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domenica 31 gennaio 2010

CANTIERE DI SCRITTURA DANTESCA VIII CANTO


MANILA TROVATO

sera prof. ecco il mio commento:

Tra il colloquio di Dante e Nino Visconti e quello di Dante e Corrado Cisalpina,è inserita una sequenza, in cui si conclude il rito della tentazione che si ripete ogni sera nella valletta dei principi: il serpente (il peccato) arriva nella valletta, strisciando tra i fiori (i piaceri terreni), ma fugge alla vista degli angeli (l'aiuto divino).
Dante meravigliato vede tre delle stelle al posto delle quattro che brillavano nel cielo la mattina. il messaggio è che le virtù cardinali (fortezza, prudenza, temperanza e giustizia), non sono sufficienti per evitare la tentazioni, ma infatti occorrono le virtù teologali (fede, speranza e carità).

La valle dove le anime hanno in precedenza intonato l'inno "Salve Regina" è quella condizione terrena, già serena prima del peccato originale, in cui l'uomo è straniero e pellegrino, esposto alla contraddizione del male. la valletta riassume l'ambiguità della realtà mondana, originariamente buona, poi segnata dalla presenza del bene e del male. secondo Bottagisio, Pietrobono e successivamente dal Forti, la scena ha anche una valenza politica: gli angeli rappresentano i due poteri, temporale e spirituale, costituiti dalla provvidenza come rimedio al peccato originale. il rito, come ha ben descritto Petronio, è il vero cuore pulsante del canto, infatti ad esso è funzionale il tema dell'esilio dalla patria terrena.

GIADA GIUFFRIDA

È l’ora del tramonto, che dà occasione a Dante di scrivere uno degli esordi più intensi del poema: “Era già l’ora che volge il disio/ ai navicanti e ‘ntenerisce il core/ lo dì c’han detto ai dolci amici addio…”. Una delle anime della valletta alza le mani e, guardando fisso verso oriente, inizia ad intonare l’inno “Te lucis ante”, seguita da tutti gli altri penitenti. A questo punto due angeli con due spade infuocate e senza punta scendono dal cielo e si pongono ai due lati della valletta, in modo da lasciare nel mezzo le anime dei penitenti. Sordello spiega che i due angeli sono stati inviati dalla Madonna per proteggere la valletta, perché di lì a poco comparirà un serpente, e invita i poeti a scendere tra le anime. Qui un’anima comincia a fissare Dante, e i due si riconoscono: è Nino Visconti, signore della Gallura in Sardegna, figlio di Giovanni e genero del conte Ugolino della Gherardesca. Il poeta scopre con gioia che è destinato alla salvezza, e i due amici si salutano caramente. Mentre Dante si sofferma a fissare tre stelle luminose apparse al posto delle quattro ammirate al mattino dalla spiaggia, giunge il serpente: forse, lo stesso che spinse Eva a cogliere il frutto proibito nel Paradiso terrestre. Con grande rapidità intervengono gli angeli che, messa in fuga la serpe, volano via.
Tema centrale del canto è l’esilio. L’esilio riguarda i principi del la valletta, esclusi per lungo tempo dalla citta celeste. Il tema,inoltre, viene ampliato con il riferimento al peccato originale nell’episodio del serpente: a causa di esso gli uomini vennero cacciati per sempre, dunque esiliati, dal Paradiso terrestre.

MERY PAFUMI

È il tramonto, momento della giornata particolarmente nostalgico per i marinai e i pellegrini, quando il poeta è attratto da un’anima che alzatasi in piedi intona un canto dolcissimo (“De lucis ante terminum”), al quale si uniscono Dante e tutti gli altri spiriti. Terminato il canto le anime fissano il cielo, in silenzio, come in attesa. Ed ecco dal cielo scendere due angeli, vestiti di verde, che, con spade infuocate si pongono a guardare dalla valle. Sordello spiega che gli angeli, inviati dalla Madonna, vengono a proteggere gli spiriti dal serpente che sta per arrivare. Dante, impaurito, si stringe a Virgilio. Dietro invito di Sordello, Dante accede alla valle e subito incontra, compiacendosi nel vederlo tra le anime destinate alla salvezza, il vecchio amico Nino Visconti. Questi, saputo che Dante è vivo, dopo aver chiamato un’altra anima, chiede al padre fiorentino di ricordarlo a sua figlia Giovanna; sua moglie, infatti, risposatasi non si cura più di pregare per la sua anima. Mentre Nino Visconti finisce di parlare, Dante, guardando il cielo, nota tre nuove stelle e Virgilio lo informa che, nel frattempo, sono tramontate le quattro stelle viste al mattino. Sordello interviene, indicando il serpente; velocissimi, i due angeli scacciano la bestia e tornano al loro posto. Intanto Corrado Malaspina che era stato chiamato da Nino Visconti, non ha distolto lo sguardo da Dante. Fuggito il serpente, egli si presenta e chiede notizie della sua terra. Dante tesse l’elogio della cortesia dei Malaspina di Lunigiana, la cui fama si è sparsa in tutta Europa. Corrado infine,profetizza che Dante entro pochi anni, potrà verificare di persona quanto ha appena affermato.

SIMBOLI:
•Le tre stelle rappresentano le tre virtù teologiche: FEDE SPERANZA E CARITA’, prendendo il posto delle quattro stelle che rappresentavano la PRUDENZA, GIUSTIZIA, FORTEZZA, TEMPERANZA.
•La spada simboleggia la giustizia
•Il verde delle vesti e delle ali è simbolo della speranza

ANTONELLA SALVA'

Al calar del giorno, una delle anime che si trovano nella valletta dei principi chiede alle altre attenzione e silenzio: al che, intona la preghiera della compieta, il Te lucis ante terminum, richiesta di aiuto a Dio contro le tentazioni della notte. Tutte, allora, si uniscono a lei un canto soave, nell'ascolto del quale Dante si immerge profondamente. Segue un appello del poeta al lettore perché interpreti correttamente - cioè in senso allegorico e non in modo semplicistico - gli eventi che verranno descritti. Due angeli con due spade infuocate, ma prive delle punte, dalle ali e dalle vesti di color verde, scendono sulle anime: la loro chioma è bionda, ma il volto è talmente luminoso che a mala pena può essere scorto. Sordello, dopo aver spiegato che essi vengono dall'Empireo a proteggere la valle dall'imminente avvento del serpente, invita Dante a parlare con le anime che ivi dimorano. Avviene allora l'incontro tra Dante e il giudice Nino Visconti, al termine del quale lo sguardo di Dante è attratto dalla vista di tre stelle, simbolo delle tre virtù teologali. Subito dopo compare, strisciando tra l'erba e i fiori, l'annunciato serpente, tempestivamente messo in fuga dai due angeli. Sventato il pericolo, Dante si mette a parlare con una seconda anima, quella di Corrado Malaspina che prima di congedarsi profetizza al poeta il suo futuro soggiorno in Lunigiana presso la sua famiglia.




1 commento:

Anonimo ha detto...

salve proff sono mariangela,in questi giorni volevo inizare a scrivere il racconto solo che lei aveva detto che si sarebbe informata per avere ulteriori informazioni sopratutto sul genere che non era per niente dettagliato, comunque mi faccia sapere al più presto, baci buona notte =)