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martedì 15 febbraio 2011

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Leggi  LIBERTA'   
« Dopo Bronte, Randazzo, Castiglione, Regalbuto, Centorbi, ed altri villaggi lo videro, sentirono la stretta della sua mano possente, gli gridarono dietro: Belva! ma niuno osò muoversi »
ARTICOLO

APPROFONDIMENTO : IL SUD E IL RISORGIMENTO DI G.CAROSOTTI
(Cesare Abba, Da Quarto al Volturno. Noterelle d'uno dei Mille)

La realtà siciliana è nuovamente al centro della raccolta di racconti "Novelle rusticane", pubblicata nel 1883.
Le classi sociali vengono messe finalmente a confronto in LIBERTA'. Nella novella si racconta un episodio storico, avvenuto a Bronte nel 186o, un paese alle falde dell'Etna, in occasione della spedizione dei Mille  di Garibaldi. I contadini affamati, seguendo un proclama del condottiero e interpretandolo alla luce dei loro interessi materiali, si ribellarono ai ricchi proprietari terrieri e ne fecero strage. Seguì una dura repressione da parte delle stesse forze garibaldine.
La libertà di cui parla il titolo (con amara ironia) è un concetto per nulla univoco, caricato com'è di funzioni viaq via differenti e persino opposte, a seconda della prospettiva dei personaggi che usano il termine.Da grido esultante che incita al capovolgimento dei rapporti di forza, diviene sinonimo prima di equa distribuzione delle ricchezze e poi di rivoluzione e carneficina.
Ha fatto molto discutere il fatto che Verga non manifestasse in questa novella alcun rilievo critico nei confronti dell'operato di Bixio: non si accenna, per esempio, al fatto che tra i fucilati ci fosse in realtà anche un patriota democratico,antiborbonico e filogaribaldino, l'avvocato Lombardo.Nessuna ombra sembra offuscare la fama di Bixio e del suo comportamento in quell'occasione; i fatti storici della novella sono presentati attraverso il filtro della formazione risorgimentale dell'autore, incentrata sul mito di Garibaldi e dell'unificazione nazionale.


La rivolta popolare si esprime con ferocia e violenza,poi subentrano lo sbandamento e l'incertezza.
La violenza del popolo viene rappresentata da Verga come una sorta di elemento della natura, la focalizzazione del narratore ne mette  in evidenza espressionisticamente la primitività.La  violenza, che si esercita in genere dall'alto verso il basso, sembra invertire per un attimo la sua direzione , ma la gerarchia sociale di sempre torna a imporsi con la forza dell'ordine naturale.proprio dall'inutilità di questa violenza e di qualsiasi tentativo di cambiamento dell'esistente nasce il senso tragico dell'evento:" tutti gli altri in paese erano tornati a fare quello che facevano prima"; ai carcerati "ormai nessuno pensava più"; i contadini ritornano a parlare "tranquillamente dei loro affari coi galantuomini". La battuta finale del carbonaio sintetizza l'incapacità della folla di capire  e dominare gli eventi di cui è protagonista, un tema, questo,fondamentrale nell'intera novella.
RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI    
               B) La figura di Nino Bixio.               
C) La società siciliana alla metà dell’Ottocento
Geografia     La Sicilia orientale e il catanese.
Italiano     La novella Libertà di Giovanni Verga.


ANALISI -INTERPRETAZIONE

1. Scrivete un breve commento (15-20 righe) sul modo in cui Verga racconta la sommossa 

2. Individuate nel testo  i passi nei quali emerge la primitività della violenza popolare, l'assenza di contenuti e di progetto della rivolta , la fatale necessità del ritorno all'ordine.

3. Provate ad elaborare , in un testo di 15 righe , una vostra interpretazione della novella inquadrandola all'interno del pessimismo sociale di Verga.

Buon lavoro!


6 commenti:

Anonimo ha detto...

GIADA GIUFFRIDA
Prima parte...
La novella può essere suddivisa in tre parti, a ciascuna delle quali si può far corrispondere un differente punto di vista. La prima giornata si apre con la descrizione della rivolta popolare che si esprime con ferocia e violenza. Si susseguono tre tumultuose sequenze narrative: la prima, in una sorta di “campo luogo”, con molteplici scene di uccisione; gli atti di giustizia sommaria, elencati sotto forma di verdetti urlati dalla folla, vengono compresi, anche se non giustificati, dal narratore, trattandosi di punizioni nei riguardi di reati commessi dai ceti privilegiati e dai loro apparati di potere. La seconda che si chiude sulla scena delle mani che inutilmente cercano di parare i colpi; la terza in casa della baronessa, in un crescendo di violenza. La seconda giornata occupa la parte centrale della novella, prima dell’arrivo di Bixio a far giustizia. Il suo arrivo secondo i moduli dell’oleografia risorgimentale e garibaldina, fatta propria dell’ingenuo narratore popolare; Nino Bixio non appare più come un padre buono, ma come un rude, feroce e vagabondo soldato. Il brusco cambiamento di tono è da attribuire, più che al narratore, all’autore stesso, non ignaro di certi comportamenti grossolani di Bixio, poco rispettoso dei valori tradizionali della comunità paesana di Sicilia. La terza parte della storia riferisce agli avvenimenti che seguono la strage, il possesso dei ribelli incarcerati, fino alla sua conclusione tre anni dopo.

Anonimo ha detto...

GIADA GIUFFRIDA
Seconda parte...
L’abilità narrativa di Verga risalta nella sua capacità di accordare la lingua ai personaggi. L’ eccitazione e la drammaticità della rivolta sono rese attraverso il ritmo conciliato e spezzato dalla sintassi: frasi brevissime, battute di discorso diretto, in forma esclamativa e interrogativa. Gli avvenimenti della sera e dei due giorni successivi sono rappresentati in modo più pacato, grazie all’impiego dell’ellissi. Nella parte finale, il ritmo sintattico vuole rendere il senso della lunghezza dell’attesa del processo e il clima di rassegnazione che lo circonda. Alla progressiva attenuazione della drammaticità della novella corrisponde un’accelerazione della velocità narrativa: mentre la strage è raccontata attraverso un’accavallarsi di scene che danno al lettore l’impressione di assistere alla rivolta in tempo reale, i fatti successivi sono riassunti in sommari che abbracciano durate via via più ampie fino alla brevissima scena finale della lettura della sentenza, suggellata dalla battuta del carbonaio. Proprio questa battuta del carbonaio spiega il significato amaramente ironico del titolo della novella: “la libertà” è, per il conservatore Verga un valore assunto, da confondere con la concessione della terra ai contadini; altrimenti la libertà diventa pericolosa sia per lo stato, che spinto sull’orlo dell’anarchia sia per le stesse masse popolari, che sono trascinate alla rovina. L’unico sistema possibile è quello vigente: inutile e catastrofico per tutti e ogni tentativo di cambiare la propria condizione sociale. È l’amara e spietata riconferma dell’ “ideale dell’ostrica”: l’unica salvezza sembra essere quella di restare attaccati alla propria origine come l’ostrica al proprio scoglio. Verga accentua il suo pessimismo materialistico, mettendo definitivamente da parte l’illusione di una possibile persistenza di valori ideali e fissando con sguardo freddo e analitico la realtà devastata dall’unica logica in grado di affermarsi: quella dell’interesse economico del vantaggio individuale, ovvero, con un termine da lui stesso utilizzato, quello della roba. La lotta per la vita non lascia spazio che per l’affermazione degli egoismi, in una guerra senza vincitori. Tale evoluzione coincide con il radicalizzarsi del conservatorismo, che lo induce ad abbandonare la prospettiva riformistica della destra storica, alla quale era stata vicino, per ripiegare su posizioni reazionarie. Se nel romanzi precedenti era possibile parlare di una religione della famiglia, qui l’unica religione riconosciuta è quella della roba. Ma la lotta furiosa per l’acquisizione dei beni materiali appare al tempo stesso priva di senso e quindi incapace di giustificare la ferocia che scatena fra gli uomini. Appunto la vanità degli sforzi compiuti dagli uomini per combattere questo stato di cose risalta in pieno in questa novella, nella quale la ricostruzione dell’insurrezione popolare nel paese di Bronte prima dell’arrivo dei Garibaldini si trasforma nell’occasione per mostrare la ferocia della povera gente e per condannare ogni possibilità di trasformazione sociale, ribadendo la necessità delle gerarchie e dei privilegi di una società sostanzialmente immodificabile.

Anonimo ha detto...

Sera prof.essa...
1-2)La novella si ispira ad un fatto realmente accaduto. A Bronte, un paese non lontano da Catania, nei giorni dal 2 al 5 agosto 1860 la popolazione, formata in gran parte da poveri contadini, si sollevò contro i locali proprietari terrieri.
Il periodo storico è quello della spedizione dei Mille in Sicilia, al comando di Garibaldi e Nino Bixio. Dopo la caduta del governo borbonico, c'erano stati vari proclami rivoluzionari, secondo i quali la terra, già di proprietà di pochi galantuomini (così venivano detti i proprietari terrieri), doveva essere distribuita ai capifamiglia contadini.
Queste le ragioni della rivolta, quindi: le condizioni miserevoli dei contadini, la fame, il desiderio di «libertà» dalla schiavitù e dalla miseria.
Si tenga anche presente che la popolazione siciliana, in gran parte, aiutò Garibaldi ed i Mille nella vittoriosa guerra contro i Borboni, proprio perché vedeva in questa la possibilità di un miglioramento della sua condizione di vita.
La rivolta di Bronte fu sanguinosa, e si risolse in un eccidio tremendo. Venne repressa personalmente da Nino Bixio, che fece fucilare alcuni dei rivoltosi (talvolta, come accade in queste circostanze, prendendo quasi a caso quelli che dovevano essere giustiziati). Gli altri vennero condannati e incarcerati a vita.
Verga riferisce con esattezza la storia con il suo contenuto drammatico. Descrive le uccisioni, la psicologia della folla impazzita, i drammi.
Si noti, ad esempio, l'uso di paragoni tratti dalla natura: i rivoltosi sono come un «torrente», come la «piena del fiume», e travolgono tutto senza ormai rendersi conto di ciò che fanno.
Passata la follia e finito l'eccidio, il giorno che sorge porta una calma strana e piena di paure; i soldati che arrivano e fucilano sono accolti quasi con un senso di liberazione; la tragedia che si è consumata ha lasciato tutti stravolti ed esterrefatti.
Alla fine, tutto torna come prima: i «signori» al loro posto, i poveri contadini sempre più poveri.
La tragedia si è chiusa, e non è servita a niente. Solo i condannati continueranno a chiedersi il perché, gridando che loro volevano solo «la libertà».
E un mondo senza speranza, che neppure la vittoria garibaldina ed il cambio di Re riescono a mutare.
Antonella Salvà

Anonimo ha detto...

Segue
L'atteggiamento di Verga ha fatto molto discutere perchè non manifesta in questa novella alcun rilievo critico nei confronti del'operato di Bixio:non si accenna, per esempio, al fatto che tra i fucilati ci fosse in realtà anche un patriota democratico, l'avvocato Lombardo.Occorre tuttavia mantenere distinte le posizioni del narratore da quelle dell'autore.La violenza del popolo viene rappresentata da Verga come una sorta di elemento della natura, la focalizzazione del narratore ne mette in evidenza espressionisticamente la primitività. La violenza, che si esercita in genere dall'alto verso il basso, sembra invertire per un attimo la sua direzione, ma la gerarchia sociale di sempre torna a imporsi con la forza dell'ordine naturale.
Antonella Salvà

Anonimo ha detto...

La novella “Libertà” di Verga fa parte delle novelle rusticane ed è ispirata alla strage di Bronte avvenuta nel 1860.
La “Libertà" è l'esempio più significativo di novella che il Verga scrisse ispirandosi allo scontro fra ceti contrapposti ed alla violenza perenne del loro rapporto. Nelle varie parti della novella fa corrispondere un momento storico ed un punto di vista diversi.
"La libertà" è un titolo amaramente ironico, perché tutta la novella muove da una rivolta per costruire la libertà, mentre questa non viene raggiunta e alla fine della novella dopo diversi anni che i rivoltosi erano in carcere, uno di questi che era uscito disse: " Ma se mi avevano detto che c'era la libertà".
La parte iniziale ha come collocazione temporale il sabato 4 agosto in cui la rivolta contro i "galantuomini" esplode in tutta la sua violenza e ferocia. Viene qui evidenziato il punto di vista dei popolani che si afferma in un crescendo di entusiasmo e di violenza. Tutto appare giusto e possibile sia l'anelito di uguaglianza economica e sociale che la sete di vendetta nei confronti della classe dominante accentratrice di ricchezza e potere.
Nella parte centrale la novella descrive i fatti di domenica 5 agosto; si rafforza la visione della libertà come equa distribuzione delle terre e da essa traspare una visione maggiormente utilitaristica ed individualistica dei fatti.
La terza parte si articola in un periodo di tre anni, dall'arrivo dei garibaldini all'emissione della sentenza della Corte di appello nei confronti dei rivoltosi. Qui Verga fa prevalere il punto di vista borghese: "libertà" vuol dire solo violenza e turbamento di un ordine costituito. Gli avvenimenti scorrono lentamente, in un crescendo di disinteresse, mentre gli imputati sono presi dal fatalismo di chi non riesce a spiegarsi i motivi della propria sconfitta.
Della sanguinosa rivolta rimane così solo la sofferenza degli accusati, mentre la vita torna a scorrere come prima. Tutto resta uguale, tutto è stato inutile.

Tutto il brano è caratterizzato dalla tecnica espressiva propria di Verga, cioè l’ impersonalità che fa apparire il racconto come proveniente dalla voce del popolo, dai viottoli del paese dove esso si svolge. Contemporaneamente, traspare il conservatorismo dell’ autore, il quale, propone una storia in cui i contadini siciliani non riescono, per vari motivi ad attuare un ribaltamento delle loro condizioni sociali, neppure quando agiscono con la forza.
Concetta Russo V E

Anonimo ha detto...

Marco Siracusano

La “Libertà” di Verga, prende spunto da un fatto realmente accaduto. Ci troviamo a Bronte nel 1860.
Ciò che si sviluppa esattamente nella novella, è l’azione compiuta dalla popolazione di ceti inferiori nei confronti dei galantuomini, scaturita da sentimenti di rabbia coltivati un po’ da sempre. Tale novella rappresenta una delle opere più importanti che metta in luce i gravi contrasti esistenti tra le varie classi sociali. I protagonisti di questa vicenda sono proprio i popolani, cioè tutti coloro che hanno preso parte alla rivolta. La massa, spinta dal tradimento garibaldino, in quei giorni d’estate fa scoppiare una sanguinosa strage prendendo di mira i ‘cappelli’ cioè i rappresentati dell’alta società compiendo azioni che magari non avrebbero mai compiuti da soli, ma, spinti dall’euforia di quei momenti, vengono trascinati in gran numero. Il popolo di Bronte è simile per certi aspetti a quello milanese manzoniano nei momenti della rivolta del pane, per via degli aspetti comuni dettati da una situazione disperata che opprime e alla fine trova come unico sfogo la rivolta. Tutto ciò cela sotto certi aspetti un'ignoranza del popolo, che non riesce a risolvere certe questioni con l'intelletto.
Verga fa riferimento ad uno luogo specifico, ovvero il paese di Bronte in cui si svolgono i fatti della novella, e a una città in cui si svolge il processo ai rivoltosi.
L’arco di tempo della rivolta è ben definito: essa si svolge in un periodo di circa tre giorni, appare invece indefinito il periodo dei processi.
Verga mette in mostra gli aspetti più cruenti e violenti di una rivolta. Le immagini che ci vengono donate ci conducono a quel tempo, facendoci diventare quasi parte della massa. Le scene di uccisione sono descritte da frasi brevi pronunciate qua e la dai popolani, che tuttavia riescono a farci ben comprendere ciò che accade. È possibile dividere in tre momenti principali gli avvenimenti. La prima giornata è caratterizzata dai primi atti di violenza eseguiti inizialmente per strada, sotto gli occhi di tutti. È come se la folla inferocita stesse cercando di farsi vedere nel modo più rapito possibile. Spostandosi poi a casa della baronessa. La seconda giornata si apre con una scena del paese completamente vuoto. Le campane della chiesa non suonano anche se è domenica, e per strada non c’è nessuno. Quando la folla riesce a radunarsi, gli abitanti cercano invano di spartirsi le terre. Ed è proprio in questo momento che sentono la mancanza dei ceti più alti: viene a mancare la figura dei parroci che si occupa della parte spirituale della vita degli uomini, e i vari funzionari che si occupano della burocrazia. La terza parte invece, è più dispersiva dato che si sviluppa in un arco di tempo più lungo. dall'arrivo dei garibaldini all'emissione della sentenza della Corte di appello nei confronti dei rivoltosi.
Dei vari avvenimenti della rivolta, rimane solamente un forte senso di sofferenza da parte degli accusati. Non è cambiato proprio nulla, e la vita riprende a scorrere come un tempo.