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martedì 20 ottobre 2009

CANTO I PURGATORIO

Purgatorio canto II vv. 112 - 115

Amor che nella mente mi ragiona

Cominciò egli allor sì dolcemente

Che la dolcezza ancor dentro mi suona"


Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar sì crudele;
e canterò di quel secondo regno
dove l'umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno.
Ma qui la morta poesì resurga,
o sante Muse, poi che vostro sono;
e qui Caliopè alquanto surga,
seguitando il mio canto con quel suono
di cui le Piche misere sentiro
lo colpo tal, che disperar perdono.
Dolce color d'oriental zaffiro,
che s'accoglieva nel sereno aspetto
del mezzo, puro infino al primo giro,
a li occhi miei ricominciò diletto,
tosto ch'io usci' fuor de l'aura morta
che m'avea contristati li occhi e 'l petto.
Lo bel pianeto che d'amar conforta
faceva tutto rider l'oriente,
velando i Pesci ch'erano in sua scorta.
I' mi volsi a man destra, e puosi mente
a l'altro polo, e vidi quattro stelle
non viste mai fuor ch'a la prima gente.
Goder pareva 'l ciel di lor fiammelle:
oh settentrional vedovo sito,
poi che privato se' di mirar quelle!
Com'io da loro sguardo fui partito,
un poco me volgendo a l 'altro polo,
là onde il Carro già era sparito,
vidi presso di me un veglio solo,
degno di tanta reverenza in vista,
che più non dee a padre alcun figliuolo.
Lunga la barba e di pel bianco mista
portava, a' suoi capelli simigliante,
de' quai cadeva al petto doppia lista.
Li raggi de le quattro luci sante
fregiavan sì la sua faccia di lume,
ch'i' 'l vedea come 'l sol fosse davante.
«Chi siete voi che contro al cieco fiume
fuggita avete la pregione etterna?»,
diss'el, movendo quelle oneste piume.
«Chi v'ha guidati, o che vi fu lucerna,
uscendo fuor de la profonda notte
che sempre nera fa la valle inferna?
Son le leggi d'abisso così rotte?
o è mutato in ciel novo consiglio,
che, dannati, venite a le mie grotte?».
Lo duca mio allor mi diè di piglio,
e con parole e con mani e con cenni
reverenti mi fé le gambe e 'l ciglio.
Poscia rispuose lui: «Da me non venni:
donna scese del ciel, per li cui prieghi
de la mia compagnia costui sovvenni.
Ma da ch'è tuo voler che più si spieghi
di nostra condizion com'ell'è vera,
esser non puote il mio che a te si nieghi.
Questi non vide mai l'ultima sera;
ma per la sua follia le fu sì presso,
che molto poco tempo a volger era.
Sì com'io dissi, fui mandato ad esso
per lui campare; e non lì era altra via
che questa per la quale i' mi son messo.
Mostrata ho lui tutta la gente ria;
e ora intendo mostrar quelli spirti
che purgan sé sotto la tua balìa.
Com'io l'ho tratto, saria lungo a dirti;
de l'alto scende virtù che m'aiuta
conducerlo a vederti e a udirti.
Or ti piaccia gradir la sua venuta:
libertà va cercando, ch'è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta.
Tu 'l sai, ché non ti fu per lei amara
in Utica la morte, ove lasciasti
la vesta ch'al gran dì sarà sì chiara.
Non son li editti etterni per noi guasti,
ché questi vive, e Minòs me non lega;
ma son del cerchio ove son li occhi casti
di Marzia tua, che 'n vista ancor ti priega,
o santo petto, che per tua la tegni:
per lo suo amore adunque a noi ti piega.
Lasciane andar per li tuoi sette regni;
grazie riporterò di te a lei,
se d'esser mentovato là giù degni».
«Marzia piacque tanto a li occhi miei
mentre ch'i' fu' di là», diss'elli allora,
«che quante grazie volse da me, fei.
Or che di là dal mal fiume dimora,
più muover non mi può, per quella legge
che fatta fu quando me n'usci' fora.
Ma se donna del ciel ti muove e regge,
come tu di' , non c'è mestier lusinghe:
bastisi ben che per lei mi richegge.
Va dunque, e fa che tu costui ricinghe
d'un giunco schietto e che li lavi 'l viso,
sì ch'ogne sucidume quindi stinghe;
ché non si converria, l'occhio sorpriso
d'alcuna nebbia, andar dinanzi al primo
ministro, ch'è di quei di paradiso.
Questa isoletta intorno ad imo ad imo,
là giù colà dove la batte l'onda,
porta di giunchi sovra 'l molle limo;
null'altra pianta che facesse fronda
o indurasse, vi puote aver vita,
però ch'a le percosse non seconda.
Poscia non sia di qua vostra reddita;
lo sol vi mosterrà, che surge omai,
prendere il monte a più lieve salita».
Così sparì; e io sù mi levai
sanza parlare, e tutto mi ritrassi
al duca mio, e li occhi a lui drizzai.
El cominciò: «Figliuol, segui i miei passi:
volgianci in dietro, ché di qua dichina
questa pianura a' suoi termini bassi».
L'alba vinceva l'ora mattutina
che fuggia innanzi, sì che di lontano
conobbi il tremolar de la marina.
Noi andavam per lo solingo piano
com'om che torna a la perduta strada,
che 'nfino ad essa li pare ire in vano.
Quando noi fummo là 've la rugiada
pugna col sole, per essere in parte
dove, ad orezza, poco si dirada,
ambo le mani in su l'erbetta sparte
soavemente 'l mio maestro pose:
ond'io, che fui accorto di sua arte,
porsi ver' lui le guance lagrimose:
ivi mi fece tutto discoverto
quel color che l'inferno mi nascose.
Venimmo poi in sul lito diserto,
che mai non vide navicar sue acque
omo, che di tornar sia poscia esperto.
Quivi mi cinse sì com'altrui piacque:
oh maraviglia! ché qual elli scelse
l'umile pianta, cotal si rinacque
subitamente là onde l'avelse.

PARAFRASI-COMMENTO
LABORATORIO DANTESCO
§ comprendere il canto

1.Spiega il significato simbolico dei diversi elementi che compongono il rito di purificazione (l'alba. l'acqua,il giunco)vv.94-105 e 115-129.

2.Descrivi la figura di Catone

§Conoscere la lingua di Dante(fotocopie)

§Approfondire

1.Confronta il proemio del Purgatorio anto con quello del canto II dell'Inferno, spegando in particolare il passaggio dall'invocazione generale alle Muse(Inferno) all'invocazione particolare a una di esse(Purgatorio).

2.
Rileggi il canto, ricercando in esse tutte le coppie di elementi(descrittivi,pscicologici, morali) che ribadiscono l'antitesi fra mondo infernale e mondo purgatoriale.


6 commenti:

Anonimo ha detto...

Salve proff ecco il mio commento=


1) V.94-105 / 115-129
Abbiamo la descrizione del paradiso, catone con le sue parole impone una doppia cerimonia liturgica:il rito purificatore del lavaggio del viso”e che li lavi’l viso”,affinchè Dante possa presentarsi degnamente davanti al primo angelo del Purgatorio(vv95-99),e quello della recinzione di un giunco,simbolo dell’umiltà con cui ha inizio il processo di rinnovamento. Troviamo molti simboli ripetuti in questo canto come l’alba che è sempre presente nel racconto perché simboleggia il sorgere del sole ,appunto a differenza dell’inferno che era caratterizzato dal buoi delle tenebre notturne, qui nel paradiso iniziamo a vedere più luce .

2)FIGURA DI CATONE
L’antica e nobile figura di Catone,protagonista del canto nel ruolo di guardiano del Purgatorio,induce ad alcune riflessioni. Una prima questione è costituita dalla presenza di un pagano, e suicida,qui nel regno di coloro che sono destinati alla salvezza eterna. La scelta è determinata dal fatto che in lui Dante vide il simbolo della libertà, dell’uomo virtuoso che per obbedire all’alta morale della propria coscienza rifiuta i legami della vita fisica. Una seconda riflessione riguarda la dichiarazione di Catone rispetto alla moglie Marzia = gli affetti terreni non possono condizionare comportamenti e giudizi nella vita oltremondana, poiché qui la verità divina vanifica gli effimeri sentimenti mortali per affermare i valori assoluti dell’amore e dell’ordine di Dio.

3)INVOCAZIONE ALLE MUSE
Sia nel I canto del Purgatorio che nel II canto dell’ Inferno troviamo l’invocazione alle muse:le nove figlie di Zeus e di Mnemosine che, nella tradizione mitologica classica,avevano il compito di ispirare e proteggere le attività artistiche,la musica e la poesia in particolare. Appunto per questo le invoca nel ll canto dell’inferno Dante. Mentre nel l cantico del Purgatorio Dante invoca Calliope la nona delle muse . calliope come si deduce dal v. 11, ricevette dalle sorelle l’incarico di cantare per tutte loro, provocate dalle Pieridi. Dante la invoca ricordando la famosa vittoria di lei riportata sulle nove figlie di Pierio,re di Macedonia,che avevano osato sfidare le Muse in una gara di canto e furono sconfitte da Calliope. Per castigo furono trasformate in gazze,uccelli dalla voce stridula e monotona.

MARIANGELA LEOTTA IV E

Anonimo ha detto...

Sera prof.essa.

n1:Si percepisce immediatamente la novità dell'atmosfera e del linguaggio del Purgatorio. Lasciata dietro di sé "l'aura morta" dell'Inferno, il poeta fuoriesce in un ambiente più sereno e luminoso, simbolo evidente dellapresenza della speranza e della grazia, che caratterizza questa cantica.


n.2:La presenza di Catone, suicida, in Purgatorio ha sempre sollevato molte discussioni. Ma il dubbio sulla legittimità di tale destino ultraterreno è sciolto dalle parole di Virgilio in questo canto, ai vv.70-75. Va aggiunto che Dante ripetutamente elogia Catone nel Convivio e nel Monarca.
Ricordiamo che Marco Porcio Catone, detto l'Uticenze dal nome della città africana dove affronto la morte, nacque nel 95a.C. e mori suicida nel 46, per non essere fatto prigioniero da Cesare.

n.3:Nel purgatorio l'invocazionedelle Muse viee completata con l'aggettivo "sante", appartenenti alla sfera dei valori cristiani; in particolare il poeta si rivolge a Calliope, Musa della poesia epica. dante utilizza pertanto la tradizionale invocazione alle Muse senza però rinunciare alla propria identità di ota cristiano; rivolgendosi d esse, egli intende in realtà invocare l'aspirazione di Dio.

Salvà Antonella

Anonimo ha detto...

1)
Nel purgatorio notiamo una differenza con l'inferno per quanto riguarda il paesaggio.Nel primo troviamo un ambiente cupo,buio e terrificante, mentre nel secondo troviamo un paesaggio più sereno e più chiaro.Ma si ribadisce comunque il concetto della purificazione di Dante, che, in questo primo canto, viene esortato da Catone a lavarsi il viso con l'acqua che simboleggia quella battesimale, necessaria per la purificazione,ed a cincersi con il giuco, che rappresenza l'umiltà necessaria per liberarsi dal peccato.

2)
Catone è il custode del purgatorio e viene descritto con la barba e i capelli brizzolati che scendono sul petto divisi in due ciocche.
Catone non è rappresentato da Dante come avversario di cesare, ma come simbolo di un ideale di libertà, da non intendere in senso politico. Per il cristiano la libertà sta nella scelta tra bene e male, e il purgatorio è il luogo in cui si puniscono le debolezze della volontà, che non hanno permesso di seguire fino in fondo la strada del bene.
gli è simbolo di libertà.Catone, uccisosi a utica per non cadere nelle mani del nemico, dimostrò coerenza a livello politico.Per Dante la coerenza sociale e politica sono di grande rilevanza ed è per questo che Catone, pur essendo pagano, non finisce all'inferno.

3)Nel secondo canto dell'inferno Dante fa un invocazione alle muse, che erano, nella mitologia dell'antica Grecia, le divinità protettrici delle lettere, delle arti e delle scienze, figlie di Zeus e di Mnemosine.Avevano il compito di rendere i banchetti più allegri.
Nel purgatorio Dante invoca la musa Calliope utilizzando l'aggettivo "sante", in quanto protettrici delle arti, tra cui, come nel caso di Calliope, la poesia epica destinata alla salvezza spirituale dell'umanità.
Egli le invoca perchè lo sorreggano nella rappresentazione di ciò che ha visto durante il suo viaggio ultraterreno.


Rossana Zagami IV E

Anonimo ha detto...

1) Nel primo canto Dante e Virgilio si trovano ai piedi della montagna del Purgatorio e incontrano Catone l’Uticense, che dapprima credendo che essi siano due anime dannate che cercano di fuggire dal regno dell’inferno li rimprovera bruscamente, però poi Virgilio gli spiega la loro vera condizione e Catone accetta di fargli visitare il regno del purgatorio.
Catone esorta Virgilio a lavare il volto di Dante. Questo rito ha un valore simbolico, infatti il sudiciume rappresenta il peccato; il giunco l’umiltà necessaria per liberarsi dal peccato; ed infine l’acqua è lo strumento per la purificazione.

2) Catone viene descritto come un vecchio solo con una barba lunga e brizzolata come i capelli divisi in due ciocche che scendevano fino al petto. Grazie al suicidio egli diventa prefigurazione della libertà cristiana dal male.
3) Nel II canto dell’Inferno vengono invocate tutte le muse in generale. Esse nella mitologia dell’antica Grecia erano le protettrici delle lettere,delle arti e delle scienze. Con il loro canto rendevano più allegri i banchetti degli dei. Dante le invoca affinché lo sorreggono nella rappresentazione di ciò che ha visto durante il suo viaggio ultraterreno. Nel I canto del Purgatorio invece in particolar modo ne viene invocata una: Calliope, musa della poesia epica. Il poeta si rivolge ad essa affinché renda il suo canto più elevato.



Concetta Russo IV E

Anonimo ha detto...

Buonasera Prof.ssa
1)purgatorio:luogo totalmente opposto rispetto l'inferno troviamo notevoli differenze,ad esempio:il terrore,le tenebre vengono totalmente messe da parte.Qui troviamo un ambiente sereno,tranquillo e luminoso.tutto cambia anche la famosa legge del contrappasso dove nell'inferno era imposta,qui invece sono proprio le anime a volerla.
2)Catone,custode e personaggio principale del purgatorio.la sua presenza è stata abbastanza criticata per due motivi:il primo perchè era pagano e secondariamente perchè si era suicidato per sfuggire alla prigionia di Cesare,appunto per questo catone non fa parte dell'inferno.descritto come una persona austera con i capelli brizzolati.
3)l'invocazione alle muse per Dante non è una novità visto che già troviamo questa scena all'inferno.dante qui in modo particolare invoca calliope la protettrice delle scienze e delle arti usando l'aggettivo "sante"(sottolinea la propria cristianità)
Maccarrone Giuseppe IV E

Yvonne ha detto...

Salve prof..ecco le mie risposte...

1)
Nel troviamo un paesaggio più sereno e più chiaro. Incontriamo vari elementi che compongono il rito di purificazione: l’acqua con cui si deve lavare il viso simboleggia l’acqua battesimale, il giunco che invece che raffigura l'umiltà necessaria per liberarsi dal peccato e l’alba rappresenta la sensazione di rinascita e serenità e di distacco dalle immagini oscure dell'Inferno, rappresentato dalle lontane increspature del mare.

2)
Catone, custode del Purgatorio, viene rappresentato con una barba lunga e brizzolata come i capelli che cadevano in due ciocche sul petto Attorno al volto del guardiano del purgatorio risplendeva la luce delle quattro stelle rappresentanti le quattro virtù cardinali, con evidente significazione simbolica di uomo dalle salde virtù. Catone non è rappresentato da Dante come avversario di Cesare, ma come simbolo di un ideale di libertà, ma non nel senso politico, ma come ideale di scelta tra bene e male
Catone si uccise a Utica per non essere catturato dal nemico, mostrò coerenza con le proprie idee politiche e per Dante la coerenza politica è molto importante, per ciò Catone non si trova nell’Inferno.

3)
Dante nel I canto del Purgatorio e nel II canto dell’ Inferno invoca le muse, nove figlie di Zeus (protettrici e ispiratrici dell’arte, quali musica e poesia). E’ appunto per questo che Dante le invoca nel II canto dell’ Inferno. Nel purgatorio, Dante invoca Calliope, la nona delle muse. Dalle sorelle, ella ricevette l’incarico di cantare per tutte loro. Dante ricorda la vittoria di Calliope sulle figlie di Pierio che avevano sfidato le Muse in una gara di canto, e quando vennero sconfitte dalla nona Musa, vennero trasformate in gazze dalla voce stridula e priva di sfumature.