemma che in fondo vogliono dire la stessa cosa, e cioè “segno” ma nel primo caso, il segno è una piaga, mentre nel secondo è un’insegna di nobiltà, come sostiene Romano Luperini in “l’interpretazione e noi”). Il termine, derivante dal latino, indica in origine il marchio a fuoco che nell’antichità veniva impresso sul corpo degli schiavi o dei delinquenti. Nella lingua odierna è sinonimo di “segno caratteristico”, “impronta “, ne deriva anche “stigmate”, che indica per antonomasia i segni impressi alle mani, ai piedi e al costato di Cristo crocifisso. Stigma-stemma in Bufalino è fonte di dissidio feroce per la necessità di stare da un lato nel suo paese e dall’altro il suo non bisogno di uscirne. “…<em style="box-sizing: border-box;">ogni siciliano è, di fatti, una irripetibile ambiguità psicologica e morale. Così come l’isola tutta è una mischia di lutto e di luce. Dove è più nero il lutto, ivi è più flagrante la luce, e fa sembrare incredibile, inaccettabile la morte. Altrove la morte può forse giustificarsi come l’esito naturale d’ogni processo biologico; qui appare come uno scandalo, un’invidia degli dei</em>”. (Da Studi novecenteschi, Edizioni 45-46 – Pagina 57). Pochi i fatti della sua vita: combatte in Friuli durante la Seconda guerra mondiale, successivamente viene catturato dai tedeschi, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, ma riesce a scappare. Terminata la guerra nell’autunno del 1944, si ammala di tisi e viene ricoverato all’ospedale di Scandiano. La degenza diventa un antidoto alla sofferenza fisica e mentale di Bufalino. Lo scantinato dell’ospedale diventa il nascondiglio della biblioteca deI dottor Biancheri, il primario dell’ospedale, che desiderava proteggerla dai pericoli della guerra. Bufalino passa il suo tempo a leggere quei libri con la sua onnivora curiosità intellettuale e ibridazione, “Poiché<em style="box-sizing: border-box;"> leggere a me non servi soltanto da risorsa conoscitiva, utile a esplorare, dal fondo del mio pozzo buio, il più che potessi del lontanissimo cielo: significò soprattutto mangiare, saziare una mia fame degli altri e delle loro vite veridiche o immaginarie<span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">”. (</span></em>Da <em style="box-sizing: border-box;">Malpensante</em>, Bompiani, Milano, 1987, sottotitolata “Lunario dell’anno che fu”). Riprende gli studi universitari, interrotti dalla guerra, laureandosi presso la facoltà di lettere e filosofia. Per due anni insegna nell’Istituto Magistrale di Modica. Nel 1951 ottiene il trasferimento all’Istituto Magistrale di Vittoria, poco distante da Comiso, dove insegnerà per altri venticinque anni. La cifra stilistica più apprezzabile negli scritti di Bufalino è dunque una scrittura viva, nutrita di memoria «<em style="box-sizing: border-box;">onnivede, stravede, non vede</em>» (Bufalino-Trecca, <em style="box-sizing: border-box;">Essere</em>, p. 48<span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">) </span>e di una profonda indagine sull’identità siciliana, che collega e confronta ma soprattutto affonda nelle radici aeree della terra natia, «<em style="box-sizing: border-box;">patrimonio di memorie,</em> <em style="box-sizing: border-box;">vera mnemoteca e insieme materno cordone ombelicale con l’esistenza»</em> (Bufalino-Trecca, <em style="box-sizing: border-box;">Essere</em>, p. 49) e in un saggio dedicato a Pirandello, Bufalino descrive cosa significa per uno scrittore siciliano essere siciliano: “<em style="box-sizing: border-box;">Per noi siciliani, ripeto, non per voler ridurre il peso europeo e universale dello scrittore, bensì per insinuare che il suo essere europeo e universale risulta inzuppato e come saturato dal suo essere siciliano. Pensate a una corrente marina, alla Corrente deI Golfo, poniamo, la quale attraversa l’Atlantico intero senza perciò cessare d’ esser sé stessa, con una salsedine propria, una temperatura propria; ma che non appare in nulla diversa dal corpo acqueo totale dell’oceano all’ occhio del marinaio che la naviga o dell’albatro che la sorvola. Allo stesso modo la Sicilia sta dentro l’Europa pirandelliana senza distinguersi da essa e tuttavia restando incontaminabile e propria</em>”. (Da <em style="box-sizing: border-box;">Saldi d’autunno</em> di Gesualdo Bufalino, pag.686, Gruppo editoriale Fabbri-Bompiani- Sonzogno, Etas 1990). Così per questa sua prosa, così unica, che, pur calandosi nella cultura del proprio territorio d’origine, tocca tematiche universali, Bufalino ha superato il proprio localismo, come dimostrano i prestigiosi riconoscimenti del “Campiello” prima e del premio “Strega”, dopo (1988). Muore il 14 giugno del 1996 a seguito di un incidente stradale tra Comiso e Vittoria. All’amministrazione comunale, l’autore di ”Diceria dell’untore” ha lasciato anche il suo archivio, che contiene manoscritti di romanzi, di saggi, ma anche poesie e lettere. Così nell’ex mercato ittico di Comiso, (U Còmmisu in siciliano) sorge La biblioteca privata di Gesualdo Bufalino diventata proprietà del Comune di Comiso, suo paese natale, custode dei tremila libri dello scrittore. “<em style="box-sizing: border-box;">Era un paesotto popoloso [ … ] ma non triste. A giudicare dalle case dipinte di blu meteIene, ciascuna delle quali sui grami usci inalberava a comice un’odorosa pergola di gelsomino. Scurissime le facce, ma allegre di sapone recente. [ … ] E già uscivano per la prima messa le ragazze, [ … ] camminavano come signore, distribuendo a destra e a manca la tenera mafia degli occhi. È l’umile fondale del vicolo da cui sbocciavano, fra gabbie di galline e zacchere sparse, piuttosto che mortificare l’alterigia del passo, pareva conferire un di più di gloria e di teatro alla scena. [ … </em>] (G. Bufalino, <em style="box-sizing: border-box;">Comiso ieri, immagini di vita signorile e rurale</em>, Sellerio editore, 1978, Palermo, p. 3). Il romanzo <em style="box-sizing: border-box;">Diceria dell’ untore, </em> pensato e abbozzato verso il ‘50, scritto nel ’71 covato dalla giovinezza con dedizione e silenzio, e poi subito bestseller nel 1981. L’autore scrisse il testo sette volte e lo modificò ripetutamente nei 30 anni della sua genesi tra il 1950 e l’anno della sua pubblicazione. Il labor limae attuato potenzia il linguaggio figurato, l<em style="box-sizing: border-box;">eitmotiv </em>della scrittura bufaliniana e trova conferma nei suoi aforismi nella raccolta <em style="box-sizing: border-box;">Il Malpensante</em>: <em style="box-sizing: border-box;">“Rileggere ciò che è scritto cinquanta volte ogni giorno, non fosse che per cambiarvi una parola, come si cambia un fiore in un vaso”.</em> È importante perciò non incorrere nell’errore di confondere le date di scrittura di <em style="box-sizing: border-box;">Diceria</em> con quelle di stampa, dato che Gesualdo Bufalino entra tardi ufficialmente nello scenario della letteratura italiana nel 1981, all’età di sessant’anni, <em style="box-sizing: border-box;">sollecitato</em> da Sciascia per telefono. Elvira Sellerio fece una scommessa perché era certa che avesse un manoscritto nel cassetto<em style="box-sizing: border-box;">, </em>dice Bufalino in un’intervista dell’85 di Sergio Palumbo. Certamente l’esordio tardivo e la reticenza a considerare la sua opera come definitiva hanno destato nel clima letterario dell’epoca tanta curiosità e Bufalino stesso in <em style="box-sizing: border-box;">Saldi d’autunno</em>, 242, così spiega: <em style="box-sizing: border-box;">“La mia riluttanza alla stampa [… ] nasce da una discrezione nativa, [ … ] per me un’opera può solo dirsi veramente viva se, e finché è inedita, mobile, trasmutabile ad libitum come la vita. Un’altra ragione sta nel clima letterario dell’epoca: Bufalino stesso, in una sua intervista, attesta di aver scritto il suo romanzo “stretto fra due cadaveri freddi: la salma deI Neorealismo e il feto dell’Avanguardia</em>”. «<em style="box-sizing: border-box;">Diceria</em>» evoca, nel parlato spiccio, un’insinuazione di scarsa credibilità, come di uno sproloquio mormorato all’orecchio. ‘<em style="box-sizing: border-box;">Untore</em>’, di ascendenza manzoniana, è termine più complesso e fa l’effetto di un libro sorprendentemente antico. Un’opera che nasce già con la premessa di farsi incontentabile e preziosa e che cresce quasi fuori di un tempo precisabile. Il romanzo, strutturato nelle forme tradizionali del memoriale autobiografico, presenta un carattere lirico-autobiografico, una sorta di riflessione esistenziale sui grandi temi della morte stigma-stemma, della malattia e dell’amore, svolta attraverso una serie di evidenti richiami alla letteratura decadente (si pensi a <em style="box-sizing: border-box;">La montagna Incantata</em> di Thomas Mann o a <em style="box-sizing: border-box;">Moby Dick </em>di Melville, anche se lo scrittore, tuttavia, dichiara in un’intervista di non essersi ispirato all’opera di Mann). “<em style="box-sizing: border-box;">Non è la Montagna incantata che</em> <em style="box-sizing: border-box;">mi ha incantato. L’ho letta nel 1943, non ero ancora ammalato, non ho sentito allora una consonanza di temi. Il Mann che mi è più vicino è quello di Morte a Venezia e certe immagini del Dottor Faustus, mentre escludo nel modo più totale una derivazione tra la Montagna e Diceria”.</em> (61 F. Santini, La mia Sicilia è un museo d’ombre e io vivo in un buco nero, in «Tuttolibri», 11 luglio 1981). Scrittore in presenza di un dio che non c’è, grande sperimentatore, soprattutto sul piano del linguaggio e della ricerca linguistica nella scelta lirica e musicale della scrittura, si allontana anche rispetto alla tendenza dell’estremismo di molti narratori contemporanei (Gadda, Consolo, D’Arrigo e Pizzuto) e coraggiosamente non ha seguito la strada degli scrittori che in quegli stessi anni cominciavano a optare per una lingua di tono medio con forme semplici e accessibili al grande pubblico, mentre lui cercava di contrastare l’ossificazione del mondo, una visione anche della letteratura che molto spesso sembrava scadere nella banalità, nel tono grigio. <span id="more-72183" style="box-sizing: border-box;"></span>Bufalino sperimenta dunque in <em style="box-sizing: border-box;">Diceria</em> una nuova tecnica narrativa, un <em style="box-sizing: border-box;">Decamerone</em> al contrario, in cui la cornice non è più la base su cui si sviluppano le diverse storie, ma sono piuttosto queste ultime che sostengono la cornice nel racconto di carattere stilisticamente alto e letterario, che si avvale di una forma espressiva ricca di metafore e figure retoriche di gusto espressionista e quasi barocco. “<em style="box-sizing: border-box;">Barocco per me è: il gusto dell’iperbole, il gusto dei gesti e delle parole eccessive, il voler esprimere in un modo sopra le righe, torrenzialità dell’espressione, estrema rarefazione e gioco di metafore</em>”. Scrive ancora Bufalino: “<em style="box-sizing: border-box;">la cultura isolana è fortemente incardinata su due fondamenti che poi ne fanno uno solo: il mimo, che tende a coniugare nell’effusione gestuale i parossismi della passione; e il rito, che inalveandoli nella sicurezza di una norma riconosciuta, li depura, li domina, li guarisce</em>”. La studiosa inglese Sally Harvey rintraccia il principio della molteplicità presente non solo a livello personale ma anche a livello geografico e culturale, infatti in <em style="box-sizing: border-box;">La luce e il lutto</em> Bufalino chiama la Sicilia «L’isola plurale», perché secondo lui non esiste un’unica Sicilia ma tante Sicilie: «<em style="box-sizing: border-box;">Vero è che le Sicilie sono tante, non finirò di contarle. Vi è la Sicilia verde del carrubo, quella bianca delle saline, quella gialla dello zolfo […]. Vi è una Sicilia “babba” […], una Sicilia “sperta” […] una Sicilia pigra</em>». (G. Bufalino, <em style="box-sizing: border-box;">L’isola plurale</em>, in <em style="box-sizing: border-box;">La luce e il lutto</em>, in <em style="box-sizing: border-box;">Opere 1981-1988</em>, Bompiani, Milano, 2006, p. 1140). Queste le parole di Bufalino per descrivere la sua Sicilia e, nonostante l’amore per la sua terra, condanna i suoi corregionali, infatti, in ogni occasione, mette in luce, senza sconti e attenuazioni, i fattori che ne hanno impedito o frenato lo sviluppo. <em style="box-sizing: border-box;">Diceria dell’untore</em>, romanzo in 17 capitoli, era corredato nelle primitive stesure da componimenti poetici (uno per capitolo), editi poi in una successiva opera da Bompiani che, al termine del romanzo, raccoglie in un’appendice queste poesie, assieme ad altre aggiunte dell’Autore: dediche riportate sulle lapidi dei personaggi, alla maniera dell’<em style="box-sizing: border-box;">Antologia di Spoon River</em>, delucidazioni a mo’ di “istruzioni per l’uso per chi ha le orecchie più semplici” sui riferimenti inseriti nel romanzo (letterari, musicali), infine una guida sui temi trattati (morte, malattia, guarigione, olocausto …). Vi si narra la vicenda di un giovane malato di tubercolosi che, ricoverato in sanatorio nei pressi di Palermo, intreccia rapporti di amicizia con gli altri pazienti e, per reagire all'atmosfera di morte e malattia che regna nell'ospedale, ha anche una relazione con un’altra paziente, Marta; con essa giunge a fuggire dal sanatorio, nel disperato tentativo di vivere più pienamente la sua storia d’amore. La malattia è uno dei temi di riferimento della poetica e del pensiero di Gesualdo Bufalino. “<em style="box-sizing: border-box;">E questo era bello: andarsene così a spasso con passi d’aria per montagne e pianure, clandestini senza biglietto, contrabbandieri di vita. Almeno finché la babilonia della luce non fosse tornata a proclamare sui tetti, per chi se ne stava dimenticando, che un altro giorno ci aspettava dietro l’angolo, con la sua razione infallibile di dileggio e di pena. E sarebbe stato un giorno di meno, uno dei pochi rimasti</em>”. (Da <em style="box-sizing: border-box;">Diceria dell’untore</em>, cap.3, pag.19). Questo frammento è forse la chiave per leggere quella conflittualità che vive il protagonista del romanzo, nei giorni della malattia: il trionfo improvviso del sogno e dell’immaginazione sul caos della realtà, della mancanza di autenticità e di significato: si corre il rischio di assumere di fronte alla realtà, che appare estremamente complessa, e indecifrabile, un atteggiamento di rinuncia alla comprensione e all'azione. Le espressioni utilizzate dal narratore in riferimento ai malati (“<em style="box-sizing: border-box;">clandestini senza biglietto”,</em> “<em style="box-sizing: border-box;">setta di sbandati”</em> in attesa di uno “<em style="box-sizing: border-box;">sfratto senz’appello</em>” …) sulle condizioni di precarietà che caratterizza la loro esistenza. La malattia che li minaccia assume peraltro, come in tanta parte della letteratura del primo Novecento da Thomas Mann a Svevo, una valenza metaforica e allude a una situazione esistenziale che è propria di tutti gli esseri umani in quanto mortali. Affronta il tema anche in <em style="box-sizing: border-box;">Calende Greche</em> e in altri lavori ma se il protagonista di <em style="box-sizing: border-box;">Calende Greche</em>, sembra ribellarsi alla voluta asetticità degli interni (“<em style="box-sizing: border-box;">la stanza è stupida, tutta spigoli e angoli retti, senza una ridondanza, un arabesco, un granello di polvere”)</em> e alla prosopopea medica (“<em style="box-sizing: border-box;">pochissimo altro trapela, dell’uomo in camice bianco […</em>], <em style="box-sizing: border-box;">circospezione legittima, in uno che si </em><em style="box-sizing: border-box;">pretende luogotenente di Dio</em>”) nella <em style="box-sizing: border-box;">Diceria</em> la malattia assurge a strumento che nobilita, quasi un sostitutivo, degno di rispetto, alla vita comune, mediocre. Per il protagonista, “<em style="box-sizing: border-box;">la malattia conferisce ai volti un presentimento, una luce che manca sulle guance dei sani, un malato non è meno bello di un santo</em>”. Il narratore, rievocando a posteriori la propria esperienza, presenta i <em style="box-sizing: border-box;">suoi” compagni di prigionia”:</em> così definisce i ricoverati del sanatorio, riferendosi al fatto che, per ragioni igieniche, ai tisici era concesso uscire solo in casi eccezionali. La malattia però non ha spento in loro l’ardente desiderio di vita, che viene sollecitato da ogni minimo richiamo al mondo esterno. Il rumore di un carro o di un treno in lontananza è sufficiente per stimolare l’immaginazione e permettere di assaporare, l’eco lontana di una vita che è loro preclusa. <em style="box-sizing: border-box;">“Ma chi potrà scordarsi dei compagni di prigionia, del fuoco che li spingeva, nelle prime ore dell’alba, in pigiama com'erano, a scendere in giardino per piangere finalmente da soli, con la guancia premuta contro la spalliera di una panchina; chi potrà levarsi dalla mente le loro facce malrasate, mentre le coglie e disorienta l’indorarsi fulmineo del mondo, al di là del muro di cinta? Bastava talvolta, tra sonno e veglia, un fischio di treno addolcito dalla distanza, oppure il cigolio dei carri di zolfo in fila per la collina, e si balzava col cuore in tumulto, seduti sul letto, a origliare le invidiate informazioni e le leggende di quella stella infedele in cui s’era trasformata la terra. Che cosa racconta un treno, un carro che va, fra bivacchi e lune sull’aia, lungo profumi d’aranci e paesi, in una notte d’estate? Niente, eppure so di occhi sbarrati nel buio, che non avevano altra vacanza se non di sorprendere, al séguito di quelle ruote, qualche guizzo di vita durante la via: un vecchio che prende il fresco, due teste che si parlano sotto il lume della cena…Si tornava dall’immobile viaggio più lieti, più tristi, chi può dirlo, e tuttavia non delusi del nostro bottino di nuvole, l’unico che la sorte non aveva facoltà di vietarci”. […]</em> (Da <em style="box-sizing: border-box;">Diceria dell’untore</em>, Cap. 3, pag.18). Il brano offre un chiaro esempio della raffinatissima prosa di Bufalino, intessuta di termini preziosi e letterari e di metafore intensamente liriche, che per esempio trasfigurano l’alba “nell'indorarsi fulmineo del mondo”, la Terra in “<em style="box-sizing: border-box;">una stella infedele</em>” e il sanatorio in “<em style="box-sizing: border-box;">un’arce lambita appena dai frangenti dell’esistere</em>”. Particolarmente frequente è, in particolare, in un tessuto sintattico complesso ed elaborato, la presenza di ossimori (per es. “<em style="box-sizing: border-box;">Si tornava dall'immobile viaggio più lieti, più tristi”),</em> che rimandano tutti alla contrapposizione fondamentale tra vita e morte che sta alla base dell’intero romanzo. Dalle parole del protagonista Ismaele, emerge anche e soprattutto una riflessione dell’autore sulla funzione della scrittura, che appare intimamente legata alla memoria del passato. Solo a distanza di tempo, infatti, è possibile valutare il peso delle esperienze compiute e il valore degli incontri e delle azioni che hanno segnato la nostra esistenza. Bufalino scrive di aver scelto consapevolmente una lingua archeologica, defunta”, nella convinzione che il “registro alto, lo scialo degli aggettivi, l’oltranza dei colori” fossero l’unica via, “per restituire ai nostri occhi ormai miopi il sangue forte delle presenze e dei sentimenti”. La scrittura di Bufalino pone l’attenzione all’uomo, al senso inafferrabile della vita entro il fragile confine tra bugia e verità, nonché al racconto che ha come referente un universo offeso, indecifrabile, contraddittorio.” A questo proposito è splendida l’immagine dell’agave, che i due amanti incontrano durante la fuga, che fiorisce e muore ogni dieci anni, assurgendo ad inequivocabile simbolo di una condizione umana antinomica– nel caso di Marta precoce – seccatura, la vita salda il suo debito con la morte, in perenne moto ciclico. “<em style="box-sizing: border-box;">Perché si scrive, mi chiedo perché ci si affanna a tessere sogni e raggiri, si dà corpo a fanatici e fantasmi, si fabbricano babilonie di carte, s’inventano esistenze vicarie, universi paralleli e bugiardi (…). Si scrive per popolare il deserto, per non essere più soli nella voluttà di essere soli; per distrarsi dalla tentazione del niente o almeno procrastinarlo. (…). Si scrive specialmente per essere ricordati e per ricordare, per vincere entro di sé, il fuoco grigio del tempo. (…) si scrive anche per dimenticare, per rendere inoffensivo il dolore, biodegradandolo, come si fa con i veleni della chimica (…). Si scrive per giocare, perché no? la parola è anche un giocattolo, il più serio, il più fatuo. Il più caritatevole dei giocattoli adulti. (…). Tante sono, suppergiù, le ragioni per scrivere. Una di più, ma forse una di meno (non ho contato bene), delle ragioni per tacere. Scrivo perché non sono riuscito mai ad essere felice. Scrivo per essere felice</em>”. (Da <em style="box-sizing: border-box;">Le ragioni dello scrivere</em> di Sergio Garufi su Nazione Indiana). La Sicilia è per Bufalino la terra che porta con sé una valenza morale. Così per il siciliano, rifugiarsi nella sua<em style="box-sizing: border-box;"> “torre d’avorio” </em>diventa quasi un’intima attitudine che nasce dalla sua terra. Un rapporto indissolubile quello di Bufalino con la Sicilia, che egli definisce<em style="box-sizing: border-box;"> “schizofrenico”.</em> <em style="box-sizing: border-box;">«Una terra difficile da capire», </em>la definiva Sciascia. Quel che la letteratura può fare è definire l’atteggiamento migliore per trovare la via d’uscita<em style="box-sizing: border-box;">. “Solo la letteratura ridà alla Sicilia la sua violata santità”, </em>sostiene la nota scrittrice siciliana Silvana Grasso<em style="box-sizing: border-box;">. </em>Personalmente, ritengo che ciò sarà possibile solo se il letterato attraverso la scrittura riuscirà a oggettivare la propria esistenza ma non rinuncerà a esprimere comunque la sua esigenza di significati storici e di giudizi morali con l’intento di servire la letteratura infondendole un sangue nuovo.</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
©<em style="box-sizing: border-box;">Maria Allo</em></div>
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<span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">Riferimenti bibliografici</span></div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Gaglianone e L. Tas, <em style="box-sizing: border-box;">Essere o riessere, conversazione con Gesualdo Bufalino</em>, Omicron, Roma, 1996, p. 10</div>
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Studi novecenteschi – Edizioni 45-46 – Pagina 57</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Ragusa, Giovanni. <em style="box-sizing: border-box;">La lingua siciliana</em>. Modica: Edizioni Associazione Culturale</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
“Dialogo” 1989. Rossi, Pierangela. “Bufalino</div>
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Ilaria Fatta, Humboldt Universität zu Berlin – Institut für Romanistik Insularità: Note sul rapporto fra gli scrittori siciliani e la loro terra</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
F. Santini, La mia Sicilia è un museo d’ombre e io vivo in un buco nero, in «Tuttolibri», 11 luglio 1981.</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Charles Baudelaire, <em style="box-sizing: border-box;">I fiori del male</em>, con traduzione e prefazione di Gesualdo Bufalino, Milano, Mondadori, 1983.</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Traina, Presenze linguistiche e tematiche della poesia montaliana in “Diceria dell’untore” di Bufalino, in “SICULORUM Gymnasium”, (1990), pp.239-272;</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Russo, I temi della Sicilia e della morte nelle opere di Gesualdo Bufalino, in “Studi novecenteschi” (1992), pp.51-84;</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Comiso ieri. Immagini di vita signorile e rurale. Fotografie di Gioacchino Iacono e Francesco Meli, testo di Gesualdo Bufalino, Palermo, Sellerio, 1978. Comiso viva, a cura di Gesualdo Bufalino, Comiso, Edizioni Pro Loco, 1976.</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Michael Jakob, Infedele è la memoria, «Linea d’ombra», XIV, n. 17, luglio/ agosto 1996, pp. 18-22 (anche in Gesualdo Bufalino, Opere/2 19891996, a cura di Francesca Caputo, Milano, Bompiani, 2007, pp. 13711386).</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Gesualdo Bufalino, <em style="box-sizing: border-box;">Diceria dell’untore</em> nei Classici Bompiani (1981) con un contributo di Leonardo Sciascia.</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Le ragioni dello scrivere: Pamuk e Bufalino, Sergio Garufi • 11 Dicembre 2006 su Nazione indiana</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Insularità: note sul rapporto fra gli scrittori siciliani e la loro terra 2015 su Carte italiane di Silvana Grasso Link di riferimento: <a href="https://escholarship.org/content/qt6mm5x563/qt6mm5x563.pdf" style="border-bottom: 1px solid rgba(0, 0, 0, 0.1); box-sizing: border-box; color: #036564; text-decoration-line: none; transition: none 0s ease 0s;">https://escholarship.org/content/qt6mm5x563/qt6mm5x563.pdf</a></div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
La luce e il lutto nella Sicilia narrata da Gesualdo Bufalino su La Sicilia. Link di riferimento: <a href="https://www.ragusanews.com/2016/12/28/cultura/luce-lutto-sicilia-narrata-gesualdo-bufalino/73974" style="border-bottom: 1px solid rgba(0, 0, 0, 0.1); box-sizing: border-box; color: #036564; text-decoration-line: none; transition: none 0s ease 0s;">https://www.ragusanews.com/2016/12/28/cultura/luce-lutto-sicilia-narrata-gesualdo-bufalino/73974</a></div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
</div>
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<div class="sd-block sd-rating" style="box-sizing: border-box;">
<br /></div>
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</div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-13528183550695000672019-01-22T03:22:00.001-08:002019-01-22T03:22:30.718-08:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8e1cZLvdwcydBDwYHC8NygG2mPdnGADzFEEH-iuXCr4sBSNSJSlk5G3k-Y4JkM4NH5SnDAfi394xlC4OF_pBzaswGu3BIq1dLi0vHJpQKa8IaNuhK_svYKqgjAux0Ib1dRleHmlC0qg/s1600/Immagini-con-frasi-Giorno-della-Memoria.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="463" height="207" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8e1cZLvdwcydBDwYHC8NygG2mPdnGADzFEEH-iuXCr4sBSNSJSlk5G3k-Y4JkM4NH5SnDAfi394xlC4OF_pBzaswGu3BIq1dLi0vHJpQKa8IaNuhK_svYKqgjAux0Ib1dRleHmlC0qg/s320/Immagini-con-frasi-Giorno-della-Memoria.jpg" width="320" /></a></div>
<br />5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-77858256382690677932019-01-21T22:10:00.001-08:002019-01-21T22:13:11.189-08:00In memoria della Shoah<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKnliIrcaowo3j5Sz_4mKBe0Acef76dqfhMAxnEeO-sOLb4LHhhgvSMFb-nG7ArWt8t860InGnYJdGIIDWQqdMo65n9Hhq1HAYCS76U3YL7QRC4VoTGBy91ZPxLpO1du2D2wkAFzr25w/s1600/sachs.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="276" data-original-width="199" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKnliIrcaowo3j5Sz_4mKBe0Acef76dqfhMAxnEeO-sOLb4LHhhgvSMFb-nG7ArWt8t860InGnYJdGIIDWQqdMo65n9Hhq1HAYCS76U3YL7QRC4VoTGBy91ZPxLpO1du2D2wkAFzr25w/s1600/sachs.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Nelly Sachs</td></tr>
</tbody></table>
<h1 class="entry-title" style="background-color: white; border: 0px; clear: both; font-family: "Open Sans"; font-size: 30px; line-height: 31px !important; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline; width: 600px;">
<div style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: 0px 0px; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; color: #333333; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: 400; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
«Per questa Giornata della Memoria, 27 gennaio 2019, ho scelto<br />
<em style="background: 0px 0px; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="background: 0px 0px; border: 0px; font-weight: 700; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Chor der Geretteten</span></em>, che Nelly Sachs, premio Nobel<br />
per la letteratura, scrisse nel 1946. La poesia fu pubblicata l’anno<br />
successivo, nel ciclo di poesie <span style="background: 0px 0px; border: 0px; font-weight: 700; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><em style="background: 0px 0px; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Aus den Wohnungen des Todes</em></span><br />
<span style="background: 0px 0px; border: 0px; font-weight: 700; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><em style="background: 0px 0px; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"> </em></span>(Dalle dimore della morte), traduzione di Anna Maria Curci.</div>
<div style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: 0px 0px; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; color: #333333; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: 400; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="background: 0px 0px; border: 0px; font-weight: 700; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br />Chor der Geretteten</span></div>
<div style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: 0px 0px; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; color: #333333; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: 400; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Wir Geretteten,<br />
Aus deren hohlem Gebein der Tod schon seine Flöten schnitt,<br />
An deren Sehnen der Tod schon seine Bogen strich –<br />
Unsere Leiber klagen noch nach<br />
Mit ihrer verstümmelten Musik.<br />
Wir Geretteten,<br />
Immer noch hängen die Schlingen für unsere Hälse gedreht<br />
Vor uns in der blauen Luft –<br />
Immer noch füllen sich die Stundenuhren mit unserem tropfenden Blut.</div>
<div style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: 0px 0px; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; color: #333333; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: 400; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Wir Geretteten,<br />
Immer noch essen an uns die Würmer der Angst.<br />
Unser Gestirn ist vergraben im Staub.<br />
Wir Geretteten<br />
Bitten euch:<br />
Zeigt uns langsam eure Sonne.<br />
Führt uns von Stern zu Stern im Schritt.<br />
Laßt uns das Leben leise wieder lernen.<br />
Es könnte sonst eines Vogels Lied,<br />
Das Füllen des Eimers am Brunnen<br />
Unseren schlecht versiegelten Schmerz aufbrechen lassen<br />
Und uns wegschäumen –</div>
<div style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: 0px 0px; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; color: #333333; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: 400; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Wir bitten euch:<br />
Zeigt uns noch nicht einen beißenden Hund –<br />
Es könnte sein, es könnte sein<br />
Dass wir zu Staub zerfallen –<br />
Vor euren Augen zerfallen in Staub.<br />
Was hält denn unsere Webe zusammen?<br />
Wir odemlos gewordene,<br />
Deren Seele zu Ihm floh aus der Mitternacht<br />
Lange bevor man unseren Leib rettete<br />
In die Arche des Augenblicks.<br />
Wir Geretteten,<br />
Wir drücken eure Hand,<br />
Wir erkennen euer Auge –<br />
Aber zusammen hält uns nur noch der Abschied,<br />
Der Abschied im Staub<br />
Hält uns mit euch zusammen.</div>
<div style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: 0px 0px; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; color: #333333; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: 400; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="background: 0px 0px; border: 0px; font-weight: 700; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Nelly Sachs</span><br />
Dal ciclo di poesie <em style="background: 0px 0px; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Aus den Wohnungen des Todes</em> (Dalle dimore della morte), pubblicato nel 1947.</div>
<div style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: 0px 0px; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; color: #333333; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: 400; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="background: 0px 0px; border: 0px; font-weight: 700; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Coro dei salvati</span><br />
Noi salvati,<br />
Dalle cui ossa cave la morte ha già intagliato i suoi flauti,<br />
Sui cui tendini la morte ha già fatto scorrere i suoi archetti –<br />
Risuona ancora il lamento dei nostri corpi<br />
Con la loro musica mutilata.<br />
Noi salvati,<br />
Pendono ancora i cappi ritorti per le nostre gole<br />
Dinanzi a noi nell’aria azzurra –<br />
Ancora le clessidre si riempiono del nostro sangue stillante.</div>
<div style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: 0px 0px; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; color: #333333; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: 400; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Noi salvati<br />
Ancora si cibano di noi i vermi dell’angoscia<br />
La nostra stella è sepolta nella polvere.<br />
Noi salvati<br />
Vi chiediamo:<br />
Mostrateci pian piano il vostro sole.<br />
Di stella in stella riportateci al passo<br />
Fateci apprendere di nuovo, a voce bassa, la vita.<br />
Potrebbe darsi, altrimenti, che il canto di un uccello,<br />
Il secchio che al pozzo si riempie<br />
Forzino il nostro dolore sigillato malamente<br />
E come schiuma ci spazzino via-</div>
<div style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: 0px 0px; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; color: #333333; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: 400; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Vi chiediamo:<br />
Non ci mostrate ancora un cane che morde –<br />
Potrebbe darsi, potrebbe darsi<br />
Che polvere diventiamo –<br />
Dinanzi ai vostri occhi ci disfiamo in polvere.<br />
Che cosa tiene insieme la nostra tela?<br />
Noi divenuti senza respiro,<br />
La cui anima volò a Lui dalla mezzanotte<br />
Molto tempo prima che portassero in salvo il nostro corpo<br />
Nell’arca dell’attimo.<br />
Noi salvati<br />
Vi stringiamo la mano,<br />
Riconosciamo il vostro occhio –<br />
Ma insieme ci tiene ancora soltanto il distacco,<br />
Il distacco nella polvere<br />
Ci tiene uniti a voi.</div>
<div style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: 0px 0px; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; color: #333333; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: 400; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="background: 0px 0px; border: 0px; font-weight: 700; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Nelly Sachs</span><br />
(traduzione di Anna Maria Curci)</div>
</h1>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-44843329448620210112018-11-10T23:51:00.001-08:002018-11-10T23:58:06.464-08:00Storia Di Una Capinera, tratto dal romanzo di Giovanni Verga<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="https://www.youtube.com/embed/UqNotPq5QDU" width="459"></iframe><br />
<br />
<br />
<a href="https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/storiadiunacapinera/storia-di-una-capinera_F006084801000104" target="_blank">https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/storiadiunacapinera/storia-di-una-capinera_F006084801000104</a></div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-86449038485354939882018-09-22T22:02:00.000-07:002018-09-26T08:39:52.752-07:00Nel nome di Clizia<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7mooxM1_wytzvXpA8UNEn9-sm9iKTCzIv4NTBxudTsjtwgwhSZyYRSkDN1NwYcXBrpOZYAZMWCL8jwn66LUnfaNH1eWfAfgXRuvbAx_gD2ie-W4h26VahMtunsY7OfJR-rMi7UDzFuw/s1600/Montale-e-Clizia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="404" data-original-width="600" height="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7mooxM1_wytzvXpA8UNEn9-sm9iKTCzIv4NTBxudTsjtwgwhSZyYRSkDN1NwYcXBrpOZYAZMWCL8jwn66LUnfaNH1eWfAfgXRuvbAx_gD2ie-W4h26VahMtunsY7OfJR-rMi7UDzFuw/s320/Montale-e-Clizia.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">E. MONTALE- IRMA BRANDEIS</td></tr>
</tbody></table>
<a href="https://poetarumsilva.com/2018/09/21/allo-nel-nome-di-clizia/" target="_blank">https://poetarumsilva.com/2018/09/21/allo-nel-nome-di-clizia/</a><br />
<br />
<a href="http://www.900letterario.it/focus-letteratura/nel-nome-di-clizia-mottetti-montale/">http://www.900letterario.it/focus-letteratura/nel-nome-di-clizia-mottetti-montale/</a><br />
<div>
<blockquote style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; font-style: italic; hyphens: none; margin: 2.3rem; quotes: none;">
<div style="box-sizing: border-box; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
<span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">Non pensai a una lirica pura nel senso ch’essa poi ebbe anche da noi, a un giuoco di suggestioni sonore; ma piuttosto a un frutto che dovesse contenere i suoi motivi senza rivelarli, o meglio senza spiattellarli. Ammesso che in arte esista una bilancia tra il di fuori e il di dentro, tra l’occasione e l’opera – oggetto bisognava esprimere l’oggetto e tacere l’occasione – spinta. […] Anche nel nuovo libro ho continuato la mia lotta per scavare un’altra dimensione nel nostro pesante linguaggio polisillabico, che mi pareva rifiutarsi a un’esperienza come la mia. […] Il nuovo libro non era meno romanzesco del primo».</span></div>
<h5 style="box-sizing: border-box; clear: both; color: #836834; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 1.3rem; line-height: 1.5; margin: 2.3rem 0px; padding-left: 60px; text-align: justify;">
<span style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #3d596d; font-style: normal; font-weight: 400;">(E. Montale, </span><span style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #3d596d;">Intervista immaginaria</span><span style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #3d596d; font-style: normal; font-weight: 400;">, in </span><span style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #3d596d;">Sulla poesia</span><span style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #3d596d; font-style: normal; font-weight: 400;">, a cura di G. Zampa, Mondadori, Milano 1976)</span></h5>
</blockquote>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem;">
<br /></div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
<em style="box-sizing: border-box;">Mottetti </em>costituisce la seconda sezione di<em style="box-sizing: border-box;"> Le Occasioni </em>di Montale<em style="box-sizing: border-box;">. </em>Il titolo allude alla “poesia d’occasione”, nel senso che in questo periodo si infittiscono, nell’opera di Montale, i riferimenti a persone, eventi, circostanze della vita privata e pubblica. Eppure il poeta ha sempre rifiutato di precisare le circostanze biografiche della sua ispirazione. In una lettera del 1966, a un amico critico che gli chiede chiarimenti, scrive: «La mia poesia non è vera, non è vissuta, non è autobiografica, non serve identificare questa o quella donna…».<br />
Al centro delle <em style="box-sizing: border-box;">Occasioni</em>, dunque, si trova una serie di ventuno brevi componimenti dedicati a una donna, cantata con il <em style="box-sizing: border-box;">senhal</em> di Clizia, presenza indefinita, con il riferimento al mito ovidiano della ninfa innamorata di Apollo-Sole che fu trasformata in girasole, il fiore che si volge costantemente a cercare la luce del sole: <em style="box-sizing: border-box;">«lla suum, quamvis radice tenetur/ vertitur ad Solem, mutataque servat amorem» </em>(Ovidio, <em style="box-sizing: border-box;">Metamorfos</em>i, IV, v. 262 e sgg.). Clizia, colei che (si) inclina (gr. <em style="box-sizing: border-box;">klitòs</em>) ovvero, secondo la polisemia del verbo latino, colei che si piega, si muta e ha dedizione verso qualcosa. Nei <em style="box-sizing: border-box;">Mottetti</em>, a lei dedicati, la distanza si fa smisurata, quasi astrale: Clizia, creatura di luce, porta in dono d’amore un segno del mondo autentico. Quando il poeta avverte la sua presenza, e anche quando crede di essere ingannato “<em style="box-sizing: border-box;">Altro era il suo stampo</em>”, egli esprime il desiderio di affidarsi a lei perché lo metta in contatto con quel mondo misterioso, se esiste. E non conta tanto il dono (di cui il poeta non è mai certo) quanto il desiderio di quel segno. Certo, il segno che si compone nell’aria del mattino e nelle cose, può essere riconosciuto solo dai sensi dell’innamorato. Solo colui che sente il passo di Clizia nel pulsare del proprio sangue può percepire in segreto il fenomeno della neve che rispetta il rumore di quei passi, e quello dell’ombra della palma che <em style="box-sizing: border-box;">s’innerva/ sul muro</em>, cioè che «si dirama come un fascio di luce nel tessuto del proprio corpo» (D. Isella). Conta che la donna lo guidi a sfidare il <em style="box-sizing: border-box;">vuoto</em>, il <em style="box-sizing: border-box;">tedio</em>, <em style="box-sizing: border-box;">l’arduo nulla: </em>la verità è nella sfida che si compie in virtù dell’amore di Clizia.</div>
<blockquote style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; font-style: italic; hyphens: none; margin: 2.3rem; quotes: none;">
<div style="box-sizing: border-box; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
<span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">Ecco il segno; s’innerva</span><br />
<span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">sul muro che s’indora:</span><br />
<span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">un frastaglio di palma</span><br />
<span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">bruciato dai barbagli dell’aurora.</span><br />
<span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">Il passo che proviene</span><br />
<span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">dalla serra sì lieve,</span><br />
<span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">non è felpato dalla neve, è ancora</span><br />
<span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">tua vita, sangue tuo nelle mie vene.</span></div>
</blockquote>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Clizia ha gli attributi contrastanti del fuoco e del gelo (suggeriti dal significato del suo nome tedesco, <em style="box-sizing: border-box;">Brand</em>-fuoco (letteralmente: incendio),<em style="box-sizing: border-box;"> Eis</em>-ghiaccio). L’identità di questa donna dagli occhi di acciaio è rimasta a lungo oscura. Con il tempo Clizia è stata identificata con Irma Brandeis, giovane ebrea americana studiosa di Dante, colta, poliglotta e cosmopolita, conosciuta nel 1933 quando lei era venuta a Firenze per conoscere a fondo la lingua del sommo poeta. Montale si era trasferito a Firenze nel 1927; lavorò prima presso la casa Editrice Bemporad, poi come direttore del prestigioso Gabinetto Viesseux.<span id="more-65490" style="box-sizing: border-box;"></span><br />
Tra i due nacque un’intensa e combattuta relazione, interrotta nel 1938 quando lei si vide costretta a far ritorno negli Stati Uniti per sottrarsi alle leggi razziali e, nel contempo, Montale venne licenziato dal Gabinetto Viesseux perché non iscritto al partito fascista. Una storia, quella tra Montale e Irma Brandeis, dopo il suo ritorno in America soprattutto epistolare. Fantasma in bilico tra assenza e presenza, dunque, figura della separazione e dell’addio, messaggera astrusa e lampeggiante di un’improbabile salvezza, la protagonista di <em style="box-sizing: border-box;">Nuove stanze</em> e di tutta la serie dei<em style="box-sizing: border-box;">Mottetti </em>identificata con il suo nome più noto, Clizia, solo in una nota della Bufera. Per vent’anni è rimasta chiusa in una cartella di cartone nella cassaforte dell’Archivio Contemporaneo del Gabinetto Vieusseux. Fu la stessa Brandeis, nel 1983, a consegnare le lettere ad Alessandro Bonsanti, con la richiesta che non fossero rese pubbliche prima di vent’anni. Poesie, biglietti e fogli sparsi aiutano dunque a ricostruire una delle storie d’amore più tormentate del Novecento italiano. Irma Brandeis è diventata davvero, adesso, come la ninfa della leggenda, un girasole sempre più lontano e dolente.<br />
«<em style="box-sizing: border-box;">Portami il girasole, ch’io lo trapianti nel mio terreno bruciato dal salino… </em>– aveva scritto Montale –<em style="box-sizing: border-box;"> portami il girasole impazzito di luce</em>».<br />
Per il poeta Montale la beatificazione dell’assente è fonte della sua poesia più alta e nell’elaborazione del mito, Clizia si connette simbolicamente al tema della salvezza non solo personale ma si fa anche emblema della salvezza dalla violenza e dei valori laici della cultura e dello spirito. Il forzato allontanamento di Irma Brandeis dall’Italia diviene, in chiave metafisica, il corrispettivo del sacrificio di Cristo che, morendo, può garantire una salvezza per tutti (<em style="box-sizing: border-box;">La primavera hitleriana</em>). Come Cristo, con il suo sacrificio la donna «si distrugge/ in lui per tutti» (vv. 37-38). La sua lontananza assume quindi una valenza paradossalmente positiva. Attraverso la mediazione di questa donna, sembra dunque assumere nuove connotazioni la fiducia già presente nel primo Montale di “un’altra orbita”, di una dimensione esistenziale diversa e possibile da raggiungere solo per pochi. È Montale stesso ad aver usato nel 1961 l’espressione <em style="box-sizing: border-box;">visiting angel </em>e in queste vesti è raffigurata Clizia, in particolare nel primo mottetto, <em style="box-sizing: border-box;">Ti libero la fronte dai ghiaccioli</em>, scritto probabilmente nel gennaio del 1940 e apparso in rivista nello stesso anno e in volume nella seconda edizione delle <em style="box-sizing: border-box;">Occasioni. </em>Clizia diviene così la nuova Beatrice e assume connotati soprannaturali: è la donna –angelo che scende dalle «alte nebulose» a visitare il poeta. Ma potremmo trovare che la somiglianza è tanto suggestiva proprio perché apparente, e invece di nascondere, mette in luce l’assoluta novità del<em style="box-sizing: border-box;"> miracolo </em>che qui si compie. Clizia è diversa dalla sublime Beatrice, venuta «<em style="box-sizing: border-box;">da cielo in terra a miracol mostrare» (Vita Nova , XXVI,” Tanto gentile e tanto onesta pare..”). </em>Il suo è un cielo d’ <em style="box-sizing: border-box;">alte nebulose, </em>turbato dai<em style="box-sizing: border-box;"> cicloni. </em>Insomma è il cielo degli uomini e vediamo una donna-angelo avvicinata, nelle qualità e nella sorte, alla condizione umana. Per questo appare più viva la sua grazia e più credibile il suo messaggio.</div>
<blockquote style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; font-style: italic; hyphens: none; margin: 2.3rem; quotes: none;">
<div style="box-sizing: border-box; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
<span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">Ti libero la fronte dai ghiaccioli</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">che raccogliesti traversando l’ alte</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">nebulose; hai le penne lacerate</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">dai cicloni, ti desti a soprassalti.</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">freddoloso; e l’ alte ombre che scantonano</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">nel vicolo non sanno che sei qui.</span></div>
</blockquote>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Questa delicata poesia d’amore e insieme di angoscia è uno dei tanti esempi di altissimo valore nello sviluppo dell’intera poesia italiana del Novecento. La ricerca di musicalità, come sempre in Montale, è particolarmente attenta ed efficace. Ma è Irma Brandeis a far risuonare una nuova musica nelle corde di Montale con una frantumazione di versi caratterizzata da numerose assonanze interne e parallelismi. Il poeta è l’unico a sapere della presenza della donna: l’unico a viverla e a conoscerla, custode partecipe di un segreto e di un tesoro che ne sanciscono la superiorità rispetto alle altre ombre e al loro e vile “scantonare”. In ogni caso, la poesia si costruisce attorno al tema dell’incontro prezioso e clandestino, delle cure prestate e ricevute, oscilla tra l’angoscia della prigionia del poeta e il sollievo della fuga, del miracolo inaspettato. Una certa “oscurità” di Montale potrebbe essere invece frutto di una scelta precisa del poeta che rinvia alle suggestioni della poesia di Paul Verlaine (promotore del motto «<em style="box-sizing: border-box;">de la musique avant toute chose</em>») e all’influenza della Metafisica di tre grandi artisti Giorgio De Chirico, Carlo Carrà e Alberto Savinio. La pittura metafisica infatti, con le sue immagini enigmatiche, ambigue e misteriose, aspira a superare i limiti del visibile e della realtà ma è assolutamente priva di ambizioni conoscitive: gli enigmi che propone sono destinati a rimanere irrisolti, ma non per questo producono angoscia, paura e frustrazione. Le opere di De Chirico e di Savinio sono intime e filosofiche, ricche di suggestioni simboliche e letterarie, mentre l’ex futurista Carrà è maggiormente interessato a problematiche più strettamente formali. Montale, in questa seconda raccolta, mostra ancora di seguire la poetica degli oggetti, che però non caricano più la natura e il paesaggio marino della Liguria di una valenza simbolica (come gli stessi “ossi di seppia”), ma sono più di frequente frutto di lavoro artigianale o tecnico, essendo presente un indeterminato paesaggio urbano, popolato da uomini-automi. Una poetica di oggetti e non di parole in cui si avverte la consonanza con la poesia di T. S. Eliot e di autori secenteschi come l’inglese John Donne, o anche di Robert Browning, di Charles Baudelaire e di altri moderni.<em style="box-sizing: border-box;"> </em></div>
<blockquote style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; font-style: italic; hyphens: none; margin: 2.3rem; quotes: none;">
<div style="box-sizing: border-box; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
<span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">Addii, fischi nel buio, cenni, tosse</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">e sportelli abbassati. È l’ora. Forse</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">gli automi hanno ragione. Come appaiono</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">dai corridoi, murati!</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .</span></div>
<div style="box-sizing: border-box; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
<span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">– Presti anche tu alla fioca</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">litania del tuo rapido quest’orrida</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">e fedele cadenza di carioca?</span></div>
</blockquote>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Questo mottetto (1939), appartiene alle poesie aggiunte alla seconda edizione delle<em style="box-sizing: border-box;"> Occasioni. </em>Sullo sfondo convulso di una stazione di notte, si compie qualcosa di doloroso, forse una separazione; viene il pensiero di arrendersi a un modo di vivere insensato da automi. Nella seconda strofa appare un tentativo di riscattarsi stabilendo un legame con una persona lontana: ma è solo una speranza, sottolineata dal tono interrogativo, una speranza che ancora una volta cerca il miracolo nella scena quotidiana, in sé banale.<br />
I <em style="box-sizing: border-box;">Mottetti </em>non si aprono con un suono bensì con un rumore; quello del primo mottetto <em style="box-sizing: border-box;">Lo sai debbo riperderti </em>ci introduce nella tensione irrisolta tra il personaggio che dice «io» e il fantasma femminile, labile e sfuggente, evocato dal «tu» che fin dalla sua entrata in scena si presenta senza la minima connotazione emotiva, chiuso nell’altera consapevolezza della loro distanza («Lo sai: debbo riperderti e non posso»), che concede solo incerti barlumi del «certo suo fuoco» (per citare il balcone). E l’unica certezza che rimane al poeta è allora necessariamente quella dell’inferno («E l’inferno è certo»), nella quale il testo trova la sua conclusione, lapidaria e definitiva, contro l’ipotesi sempre più evanescente di una sempre più improbabile salvezza. Il verso si spezza sull’oggetto della ricerca fallita: <em style="box-sizing: border-box;">te </em>(e l’ossitono sembra appuntire la scheggia dolorosa).</div>
<blockquote style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; font-style: italic; hyphens: none; margin: 2.3rem; quotes: none;">
<div style="box-sizing: border-box; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
<span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">Lo sai: debbo riperderti e non posso.</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">Come un tiro aggiustato mi sommuove</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">ogni opera, ogni grido e anche lo spiro</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">salino che straripa</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">dai moli e fa l’oscura primavera</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">di Sottoripa.</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">Paese di ferrame e alberature</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">a selva nella polvere del vespro.</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">Un ronzio lungo viene dall'aperto,</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">strazia com’unghia i vetri. Cerco il segno</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">smarrito, il pegno solo ch’ebbi in grazia</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">da te.</span><span style="box-sizing: border-box; font-style: normal;">E l’inferno è certo.</span></div>
</blockquote>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Geneva, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; margin-bottom: 2.3rem; text-align: justify;">
Le <em style="box-sizing: border-box;">Occasioni </em>si presentano come un romanzo d’amore fornito di due sensi, l’uno letterale e l’altro allegorico: la donna amata da Montale potrebbe essere la poesia, attraverso la quale si manifesta la divinità. L’incontro con Clizia è raro e imprevisto. Costituisce l’esperienza del divino che è permesso agli uomini; il suo abbandono ci fa sprofondare nuovamente in quel perenne “inferno” che è la terra.</div>
<div style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; color: #604b23; font-family: "lucida grande", "lucida sans unicode", "lucida sans", geneva, verdana, sans-serif; margin-bottom: 2.3rem;">
<div style="font-size: 13px;">
<em style="box-sizing: border-box;">© Maria Allo</em></div>
<div style="font-size: 13px;">
<em style="box-sizing: border-box;"><br /></em>
</div>
<h5 style="box-sizing: border-box; clear: both; color: #836834; font-family: lato, sans-serif; font-size: 1.3rem; line-height: 1.5; margin: 2.3rem 0px;">
Fonti</h5>
<h5 style="box-sizing: border-box; clear: both; color: #836834; font-family: lato, sans-serif; line-height: 1.5; margin: 2.3rem 0px;">
<span style="font-size: x-small;">
Luperini, Cataldi et L. Marchiani<em style="box-sizing: border-box;">, La scrittura e l’interpretazione, vol. XIV, Palermo 1992</em>Eugenio Montale<em style="box-sizing: border-box;">, Mottetti, </em>a cura di Dante Isella, Piccola Biblioteca 21, Adelphi Edizioni<br style="box-sizing: border-box;" />Parenti, Vegezzi, Viola, <em style="box-sizing: border-box;">La ricerca letteraria Il tempo storico e le forme</em>, ed. Zanichelli 1994<br style="box-sizing: border-box;" /><em style="box-sizing: border-box;">Il manifesto Autore: Marco Sonzogni, Montale e Clizia, l’infelicità di dirsi addio.</em>Gramigna<em style="box-sizing: border-box;">, Le forme del desiderio, Garzanti, Milano 1986 </em>Gramigna<em style="box-sizing: border-box;">, Che cosa sa il poeta?, Garzanti , Milano 1986</em>Contini<em style="box-sizing: border-box;">, Una lunga fedeltà. Scritti su E. Montale, </em>Einaudi, Torino 1974, pp.19-41<br style="box-sizing: border-box;" />G. Armellini, A. Colombo (a cura di), La<em style="box-sizing: border-box;"> letteratura italiana “Novecento”</em>, ed. Zanichelli<br style="box-sizing: border-box;" /><em style="box-sizing: border-box;">“Questa stupida faccia”. Un carteggio nel segno di Eugenio Montale Brandeis,ed. Archinto</em><em style="box-sizing: border-box;">Perché Letteratura di </em>R. Luperini, <em style="box-sizing: border-box;">Modernità e</em> <em style="box-sizing: border-box;">contemporaneità</em>, ed. Palumbo<br style="box-sizing: border-box;" />Bonora,<em style="box-sizing: border-box;"> Le Metamorfosi del vero, Saggi sulle “Occasioni “di E. Montale, Bonacci Roma 1981</em></span></h5>
</div>
</div>
</div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-52312798361929504352018-09-14T22:43:00.003-07:002018-09-14T22:43:52.007-07:00Desistenza<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEien6yKAxC5r5re0cAaXozNQ0OC337xQBkGK46dyebrzEIRPGxsfWrGvmqO6jRUdMqB19q_ST4h2-hQcDKo3vD6yNQZ1DPa_YS4BHuRL_l0xxKMqZZoiWsN_rL5InK93n0Eoisbq-dqXw/s1600/Edvard-Munch.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="426" data-original-width="650" height="209" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEien6yKAxC5r5re0cAaXozNQ0OC337xQBkGK46dyebrzEIRPGxsfWrGvmqO6jRUdMqB19q_ST4h2-hQcDKo3vD6yNQZ1DPa_YS4BHuRL_l0xxKMqZZoiWsN_rL5InK93n0Eoisbq-dqXw/s320/Edvard-Munch.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Edvard Munch</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Di questa malattia profonda di
cui tutti siamo stati infetti, il fascismo non è stato che un sintomo acuto: e
la resistenza è stata la crisi benefica che ci ha guariti, col ferro e col
fuoco, da questo universale deperimento dello spirito.[...] Ciò che ci turba
non è il veder circolare di nuovo per le piazze queste facce note: il pericolo
non è lì; non saranno i vecchi fascisti che rifaranno il fascismo. Che tornino
in libertà i torturatori e i collaborazionisti e i razziatori può essere una
incresciosa necessità di pacificazione che non cancella il disgusto: talvolta
il perdono è una forma superiore di disprezzo. No, il pericolo non è in loro: è
negli altri, è in noi: in questa facilità di oblio, in questo rifiuto di trarre
le conseguenze logiche della esperienza sofferta, in questo riattaccarsi con
pigra nostalgia alle comode e cieche viltà del passato. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Da:”Lo stato siamo noi”, di
Pietro Calamandrei<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br /></div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-53180898645650597662018-06-05T22:48:00.003-07:002018-06-05T22:48:29.476-07:00Samuel Ullman: La gioventù non è un periodo della vita, è uno stato d’animo...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVI92VLL0QMsgi5n8NuQL4hBSKhtRvEvEQqujKUSY9_2jTJE2R_VMOslA1NNoNsThVcj3_5QBGXpu8QDRAyg_Th6PtaANa2R1jEV2Xm-c_EKI06B67GLHGdwsqg5EbpYyuD5NuNQp7QQ/s1600/De56bLtX4AUFi43.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="728" data-original-width="1199" height="241" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVI92VLL0QMsgi5n8NuQL4hBSKhtRvEvEQqujKUSY9_2jTJE2R_VMOslA1NNoNsThVcj3_5QBGXpu8QDRAyg_Th6PtaANa2R1jEV2Xm-c_EKI06B67GLHGdwsqg5EbpYyuD5NuNQp7QQ/s400/De56bLtX4AUFi43.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
La gioventù non è un periodo della vita, è uno stato
d’animo; non è una questione di guance rosee, labbra rosse e ginocchia agili; è
un fatto di volontà, forza di fantasia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Vigore di emozioni: è la freschezza delle sorgenti profonde
della vita.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Gioventù significa istintivo dominio del coraggio sulla
paura, del desiderio di avventura sull’amore per gli agi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E spesso se ne trova di più in un uomo di 60 anni che in un
giovane di venti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nessuno invecchia semplicemente perchè gli anni passano.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Si invecchia quando si tradiscono i propri ideali.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Gli anni possono far venire le rughe alla pelle,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
ma la rinuncia agli entusiasmi riempie di rughe l’anima.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Le preoccupazioni, la paura, la sfiducia in se stessi<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
fanno mancare il cuore e piombare lo spirito nella polvere.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
A 60 anni o a 16, c’è sempre nel cuore di ogni essere umano<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
il desiderio di essere meravigliati,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
l’immancabile infantile curiosità di sapere cosa succederà
ancora,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
la gioia di partecipare al grande gioco della vita.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Al centro del vostro cuore e del mio cuore<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
c’è una stazione del telegrafo senza fili:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
finchè riceverà messaggi di bellezza, speranza, gioia,
coraggio e forza<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
dagli uomini e dall’infinito, resterete giovani.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Quando le antenne riceventi sono abbassate,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
e il vostro spirito è coperto dalla neve del cinismo<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
e dal ghiaccio del pessimismo,allora siete vecchi, anche a
vent’anni;<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
ma finchè le vostre antenne saranno alzate, per captare le
onde dell’ottimismo,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
c’è speranza che possiate morire giovani a 100 anni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Di Samuel Ullman<o:p></o:p></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-48196005042729160302018-05-26T21:41:00.002-07:002018-05-26T21:41:18.565-07:00Hannah Arendt: L’insegnante si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMIS7JYznfKDkgq6QsUXJ8ADIzbNlUXtJ06pq0Xwjp7kapviidi0nGcGiwadbIu2ecnIaGKE91YvEfnJ4xoyPJaVr3Ga9zgf1xUNTvU0ABmiS2znF2Dgglfwt6RQkmopjAGthcfes6dg/s1600/xGregory-Colbert_TFM_0165.jpg.pagespeed.ic.TfMNcy68_d.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="671" data-original-width="1000" height="214" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMIS7JYznfKDkgq6QsUXJ8ADIzbNlUXtJ06pq0Xwjp7kapviidi0nGcGiwadbIu2ecnIaGKE91YvEfnJ4xoyPJaVr3Ga9zgf1xUNTvU0ABmiS2znF2Dgglfwt6RQkmopjAGthcfes6dg/s320/xGregory-Colbert_TFM_0165.jpg.pagespeed.ic.TfMNcy68_d.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Gregory Colbert</td></tr>
</tbody></table>
<h3 style="text-align: left;">
<span style="text-align: justify;">L’insegnante si qualifica per conoscere il mondo e per
essere in grado di istruire altri in proposito, mentre è autorevole in quanto,
di quel mondo, si assume la responsabilità. Di fronte al fanciullo è una sorta
di rappresentante di tutti i cittadini adulti della terra, che indica i
particolari dicendo: ecco il nostro mondo.</span></h3>
<h3 style="text-align: left;">
<o:p><div style="text-align: justify;">
</div>
</o:p><div style="text-align: justify;">
In: "Tra passato e futuro (Pag. 247)", di Hannah
Arendt</div>
</h3>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-48878223073819326232018-05-25T21:35:00.005-07:002018-05-25T21:35:43.129-07:00Norberto Bobbio:Spinoza definisce l’umiltà «tristitia orta ex eo quod homo suam impotentiam sive imbecillitatem contemplatur» («tristezza sorta dal fatto che l’uomo contempla la sua impotenza o debolezza»)...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiC1j9NH0Ccvu62G1BAtAl2djlSbNEU3qGQGI8JwFiU5l-1FIEn80RtLDNA7KKIw0e3jC8FEaGIbe3SVBb7atfAcAZ29BwNk8SsCrJ5cScLRs5jAjqP95B89cgWnu2MUklfW848qTnQFA/s1600/Albertini_Oreste_%25281887-_1953%2529_Italia1.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="240" data-original-width="320" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiC1j9NH0Ccvu62G1BAtAl2djlSbNEU3qGQGI8JwFiU5l-1FIEn80RtLDNA7KKIw0e3jC8FEaGIbe3SVBb7atfAcAZ29BwNk8SsCrJ5cScLRs5jAjqP95B89cgWnu2MUklfW848qTnQFA/s400/Albertini_Oreste_%25281887-_1953%2529_Italia1.jpeg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Oreste Albertini</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Spinoza definisce l’umiltà «tristitia orta ex eo quod homo
suam impotentiam sive imbecillitatem contemplatur» («tristezza sorta dal fatto
che l’uomo contempla la sua impotenza o debolezza») e la “tristitia” viene a
sua volta definita come «transitio a maiore ad minorem perfectionem» («passaggio
da una maggiore a una minore perfezione»). La differenza tra mitezza e umiltà
sta, a mio parere, in quel “tristitia”: la mitezza non è una forma di
“tristitia”, perché anzi è una forma del suo opposto, la “laetitia”, intesa
proprio come il passaggio da una minore a una maggiore perfezione. Il mite è
ilare perché è intimamente convinto che il mondo da lui vagheggiato sarà
migliore di quello in cui è costretto a vivere, e lo prefigura nella sua azione
quotidiana, esercitando appunto la virtù della mitezza, anche se sa che questo
mondo non esiste qui e ora, e forse non esisterà mai.</div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-55512349460810889562018-05-11T20:48:00.000-07:002018-05-11T21:07:45.298-07:00Lucio Anneo Seneca: Quando uno passa la vita a vagabondare...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNrGwZjPuy_k-8eTaapdXwHX9b-C66jkP9sdqREQG3NdiY3OLOcW2OtMJ3h1JRqjffPxeg7gdbYEGlr47bUeQadEIJkY7lw6N4vKcHADnPHLXogUxqs53YZOVkhcmTHPy-yUnCvuVi8w/s1600/Casorati-ritratto-Cesarina-Gualino-apertura.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="416" data-original-width="360" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNrGwZjPuy_k-8eTaapdXwHX9b-C66jkP9sdqREQG3NdiY3OLOcW2OtMJ3h1JRqjffPxeg7gdbYEGlr47bUeQadEIJkY7lw6N4vKcHADnPHLXogUxqs53YZOVkhcmTHPy-yUnCvuVi8w/s320/Casorati-ritratto-Cesarina-Gualino-apertura.jpg" width="276" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Felice Casorati</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Leggi sempre, però autori di
valore riconosciuto e se di tanto in tanto ti viene in mente di passare ad
altri, ritorna poi ai primi. Anch'io mi regolo così ; dal molto che leggo
ricavo qualche cosa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">In: "Lettere a
Lucilio" di Lucio Anneo Seneca<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br /></div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-52570635779861417642018-05-04T06:55:00.001-07:002018-05-04T06:59:45.706-07:00Johann Wolfgang Goethe: Le doti vengono presupposte, esse debbono trasformarsi in capacità...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinh3HP3QS_QFOX3BKclS0z2pwJ2ROeVn-qB416TwQv2fybHfraAxQJhJO44pwSO4DG3ozm9X0gyOxOgLlvnaaO3WxEfDH6H4xwMlbw2ldOtN3tYkfMIrzH_fb9JkouNY7U9HvSAMGGYw/s1600/maxresdefault.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinh3HP3QS_QFOX3BKclS0z2pwJ2ROeVn-qB416TwQv2fybHfraAxQJhJO44pwSO4DG3ozm9X0gyOxOgLlvnaaO3WxEfDH6H4xwMlbw2ldOtN3tYkfMIrzH_fb9JkouNY7U9HvSAMGGYw/s320/maxresdefault.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rosso Veneziano</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b>Le doti vengono presupposte, esse debbono trasformarsi in capacità. È questo lo scopo di ogni educazione…</b></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b>Da: “Le affinità elettive (Die Wahlverwandtschaften)”, di Johann Wolfgang von Goethe</b></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/JzLpCS1c_Fg/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/JzLpCS1c_Fg?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-3987510236257234402018-05-01T05:42:00.001-07:002018-05-01T05:44:21.189-07:00Lucio Anneo Seneca: All'origine c'è un profondo malessere spirituale...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3mM82fpDKy1G1o06EKrf__sfqNPHoNHAKdDFG461l7aXV6af2lxF3Nr3ZX5ap_PipGkn0Zv1gbdNqG9NJBFY8o3m1HXyq1vf5JesLAsFt9WqZfNsloktl0G1BwI0UtqfQpsq1L2YV2w/s1600/AR+100148+%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="639" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3mM82fpDKy1G1o06EKrf__sfqNPHoNHAKdDFG461l7aXV6af2lxF3Nr3ZX5ap_PipGkn0Zv1gbdNqG9NJBFY8o3m1HXyq1vf5JesLAsFt9WqZfNsloktl0G1BwI0UtqfQpsq1L2YV2w/s320/AR+100148+%25281%2529.jpg" width="255" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Affresco romano</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">All'origine c'è un profondo
malessere spirituale: quando uno beve, la lingua si inceppa solo se la mente
soccombe al peso del vino e vacilla o si abbandona, così questa forma di
ubriachezza del linguaggio non è dannosa finché l'anima rimane salda. Curiamo perciò
l'anima: da essa scaturiscono i pensieri, le parole, da essa deriva il nostro
comportamento, l'espressione del volto, l'incedere. Se l'anima è sana e
vigorosa, anche il linguaggio è energico, forte, virile: se l'anima soccombe,
anche il resto la segue nella caduta. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">In: “Lettere a Lucilio” di
Lucio Anneo Seneca<o:p></o:p></span></div>
<br /></div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-2276287307138869462018-05-01T05:33:00.003-07:002018-05-01T05:33:58.484-07:00Zygmunt Bauman: La nostra vita è un’opera d’arte, che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no....<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwx2yJ8ucqFUeB6TBpb0HvTwJcHJutK9KBA0rcUfOy9sB5KbhlHQzmHU9aoGQuQZV6ITTdgxzGSIWBTmL2NMssCryKiUp6OVhyphenhyphenpZy0GKC3aG0XncMXnXFWLl3n7-MOq_g9qZ1BO54BJA/s1600/Arturo+Nathan+++++Palude++1937.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="935" data-original-width="1280" height="233" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwx2yJ8ucqFUeB6TBpb0HvTwJcHJutK9KBA0rcUfOy9sB5KbhlHQzmHU9aoGQuQZV6ITTdgxzGSIWBTmL2NMssCryKiUp6OVhyphenhyphenpZy0GKC3aG0XncMXnXFWLl3n7-MOq_g9qZ1BO54BJA/s320/Arturo+Nathan+++++Palude++1937.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="background-color: white; color: #555555; font-family: -apple-system, BlinkMacSystemFont, "Segoe UI", "Roboto Oxygen-Sans", Ubuntu, Cantarell, "“Fira Sans”", "“Droid Sans”", "Helvetica Neue", Helvetica, "\\30D2ラギノ角ゴPro W3", "Hiragino Kaku Gothic Pro", "\\30E1イリオ", Meiryo, "MS Pゴシック", Arial, sans-serif; font-size: 16px; letter-spacing: -0.4px; text-align: left;">Arturo Nathan, La Palude, 1937</span></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">La nostra vita è un’opera
d’arte – che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no. Per viverla come esige
l’arte della vita dobbiamo – come ogni artista, quale che sia la sua arte –
porci delle sfide difficili (almeno nel momento in cui ce le poniamo) da contrastare
a distanza ravvicinata; dobbiamo scegliere obiettivi che siano (almeno nel
momento in cui li scegliamo) ben oltre la nostra portata, e standard di
eccellenza irritanti per il loro modo ostinato di stare (almeno per quanto si è
visto fino allora) ben al di là di ciò che abbiamo saputo fare o che avremmo la
capacità di fare. Dobbiamo tentare l’impossibile. E possiamo solo sperare –
senza poterci basare su previsioni affidabili e tanto meno certe – di riuscire
prima o poi, con uno sforzo lungo e lancinante, a eguagliare quegli standard e
a raggiungere quegli obiettivi, dimostrandoci così all’altezza della sfida. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">In: “L'arte della vita” di
Zygmunt Bauman<o:p></o:p></span></div>
<br /></div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-64565373848205408272018-04-29T21:23:00.001-07:002018-04-29T21:23:03.981-07:00Umberto Galimberti: L’intelligenza non si dà in una forma unica, ma in una moltitudine di forme...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6WbrZ_ngakOIfrNR-H7yWbuzrhUw75gK1-muDj2ARbkx7dc9edRfALV6qijK3RCW9PJvkpMFMmEBGsb1WnGXLy3XBsDyQH-KxFqXQRHvff8ULJ5DURGqtyN4C1wxIKEd6sc88oXK-IQ/s1600/Ben+Goossens-I+think%252C+I%2527m+a+dreamer.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="651" data-original-width="932" height="278" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6WbrZ_ngakOIfrNR-H7yWbuzrhUw75gK1-muDj2ARbkx7dc9edRfALV6qijK3RCW9PJvkpMFMmEBGsb1WnGXLy3XBsDyQH-KxFqXQRHvff8ULJ5DURGqtyN4C1wxIKEd6sc88oXK-IQ/s400/Ben+Goossens-I+think%252C+I%2527m+a+dreamer.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ben Goossens<br /></td></tr>
</tbody></table>
<h3 style="text-align: justify;">
L’intelligenza non si dà in una
forma unica, ma in una moltitudine di forme, la maggior parte delle quali trova
nelle nostre scuole, nei centri di diagnosi psicologica e nel giudizio della
gente la sua mortificazione.[...]</h3>
<h3 style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> Così si stroncano inclinazioni
sull’altare della genericità, che non è il nozionismo contro cui si sono fatte
in anni passati stupide battaglie, ma la supposizione che l’intelligenza sia
una dimensione versatile e versata per qualsiasi contenuto.<br /> Non è così! Così come non è da
privilegiare, come fa la nostra scuola, l’intelligenza convergente, che è
quella forma di pensiero che non si lascia influenzare dagli spunti
dell’immaginazione, ma tende all’univocità de scuola, è l’intelligenza
divergente tipica dei creativi, capaci di soluzioni molteplici e originali,
perché, invece di accontentarsi della soluzione dei problemi, tendono a
riorganizzare gli elementi, fino a ribaltare i termini del problema per dar
vita a nuove ideazioni.<br /><o:p> </o:p>Tratto da: “ I miti del nostro
tempo” di Umberto Galimberti</span></h3>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<br /></div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-85175517557110136942018-03-21T23:35:00.003-07:002018-03-21T23:35:56.590-07:00L'UOMO DAL FIORE IN BOCCA (parte 1)<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="https://www.youtube.com/embed/_GpOkgWG8k0" width="459"></iframe>5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-74734320207220032042018-03-21T23:35:00.001-07:002018-03-21T23:35:07.631-07:00L'UOMO DAL FIORE IN BOCCA (parte 2)<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="https://www.youtube.com/embed/0oA-I6uiVSY" width="459"></iframe>5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-47611346195134567422018-01-31T04:55:00.001-08:002018-01-31T05:00:18.490-08:00TG CANALE 2_TWITTER: “LA BREVITÀ COME STRATEGIA DI SCRITTURA” CONCORSO S...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="270" src="https://www.youtube.com/embed/LWrYiHaZvAo" width="480"></iframe><br />
<br />
<br />
<h2 class="sottotitolo_articolo sottotitolo" itemprop="alternativeHeadline" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #4e4e4e; font-family: Raleway; line-height: 28px; margin: 0px 0px 20px; padding: 0px; width: 673px;">
<span style="font-size: large;">La brevità come strategia di scrittura: il tema </span></h2>
<h2 class="sottotitolo_articolo sottotitolo" itemprop="alternativeHeadline" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #4e4e4e; font-family: Raleway; line-height: 28px; margin: 0px 0px 20px; padding: 0px; width: 673px;">
<span style="font-size: large;">di quest'anno è la Metamorfosi. Un invito </span></h2>
<h2 class="sottotitolo_articolo sottotitolo" itemprop="alternativeHeadline" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #4e4e4e; font-family: Raleway; line-height: 28px; margin: 0px 0px 20px; padding: 0px; width: 673px;">
<span style="font-size: large;">a meditare prima di scrivere il messaggio da veicolare</span></h2>
</div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-18160533563751978482018-01-26T21:36:00.000-08:002018-01-26T21:52:50.809-08:00Per la Giornata della Memoria: il “Coro dei superstiti” di Nelly Sachs<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
Scrivevo tre anni fa, e riconfermo ogni parola, aggiungo da Lettere Migranti anche la traduzione di <a href="https://letteremigranti.wordpress.com/2016/01/27/nelly-sachs-coro-dei-salvati/" target="_blank"><span style="font-size: large;"><b>Anna Maria Curci .</b></span></a><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_5gR1Xnyg6fYyy6E9y1OOsOl1yi8g2LnLyEtU3vRlvkgfL6XLdvaenTTS8BnDXiTFEV7YrhmqlXeuxlkoQZkB4lGzQ6nbvT337lWcd5mlAgWUNI7SwnFaCl7BUKaCRBGsoN2TwabmnA/s1600/7b97c029e4d8a6291115ce214eb011f4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="575" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_5gR1Xnyg6fYyy6E9y1OOsOl1yi8g2LnLyEtU3vRlvkgfL6XLdvaenTTS8BnDXiTFEV7YrhmqlXeuxlkoQZkB4lGzQ6nbvT337lWcd5mlAgWUNI7SwnFaCl7BUKaCRBGsoN2TwabmnA/s320/7b97c029e4d8a6291115ce214eb011f4.jpg" width="230" /></a></div>
<br />
<br />
Il 27 Gennaio una data stabilita per legge. Ma la memoria non può essere identificata con una sola data (anche se il 27 gennaio è la data in cui gli alleati liberarono e aprirono agli occhi del mondo il campo di concentramento di Auschwitz). Perciò pubblico oggi una poesia di Nelly Sachs, forse la poetessa che più di altri ha saputo parlare dello sterminio degli ebrei, dei campi di concentramento, dei forni crematori, anche se non è stata ospite in nessuno dei campi allestiti dai nazisti. Lei è riuscita a riparare in Svezia (nel 1940), dove poi è sempre vissuta, facendo la traduttrice.<br />
<br />
<br />
Nata a Berlino nel 1891, è morta a Stoccolma nel 1970. Ha scritto alcuni libri di poesie che sono tra le più drammatiche testimonianze dell’Olocausto. Ma anche dell’esilio, della condizione dell’ebreo errante. Ho scelto questa poesia di Nelly Sachs, Coro dei superstiti, perché è bella e famosa, ed è sul piano testimoniale molto intensa. Lei è stata insignita del Premio Nobel nel 1966. Quindi la lettura di questo testo – a mio parere – porta con sé un’amplificazione del suo significato che per un evento come il Giorno della Memoria è molto importante. La motivazione del Nobel diceva: ”Per la sua lirica lirica notevole e la scrittura drammatica, che interpreta il destino di Israele con forza toccante”. Quello che è singolare nella sua vita è che tutto ciò che aveva scritto prima dell’espatrio, abitando in Germania, lei lo ha rifiutato, disconosciuto. Come se fosse nata alla scrittura soltanto quando la realtà irreparabile del genocidio l’ha fatta diventare “vedente”. E pur non avendo visto i lager nazisti (se non dopo), ha interpretato la grande disperazione, la grande tragedia, come forse nessun altro. Tra le altre cose ha scritto i poemi drammatici Segni sulla sabbia (Zeichen im Sand, 1962), Incantesimo (Verzauberung, 1970). inoltre, le seguenti raccolte di liriche: Nelle dimore della morte (In den Wohnungen des Todes, 1947), Fuga e trasformazione (Flucht und Verwandlung, 1959), Al di là della polvere (Fahrt ins Staublose, 1961), Alla ricerca dei viventi (Suche nach Lebenden, 1971). Gli uni e le altre vivono una lingua di grande intensità metaforica, che parlano della storia e delle vicissitudini del popolo ebraico nel passato e nel presente.<br />
Chor der Geretteten<br />
<br />
Wir Geretteten,<br />
Aus deren hohlem Gebein der Tod schon seine Flöten schnitt,<br />
An deren Sehnen der Tod schon seine Bogen strich –<br />
Unsere Leiber klagen noch nach<br />
Mit ihrer verstümmelten Musik.<br />
Wir Geretteten,<br />
Immer noch hängen die Schlingen für unsere Hälse gedreht<br />
Vor uns in der blauen Luft –<br />
Immer noch füllen sich die Stundenuhren mit unserem tropfenden Blut.<br />
<br />
Wir Geretteten,<br />
Immer noch essen an uns die Würmer der Angst.<br />
Unser Gestirn ist vergraben im Staub.<br />
Wir Geretteten<br />
Bitten euch:<br />
Zeigt uns langsam eure Sonne.<br />
Führt uns von Stern zu Stern im Schritt.<br />
Laßt uns das Leben leise wieder lernen.<br />
Es könnte sonst eines Vogels Lied,<br />
Das Füllen des Eimers am Brunnen<br />
Unseren schlecht versiegelten Schmerz aufbrechen lassen<br />
Und uns wegschäumen –<br />
<br />
Wir bitten euch:<br />
Zeigt uns noch nicht einen beißenden Hund –<br />
Es könnte sein, es könnte sein<br />
Dass wir zu Staub zerfallen –<br />
Vor euren Augen zerfallen in Staub.<br />
Was hält denn unsere Webe zusammen?<br />
Wir odemlos gewordene,<br />
Deren Seele zu Ihm floh aus der Mitternacht<br />
Lange bevor man unseren Leib rettete<br />
In die Arche des Augenblicks.<br />
Wir Geretteten,<br />
Wir drücken eure Hand,<br />
Wir erkennen euer Auge –<br />
Aber zusammen hält uns nur noch der Abschied,<br />
Der Abschied im Staub<br />
Hält uns mit euch zusammen.<br />
<br />
Nelly Sachs<br />
Dal ciclo di poesie Aus den Wohnungen des Todes (Dalle dimore della morte), pubblicato nel 1947.<br />
<br />
Coro dei salvati<br />
<br />
Noi salvati,<br />
Dalle cui ossa cave la morte ha già intagliato i suoi flauti,<br />
Sui cui tendini la morte ha già fatto scorrere i suoi archetti –<br />
Risuona ancora il lamento dei nostri corpi<br />
Con la loro musica mutilata.<br />
Noi salvati,<br />
Pendono ancora i cappi ritorti per le nostre gole<br />
Dinanzi a noi nell’aria azzurra –<br />
Ancora le clessidre si riempiono del nostro sangue stillante.<br />
<br />
Noi salvati<br />
Ancora si cibano di noi i vermi dell’angoscia<br />
La nostra stella è sepolta nella polvere.<br />
Noi salvati<br />
Vi chiediamo:<br />
Mostrateci pian piano il vostro sole.<br />
Di stella in stella riportateci al passo<br />
Fateci apprendere di nuovo, a voce bassa, la vita.<br />
Potrebbe darsi, altrimenti, che il canto di un uccello,<br />
Il secchio che al pozzo si riempie<br />
Forzino il nostro dolore sigillato malamente<br />
E come schiuma ci spazzino via-<br />
<br />
Vi chiediamo:<br />
Non ci mostrate ancora un cane che morde –<br />
Potrebbe darsi, potrebbe darsi<br />
Che polvere diventiamo –<br />
Dinanzi ai vostri occhi ci disfiamo in polvere.<br />
Che cosa tiene insieme la nostra tela?<br />
Noi divenuti senza respiro,<br />
La cui anima volò a Lui dalla mezzanotte<br />
Molto tempo prima che portassero in salvo il nostro corpo<br />
Nell’arca dell’attimo.<br />
Noi salvati<br />
Vi stringiamo la mano,<br />
Riconosciamo il vostro occhio –<br />
Ma insieme ci tiene ancora soltanto il distacco,<br />
Il distacco nella polvere<br />
Ci tiene uniti a voi.<br />
<br />
Nelly Sachs<br />
(traduzione di Anna Maria Curci)<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmamwyYeQCFqHgTTn2t6KxKdb3o_rsf7lEwBhKN1_wp5A8JEBpi4kMXK6BGH6lVp1OYC4u5hFDVMWMAZm19VUJYtbb_8FhsvtEUejrXi4rTEJ7DoRvZFKNtJGEWIHjQfhhk44jsCiX3g/s1600/hqdefault.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="480" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmamwyYeQCFqHgTTn2t6KxKdb3o_rsf7lEwBhKN1_wp5A8JEBpi4kMXK6BGH6lVp1OYC4u5hFDVMWMAZm19VUJYtbb_8FhsvtEUejrXi4rTEJ7DoRvZFKNtJGEWIHjQfhhk44jsCiX3g/s320/hqdefault.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<br />
“Noi superstiti”. L’identificazione con chi è scampato allo sterminio, alle camere a gas, permette di eternare la tragedia immane del popolo ebraico sacrificato alla megalomania distruttrice di un potere cieco e bieco, fondato sulla violenza e sul razzismo, come quello nazista. E ancora di più oggi il ricordo dello status di superstite dai lager, con il quale si accomuna chiunque sia riuscito a evitare l’internamento, chiunque sia riuscito a salvarsi da quell'esperienza e da quella morte, fissa nello specchio della storia l’eccidio realmente avvenuto, nonostante tutte le negazioni che possano essere affermate. Come possono persone di cultura come il vescovo lefebvriano Richard Williamson e il priore della Madonna di Loreto (a Spadarolo, nel comune di Rimini), Don Floriano Abrahamowicz, Don Floriano in più avrebbe detto che in fondo le camere a gas sono state usate per disinfettare. Disinfettare che cosa? Ma sembra abbia detto ancora, il priore, che le sue parole sono state travisate. E ha sostenuto che avesse invece detto che non sa se le camere a gas siano state usate veramente per uccidere. Beh, non cambia nulla. Come si può oggi, dopo le testimonianze lasciate da chi è stato appunto “superstite” (vale la pena ricordare i tanti libri scritti da Primo Levi, di cui lo scorso anno ho proposto la poesia d’apertura del libro Se questo è un uomo) e dopo che sono stati archiviati diverse centinaia di filmati girati nei campi dagli stessi nazisti (quindi non considerabili finti come fossero semplici “sceneggiati” di pura invenzione), sostenere che i campi di sterminio non sono esistiti? La vera iattura non è dimenticare, è invece sostenere una falsità nonostante le prove e le testimonianze dirette sull'evento più pernicioso del secolo scorso. Ricordare quindi, non dimenticare, ma anche opporsi esibendo sempre prove indiscutibili alla rimozione falsificante e strumentale della realtà storica. E la poesia non è il verbo che apre la verità, di qualsiasi cosa essa parli? Che la poesia dunque sappia, possa, voglia, incunearsi nell'incredulità di chi non sa o non vuole sapere. Ottavio Rossani<br />
<br />
<span style="color: red; font-size: large;"><b><a href="https://nugae11.wordpress.com/2018/01/26/li-vidi-quei-bambini/" target="_blank">Dal mio blog </a></b></span><br />
<span style="color: red;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span>
<a href="https://nugae11.wordpress.com/2018/01/26/li-vidi-quei-bambini/" target="_blank"><span style="font-size: large;"><b>Li vidi quei bambini</b></span></a></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4uj36BtrxwwG9FyGVd0-8bcn6741h-pXb9rBzubhzlPlVE02yUx_1519_K6x8lhz7xRsAjLJipLQF7vP5yzIP1uLFbQtbEVZ5n11mUD9f_hXn8n4G5tdR_-PxwuAe5hMiLzd-KlwoQQ/s1600/3525bc0915d1a01b49b9a0508edfe604.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="338" data-original-width="563" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4uj36BtrxwwG9FyGVd0-8bcn6741h-pXb9rBzubhzlPlVE02yUx_1519_K6x8lhz7xRsAjLJipLQF7vP5yzIP1uLFbQtbEVZ5n11mUD9f_hXn8n4G5tdR_-PxwuAe5hMiLzd-KlwoQQ/s320/3525bc0915d1a01b49b9a0508edfe604.jpg" width="320" /></a></div>
<b>Maria Allo</b></div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-66544881421887698142017-11-17T07:52:00.002-08:002017-11-17T08:09:20.996-08:00Jolanda Insana, voce poetica italiana, aulica e dialettale, sempre fuori dal coro<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9C7_sKqwyYJFPMNXq0_ImGL4I5ATfLrdA7fFp0tlkPvYxR7EkmVqtu27E6IelZ4pef5IXahes5-Mx0qGQVvLuT7TIGX1-SNtaCmWaxjH2LSKzMOc5yHQmHApcBNMtcO3uDFhnSAEmNw/s1600/31148182414_ca533a15c3_b+foto+di+dino+ignani.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="838" data-original-width="1024" height="261" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9C7_sKqwyYJFPMNXq0_ImGL4I5ATfLrdA7fFp0tlkPvYxR7EkmVqtu27E6IelZ4pef5IXahes5-Mx0qGQVvLuT7TIGX1-SNtaCmWaxjH2LSKzMOc5yHQmHApcBNMtcO3uDFhnSAEmNw/s320/31148182414_ca533a15c3_b+foto+di+dino+ignani.jpg" width="320" /></a></div>
<a href="https://poetarumsilva.com/2017/11/16/maria-allo-jolanda-insana/" target="_blank"><b>https://poetarumsilva.com/2017/11/16/maria-allo-jolanda-insana/</b></a><br />
<a href="https://paoloottavianisweblog.wordpress.com/2017/11/16/maria-allo-su-jolanda-insana/" target="_blank"><b>https://paoloottavianisweblog.wordpress.com/2017/11/16/maria-allo-su-jolanda-insana/</b></a><br />
<a href="http://www.900letterario.it/poesia/jolanda-insana-voce-poetica-epigrammatica/" target="_blank"><b>http://www.900letterario.it/poesia/jolanda-insana-voce-poetica-epigrammatica/</b></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">“<i>La vita e la morte allato vanno</i>”: la
poesia di Jolanda Insana come infinita <i>Sciarra
amara</i><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">L’anno 1977 segna l’esordio tardivo
nella poesia della quarantenne Jolanda Insana, quando un gruppo di testi di <i>Sciarra amara</i> è presentato in un
quaderno collettivo della casa editrice Guanda, diretta da Giovanni Raboni, poeta
e militante nella critica in primis letteraria, ma anche teatrale e
cinematografica che, sbalordito alle <i>schioppettate</i>
linguistiche della “Pupara”, così scrive:</span><span style="font-family: "garamond" , "serif"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";"> «[</span><span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">…]
dietro o al di là della beffa, dietro o al di là dell’acuto, atroce sarcasmo, è
in ogni caso, e senza scherzi, questione di vita o di morte: ed è questo,
certo, a far circolare nella poesia della Insana, nel suo personalissimo
impasto di sostenutezza aulica e gesticolante allegria dialettale, nel suo
epigrammismo che, per naturale paradosso tende a farsi voce ininterrotta,
declamazione, poema, una vena di minacciosa, rabbrividente cupezza.» Jolanda
Insana<i> è</i> voce poetica italiana fuori
dal coro. Sciarra è termine siciliano che viene dall’arabo <i>šarra</i> e insieme letterario che significa rissa, «conflictus tra la
vita e la morte». <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<i><span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> “io infuoco la posta / in questo gioco che mi/
strazia / e punto forte sulla carta”<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Impasto verbale di lingua italiana, dunque,
e dialetto siciliano, a tratti duro, per scardinare il conformismo dell'Italia
degli anni Settanta e la mancanza di senso. Insana dice che la parola è voce
della carne e la poesia è medicina carnale, così dai dettagli di un particolare
stonato, “<i>picciùsu</i>”, cerca di far
sprigionare un senso che vada al di là della superficie, una grande occasione
di vedere il male e di non arrenderci a esso. Per questo Raboni, ha potuto
parlare della «concretezza visionaria» di una voce che, prendendo le distanze
dalla massa, riesce a cogliere le storture dell’esistenza e denunciarle. Da
questo punto di vista il plurilinguismo di Jolanda Insana e i testi delle sue
raccolte poetiche, caratterizzati da un vero e proprio “<i>bombardamento</i>” lessicale con termini letterari, insieme a voci
dialettali e neologismi, hanno una cifra inconfondibile che si riconosce non
solo nella concretezza ma anche nella continuità con la tradizione, che la
spinge in direzione della nostra povera, martoriata, meravigliosa lingua
italiana. La ricerca poetica di Jolanda Insana è<i> </i>“<i>lazzariata</i>”<i> </i>dall’esperienza nella sua infanzia della
seconda guerra mondiale, dai bombardamenti delle forze alleate e dalla miseria.</span><span style="font-family: "garamond" , "serif"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Del resto caratteristica dell’autrice è
la capacità di far risorgere; in questa forza risiede la specificità della
letteratura, per noi, esperienze lontane e concluse, così nel componimento <i>Il bombardamento</i>: «<i>non c’è cautela che basti contro la paura/ a tre anni quando si apre la
prima voragine/ e sotto i bombardamenti si perde terra e acqua/ temo però che
quello non fu l’ultimo avviso/ mandato dal padrone// nessuno conoscerà che male
fu/ avere offeso l’udito</i>.» Poesia sperimentale, dunque, impegnata nei
contenuti e non, di quelle che nelle strutture espressive e nella “lingua ‘<i>strana</i>’, eppure così familiare ai
siciliani, sa incidere sulla realtà concreta, attraverso un instancabile <i>labor limae</i> nel quale lo studio dei
classici latini e greci ha svolto un ruolo di primaria importanza. Ecco la
novità: il suo linguaggio poetico deve molto al pensiero greco, ellenistico e
al romanesimo, al costante e vario vaglio filologico su testi di Euripide,
Alceo, Anacreonte, Ipponatte, Callimaco, Plauto, Lucrezio, Marziale fino ad
Andrea Cappellano. Così la sua ricerca, lungi dal costituire il momento
culminante di un’unica vittoriosa tradizione, rappresenta l’aperto crocevia da
cui non possono non transitare i filoni più avanzati della ricerca poetica del
nostro secolo. Cosa ci dice tutto questo? Che è cambiato radicalmente il nostro
modo di dare significato alla vita rispetto al passato, non c’è un senso già
dato e comune per tutti, il significato della vita va invece costruito, da
ciascuno in modo diverso. Per lei era importante la parola a tratti aggressiva
sulla soglia dell’ambiguità scorticata da un continuo allarme e frana del senso.
<i>“Sono fortunato/ se riesco a muovere la
mandibola in avanti”, </i>si confessa la Voce mentre prova se stessa in ogni
ampiezza e falsetto, incrociando la crescente fragilità con la malattia da cui
è avvolta ogni altra apparenza fuori da sé, natura o nazione o mondo. A
cominciare dai<i> “vecchi padri/ incarogniti
e ubriachi di viagra”</i>,<i> </i>o dalle <i>“fragole giganti/ alberi metà pino e metà
abete nati dopo Cernobyl”.</i> È chiaro che simili sperimentazioni come musiche
strimpellate o termini danteschi, cuticagna o incantamento, o ancora colpanza,
fallenza, oblianza, perdenzia, assieme alla creazione di verbi parasintetici a
prefisso in-, in-, ancora una volta di ispirazione dantesca (impoesiarsi, inserpentarsi),
disorientano il lettore perché rendono problematico qualsiasi tentativo di
traduzione, ma il linguaggio di Jolanda Insana contaminato da un dialetto a
tratti duro dirompe e richiama l’espressionismo dantesco tra antinomie, giochi di parole, balbettii e
borbottii, onomatopee, deformazioni verbali che dolorosamente e
provocatoriamente ruggiscono come fendenti fonici dentro le viscere della
lingua che sconvolge e non si piega. Eppure i ricordi sono compresi solo
attraverso simili “resurrezioni”, emozioni materiche che ne <i>La tagliola dell’amore</i> sostituiscono la
spietatezza dello sguardo a una certa elegiaca apertura che indugia nella
tensione quasi biologica del sentimento.<i>
“Oggi posso fare qualcosa io che sono vinta/ e non voglio rivincite e sacrifici”.</i><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Visionaria della ribellione e dello sdegno,
voce selvaggia in grado di interpretare la lotta umana e di ammonire chi
opprime e soffoca ogni moto di carità e solidarietà, Jolanda fu eretica e
mistica, voce coerente nella dicotomia tra corpo e <i>spirito “non lo amo ma non è una ragione per distruggerlo/ questo mio
corpo incoerente mai sazio né beato/ e dunque lo allevo e lo tutelo come madre/
e lo rattoppo e strappo alle grinfie della figlia</i>”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> Un
“<i>impasto personalissimo di sostenutezza
aulica e gesticolante allegria dialettale</i>” in cui la Sicilia affiora
costantemente come il <i>biancomangiare</i> e
nessuno come Jolanda Insana ha saputo dare voce alla saggezza amara della
Sicilia attraverso l’evocazione della madre ne <i>La tagliola del disamore</i> (2005).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Nata nel 1937, originaria di Monforte,
laureata in Lettere classiche a Messina con una tesi sull’opera in frammenti di
Erinna (una poetessa greca amica di Saffo), trasferitasi nel 1968 a Roma,
l’Insana è stata, oltre che studiosa, anche insegnante che odiava adulazione e
servilismo con una profondità fortemente sapienziale, priva di mediazioni, che
non sarebbe dispiaciuta a Rimbaud o a Campana. Certo, gli apprezzamenti non le
sono mancati, infatti nel 2002 per <i>La
Stortura</i> le è stato anche assegnato il premio Viareggio. Cospicua dunque la
produzione di Jolanda Insana, dagli esordi di <i>Sciarra amara</i> (1977) e <i>Fendenti
fonici</i> (1982) si arriva a <i>La stortura</i>
(2002), libro fondamentale per l’espressione poetica femminile, oggi un universo
rispetto al quale la critica fatica, per molti aspetti, a posizionarsi. È un
dato obiettivo, per esempio, che il numero delle poetesse sia di gran lunga
inferiore a quello degli uomini, fatto che si spiega facilmente con la
condizione di esclusione nei confronti della cultura a cui le donne siano state
condannate per secoli. Infatti mai come in quest’opera si è posto l’accento
sull’immensa difficoltà incontrata dalla parola nel pronunciare: «non c’è altra
parola che la semplice parola/ ma s’infinse di non sentire/ e mi lasciò con le
braccia aperte/ credendosi il padrone che s’abbuffa di libertà/ e sputa servi
incatenati/ sono qui e non sono ammutolita e sciacquo il tempo/ per acquistare
tempo/ commisurando le proposte sgradevoli/ all’incanto sottile delle sete» (p.
361); e ancora: «non ho accesso alla parola/ e quando con fatica dico fame/
faccio vento e non posso masticare// è un’ossessione la bocca/ poi che si
mangia i denti e fa sputazza» (p. 418). La terra, e cioè l’umanità, ha bisogno
di individuare valori solidi che diano un fondamento, anche di tipo religioso,
alla vita, agli uomini e al loro bisogno di significato. Ma dal cielo non viene
nessuna parola che soddisfi tale bisogno. L’uomo resta nella solitudine tragica
della sua condizione, caratterizzata, nel contempo, dal bisogno di significati
certi e dall’impossibilità di una risposta a questa esigenza. Questo bisogno di
dire la realtà e questo senso di esilio si avvicinano in una ricerca che non
ammette consolazioni, come ricorda la stessa Jolanda Insana:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">«Forse è vero che quanto più si vive la
mancanza di qualcosa tanto più si diventa onnivori, quanto più si sa tanto più
si sa di non sapere, quanto più si sta in esilio si brama di un rimpatrio, e
dunque quanto più si avverte l'inadeguatezza dei linguaggi tanto più ossessiva
si fa la ricerca di tutti i possibili linguaggi per dare voce al pensiero,
all'emozione, alla verità della vita, alla sua parte oscura, alla sua parte
luminosa.»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Messina negli ultimi anni l’aveva conosciuta.
Ma “<i>dominnidìu</i>”<i> </i>su Jolanda non si è scritto ancora troppo per la verità.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<i><span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Maria
Allo<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Poesie tratte
“Jolanda Insana – Tutte le poesie (1977-2006)”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Camoliato madapolàm<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">1<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">la vita e la morte allato vano<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">transeunti per lo stesso porticato<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">comincia dolcechiaro finisce amaroscuro<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">2<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">non toccare la berretta al tignoso<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">non tutto è fatto per parere<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">bello<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">se sputi all’aria<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">è meglio che tu cammini<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">con l’ombrello<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">3<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">fuggire è vergogna<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">ma anche salvamento<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">vita con vita non si mangia<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">guai al minchione che non ha<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">potere<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">potendo il poco basta<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">carne cotta e cruda<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">l’assai soverchia<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">e troppe grazie a santantònio<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">4<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">quanto fiato perde<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">chi andando per la vita<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">chiama la morte e dice<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">accuccia-accuccia<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">5<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">i piedi reggono esattamente<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">quanto ioho<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">lèvati<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">non mi fare il solletico<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">6<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">ma chi comanda qua<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">mannàggia<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">non sono padrona<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">di niente<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">maco gli occhi per piangere<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">7<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">com’è camoliato<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">il madapolàm della vita<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">lo sa la falsabrigante<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">e nulla può naftalina<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">8<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">vita bella e affatturata<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">non avea catene al collo<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">né debito di coscienza<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">dopo la sua porcapedata<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">non sa più spendersi<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">con chi le pare e piace<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">9<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">meschina vita<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">si difende a mozziconi<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">chi muore riempie la sua fossa<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<b><i><span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">per quanta vita sali<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<b><i><span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">tanta ne discendi<o:p></o:p></span></i></b><br />
<b><i><span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></i></b>
<a href="http://www.900letterario.it/author/prof-ssa-maria-allo/" style="background-color: white; border-bottom: 1px dotted rgb(0, 0, 0); border-left-style: none; border-left-width: 0px; border-right-style: none; border-right-width: 0px; border-top-style: none; border-top-width: 0px; box-sizing: border-box; color: black; font-family: "droid sans", arial, verdana, sans-serif; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; transition: all 0.2s ease-in-out;" title=""><span style="font-size: small;">Prof.ssa Maria Allo</span></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<b><span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Fonti<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.85pt; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">1. Jolanda
Insana, <i>Tutte le poesie 1977-2006</i>,
Garzanti, Milano 2007.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">2. Carmen Micalizzi,
“L’italiano regionale della Sicilia” Tesi di Laurea - A.A. 2002-2003<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">3. Maria
Antonietta Grignani, <i>Il martòrio e altro</i>,
in Dario Tomasello, <i>Nessuno torna alla
sua dimora, Messina</i>, Sicania, 2009, pp. 33-53.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">4. Ambra
Zorat, <i>La poesia femminile italiana dagli
anni Settanta a oggi. Percorsi di analisi testuale</i>, <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> Tesi di dottorato, Université Paris IV
Sorbonne – Università degli Studi di Trieste, 2009.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">5. Jolanda
Insana, <i>Turbativa d'incanto</i>, Garzanti
Libri. Collana: Collezione di poesia, Milano 2012<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">6. Itinerari
siciliani a cura della Biblioteca
Regionale Universitaria di Messina <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0cm; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">7. La
letteratura e noi di Romano Luperini ed. Palumbo , Dal Novecento a oggi “La voce delle <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0cm; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0cm; margin-right: 2.85pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;"> donne”<o:p></o:p></span></div>
</div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-69810923358766667022017-10-03T21:40:00.004-07:002017-10-03T21:41:45.606-07:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<br /></div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-83784043615637634972017-10-03T11:18:00.003-07:002017-10-04T04:01:49.560-07:00Sibilla Aleramo: la coscienza femminista della poesia del ‘900<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYY3Ob0238B52nQG-PnOhxU_IBdzj9OUWNmrdFrI0Kte42jU33_G_pwxp9A_wx_B7YOulKDOif6LuUy57neXUpnm0DWtDyzuYlhcxH5HOWsqlneNNAnn8G4Jh6Q8vWBsZWlGF3xAwvuQ/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="252" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYY3Ob0238B52nQG-PnOhxU_IBdzj9OUWNmrdFrI0Kte42jU33_G_pwxp9A_wx_B7YOulKDOif6LuUy57neXUpnm0DWtDyzuYlhcxH5HOWsqlneNNAnn8G4Jh6Q8vWBsZWlGF3xAwvuQ/s320/images.jpg" width="201" /></a></div>
<b><a href="http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/sibilla-aleramo-rina-faccio/" target="_blank">SIBILLA ALERAMO</a> </b><br />
<b><br /></b>
<b><br /></b>
<b> <a href="http://www.150anni.it/webi/index.php?s=58&wid=1858" target="_blank"> </a></b><a href="http://www.150anni.it/webi/index.php?s=58&wid=1858" target="_blank"><span style="background-color: #f1f1f1; color: green; font-family: "georgia"; font-size: 18px; font-weight: bold;">Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914) » Aleramo Sibilla (Rina Faccio) </span><span style="font-family: "georgia";"><span style="border-color: initial; border-image: initial; border-style: initial; font-size: 18px;"><b> </b></span></span><b> </b></a></div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-11877352991292365572017-09-15T07:55:00.004-07:002017-09-15T07:55:36.541-07:00‘Fuochi’, o degli specchi di Marguerite Yourcenar: una felice fusione tra moderno e miti classici<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-q9IgCiU3La8ujVw0ExckUxXw7J4CfepPUG6k2VC_pFW3C-JJy5EVeM_PUPOEdwZKuY-hluHswAI4sEXX4tfCOShe6H__xCdAYVOhtqSyxvtPqKm7-iGLQBJF6337kURrwf-1K7dltQ/s1600/fuochi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="240" data-original-width="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-q9IgCiU3La8ujVw0ExckUxXw7J4CfepPUG6k2VC_pFW3C-JJy5EVeM_PUPOEdwZKuY-hluHswAI4sEXX4tfCOShe6H__xCdAYVOhtqSyxvtPqKm7-iGLQBJF6337kURrwf-1K7dltQ/s1600/fuochi.jpg" /></a></div>
<a href="https://www.blogger.com/%E2%80%98Fuochi%E2%80%99,%20o%20degli%20specchi%20di%20Marguerite%20Yourcenar:%20una%20felice%20fusione%20tra%20moderno%20e%20miti%20classici" target="_blank"><b>SU '900 LETTERARIO</b></a><br />
<br />
<br />
<h1 class="name post-title entry-title" itemprop="itemReviewed" itemscope="" itemtype="http://schema.org/Thing" style="border: 0px none; box-sizing: border-box; font-family: BebasNeueRegular, arial, Georgia, serif; list-style: none; margin: 0px 0px 10px; outline: none; padding: 0px;">
<span style="font-size: x-small;"><a href="http://www.900letterario.it/author/prof-ssa-maria-allo/" style="border: 0px none; box-sizing: border-box; color: #888888; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-decoration-line: none; transition: all 0.2s ease-in-out;" title="">Prof.ssa Maria Allo</a><span style="color: #888888;"> </span></span></h1>
<div class="entry" style="border: 0px none; box-sizing: border-box; line-height: 22px; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; word-wrap: break-word;">
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
<em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">«Spero che questo libro non venga mai letto»</em> è l’<em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">incipit</em> di uno dei testi più intensi e famosi di <strong style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Marguerite Yourcenar,</strong> <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Feux- Fuochi</em>. Un libro che l’autrice francese non avrebbe mai voluto far leggere per i contenuti personali, una vera e proprio ricerca dell’anima umana messa al rogo da un amore non ricambiato, una crisi passionale della trentaduenne Marguerite, innamorata perdutamente del suo editore, André Fraigneau, che, a sua volta è innamorato di altri uomini. Ed è così che l’autrice inizia a comporre <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">collages</em> come in uno stato di<em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">trance</em>, e sotto la spinta di una visione interiore attinge al mito, approccio all’assoluto.</div>
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
Infatti al centro di<em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;"> Fuochi</em>, una raccolta di prose liriche scritte nel 1935, si susseguono una serie di ritratti interiori, come riflesso di una violenta esperienza d’amore da <strong style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Fedra</strong> a <strong style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Saffo</strong>, riproposti alla maniera del grande <strong style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Racine</strong> . E’ un libro indelebile e leggerlo significa attraversare e farsi attraversare dall’amore: “<em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Amare a occhi chiusi significa amare come un cieco. Amare a occhi aperti forse significa amare come un folle: accettare a fondo perduto. Io ti amo come una folle”.</em></div>
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
Viene ripresa dunque la storia di Fedra, figlia di Pasifae e Minosse, moglie di Teseo re e fondatore di Atene, che presa da amore travolgente per il figliastro, perde sé e lui. In questa tragedia Fedra rivelava senza ritegno il suo amore al figliastro il quale inorridito si copriva il capo.<em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">“Dinanzi alla freddezza d’Ippolito imita il sole quando urta un cristallo: si trasforma in mostro. Non abita più il suo corpo se non come il suo stesso inferno….”</em></div>
<h2 style="border: 0px none; box-sizing: border-box; font-family: Helvetica; font-size: 30px; font-weight: normal; line-height: 1em; list-style: none; margin: 25px 0px 10px; outline: none; padding: 0px;">
Yourcenar e <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Fedra, o della disperazione</em></h2>
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
L’amore incestuoso e non corrisposto, impossibile da realizzare condurrà Fedra inevitabilmente a un dolore atroce che consuma l’anima fino a culminare nella morte. Nella tragedia raciniana il dolore di Fedra diviene fragilità nevrotica, del tutto incapace di emergere dal disordine della regressione. Racine critica <strong style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Seneca</strong> perché troppo severo nel giudicare così empia la colpa di Fedra: <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">“elle n’est pas tout coupable”.</em> Anche la Yourcenar sosterrà che <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">“come ogni vittima, è stato lui il suo boia”.</em> Fedra non ha che da accusare se stessa per aver fabbricato tutto ciò che ama di Ippolito e la stessa odiata Aricia. <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">“È per causa di lui che lei è morta; è per causa di che lui non ha vissuto. Lui non le deve che la morte; lei gli deve i soprassalti di un’inestinguibile agonia”.</em> Nella <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">prefazione</em> della raccolta l<a href="https://www.900letterario.it/opere-900/memorie-di-adriano-yourcenar/" style="border: 0px none; box-sizing: border-box; color: #444444; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-decoration-line: none; transition: all 0.2s ease-in-out;">’autrice</a> stessa precisa che, da un lato, ha voluto esprimere l’ardore delle sue emozioni, dall’altro, ha avuto l’occhio attento alla realtà contemporanea e attraverso quello specchio deformante ha letto le antiche storie. Così in Saffo viene ripreso e assunto nella contemporaneità il mondo della poetessa, la cui descrizione dei sintomi della passione amorosa ebbe forte influenza per più di un millennio: <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">“Ecco che Amore di nuovo/ mi dà tormento;/ Amore che scioglie le membra,/ Amore dolce e amaro,/ fiera sottile e invincibile</em>…(”Trad. di M. Valgimigli)</div>
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
Ecco che nell’invenzione letteraria della Yourcenar, Saffo assume le sembianze di un’artista del Circo, <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">“un’acrobata alle prese con le bestie del circo che se la divorano con gli occhi…”.</em> Antico e moderno si fondono quindi, si conservano e ci accompagnano anche nello spazio, come una via in cui si sono dischiuse tutte le operazioni successive. Appunto per questo <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">“se l’umanità è destinata a sopravvivere, la civiltà di domani, come lo fu quella di ieri, sarà evidentemente costruita nel solco tracciato in gran parte dalla Grecia”.</em></div>
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
Clitennestra attinge alla tragedia greca <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Orestea.</em> In <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Aulide</em> era stato imposto ad Agamennone il tremendo dovere di sacrificare la figlia Ifigenia per placare la collera di Artemide e calmare i venti contrari. Agamennone fa la sua scelta , sacrifica la figlia e permette alla sua spedizione di partire. Nella moglie però fa divampare la fiamma dell’odio che spinge la donna nelle braccia di Egisto e la induce a uccidere il marito. La Clitennestra della Yourcenar si ritrova a dover spiegare le motivazioni del suo atto in un tribunale dei nostri giorni. Una serva e un padrone si sposano. Il padrone deve conquistare il mondo e va in guerra. La serva aspetta il suo ritorno. Il padrone ritorna. La serva uccide il suo padrone. L’uomo ritorna.</div>
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
<em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Fuochi</em> dunque è traversamento dell’Ade che non esclude la verticalità nella visione creatrice con ineludibile tensione verso il nuovo. L’autrice per compensare un vuoto troppo doloroso e per lenire la ferita dell’abbandono ha dato corpo ai personaggi della leggenda greca elevati ad archetipi eterni con l’obiettivo di una ricomposizione poetica nel Tutto, dunque frammentazione e integrazione si configurano come momenti di ascesa.</div>
<h2 style="border: 0px none; box-sizing: border-box; font-family: Helvetica; font-size: 30px; font-weight: normal; line-height: 1em; list-style: none; margin: 25px 0px 10px; outline: none; padding: 0px;">
<strong style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Maria Maddalena o della salvezza</strong></h2>
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
<em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Maria Maddalena o delle salvezza</em> è la versione della Yourcenar di Maria di Magdala , una donna che non riesce a concepire al di là della carne e del sangue <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">“Ho dovuto amarti per capire che la peggiore e la più mediocre delle persone umane è degna di ispirare lassù l’eterno sacrificio di Dio…Dio non mi ha salvata né dalla morte, né dai mali, né dal delitto, poiché è grazie ad essi che ci si mette in salvo. Mi ha salvata dalla felicità”.</em></div>
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
Come si legge nei <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Dialoghi con Leucò</em> di <strong style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Pavese</strong><em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">,“[…] Siamo convinti che il mito è un linguaggio, un mezzo espressivo, un vivaio di simboli […] La poesia non è un senso ma uno stato, non un capire ma un essere”. Nei dialoghetti gli uomini vorrebbero le qualità divine; gli dei le umane. Non conta la molteplicità degli dei – è un colloquio tra il divino e l’ umano”.</em> Dunque la funzione del mito è quella di rafforzare la tradizione e di darle maggiore valore e prestigio connettendola alla più alta, migliore e più soprannaturale realtà degli eventi iniziali come dice <strong style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Bromslaw Malinowski.</strong></div>
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
In <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Fuochi</em> i racconti tratti dalla leggenda e dalla storia dunque sono destinati a offrire un sostegno alla giovane donna, innamorata di un uomo che non è attratto dal suo corpo, quel corpo vivo e vero senza più trascendenza. Ed è per questo che l’anima di Marguerite che, solo nell’amore può sussistere, scrutandosi davanti allo specchio, passa dalla condizione di colei che scruta per cercare la propria immagine vera , i suoi confini e la sua storia a scrutare e tracciare storie che trascendono la sua personale e divenire un paradigma conoscitivo imprevedibile e complesso. La Yourcenar rielabora così e tesse monologhi preziosissimi della classicità , confessioni di donne che emergono dall’inconscio e diventano visioni e sono queste donne che attraversandoci con le loro forme personalizzate ci offrono la possibilità di comprendere le nostre pulsioni. Una scrittura che, attraversando il tempo, diviene fuoco dell’assenza e, nel contempo, slancio a dimenticare e a non sperare, anche se dalle sensazioni ancestrali riemergono ricordi mai sopiti che pesano come macigni con la consapevolezza di una sistematica e ineluttabile sconfitta. La poesia recupera la configurazione mitologica rimasta celata nel corso del tempo. Anche nei <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Dialoghi con Leucò,</em> opera pubblicata dodici anni dopo, in tutt’altro contesto letterario, Pavese ha intrapreso la strada del mondo classico per proiettarvi i conflitti eterni dell’uomo e nel periodo in cui vennero scritti i <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Dialoghi</em>. Pavese era profondamente innamorato di Bianca Garufi, con cui scrisse a quattro mani il romanzo <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Fuoco grande</em>.</div>
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
Alternati alle prose, in <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Fuochi</em> ci sono riflessioni sulle diverse forme della passione: uno sfogo lirico che aggiunge alla raccolta solo qualche rimando autobiografico: <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">“Cassandra urlava sulle mura, in preda all’orribile travaglio di far nascere l’avvenire”.</em><br style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;" />Ogni personaggio bruciando nel proprio tormento la propria missione: disperazione, menzogna, destino, scelta, segreto, salvezza, vertigine, crimine, suicidio. Un filo sottile accomuna chi ha sofferto ma ha anche compreso l’essenziale accettando con umiltà il limite e soprattutto l’ombra che ci portiamo dentro..</div>
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
<em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Fuochi</em> è da leggere e da rileggere, un porto sicuro a cui tornare. Impossibile non farsi coinvolgere dalla narrazione scorrevole e diretta, una narrazione temporalmente ambientata nel passato e nella nostra odierna realtà.</div>
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
<br /></div>
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
Fonti</div>
<div style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin-bottom: 20px; outline: none; padding: 0px;">
Marguerite Yourcenar: <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Fuochi</em> ed. Bompiani, traduzione di Maria Luisa Spaziani<br style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;" />Albin Lesky: <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Storia della letteratura greca</em> vol. 1 ed. Il Saggiatore<br style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;" />R.M.Rilke: <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Prima Elegia</em> in <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">Elegie duinesi</em>, a cura e trad. di Franco Rella, Bur Rizzoli, Milano<br style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;" />M.Jacoby: <em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;">individuation and Narcissum</em>, Routledge,London, New York, 1990</div>
</div>
<div class="share-post" style="background: rgb(247, 247, 247); border-bottom-color: initial; border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: initial; border-style: solid none none; border-top-color: rgb(234, 234, 234); border-width: 1px 0px 0px; box-sizing: border-box; clear: both; list-style: none; margin: 10px -20px -20px; outline: none; padding: 8px 0px 6px 10px;">
<span class="share-text" style="background: rgb(55, 184, 235); border: 0px none; box-sizing: border-box; color: white; display: block; float: left; font-family: BebasNeueRegular, arial, Georgia, serif; font-size: 14pt; height: 45px; line-height: 50px; list-style: none; margin: -9px 10px -10px -10px; outline: none; padding: 0px 9px;">Share</span><div>
<br /></div>
<ul class="flat-social" style="border: 0px none; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;"></ul>
</div>
</div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-922593294411587722017-08-20T07:02:00.003-07:002017-08-20T22:21:57.437-07:00 Libertà, ricerca e musicalità nella poesia di Amelia Rosselli<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<img border="0" data-original-height="300" data-original-width="448" height="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvO3lwdmAJC0yxrPVamWGledy31EwLBo8LR7evdsIPF4sCCJljOF19m90DAnRhcpeGkc-Oyb_G4evtPGehbNivsZcyqorc8nJ3sY75nhK1dQtYF03SaFNYf9qr_NBG6TZ8f_elVU4FJQ/s400/rosselli1.jpg" width="400" /></div>
<h2 style="text-align: center;">
</h2>
<h2 style="text-align: center;">
<a href="http://www.900letterario.it/focus-letteratura/poesia-amelia-rosselli/" target="_blank">Su '900 Letterario</a></h2>
<h3>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2h3xngXMYZwO_obZNclZyjEM3RkxJ39w0RSJAl5pf-lRrs1AwpnW15uqXcSwP6NgK6NCMOgLKOb55mXh1ytFXsQOSKl06OoCV7fIVg94SRBTTtX4gWz8uzqcp2AN0quXFki-VA091fw/s1600/900lett+%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="78" data-original-width="190" height="164" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2h3xngXMYZwO_obZNclZyjEM3RkxJ39w0RSJAl5pf-lRrs1AwpnW15uqXcSwP6NgK6NCMOgLKOb55mXh1ytFXsQOSKl06OoCV7fIVg94SRBTTtX4gWz8uzqcp2AN0quXFki-VA091fw/s400/900lett+%25281%2529.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><h2>
<b><a href="http://www.900letterario.it/focus-letteratura/poesia-amelia-rosselli/" target="_blank">Magazine di <span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: x-small; text-align: left;">letteratura</span><span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: x-small; text-align: left;"> del '900, critica, politica, grandi classici, capolavori del cinema, poeti italiani, film, eventi </span><span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: x-small; text-align: left;">letterari</span><span style="background-color: white; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: x-small; text-align: left;"> o culturali.</span></a></b></h2>
</td></tr>
</tbody></table>
<b><br /></b></h3>
<div>
<span style="color: black; font-weight: normal;"><br /></span></div>
<div>
<span style="color: black; font-weight: normal;"><br /></span></div>
</div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-23896824991564278682017-08-16T09:28:00.001-07:002017-08-16T09:30:23.297-07:00Novecento letterario<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2GL5hpztXJeIKST8LQyW5fGufovi_7oBR70oj5vGe-XcyV-6oLAmXawc-5o0WoQCLNNYgHNElDj1yo9yBlki6itbsJiQABNUJ4Kez9gVuzIgK3Ykv3ecdCL0K3gycrpTPkqPPRgPwQg/s1600/amelia_rosselli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: large;"><img border="0" data-original-height="495" data-original-width="640" height="247" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2GL5hpztXJeIKST8LQyW5fGufovi_7oBR70oj5vGe-XcyV-6oLAmXawc-5o0WoQCLNNYgHNElDj1yo9yBlki6itbsJiQABNUJ4Kez9gVuzIgK3Ykv3ecdCL0K3gycrpTPkqPPRgPwQg/s320/amelia_rosselli.jpg" width="320" /></span></a></div>
<h2 style="text-align: center;">
<a href="https://poetarumsilva.com/2017/06/10/poesia-rosselli-allo/" style="font-weight: normal;" target="_blank"><span style="color: purple;">Sulla poesia di Amelia Rosselli</span></a></h2>
</div>
5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5205889648281250296.post-2193209445676965082017-06-22T08:59:00.001-07:002017-06-22T08:59:35.336-07:00Audio Rai.TV - Fahrenheit - Fahrenheit - Caproni alla maturità - ore 15.00 del 21/06/2017<a href="http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-9a25c3b1-7d3a-4d78-a4a0-9d760136ad54.html#sthash.JBj6760e.cmfs">Audio Rai.TV - Fahrenheit - Fahrenheit - Caproni alla maturità - ore 15.00 del 21/06/2017</a>5 Bhttp://www.blogger.com/profile/02905861045023023078noreply@blogger.com0