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lunedì 7 aprile 2008

IL PASSERO SOLITARIO ( Per martedì 15)


Metro: Canzone libera, composta da tre strofe

diverse tra loro per numero di versi e schema. Rime o

assonanze liberamente disposte.


D'in su la vetta della torre antica,(vv.1-16)

Passero solitario, alla campagna

Cantando vai finché non more il giorno;

Ed era l'armonia per questa valle.

Primavera dintorno

Brilla nell'aria, e per li campi esulta,

Sì ch' a mirarla intenerisce il core.

Odi greggi belar, muggire armenti;

Gli altri augelli contenti, a gara insieme

Per lo libero ciel fan mille giri,

Pur festeggiando il lor tempo migliore:

Tu pensoso in disparte il tutto miri;

Non compagni, non voli,

Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;

Canti, e così trapassi

Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.

Oimè, quando somiglia (vv.16-44)

Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,

Della novella età dolce famiglia,

E te german di giovinezza, amore,

Sospiro acerbo de' provetti giorni,

Non curo
, io non so come; anzi da loro

Quasi fuggo lontano;

Quasi romito, e strano

Al mio loco natio,

Passo del viver mio la primavera.

Questo giorno ch'omai cede alla sera,

Festeggiar si costuma al nostro borgo.

Odi per lo sereno un suon di squilla,

Odi spesso un tonar di ferree canne,

Che rimbomba lontan di villa in villa.

Tutta vestita a festa

La gioventù del loco

Lascia le case, e per le vie si spande;

E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.

Io solitario in questa

Rimota parte alla campagna uscendo,

Ogni diletto e gioco

Indugio in altro tempo: e intanto il guardo

Steso nell'aria aprica

Mi fere il Sol che tra lontani monti,

Dopo il giorno sereno,

Cadendo si dilegua, e par che dica

Che la beata gioventù vien meno.

Tu, solingo augellin, venuto a sera (vv.45-59)

Del viver che daranno a te le stelle,

Certo del tuo costume

Non ti dorrai; che di natura è frutto

Ogni vostra vaghezza.

A me, se di vecchiezza

La destata soglia

Evitar non impetro,

Quando muti questi occhi all'altrui core,

E lor fia vòto il mondo, e il dì futuro

Del dì presente più noioso e tetro,

Che parrà di tal voglia?

Che di quest'anni miei? che di me stesso?

Ahi pentirommi, e spesso,

Ma sconsolato, volgerommi indietro

Il passero solitario. Serve da prefazione agli idilli. Il canto è diviso in tre strofe, la prima e la seconda in cui si traccia il confronto fra il passero solitario e il poeta; la terza invece, in cui vengono indicate le differenze. Come il passero vive solitario e, pensoso, contempla il tripudio dei compagni e canta in disparte dall'alto della torre, così il poeta, mentre il paese è in festa, esce solitario alla campagna e rimanda ad altro tempo giochi e diletti. Ma, giunto alla fine della sua vita, il passero non si dorrà della sua solitudine, essa deriva dall'istinto, è frutto della natura; diversamente il poeta rimpiangerà di aver gettato il tempo migliore e si volgerà senza conforto al passato.

1 Dopo una prima lettura, riassumete il contenuto
informativo del testo (max 10 righe)


2 Perchè i versi dedicati alla"vecchiezza" del passero (vv 45-49) sono immuni dal linguaggio del vero?

3 La terza strofa è costruita su parallelismi sintattici, del tipo"Tu non ti dorrai", "A me.. che parrà?".Il loro valore è quello di saldare i due destini del passero e del poeta come nelle prime due strofe, oppure indica l'opposizione tra la spiensieratezza dell'uno e la disperazione dell'altro?
GIADA GIUFFRIDA

Questo componimento svolge uno dei temi più tipici di Leopardi, cioè quello della giovinezza che passa inesorabilmente. Il passero solitario,come dice il suo nome, trascorre il proprio tempo da solo, senza confondersi con gli altri uccelli nel volo e nel canto. E se tutti gli altri animali sembrano festeggiare la primavera, e cioè la stagione della giovinezza, il nostro passero se ne sta in disparte a cantare da solo. Il poeta si paragona al passero solitario: anche lui evita, proprio nella giovinezza, la compagnia dei suoi coetanei, né si cura del divertimento e dell’amore, anzi sembra volerli sfuggire. Ma ol poeta a differenza del passero ha un destino diverso: perché il comportamento del primo è dettato dall’istinto naturale, e quindi non avrà certo occasione di pentirsene, una volta invecchiato. Invece, per il poeta quando i giorni appariranno tutti uguali e privi di speranze rimpiangerà la giovinezza sprecata e si pentirà della sua scelta di una solitudine che la poesia rende melanconicamente più dolce.
N°3) Il valore dei parallelismi sintattici "Tu non ti dorrai", "A me.. che parrà?" indicano l'opposizione tra la spensieratezza dell'uno e la disperazione dell'altro, perché l’uccellino ha agito guidato dall’istinto naturale, invece il poeta rimpiangerà di non aver goduto della giovinezza.


CHARLIE GRIOLI

1)Tutta la poesia è incentrata sul confronto che il poeta stabilisce tra il proprio comportamento e quello del passero. Entrambi disdegnano la compagnia e i divertimenti, preferendo trascorrere il proprio tempo in solitudine , mentre la natura sembra vivere il suo più bel periodo: La Primavera. Ma anche se il loro modo di comportarsi è identico, diverso è il destino a cui andranno incontro: il passero infatti potrà morire senza rimpianti poiché in lui la scelta di vivere in solitudine è dettata da un istinto naturale, mentre il poeta, quando la giovinezza sarà irrimediabilmente finita, non potrà far altro che pentirsi di come è vissuto. Il poeta e il passero sono entrambi personaggi statici, e gli altri "augelli" e i coetanei di Leopardi sono in contrapposizione ai due personaggi principali. La poesia stabilisce una corrispondenza tra il tempo della natura e quello della vita umana. Il tema della vecchiaia è introdotto da un cambiamento dello scenario naturale, il tramonto che sopraggiunge sulla campagna. Quello che si vuole sottolineare è la transitorietà del tempo migliore della vita, e il rimorso di cui non lo vive e se ne esclude in modo volontario e inspiegabile.
3)Nella terza strofa si notano i parallelismi sintattici " Tu non ti dorrai", " A me…... Che parrà?" che indicano l'opposizione tra la spensieratezza del passero e la disperazione del poeta. Leopardi evidenzia come la vita solitaria del passero è stata dettata da un istinto naturale e dice anche come lui un giorno si pentirà di aver vissuto in questa maniera anche se è stata una sua scelta dettata dalla propria volontà.
CARMELO BUCALO

1) Il poeta, appunto come il passero solitario, vive pensoso, solitario, la giovinezza. Rispetto a tutti gli altri animali che sembrano festeggiare la primavera, il passero se ne sta solo cantando e volando in disparte ma, mentre il passero non soffre della sua solitudine, per indole naturale, e non avrà rimpianti al momento della morte, il poeta rimpiangerà invano di non aver goduto delle uniche gioie dell'esistenza e di aver sciupato la propria giovinezza e, quasi, di non aver vissuto.
2) Il tema della vecchiaia viene introdotto attraverso un quadro paesaggistico, in cui il tramonto sopraggiunge sulla campagna. Si rafforza così la corrispondenza, molto cara al Leopardi, tra il giorno di festa e la stagione felice della vita, che volge al termine, e tra l’anno di vita del passero e la sua stagione migliore, la primavera.
3) Il valore di questi parallelismi sintattici ("Tu non ti dorrai", "A me.. che parrà?"), hanno valore di opposizione tra la spiensieratezza dell'uno e la disperazione dell'altro. Lo si può capire perchè il passero ha agito secondo la sua natura, e non avrà nessun rammarico, mentre il Leopardi si rimpiangerà il periodo più bello della vita dal momento che è consapevole di non averlo vissuto
ANTONELLA SALVA'
Sera prof...

Il Tema di questa poesia è il parallelo che il poeta stabilisce tra il proprio comportamento e quello del passero. Entrambi disdegnano compagnia e divertimenti, preferendo trascorrere il proprio tempo in solitudine, mentre la natura sembra ridestare il suo più bel periodo: la Primavera e Recanati è in Festa. Ma anche se il loro modo di comportarsi è identico, diverso è il destino a cui andranno incontro: il passero potrà morire senza rimpianti, perché in lui la scelta di vivere in solitudine è dettata da un istinto naturale, mentre il poeta, quando la giovinezza sarà irrimediabilmente finita, non potrà far altro che pentirsi della vita trascorsa. Il Poeta e il passero sono entrambi dei Personaggi “Statici”, e gli altri “Augelli” e i coetanei di Giacomo sono in contrapposizione tutti dei personaggi "Dinamici." Il Componimento presenta due sfere lessicali: la “Solitudine” e “L’Ambito giocondo”, così lo possiamo suddividere in tre parti: la Prima racchiude la “Vita del Passero”, la Seconda la “Vita del Poeta”, e la Terza il “Confronto tra i loro diversi costumi di vita e gli esiti finali”.
RICCARDO SPADARO
1)Il passero solitario di Giacomo Leopardi parla del poeta che, appunto come il passero solitario, vive pensoso e in solitudine la giovinezza piuttosto che festeggiare la vita ,durante la sua stagione preferita,ovvero la primavera . Rispetto a tutti gli altri animali che sembrano festeggiare la primavera, il passero se ne sta solo cantando e volando in disparte ma, mentre il passero non soffre della sua solitudine e non avrà rimpianti al momento della morte, il poeta rimpiangerà invano di non aver goduto delle uniche gioie della sua giovinnezza e di aver sciupato la propria gioventù.
2) Il tema della vecchiaia viene introdotto attraverso un quadro paesaggistico, in cui il tramonto arriva sulla campagna ingrandendo così la corrispondenza, molto cara al poeta, tra il giorno di festa e la stagione felice della primavera, che volge al termine, e tra l’anno di vita del passero e la sua stagione migliore, la primavera.
3) Il valore di questi parallelismi sintattici ("Tu non ti dorrai", "A me.. che parrà?"), hanno valore di opposizione tra la spiensieratezza dell'uno e la disperazione dell'altro. Lo si può capire perchè il passero ha agito secondo la sua natura, e non avrà nessun rammarico, mentre il Leopardi si avrà rimpianti dal momento che è consapevole di non aver vissuto in maniera intensa il periodo della sua gioventù.
CONCETTA RUSSO

Il passero solitario è stato scritto tra il 1829-1831. Come forma metrica viene utilizzata la canzone libera, costituita da tre strofe di settenari e endecasillabi variamente alternati e rimati. Nella prima strofa viene descritta la vita solitaria del passero; nella seconda la vita solitaria del poeta e nella terza vi è il confronto tra la vita del poeta e quella del passero e il loro diverso destino: il passero non avrà motivo di rimpiangere il proprio modo di vita, mentre il poeta sì perché non ha voluto godersi l’età della giovinezza che non potrà mai più riavere e nello stesso tempo si è isolato da tutti.
Il tema della vecchiaia viene introdotto attraverso un quadro paesaggistico, nel quale il tramonto sopraggiunge sulla campagna. Viene evidenziata così la corrispondenza tra il giorno di festa e la stagione felice della vita che volge al termine, e tra l’anno di vita del passero e la sua stagione migliore, la primavera della vita cioè la giovinezza.
Il valore dei parallelismi sintattici della terza strofa è quello di indicare l'opposizione tra la spensieratezza del passero e la disperazione del poeta.

5 commenti:

GIADA GIUFFRIDA ha detto...

N°1) Questo componimento svolge uno dei temi più tipici di Leopardi, cioè quello della giovinezza che passa inesorabilmente. Il passero solitario,come dice il suo nome, trascorre il proprio tempo da solo, senza confondersi con gli altri uccelli nel volo e nel canto. E se tutti gli altri animali sembrano festeggiare la primavera, e cioè la stagione della giovinezza, il nostro passero se ne sta in disparte a cantare da solo. Il poeta si paragona al passero solitario: anche lui evita, proprio nella giovinezza, la compagnia dei suoi coetanei, né si cura del divertimento e dell’amore, anzi sembra volerli sfuggire. Ma con il passero hanno un destino diverso: perché il comportamento del primo è dettato dall’istinto naturale, e quindi non avrà certo occasione di pentirsene, una volta invecchiato. Invece per il poeta quando i giorni appariranno tutti uguali e privi di speranze rimpiangerà la giovinezza sprecata e si pentirà della sua scelta di una solitudine che la poesia rende melanconicamente più dolce.
N°3) Il valore dei parallelismi sintattici "Tu non ti dorrai", "A me.. che parrà?" indicano l'opposizione tra la spensieratezza dell'uno e la disperazione dell'altro, perché l’uccellino ha agito guidato dall’istinto naturale, invece il poeta rimpiangerà di non aver goduto della giovinezza.

Anonimo ha detto...

1)Tutta la poesia è incentrata sul confronto che il poeta stabilisce tra il proprio comportamento e quello del passero. Entrambi disdegnano della compagnia e dei divertimenti, preferendo trascorrere il proprio tempo in solitudine , mentre la natura sembra vivere il suo più bel periodo: La Primavera. Ma anche se il loro modo di comportarsi è identico, diverso è il destino a cui andranno incontro: il passero infatti potrà morire senza rimpianti poiché in lui la scelta di vivere in solitudine è dettata da un istinto naturale, mentre il poeta, quando la giovinezza sarà irrimediabilmente finita, non potrà far altro che pentirsi di come è vissuto. Il poeta e il passero sono entrambi personaggi statici, e gli altri “augelli” e i coetanei di Leopardi sono in contrapposizione ai due personaggi principali. La poesia stabilisce una corrispondenza tra il tempo della natura e quello della vita umana. Il tema della vecchiaia è introdotto da un cambiamento dello scenario naturale, il tramonto che sopraggiunge sulla campagna. Quello che si vuole sottolineare è la transitorietà del tempo migliore della vita, e il rimorso di cui non lo vive e se ne esclude in modo volontario e inspiegabile.

3)Nella terza strofa si notano i parallelismi sintattici “ Tu non ti dorrai”, “ A me…... Che parrà?” che indicano l’opposizione tra la spensieratezza del passero e la disperazione del poeta. Leopardi evidenzia come la vita solitaria del passero è stata dettata da un istinto naturale e dice anche come lui un giorno si pentirà di aver vissuto in questa maniera anche se è stata una sua scelta dettata dalla propria volontà.


GRIOLI CHARLIE II E

Anonimo ha detto...

1) Il poeta, appunto come il passero solitario, vive pensoso, solitario, la giovinezza. Rispetto a tutti gli altri animali che sembrano festeggiare la primavera, il passero se ne sta solo cantando e volando in disparte ma, mentre il passero non soffre della sua solitudine, per indone naturale, e non avrà rimpianti al momento della morte, il poeta rimpiangerà invano di non aver goduto delle uniche gioie dell'esistenza e di aver sciupato la propria giovinezza e, quasi, di non aver vissuto.
2) Il tema della vecchiaia viene introdotto attraverso un quadro paesaggistico, in cui il tramonto sopraggiunge sulla campagna. Si rafforza così la corrispondenza, molto cara al Leopardi, tra il giorno di festa e la stagione felice della vita, che volge al termine, e tra l’anno di vita del passero e la sua stagione migliore, la primavera.
3) Il valore di questi paralle
lismi sintattici ("Tu non ti dorrai", "A me.. che parrà?"), hanno valore di opposizione tra la spiensieratezza dell'uno e la disperazione dell'altro. Lo si può capire perchè il passero ha agito secondo la sua natura, e non avrà nessun rimmarico, mentre il Leopardi si rammaricherà dal momento che è consapevole di non aver vissuto il periodo più bello della vita.

Carmelo Bucalo II E

riccardo ha detto...

1)Il passero solitario di Giacomo Leopardi parla del poeta che appunto come il passero solitario, vive pensoso, solitario, la giovinezza piuttosto che festeggiare durante la sua stagione preferita,ovvero la primavera . Rispetto a tutti gli altri animali che sembrano festeggiare la primavera, il passero se ne sta solo cantando e volando in disparte ma, mentre il passero non soffre della sua solitudine,e non avrà rimpianti al momento della morte, il poeta rimpiangerà invano di non aver goduto delle uniche gioie della sua giovinnezza e di aver sciupato la propria gioventù.
2) Il tema della vecchiaia viene introdotto attraverso un quadro paesaggistico, in cui il tramonto arriva sulla campagna ingrandendo così la corrispondenza, molto cara al poeta, tra il giorno di festa e la stagione felice della primavera, che volge al termine, e tra l’anno di vita del passero e la sua stagione migliore, la primavera.
3) Il valore di questi paralle
lismi sintattici ("Tu non ti dorrai", "A me.. che parrà?"), hanno valore di opposizione tra la spiensieratezza dell'uno e la disperazione dell'altro. Lo si può capire perchè il passero ha agito secondo la sua natura, e non avrà nessun rimmarico, mentre il Leopardi si rammaricherà dal momento che è consapevole di non aver vissuto il periodo della sua gioventù.
Spadaro Riccardo II E

Anonimo ha detto...

Sera prof...

Il Tema di questa poesia è il parallelo che il poeta stabilisce tra il proprio comportamento e quello del passero. Entrambi disdegnano compagnia e divertimenti, preferendo trascorrere il proprio tempo in solitudine, mentre la natura sembra ridestare il suo più bel periodo: la Primavera e Recanati è in Festa. Ma anche se il loro modo di comportarsi è identico, diverso è il destino a cui andranno incontro: il Passero potrà morire senza rimpianti, perché in lui la scelta di vivere in solitudine è dettata da un istinto naturale, mentre il poeta, quando la giovinezza sarà irrimediabilmente finita, non potrà far altro che pentirsi di come è vissuto. Il Poeta e il Passero sono entrambi dei Personaggi “Statici”, e gli altri “Augelli” e i coetanei di Giacomo sono in contrapposizione tutti dei personaggi Dinamici. Il Componimento presenta due sfere lessicali: la “Solitudine” e “L’Ambito giocondo”, così lo possiamo suddividere in tre parti: la Prima racchiude la “Vita del Passero”, la Seconda la “Vita del Poeta”, e la Terza il “Confronto tra i loro diversi costumi di vita e gli esiti”.

Antonella Salvà