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giovedì 2 ottobre 2008

Amore cortese


La concezione di amor cortese appare per la prima volta, nel corso del XII secolo, nella poesia lirica dei trovatori provenzali, ma avrà poi lunga fortuna nella letteratura romanzesca in lingua d'oil del Nord della Francia, nella tradizione della poesia lirica italiana e nella poesia d'amore germanica.Amor cortese Codice di comportamento che regolava la relazione tra gli amanti di estrazione aristocratica nell’Europa occidentale durante il Medievo. Improntato agli ideali della cavalleria e del feudalesimo, l’amor cortese ebbe la sua celebrazione letteraria tra l’XI e il XIII secolo nelle canzoni dei trovatori e trovieri, che ne codificarono poeticamente le norme principali.

Attingendo al patrimonio immaginario e retorico della poesia erotica latina, e in particolare alle opere di Ovidio (l’Ars amandi e i Remedia amoris), la poesia cortese di argomento amoroso sembra riflettere in senso idealizzante condizioni socioculturali ben determinate. La struttura piramidale tipica della società feudale prevedeva che, attorno a un nucleo di potere forte che, a seconda dei diversi livelli lungo la scala delle autorità, poteva essere rappresentato dal sovrano, dal barone, dal piccolo feudatario, si raccogliesse un’aristocrazia di cavalieri e dame. Valori come il servizio e la fedeltà, che legano la corte al signore e si concretizzano in obblighi e prestazioni materiali, subiscono una sorta di trasposizione ideale nel codice letterario cortese.

La fin’amor, il concetto di amor cortese così come viene espresso dall’elaborazione poetica dei trovatori provenzali, vuole che un cavaliere venga preso da passione per una dama di nobile stirpe, generalmente di grado nobiliare più alto, spesso identificata con la donna del signore. Il codice, dal formalismo rigorosissimo, obbliga il cavaliere a esercitare virtù come la pazienza, l’assoluta discrezione, la lealtà, la fedeltà esclusiva, la generosità, il coraggio eroico per potersi meritare l’attenzione dell’amata e una speranza di vedere ricambiati i propri sentimenti.

L’attrazione sessuale, pur esplicitamente presente nell’immaginario poetico e talvolta fonte in se stessa di sofferenze fisiche, viene tuttavia sublimata in una sfera di superiorità spirituale. Ecco quindi che l’esercizio dell’amor cortese diviene di fatto un itinerario di perfezionamento dell’anima, giocato tra prove di raffinato intellettualismo e di ambiguità erotica.








Storicamente i cavalieri erano dei difensori e le loro virtù erano quelle dei guerrieri: prodezza, forza, coraggio, lealtà. In seguito la stabilità della società contribuì ad una trasformazione di questi ideali, e dame ed ecclesiastici influenzarono questo cambiamento. La chiesa confidava che i cavalieri potessero diventare “cavalieri di Cristo”, usando la loro forza per difendere la fede e gli ideali della chiesa. Le dame domandavano che il cavaliere agisse con la forza in una mano, e con cortesia e rispetto nell'altra. L'amore ha una forte influenza sul cavaliere, è una forza che lo spinge verso l'eccellenza: esso viene così introdotto tra gli elementi della cavalleria, dal momento che è una motivazione che spinge a nobilitarsi. Questo nuovo approccio all'amore che nasce nelle corti (da cui il suo nome), è molto diverso dall'amore del periodo greco e romano classico, che si fondava sulla parità dell'uomo e della donna nel rapporto amoroso, sulla reciprocità della passione e sulla realizzazione del desiderio. Gli elementi caratterizzanti l'amor cortese sono invece: il culto della donna, vista dall'uomo che la ama come un essere sublime ed irraggiungibile, addirittura divino, che è degno di venerazione; una posizione di inferiorità dell'uomo rispetto alla donna amata. L'amante è un suo umile servitore; continua

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