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giovedì 22 ottobre 2009

LABORATORIO DI SCRITTURA ( CANTO I)


RAGAZZI ,

POTETE ASCOLTARE QUI LA LETTURA DEL I CANTO DEL PURGATORIO DI VITTORIO SERMONTI


MARIANGELA LEOTTA) V.94-105 / 115-129

Nel primo canto del Purgatorio si compie un incontro fondamentale quello con
Catone che ,con le sue parole impone una doppia cerimonia liturgica:il rito purificatore del lavaggio del viso””,affinchè Dante possa presentarsi degnamente davanti al primo angelo del Purgatorio(vv95-99),e quello della recinzione di un giunco,simbolo dell’umiltà con cui ha inizio il processo di rinnovamento. Troviamo molti simboli ripetuti in questo canto come l’alba che è sempre presente nel canto perché simboleggia il sorgere del sole ,appunto a differenza dell’inferno che era caratterizzato dal buoio delle tenebre notturne, qui nel Purgatorio iniziamo a vedere più luce .

2)FIGURA DI CATONE
L’antica e nobile figura di Catone,protagonista del canto nel ruolo di guardiano del Purgatorio,induce ad alcune riflessioni. Una prima questione è costituita dalla presenza di un pagano, e suicida,qui nel regno di coloro che sono destinati alla salvezza eterna. La scelta è determinata dal fatto che in lui Dante vide il simbolo della libertà, dell’uomo virtuoso che per obbedire all’alta morale della propria coscienza rifiuta i legami della vita fisica. Una seconda riflessione riguarda la dichiarazione di Catone rispetto alla moglie Marzia = gli affetti terreni non possono condizionare comportamenti e giudizi nella vita oltremondana, poiché qui la verità divina vanifica gli effimeri sentimenti mortali per affermare i valori assoluti dell’amore e dell’ordine di Dio.

3)INVOCAZIONE ALLE MUSE
Sia nel I canto del Purgatorio che nel II canto dell’ Inferno troviamo l’invocazione alle muse:le nove figlie di Zeus e di Mnemosine che, nella tradizione mitologica classica,avevano il compito di ispirare e proteggere le attività artistiche,la musica e la poesia in particolare. Appunto per questo le invoca nel ll canto dell’inferno Dante. Mentre nel l canto del Purgatorio Dante invoca Calliope la nona delle muse . calliope come si deduce dal v. 11, ricevette dalle sorelle l’incarico di cantare per tutte loro, provocate dalle Pieridi. Dante la invoca ricordando la famosa vittoria di lei riportata sulle nove figlie di Pierio,re di Macedonia,che avevano osato sfidare le Muse in una gara di canto e furono sconfitte da Calliope. Per castigo furono trasformate in gazze,uccelli dalla voce stridula e monotona.


ANTONELLA SALVA'


n1:Si percepisce immediatamente la novità dell'atmosfera e del linguaggio del Purgatorio. Lasciata dietro di sé "l'aura morta" dell'Inferno, il poeta fuoriesce in un ambiente più sereno e luminoso, simbolo evidente della presenza della speranza e della grazia, che caratterizza questa cantica. n.2:La presenza di Catone, suicida, in Purgatorio ha sempre sollevato molte discussioni. Ma il dubbio sulla legittimità di tale destino ultraterreno è sciolto dalle parole di Virgilio in questo canto, ai vv.70-75. Va aggiunto che Dante ripetutamente elogia Catone nel Convivio e nella l Monarchia. Ricordiamo che Marco Porcio Catone, detto l'Uticense dal nome della città africana dove affronta la morte, nacque nel 95a.C. e mori suicida nel 46, per non essere fatto prigioniero da Cesare. n.3:Nel purgatorio l'invocazionedelle Muse viene completata con l'aggettivo "sante", appartenenti alla sfera dei valori cristiani; in particolare il poeta si rivolge a Calliope, Musa della poesia epica e utilizza pertanto la tradizionale invocazione alle Muse senza però rinunciare alla propria identità di peota cristiano; rivolgendosi d esse, egli intende in realtà invocare l'ispirazione di Dio.

Rossana Zagami IV E
1)
Nel Purgatorio notiamo una differenza con l'inferno per quanto riguarda il paesaggio.Nel primo troviamo un ambiente cupo,buio e terrificante, mentre nel secondo troviamo un paesaggio più sereno e più chiaro.Ma si ribadisce comunque il concetto della purificazione di Dante, che, in questo primo canto, viene esortato da Catone a lavarsi il viso con l'acqua che simboleggia quella battesimale, necessaria per la purificazione,ed a cingersi con il giunco, che rappresenta l'umiltà necessaria per liberarsi dal peccato.

2)
Catone è il custode del Purgatorio e viene descritto con la barba e i capelli brizzolati che scendono sul petto divisi in due ciocche.
Catone non è rappresentato da Dante come avversario di Cesare, ma come simbolo di un ideale di libertà, da non intendere in senso politico. Per il cristiano la libertà sta nella scelta tra bene e male, e il purgatorio è il luogo in cui si puniscono le debolezze della volontà, che non hanno permesso di seguire fino in fondo la strada del bene.
gli è simbolo di libertà.Catone, uccisosi a Utica per non cadere nelle mani del nemico, dimostrò coerenza a livello politico.Per Dante la coerenza sociale e politica sono di grande rilevanza ed è per questo che Catone, pur essendo pagano, non finisce all'inferno.

3)Nel secondo canto dell'inferno Dante fa un invocazione alle muse, che erano, nella mitologia dell'antica Grecia, le divinità protettrici delle lettere, delle arti e delle scienze, figlie di Zeus e di Mnemosine.Avevano il compito di rendere i banchetti più allegri.
Nel purgatorio Dante invoca la musa Calliope utilizzando l'aggettivo "sante", in quanto protettrici delle arti, tra cui, come nel caso di Calliope, la poesia epica destinata alla salvezza spirituale dell'umanità.
Egli le invoca perchè lo sorreggano nella rappresentazione di ciò che ha visto durante il suo viaggio ultraterreno.

YVONNE SGROI
1)
Nel Purgatorio troviamo un paesaggio più sereno e più chiaro. Incontriamo vari elementi che compongono il rito di purificazione: l’acqua con cui si deve lavare il viso simboleggia l’acqua battesimale, il giunco che invece che raffigura l'umiltà necessaria per liberarsi dal peccato e l’alba rappresenta la sensazione di rinascita e serenità e di distacco dalle immagini oscure dell'Inferno, rappresentato dalle lontane increspature del mare.

2)
Catone, custode del Purgatorio, viene rappresentato con una barba lunga e brizzolata come i capelli che cadevano in due ciocche sul petto attorno al volto del guardiano del purgatorio risplendeva la luce delle quattro stelle rappresentanti le quattro virtù cardinali, con evidente significazione simbolica di uomo dalle salde virtù. Catone non è rappresentato da Dante come avversario di Cesare, ma come simbolo di un ideale di libertà, ma non nel senso politico, ma come ideale di scelta tra bene e male
Catone si uccise a Utica per non essere catturato dal nemico, mostrò coerenza con le proprie idee politiche e per Dante la coerenza politica è molto importante, per ciò Catone non si trova nell’Inferno.

3)
Dante nel I canto del Purgatorio e nel II canto dell’ Inferno invoca le muse, nove figlie di Zeus (protettrici e ispiratrici dell’arte, quali musica e poesia). E’ appunto per questo che Dante le invoca nel II canto dell’ Inferno. Nel purgatorio, Dante invoca Calliope, la nona delle muse. Dalle sorelle, ella ricevette l’incarico di cantare per tutte loro. Dante ricorda la vittoria di Calliope sulle figlie di Pierio che avevano sfidato le Muse in una gara di canto, e quando vennero sconfitte dalla nona Musa, vennero trasformate in gazze dalla voce stridula e priva di sfumature.

MANILA TROVATO

1) I due poeti si trovano ai piedi del monte del purgatorio, in un punto che pare inaccessibile. Virgilio dubbioso riflette, mentre Dante mostra al maestro un gruppo di anime che potrebbero dar loro informazioni su una via più facile da seguire. Dante e Virgilio si avvicinano verso queste anime che avanzavano lentamente, esse rimangono meravigliate nel vedere l'ombra di Dante, e Virgilio spiega loro che lui stava facenzo un viaggio per volere di Dio. Alla fine una delle anime indica ai due poeti la strada da seguire.

2)In questo canto Dante e Virgilio incontrano le anime dei negligenti che attesero l'ultimo minuto di vita per pentirsi. La loro pena era era di attendere nell'antipurgatorio prima di essere ammessi al purgatorio per espiare le loro colpe, tanto tempo quanto vissero in peccato, se morti in stato di scomunica l'attesa era trenta volte il tempo che vissero scomunicati.Di quest'ultimi fa parte Manfredi di Svevia.Tale attesa poteva essere diminuita solo attraverso le "preghiere del suffraggio" e per questo chiede di essere ricordato a sua figlia Costanza.

3) Manfredi (? 1232-Benevento 1266), principe di Taranto e re di Sicilia(1258-1266), figlio naturale di Federico II, imperatore del sacro romano impero. Dotato di capacità intellettuali non comuni, alla morte del padre (1250) divenne reggente sul trono di Sicilia per il fratellastro Corradi IV, che si trovava in Germania. La sua reggenza fu osteggiata da papa Innocenzo IV, che aveva scomunicato Federico II e si era battuto per l'affermazione del potere temporale della Chiesa dell'impero. Alla morte di Corrado, sopraggiunto nel 1254, Manfredi accettò la reggenza della Sicilia per il nipote Corradino, ma il nuovo pontefice Alessandro IV lo scomunicò ed egli dalla Puglia, dischiarò guerra al papa; nel 1257 sconfisse l'esercito del papa e il 10 agosto 1258, dopo aver diffuso la falsa notizia che Corradino era morto, fu incoronato a Palerno re di Sicilia. Insediatosi sul trono proseguì la politica del padre e cercò di tessere alleanze prendendo posizione all'interno di ogni faida cittadina o nobiliare. Dopo essere stato scomunicato da papa Alessandro una seconda volta, si schierò in Toscana con i ghibellini e prese parte alla battaglia di Montaperti (1260) che si concluse con una grave sconfitta dei guelfi. Per rafforzare ulteriormente la propria posizione combinò il matrimonio tra la figlia Costanza e l'infante Pietro d'Aragona. Tuttavia la scomunica gli venne rinnovata dal nuovo papa, Urbano IV, il quale si appellò al conte Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia Luigi IX, e forte del suo sostegno bandì una crociata contro Manfredi. Il conte scese in Italia e nella battaglia di Benevento (1260) Manfredi fu sconfitto e ucciso.
Manfrdi fu un generoso mecenate e accolse alla sua corte scienziati, poeti e artisti. Fece tradurre numerosi testi dall'arabo e dal greco e scrisse egli stesso testi in volgare.






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