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lunedì 5 maggio 2008

N.2 Novembre di G.Pascoli (Per martedì 13)


Scolasticamente c’è stato detto di non cominciare una frase con una congiunzione: regola spesso
violata da Pascoli, perché in lui le sensazioni si susseguono e si incatenano l’una all’altra
(addirittura il Gelsomino notturno comincia con una E, a lasciar presagire tutto un discorso interiore
fatto prima di cominciare a parlare).
vv. 5-6: Secco e stecchite sono forse in allitterazione voluta (come al verso seg. segnano e sereno).
L’immagine può richiamare gli irti colli (cioè ‘ispidi, puntuti’per gli alberi spogli, i rami nudi) del
S. Martino di Carducci. In Pascoli, le piante sono paragonate ai fili neri (nere trame: dal linguaggio
della tessitura) che si profilano sull’azzurro del cielo.
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vv.7-8: due soggetti coordinati dall’unico verbo sembra. Il nome (soggetto) sta sempre dopo
l’aggettivo che lo qualifica e cattura l’attenzione del lettore (vuoto e cavo sono le parole su cui
punta l’intonazione); terreno è addirittura all’ultimo posto della frase, contrariamente al “normale”
ordine delle parole che lo vorrebbe al primo posto (prima comunque del predicato).
Vuoto il cielo perché privo di esseri viventi (gli uccelli che il cacciatore di Carducci vedeva al
tramonto).
Cavo al piè sonante: il terreno gelato, percosso dal piede, dà un rimbombo, l’impressione di essere
cavo.
Piè è dittongo (da è aperta) e apocope (troncamento dell’ultima sillaba: rimane solo in frasi fatte o
in relitti letterari, “il piè veloce Achille”, ma anche “giacche lunghe fino ai piè” della canzone
L’isola di Wight, circa anno 1970); sonante è invece monottongo (invece di suo-) perché atono,
come vorrebbe la regola classica del dittongamento (cfr. sonata, sonetto, rispetto a suono, suona;
però nella lingua moderna il dittongo si è esteso anche in sede atona, ad es. suonare, suoneria).
vv. 9-13: anche l’ultima stofa comincia con una frase nominale, cui una seconda frase è coordinata
per asindeto (senza congiunzione, ma solo coi due punti, dopo i quali si precisa maggiormente la
prima impressione). Ancora la seconda persona del verbo, rivolta all’ascoltatore ideale; e il
complemento oggetto alla fine, preceduto dalla specificazione: odi, percepisci appena il debole
rumore (debole sia perché viene da lontano sia perché è debole in sé) della caduta delle foglie.
Odi: verbo che alterna la vocale iniziale a seconda della posizione dell’accento: o quando è tonica,
u quando è atona (come olio / ulivo, mola / mulino, e per ragioni in parte diverse devo / dobbiamo).
Ventate: colpi, soffi di vento (il suffisso –ata, aggiunto a sostantivi, indica spesso un ‘colpo’,
un’azione compiuta da o con quell’oggetto (bastonata, manata, occhiata, telefonata).
Cader (con apocope, ammessa in prosa solo all’interno di frase, mentre in poesia può stare anche a
fine: cfr. mar, migrar ecc. in S. Martino): verbo sostantivato, ‘caduta’.
Fragile grammaticalmente si lega a cader ma richiama (anche per l’allitterazione di f, l) le foglie,
che sono esse stesse fragili, delicate, si spezzano, staccano facilmente.
vv. 10-11. La nuova frase, conclusiva, inizia a metà del verso (anzi, è si lega in sinalefe, cioè
metricamente si pronuncia unito, all’ultima e di fragile): modo per indicare lo stretto legame tra i
due enunciati. Legame che poi si rinforza con l’iniziale fr- in comune tra fragile e il seguente
fredda.
Estate dei morti indica quella che comunemente si chiama estate di S. Martino (cioè intorno all’11
novembre, come nella poesia di Carducci), mentre Pascoli preferisce richiamarsi al giorno dei morti
(2 novembre), svelando la tristezza di fondo, il pessimismo esistenziale, della sua ispirazione:
un’illusione (prima strofa) che dura poco, un’estate in realtà fredda e squallida, priva di vita (alberi
stecchiti, cielo vuoto), che ci fa pensare ai morti, in un presagio

CONFRONTO/PRODUZIONE
Metti a confronto Novembre di Pascoli con San Martino(vedi p.192) di Carducci. Le due liriche sono accomunate dalla stessa tematica(il periodo dell'anno collegato alla ricorrenza di san Martino) che viene presentata con metodologie differenti.Carducci propone un quadretto di paesaggio, colto impressionisticamente con pochi tratti pittoreschi,in Pascoli il paesaggio assume un valore simbolico.

CHARLIE GRIOLI
L’opera “Novembre” è una lirica scritta nel 1891 da Giovanni Pascoli. Ci troviamo in una giornata di Novembre. Il sole è così splendente che per un istante sembra di essere in primavera, ma nonostante tutto, gli alberi sono spogli e le piante sono stecchite. Vuoto è il cielo senza uccelli e intorno c’è un silenzio tombale. È l’estate di San Martino. In questa ambientazione Pascoli scrive la sua poesia “Novembre”. La prima parte rende l’impressione di un’improvvisa primavera , ma la seconda ribalta la prima e avvia la poesia verso la conclusione incentrata tutta sul tema della morte. Le tre strofe sono l’immagine delle “stagioni della vita umana”. Nella prima strofa viene presentata la fanciullezza; tutto è descritto con aggettivi gradevoli e invitanti che rendono la strofa dolce e spensierata. Nella seconda viene descritta la maturità; ci sono nuove preoccupazioni, c’è la consapevolezza di una solitudine che accompagna la vita dell’uomo e della brevità della vita umana. Nella terza infine viene descritta la vecchiaia periodo in cui la morte accompagna l’uomo verso la via del non ritorno.

L’opera “San Martino” è una lirica scritta da Giosuè Carducci e si riferisce all’11 Novembre giorno di San Martino. Le due immagini che si alternano all’interno della poesia sono la malinconia e l’allegria. Nella prima strofa vi è la descrizione di un tipico paesaggio autunnale: ci sono infatti gli elementi fondamentali della stagione,ovvero la nebbia e gli alberi spogli. A differenza della prima, la seconda strofa, sprigiona un senso di allegria del tutto assente nella precedente; si descrive infatti l’atmosfera che vi è all’interno di un borgo dopo la vendemmia. Nell’ultima strofa , l’atmosfera si presenta più riflessiva delle precedenti dato che si incontra un uomo pensieroso che, appoggiato all’uscio della sua casa , osserva l’atmosfera che si crea al tramonto e gli stormi di uccelli che si dirigono lontano.

ANTONELLA SALVA'
Sera prof!!!

La poesia “Novembre” di Pascoli presenta inizialmente un'immagine primaverile (gemmea l'aria - il sole è così chiaro): l'immagine di una giornata soleggiata nel mese di novembre, durante la cosiddetta "estate di S. Martino". Ma ciò che il poeta vuole realmente rappresentare è la breve illusione della felicità.Nella bella giornata autunnale , la luce del sole e l'aria limpida danno per un istante l'illusione che sia primavera.Ma subito ci si rende conto che le piante sono secche e spoglie, che tutto intorno è vuoto è silenzio, non ci sono i rumori gioiosi della vita .Allo stesso modo , la dolcezza dell'infanzia e della giovinezza dura poco e presto si rivela essere un'illusione. Sulla vita dell'uomo incombono tristezza , silenzio e morte.
La realtà di morte viene confermata nella terza strofa che si conclude con la parola "morti", preceduta da alcune parole-chiave che contengono un significato di vuoto, solitudine: silenzio, solo , lontano, fragile, fredda . Questa lirica rinvia con le sue allusioni sul mistero della vita e della morte infatti l'incipit limpido e sereno assume poi un tono cupo e funereo. Una fugace illusione dissolta dalla realtà.
Mentre nella poesia “San Martino” di Giosuè Carducci ci fa capire quanto è malinconico l'autunno con la sua stagione fredda e piovosa, ma nello stesso tempo nell'aria c'è un odore di vino nuovo e nelle case si sente lo scoppiettio dei camini accesi che danno una grande sensazione di pace e gioia per la serenità e felicità che solo le cose vere della vita, cioè i valori, possono dare. Il poeta descrive il paesaggio autunnale dove la nebbia copre gli alberi spogli bagnandoli di minuscole goccioline e, a causa del vento maestrale, il mare è agitato e spumeggiante ed infine il rumore delle onde forma delle urla spaventose. Mette in risalto la differenza tra la tristezza della natura e la felicità delle persone semplici. Infatti ci descrive che nel paese si sente l'aspro odore del vino fermentato che rallegra lo stato d'animo delle persone che hanno dovuto lavorare duramente nei campi per far crescere l'uva che poi è stata raccolta.. Il poeta paragona gli uccelli neri che migrano a brutti pensieri che se ne vanno.E' tutto in bianco e nero, per una giusta scelta tecnica. Il maestrale diventa soggetto di urla e biancheggia e da tutto il quadro pare risuonare nel silenzio dell'uomo i soli rumori della natura.
La precisione di questa rappresentazione ambientale, l'aria che si respira, il fresco delle zone aperte, il caldo familiare delle attività della casa, tutte le azioni, i fatti, gli aspetti, la natura dipinte dal poeta con maestria e con sensibilità grandissima.

GIADA GIUFFRIDA

La poesia “Novembre” di Pascoli è una delle composizioni più suggestive dell'intera produzione poetica pascoliana. Questa poesia più che a descrivere la natura in un particolare momento, come si può intuire dal titolo, è rivolta a penetrare nel segreto senso delle cose, e a scoprire in esse un messaggio di morte o un precario senso di fragilità, di vuoto. Pascoli ha voluto accostare due elementi fondamentali che danno il senso alla poesia: il fascino della vita e il mistero della morte.
La meraviglia della vita la si può comprendere, poiché essa è unica, quindi di per sé è un dono che assume valori supremi, ma in particolare nella poesia, questa sensazione si evidenzia grazie alla descrizione incantevole dell’autunno sotto sembianze primaverili, quindi anche in un periodo cupo, dove il sole è chiaro ma non cocente, dove l’aria è limpida ma non afosa, dove le piante sono spoglie e non in fiore, si può ritrovare la bellezza della natura nel veder cadere le foglie e nell’assaporare il profumo del biancospino, il quale lo si può vedere solo in questo periodo. Sono tutte caratteristiche positive dell’autunno, che rendono più lieve la lontananza dalla bella stagione. Ma si possono riscontrare elementi opposti, tristi, malinconici, come ad esempio la ricorrenza di San Martino, cioè l’occasione in cui le persone si recano nei cimiteri a ricordare l’anima dei propri cari. Con riferimento anche qui alla poesia, il poeta si illude di sentire richiami di luce e di gioia portati dall'aria, ma la natura non parla: tutto è secco, e il colore funebre dell'autunno fa da cornice al ricordo di coloro che non ci sono più.
Novembre è una poesia simbolica, poiché l'improvviso incanto dell'"estate di san Martino", quel breve periodo di belle giornate che si hanno spesso ai primi di Novembre, è l’esito dello smarrimento e dell'angoscia esistenziale che Pascoli è stato costretto a vivere, in seguito ad avvenimenti precari per la sua infanzia, che l’hanno toccato in particolar modo, costringendolo a vivere nel ricordo del "nido" perduto. Si inserisce in questo contesto il tema dei morti che riposano nel cimitero. E quindi il tema della morte, non percepita come semplice privazione della vita, ma come passaggio in un mondo misterioso che è al di là del nostro.

Nella lirica "San Martino", Carducci, descrive l'atmosfera festosa del giorno di San Martino, cioè l'11 novembre in un borgo della Maremma Toscana. Questo giorno è molto importante per i contadini perchè segna la fine del lavoro nei campi e l'inizio della sventura, cioè del travaso del vino dai tini, dove è stato messo a fermentare, nelle botti. All'allegria del borgo si contrappone la malinconia del paesaggio autunnale avvolto nella nebbia e colto al tramonto "tra le rossastre nubi".
Nella prima strofa dà l'avvio uno sfondo paesaggistico che viene descritto con la nebbia che copre tutti gli alberi spogli e secchi sui colli, e con la pioggia l'altezza della nebbia aumenta. Nella seconda strofa, invece, si sposta l'attenzione sul borgo. Infatti tra le vie trail ribollire dei tini si sente l'odore aspro dei vini che rallegra le anime. Nella terza strofa, il poeta si sofferma sull'ambiente domestico interno. Infatti sui ceppi accesi gira lo spiedo facendo colare il grasso della carne messa ad arrostire, mentre un cacciatore fischia sull'uscio a guardare. Infine nell'ultima strofa si collega alla figura del cacciatore intento a osservare le rosse nubi e poiché è l'ora del tramonto, gli stormi di uccelli sono paragonati dal poeta ai pensieri degli uomini che fuggono e si allontanano nella sera per migrare.

Le due liriche sono accomunate dalla stessa tematica(il periodo dell'anno collegato alla ricorrenza di san Martino) che viene trattata con modalità completamente diverse. Come abbiamo visto Carducci delinea un quadretto realistico, Pascoli scrive un componimento a carattere simbolico. Secondo il Pascoli l'estate di San Martino non porta fiori , il paesaggio è squallido e nudo del novembre e Pascoli dà una concezione dell'idea della morte anche con la descrizione della natura(piante stecchite ).Mentre per il Carducci anche nelle giornate più nebbiose l'uomo sa trovare motivi di gioia.
YVONNE SGROI
La poesia “Novembre” di Pascoli, tratta dal testo "Myricae", genere lirico è stata scritta nel 1891, metrica: strofe costituite da tre endecasillabi . Ha un'immagine primaverile: una giornata soleggiata nel mese di novembre, durante l’estate di S. Martino. Ciò che il poeta vuole rappresentare è la breve illusione della felicità.
Nella prima strofa abbiamo immagini di luce, di vita e di calore. L’aggettivo “gemmea” sembra racchiudere l’idea della purezza cristallina e della luminosità. Queste sensazioni sono accentuate dalla successione di suoni chiari e aperti e da un seguire di rime. Nella seconda strofa assistiamo ad un capovolgimento delle prime immagini che rivelano tutta la loro ingannevole illusorietà. La realtà, infatti, è ben diversa dalle apparenze. La terza strofa accentua le sensazioni di morte affiorate nei versi precedenti. Ci sono tre punti di forza in questa lirica:
-il dato auditivo che crea un’atmosfera funebre;
-la frase “cader fragile” che rafforza l’idea della precarietà e della morte;
-“estate,/fredda, dei morti” che costituisce l’immagine chiave del componimento.
Nella poesia “San Martino”,tratta da “rime nuove” e scritta nel 1883, Giosuè Carducci delinea con pochi e vivaci tratti un quadretto d’ambiente simile a una pittura su tela con pennellate di colore rapide.
Nella prima strofa il poeta raffigura l’autunno.
Nella seconda l’attenzione si sposta sulle vie del paese profumate dell’odore del vino novello che fa gioire gli animi. Il passaggio dalla tristezza della prima strofa alla vivacità della seconda è sottolineato dal “ma”avversativo posto a capo verso.
Nell’ultima strofa si ha un doppio mutamento: dall’interno si torna all’esterno, dall’allegria alla pensosità. Riaffiora la malinconia con cui si era aperto il componimento, però la malinconia sembra apparteneva più al poeta che al suo personaggio, il cacciatore d’uccelli. Il poeta vive in un mondo col quale non si sente in armonia, ma in condizione di disagio, tradotto nella lirica in malinconia.


8 commenti:

Melina2811 ha detto...

Ciao, dato che domani non penso che avrò la possibilità di usare il computer, comincio da oggi a lasciare qualche augurio di buone fine settimana a tutti. Ricordatevi che questo fine settimana si festeggia anche la festa della mamma, e quindi auguri anche a tutte le mamme. Maria

Anonimo ha detto...

L’opera “Novembre” è una lirica scritta nel 1891 da Giovanni Pascoli. Ci troviamo in una giornata di Novembre. Il sole è così splendente che per un istante sembra di essere in primavera. Ma nonostante tutto, gli alberi sono spogli e le piante sono stecchite. Vuoto è il cielo senza uccelli e intorno c’è un silenzio tombale. È l’estate di San Martino. In questa ambientazione Pascoli scrive la sua poesia “Novembre”. La prima parte rende l’impressione di un’improvvisa primavera , ma la seconda ribalta la prima e avvia la poesia verso la conclusione incentrata tutta sul tema della morte. Le tre strofe sono l’immagine delle “stagioni della vita umana”. Nella prima strofa viene presentata la fanciullezza; tutto è descritto con aggettivi soavi che rendono la strofa dolce e spensierata. Nella seconda viene descritta la maturità; ci sono nuove preoccupazioni, c’è la consapevolezza di una solitudine che accompagna la vita dell’uomo e della brevità della vita umana. Nella terza infine viene descritta la vecchiaia periodo in cui la morte accompagna l’uomo verso la via del non ritorno.

L’opera “San Martino” è una lirica scritta da Giosuè Carducci. La Lirica si riferisce all’11 Novembre giorno di San Martino. Le due immagini che si alternano all’interno della poesia sono la malinconia e l’allegria. Nella prima strofa vi è la descrizione di un tipico paesaggio autunnale: ci sono infatti gli elementi fondamentali della stagione,ovvero la nebbia e gli alberi spogli. A differenza della prima, la seconda strofa, sprigiona un senso di allegria del tutto assente nella precedente; si descrive infatti l’atmosfera che vi è all’interno di un borgo dopo la vendemmia. Nell’ultima strofa , l’atmosfera si presenta più riflessiva delle precedenti dato che si incontra un uomo pensieroso che, appoggiato all’uscio della sua casa , osserva l’atmosfera che si crea la tramonto e gli stormi di uccelli che si dirigono lontano.


GRIOLI CHARLIE II E

Anonimo ha detto...

L’opera “Novembre” è una lirica scritta nel 1891 da Giovanni Pascoli. Ci troviamo in una giornata di Novembre. Il sole è così splendente che per un istante sembra di essere in primavera. Ma nonostante tutto, gli alberi sono spogli e le piante sono stecchite. Vuoto è il cielo senza uccelli e intorno c’è un silenzio tombale. È l’estate di San Martino. In questa ambientazione Pascoli scrive la sua poesia “Novembre”. La prima parte rende l’impressione di un’improvvisa primavera , ma la seconda ribalta la prima e avvia la poesia verso la conclusione incentrata tutta sul tema della morte. Le tre strofe sono l’immagine delle “stagioni della vita umana”. Nella prima strofa viene presentata la fanciullezza; tutto è descritto con aggettivi soavi che rendono la strofa dolce e spensierata. Nella seconda viene descritta la maturità; ci sono nuove preoccupazioni, c’è la consapevolezza di una solitudine che accompagna la vita dell’uomo e della brevità della vita umana. Nella terza infine viene descritta la vecchiaia periodo in cui la morte accompagna l’uomo verso la via del non ritorno.

L’opera “San Martino” è una lirica scritta da Giosuè Carducci. La Lirica si riferisce all’11 Novembre giorno di San Martino. Le due immagini che si alternano all’interno della poesia sono la malinconia e l’allegria. Nella prima strofa vi è la descrizione di un tipico paesaggio autunnale: ci sono infatti gli elementi fondamentali della stagione,ovvero la nebbia e gli alberi spogli. A differenza della prima, la seconda strofa, sprigiona un senso di allegria del tutto assente nella precedente; si descrive infatti l’atmosfera che vi è all’interno di un borgo dopo la vendemmia. Nell’ultima strofa , l’atmosfera si presenta più riflessiva delle precedenti dato che si incontra un uomo pensieroso che, appoggiato all’uscio della sua casa , osserva l’atmosfera che si crea la tramonto e gli stormi di uccelli che si dirigono lontano.


GRIOLI CHARLIE II E

Anonimo ha detto...

L’opera “Novembre” è una lirica scritta nel 1891 da Giovanni Pascoli. Ci troviamo in una giornata di Novembre. Il sole è così splendente che per un istante sembra di essere in primavera. Ma nonostante tutto, gli alberi sono spogli e le piante sono stecchite. Vuoto è il cielo senza uccelli e intorno c’è un silenzio tombale. È l’estate di San Martino. In questa ambientazione Pascoli scrive la sua poesia “Novembre”. La prima parte rende l’impressione di un’improvvisa primavera , ma la seconda ribalta la prima e avvia la poesia verso la conclusione incentrata tutta sul tema della morte. Le tre strofe sono l’immagine delle “stagioni della vita umana”. Nella prima strofa viene presentata la fanciullezza; tutto è descritto con aggettivi soavi che rendono la strofa dolce e spensierata. Nella seconda viene descritta la maturità; ci sono nuove preoccupazioni, c’è la consapevolezza di una solitudine che accompagna la vita dell’uomo e della brevità della vita umana. Nella terza infine viene descritta la vecchiaia periodo in cui la morte accompagna l’uomo verso la via del non ritorno.

L’opera “San Martino” è una lirica scritta da Giosuè Carducci. La Lirica si riferisce all’11 Novembre giorno di San Martino. Le due immagini che si alternano all’interno della poesia sono la malinconia e l’allegria. Nella prima strofa vi è la descrizione di un tipico paesaggio autunnale: ci sono infatti gli elementi fondamentali della stagione,ovvero la nebbia e gli alberi spogli. A differenza della prima, la seconda strofa, sprigiona un senso di allegria del tutto assente nella precedente; si descrive infatti l’atmosfera che vi è all’interno di un borgo dopo la vendemmia. Nell’ultima strofa , l’atmosfera si presenta più riflessiva delle precedenti dato che si incontra un uomo pensieroso che, appoggiato all’uscio della sua casa , osserva l’atmosfera che si crea al tramonto e gli stormi di uccelli che si dirigono lontano.


GRIOLI CHARLIE

GIADA GIUFFRIDA ha detto...

La poesia “Novembre” di Pascoli è una delle composizioni più suggestive dell'intera produzione poetica pascoliana. Questa poesia più che a descrivere la natura in un particolare momento, come si può intuire dal titolo, è rivolta a penetrare nel segreto senso delle cose, e a scoprire in esse un messaggio di morte o un precario senso di fragilità, di vuoto. Pascoli ha voluto accostare due elementi fondamentali che danno il senso alla poesia: il fascino della vita e il mistero della morte.
La meraviglia della vita la si può comprendere, poiché essa è unica, quindi di per sé è un dono che assume valori supremi, ma in particolare nella poesia, questa sensazione si evidenzia grazie alla descrizione incantevole dell’autunno sotto sembianze primaverili, quindi anche in un periodo cupo, dove il sole è chiaro ma non cocente, dove l’aria è limpida ma non afosa, dove le piante sono spoglie e non in fiore, si può ritrovare la bellezza della natura nel veder cadere le foglie e nell’assaporare il profumo del biancospino, il quale lo si può vedere solo in questo periodo. Sono tutte caratteristiche positive dell’autunno, che rendono più lieve la lontananza dalla bella stagione. Ma si possono riscontrare elementi opposti, tristi, malinconici, come ad esempio la ricorrenza di San Martino, cioè l’occasione in cui le persone si recano nei cimiteri a ricordare l’anima dei propri cari. Con riferimento anche qui alla poesia, il poeta si illude di sentire richiami di luce e di gioia portati dall'aria, ma la natura non parla: tutto è secco, e il colore funebre dell'autunno fa da cornice al ricordo di coloro che non ci sono più.
Novembre è una poesia simbolica, poiché l'improvviso incanto dell'"estate di san Martino", quel breve periodo di belle giornate che si hanno spesso ai primi di Novembre, è l’esito dello smarrimento e dell'angoscia esistenziale che Pascoli è stato costretto a vivere, in seguito ad avvenimenti precari per la sua infanzia, che l’hanno toccato in particolar modo, costringendolo a vivere nel ricordo della famiglia perduta. Si inserisce in questo contesto il tema dei morti che riposano nel cimitero. E quindi il tema della morte, non percepita come semplice privazione della vita, ma come passaggio in un mondo misterioso che è al di là del nostro.

Nella lirica "San Martino", Carducci, descrive l'atmosfera festosa del giorno di San Martino, cioè l'11 novembre in un borgo della Maremma Toscana. Questo giorno è molto importante per i contadini perchè segna la fine del lavoro nei campi e l'inizio della sventura, cioè del travaso del vino dai tini, dove è stato messo a fermentare, nelle botti. All'allegria del borgo si contrappone la malinconia del paesaggio autunnale avvolto nella nebbia e colto all'ora del tramonto "tra le rossastre nubi".
Nella prima strofa si crea uno sfondo paesaggistico della lirica. Infatti il paesaggio viene descritto con la nebbia che copre tutti gli alberi spogli e secchi sui colli, che quando piove l'altezza della nebbia aumenta. Nella seconda strofa, invece, si sposta l'attenzione al borgo. Infatti questo posto tra le sue vie dal ribollire dei tini si sente l'odore aspro dei vini che rallegra le anime. Nella terza strofa, si concentra l'ambiente domestico interno. Infatti sui ceppi accesi gira lo spiedo facendo colare il grasso della carne messa ad arrostire, mentre un cacciatore fischia sull'uscio a guardare. Infine nell'ultima strofa si collega alla figura del cacciatore intento a osservare le rosse nubi e poiché è l'ora del tramonto, gli stormi di uccelli sono paragonati dal poeta ai pensieri degli uomini che fuggono e si allontanano nella sera per migrare.

Le due liriche sono accomunate dalla stessa tematica(il periodo dell'anno collegato alla ricorrenza di san Martino) che viene trattata con modalità completamente diverse. Come abbiamo visto Carducci delinea un quadretto realistico, Pascoli scrive un componimento a carattere simbolico. Secondo il Pascoli l'estate di San Martino non porta fiori , il paesaggio è squallido e nudo del novembre e Pascoli dà una concezione dell'idea della morte anche con la descrizione della natura(piante stecchite ).Mentre per il Carducci anche nelle giornate più nebbiose l'uomo sa trovare motivi di gioia.

Anonimo ha detto...

Sera prof!!!

La poesia “Novembre” di Pascoli da inizialmente un'immagine primaverile (gemmea l'aria - il sole è così chiaro): l'immagine di una giornata soleggiata nel mese di novembre, durante la cosiddetta "estate di S. Martino". Ma ciò che il poeta vuole realmente rappresentare è la breve illusione della felicità.Nella bella giornata autunnale , la luce del sole e l'aria limpida danno per un istante l'illusione che sia primavera.Ma subito ci si rende conto che le piante sono secche e spoglie, che tutto intorno è vuoto è silenzio e silenzio, non ci sono i rumori gioiosi della vita .Allo stesso modo , ci vuol dire il poeta ,la dolcezza dell'infanzia e della giovinezza dura poco e presto si rivela essere un'illusione. Sulla vita dell'uomo incombono tristezza , silenzio e morte.
La realtà di morte viene confermata nella terza strofa che si conclude con la parola "morti", preceduta da parole-chiave che contengono un significato di vuoto, solitudine: silenzio, solo , lontano, fragile, fredda . Questa lirica ci risuona dentro con le sue allusioni sul mistero della vita e della morte. Infatti l'attacco limpido e sereno assume poi un tono cupo e funereo. Una fugace illusione dissolta dalla realtà.
Mentre nella poesia “San Martino” di Giosuè Carducci ci fa capire quanto è malinconico l'autunno con la sua stagione fredda e piovosa, ma nello stesso tempo nell'aria c'è un odore di vino nuovo e nelle case si sente lo scoppiettio dei camini accesi che danno una grande sensazione di pace e gioia per la serenità e felicità che solo le cose vere della vita, cioè i valori, possono dare. Il poeta descrive il paesaggio autunnale dove la nebbia copre gli alberi spogli bagnandoli di minuscole goccioline e, a causa del vento maestrale, il mare è agitato e spumeggiante ed infine il rumore delle onde forma delle urla spaventose. Mette in risalto la differenza tra la tristezza della natura e la felicità delle persone semplici. Infatti ci descrive che nel paese si sente l'aspro odore del vino fermentato che rallegra lo stato d'animo delle persone che hanno dovuto lavorare duramente nei campi per far crescere l'uva che poi è stata raccolta.. Il poeta paragona gli uccelli neri che migrano a dei brutti pensieri che se ne vanno.E' tutto in bianco e nero, per una giusta scelta tecnica. Il maestrale diventa soggetto di urla e biancheggia e da tutto il quadro pare sentirsi il silenzio dell'uomo e i soli rumori della natura.
La precisione di questa rappresentazione ambientale, l'aria che si respira, il fresco delle zone aperte, il caldo familiare delle attività della casa, tutte le azioni, i fatti, gli aspetti, la natura dipinte dal poeta con maestria e con sensibilità grandissima.

Antonella Salvà II E

Sandro ha detto...

salve prof,
ecco la mia produzione su queste 2 poesie:

La poesia "Novembre" è una poesia di Giovanni Pascoli tratta dal testo "Myricae".di genere lirico è stata scritta nel 1891.per quanto riguarda la metrica sono strofe costituite da tre endecasillabi. Per quanto riguarda le tematiche questa poesia ne affronta diverse. Apparentemente la poesia descrive l’arrivo dell’autunno, ma questa è una descrizione simbolica.
In realtà si affronta una situazione primaverile cioè si vedono e si ricordano gli odori e le belle sensazioni della primavera.
Nella seconda strofa si ha un nettissimo ribaltamento. Infatti tutto ciò che si è provato è un inganno,non è reale. La vita, come le stagioni passano dalla fioritura ad un triste autunno che porterà poi all'inverno. La terza strofa rappresenta la fine della vita accompagnata ancora dalla solitudine. Questa poesia vuole essere una rappresentazione simbolica della vita, perchè tutto inizialmente è bello,tutte le soddisfazioni ma l'inverno è inevitabile per tutti. Per tutta l'opera tranne la prima strofa si avverte una forte malinconia che avvolge il Pascoli.

L'altra opera è la poesia "San Martino" di Giosue Carducci.Anche questa è di genero lirico ed è tratta dal libro r"Rime nuove".Questa poesia è stata scritta nel 1883 ed è formata da quattro quartine composte a loro volta da settenari. La prima quartina raffigura l'autunno con la nebbia che ricopre i colli. Nella seconda quartina vengono descritte le vie del paese con l'odore del vino appena spillato nel giorno di San Martino cioè l'undici Novembre. Nella terza strofa il poeta descrive l'interno di un'osteria in cui è stata infilzata della carne da un cacciatore che guarda alcuni uccelli .nella quarta ed ultima quartina torna la malinconia della prima parte. Questa malinconia è propria del poeta e non del cacciatore. Quest’ultimo infatti vuole rappresentare solo un tipo di vita basato sulla semplicità.

Anonimo ha detto...

buona sera proff..

La poesia “Novembre” di Pascoli, tratta dal testo "Myricae", genere lirico è stata scritta nel 1891, metrica: strofe costituite da tre endecasillabi . Ha un'immagine primaverile: una giornata soleggiata nel mese di novembre, durante l’estate di S. Martino. Ciò che il poeta vuole rappresentare è la breve illusione della felicità.
Nella prima strofa abbiamo immagini di luce, di vita e di calore. L’aggettivo “gemmea” sembra racchiudere l’idea della purezza cristallina e della luminosità. Queste sensazioni sono accentuate dalla successione di suoni chiari e aperti e da un seguire di rime. Nella seconda strofa assistiamo ad un capovolgimento delle prime immagini che rivelano tutta la loro ingannevole illusorietà. La realtà, infatti, è ben diversa dalle apparenze. La terza strofa accentua le sensazioni di morte affiorate nei versi precedenti. Ci sono tre punti di forza in questa lirica:
-il dato auditivo che crea un’atmosfera funebre;
-la frase “cader fragile” che rafforza l’idea della precarietà e della morte;
-“estate,/fredda, dei morti” che costituisce l’immagine chiave del componimento.
Nella poesia “San Martino”,tratta da “rime nuove” e scritta nel 1883, Giosuè Carducci delinea con pochi e vivaci tratti un quadretto d’ambiente simile a una pittura su tela con pennellate di colore rapide.
Nella prima strofa il poeta raffigura l’autunno.
Nella seconda l’attenzione si sposta sulle vie del paese profumate dell’odore del vino novello che fa gioire gli animi. Il passaggio dalla tristezza della prima strofa alla vivacità della seconda è sottolineato dal “ma”avversativo posto a capo verso.
Nell’ultima strofa si ha un doppio mutamento: dall’interno si torna all’esterno, dall’allegria alla pensosità. Riaffiora la malinconia con cui si era aperto il componimento, però la malinconia sembra apparteneva più al poeta che al suo personaggio, il cacciatore d’uccelli. Il poeta vive in un mondo col quale non si sente in armonia, ma a disagio che è tradotto in malinconia.

Yvonne Sgroi,2°E