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venerdì 28 marzo 2008

Cap.XIX "Due esperienze consumate si trovano di fronte"


Il colloquio fra il conte-zio e il padre provinciale, due potestà, cioè due incalliti uomini di potere e di comprovata perizia diplomatica , offre l'immagine tipica del dibattito politico(in cui ogni interlocutore tenta di convincere l'altro e di indurlo ad assecondare le proprie intenzioni(trasferire Padre Cristoforo) L'umorismo però non risparmia il personaggio delineato a tutto "tondo"come il conte zio, anzi si trasforma in satira pungente, la cui estrema materializzazione è espressa da ricorrente tic del soffiare.
Nessuna forma d'ironia è riservata invece al padre provinciale;il narratore ne fa risaltare lo spirito di paziente e prudente attesa (lo lasciò dire , dire e dire).
Ritroviamo la stessa situazione, ogni giorno, nei "salotti" televisivi: prova a seguire una di queste trasmissioni e a stabilire un punto di confronto fra i personaggi manzoniani e i contemporanei " politici".

GIUSEPPE MACCARRONE

Il conte zio invitò un giorno a pranzo il padre provinciale e gli fece trovare una corona di commensali assortiti con un intendimento sopraffino. Dapprima il dialogo comincia sul tema di Madrid: si parla di politica e dei fatti giornalieri. Poi si passa a Padre Cristoforo, il frate temuto da don Rodrigo. Il conte zio racconta tutte le vicende passate, le liti e gli avvenimenti accaduti prima e via via si decide di trasferire Padre Cristoforo a Rimini. Detto fatto viene trasferito nel bene e nel male. Il povero Padre non voleva lasciare il convento di Pescarenico, però fu costretto a farlo. Don Rodrigo lo venne a sapere e fu contento del trasferimento perché così avrebbe avuto un ostacolo in meno per arrivare al suo intento, cioè rapire Lucia. Così don Rodrigo gioca un’altra carta: quella di chiedere aiuto all’Innominato, un signorotto temuto addirittura dallo stato di cui non è mai stato rivelato il nome, così don Rodrigo offre amicizia e aiuti e prepara il piano del rapimento di Lucia.
Recentemente, in vista delle elezioni politiche, assistiamo a situazioni analoghe soprattutto nelle in alcune trasmissioni televisive dove la parola viene utilizzata per ottenere consensi ......

CONCETTA RUSSO

I protagonisti della scena dominante del XIX capitolo sono il padre provinciale e il conte zio.
Il conte zio per esibire il suo potere invita a pranzo il padre provinciale e altri commensali per accrescere il suo prestigio.
Il conte zio e il padre provinciale sono due personaggi che, forti della lunga esperienza diplomatica e politica acquistata con gli anni attraverso il potere, tendono ad una prima contrapposizione non combattendo come giovani a colpi di lancia ma come vecchi (due canizie) con abilità di fiorettisti. Gli affari li dividono, ma molti elementi li accomunano e predispongono all’accordo. Entrambi sanno che la via più produttiva negli scontri non è quella del contrasto duro e radicale, ma quella del compromesso e dell’accomodamento, dello scambio di favori.
Questa stessa via viene presa dai politici di oggi che vanno “nei salotti televisivi” per la campagna elettorale del proprio partito e per ottenere consensi e voti promettendo di risolvere tutti i problemi del paese , però l'esperienza insegna che le parole resteranno soltanto parole ....
CHARLIE GRIOLI

Nel diciannovesimo capitolo, il conte zio dopo il colloquio con il conte Attilio decide di parlare con il padre provinciale. Un giorno quindi lo invita a casa sua. Il compito del conte è quello di convincere il padre a far trasferire Fra Cristoforo. Il colloquio è un capolavoro di diplomazia: i due pesano le parole, cercano di non offendersi, ma allo stesso tempo di non compromettere il loro obiettivo. Alla fine, il conte zio riesce a convincere il padre provinciale che s’impegna a trasferire Fra Cristoforo. La sua decisone è dettata dal fatto che Fra Cristoforo era una testa calda quindi era meglio non rischiare. Il colloquio tra i due personaggi può essere paragonato ai confronti televisivi tra politici durante la campagna elettorale. Essi, infatti ,come i due personaggi del romanzo discutono ed esprimono le proprie idee circa la situazione dello stato in modo civile, misurando le parole e senza compromettere la propria posizione, ma cercando con molta diplomazia di mettere in difficoltà l’avversario. Ognuno usa delle strategie per cercare di mettere l’oppositore in una posizione scomoda agli occhi o al parere dell’opinione pubblica così da accaparrarsi la simpatia e la fiducia degli elettori , gli obiettivi sono ottenere consensi e screditare gli avvarsari politici.
ROSARIO BONACCORSI
Rosario BONACCORSI
Salve prof:
Un punto di confronto tra i personaggi manzoniani e i politici di oggi,sta inizialmente nel dialogo tra il conte zio Attilio e il padre provinciale per il trasferimento di fra Cristoforo da parte di don Rodrigo.Il conte zio insinua che il frate abbia appoggiato Renzo nell'azione del tumulto milanese, quindi dopo ciò ,il padre provinciale promette che indagherà su tutto questo, ma alla fine il conte zio cede e racconta la verità cioè il diverbio aperto tra fra Cristoforo e don Rodrigo.Ecco il confronto tra i personaggi manzoniani e i politici contemporani che pur di ricavare il maggior numero possibile di voti durante il periodo delle elezioni fanno molto spesso delle promesse infondate.
Arrivederci

SPINELLA DAVIDE
Molte similitudini di politici contemporanei le ritroviamo ancora oggi con alcuni personaggi manzoniani. Così come don Rodrigo il conte Attilio e il conte zio anche i politici odierni sono in gran parte uguali a loro. Per esempio nel capItolo XIX, don Rodrigo si rivolge all'Innominato (personaggio molto losco di cui non è citato il nome ma che sappiamo ha avuto gravi precedenti penali) per preparare la cattura di Lucia. Qui possiamo fare un piccolo punto di confronto fra i due personaggi, così come don Rodrigo si rivolge all'innominato per il suo scopo, anche i politici di oggi si rivolgono alla mafia per i loro obiettivi, facendo significare che alcuni politici di oggi sono l'equivalente moderno di don Rodrigo. Nello stesso capitolo succede un altro fatto importante, ovvero il riuscito tentativo del conte Attilio e del conte zio, di togliere (tramite il superiore ecclesiastico) fra Cristoforo sotto la protezione di Lucia trasferendolo da Pescarenico. Questo fatto evidenzia soprattutto la capacità lessicale dei due personaggi che sono riusciti a far convincere il superiore ecclesiastico, rivelandogli l'unico scheletro nell'armadio di fra Cristoforo l'uccisione di un nobile, dopo che gli aveva ucciso un servo, di cui il frate ha preso il nome. Quest' abilità e il carisma sono le solite caratteristiche presenti in molti politici, così come i due personaggi.Questo colloquio tra i due si può attualizzare oggi con i politici e con i personaggi manzoniani di quattro secoli fà, rendendoli molto simili. Ma non è proprio così, senza i politici in Italia non si andrebbe avanti e sono fondamentali per migliorare il nostro paese, basterebbe soltanto che fossero eticamente più corretti anche in modo da dare l'esempio a tutti. Questo dimostra che, nonostante siano passati due secoli da quando Manzoni ha scritto "i Promessi Sposi", il problema sussiste ancora oggi, e ciò ci insegna che l'ingiustizia è sempre esistita ed esisterà sempre.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

I protagonisti della scena dominante del XIX capitolo sono il padre provinciale e il conte zio.
Il conte zio per esibire il suo potere invita a pranzo il padre provinciale e altri commensali per accrescere il suo prestigio.
Il conte zio e il padre provinciale sono due personaggi che, forti della lunga esperienza diplomatica e politica acquistata con gli anni attraverso il potere, tendono ad una prima contrapposizione non combattendo come giovani a colpi di lancia ma come vecchi (due canizie) con abilità di fiorettisti. Gli affari li dividono, ma molti elementi li accomunano e predispongono all’accordo. Entrambi sanno che la via più produttiva negli scontri non è quella del contrasto duro e radicale, ma quella del compromesso e dell’accomodamento, dello scambio di favori.
Questa stessa via viene presa dai politici di oggi che vanno “nei salotti televisivi” dicendo delle cose soltanto per farsi votare, però poi una volta saliti al potere non li mettono in atto.


Concetta Russo
II E

Anonimo ha detto...

Il conte zio invitò un giorno a pranzo il padre provinciale e gli fece trovare una corona di commensali assortiti con un intendimento sopraffino. Dapprima il dialogo comincia sul tema di Madrid: si parla di politica e dei fatti giornalieri. Poi si passa a Padre Cristoforo, il frate temuto da don Rodrigo. Il conte zio racconta tutte le vicende passate, le liti e gli avvenimenti accaduti prima e via via si decide di trasferire Padre Cristoforo a Rimini. Detto fatto viene trasferito nel bene e nel male. Il povero Padre non voleva lasciare il convento di Pescarenico però fu costretto a farlo. Don Rodrigo lo venne a sapere e fu contento del trasferimento perché così avrebbe avuto un ostacolo in meno per arrivare al suo intento, cioè rapire Lucia. Così don Rodrigo gioca un’altra carta: quella di chiedere aiuto all’Innominato, un signorotto temuto addirittura dallo stato di cui non è mai stato rivelato il nome, così don Rodrigo offre amicizia e aiuti e prepara il piano del rapimento di Lucia.

Giuseppe Maccarrone
II E

riccardo ha detto...

Salve prof,
ecco qui la mia risposta:
Un punto di riferimento tra i personaggi manzoniani e i politici di oggi è quello dove appare il dialogo tra il conte zio Attilio e il padre provinciale dove per consentire il trasferimento di fra Cristoforo da parte di Don Rodrigo insenua che fra Cristoforo abbia appoggiato Renzo nell'azione rivoltosa del tumulto milanese ma alla fine quando il padre provinciale gli dice che indagherà su ciò il conte Attilio svela la verità,cioè parla del contrasto tra il frate e don Rodrigo e questo si può confrontare con i politici contemporanei che pur di farsi procurare voti dalle persone( soprattutto prima delle elezioni politiche )insenuano spesse volte parole che alla fine si rivelano non esser vere.
Arrivederci
Spadaro Riccardo
II E

Anonimo ha detto...

Nel diciannovesimo capitolo, il conte zio dopo il colloquio con il conte Attilio decide di parlare con il padre provinciale. Un giorno quindi lo invita a casa sua. Il compito del conte è quello di convincere il padre a far trasferire Fra Cristoforo. Il colloquio è un capolavoro di diplomazia: i due pesano le parole, cercano di non offendersi ma allo stesso tempo di non compromettere il loro obiettivo. Alla fine il conte zio riesce a convincere il padre provinciale che s’impegna a trasferire Fra Cristoforo. La sua decisone è dettata dal fatto che Fra Cristoforo era una testa calda quindi era meglio non rischiare. Il colloquio tra i due personaggi può essere paragonato ai confronti televisivi tra politici durante la campagna elettorale. Essi infatti come i due personaggi del romanzo discutono ed esprimono le proprie idee circa la situazione dello stato in modo civile, misurando le parole e senza compromettere la propria posizione ma cercando con molta diplomazia di mettere in difficoltà l’avversario. Ognuno usa delle strategie per cercare di mettere l’oppositore in una posizione scomoda agli occhi o al parere dell’opinione pubblica così da accaparrarsi la simpatia e la fiducia degli elettori.

GRIOLI CHARLIE II E

Anonimo ha detto...

Il conte zio di Milano è un personaggio dei Promessi Sposi e nel romanzo compare come lo zio di don Rodrigo e del conte Attilio suo cugino.
Scrisse Manzoni:

« Il conte zio, togato, e uno degli anziani del consiglio, vi godeva un certo credito; ma nel farlo valere, e nel farlo rendere con gli altri, non c'era il suo compagno »
Si capisce che il conte zio era un uomo di estremo prestigio, e questo era aumentato soprattutto dopo un viaggio a Madrid nel palazzo reale dal Re di Spagna; il suo volere era difficilmente contrastabile ed aveva in mano un grande potere.
Il conte zio fa la sua comparsa per aiutare don Rodrigo e riesce, sotto sua richiesta, ad allontanare padre Cristoforo, rivolgendosi al padre provinciale, dal convento di Pescarenico e a mandarlo a quello di Rimini, perché non interferisca più nel progetto di don Rodrigo di catturare Lucia.
Negli ultimi capitoli del romanzo il conte zio muore ucciso dalla peste.
Il conte zio è un anonimo. È così, sostanzialmente, nullo che si direbbe non gli convenga neppure quella qualunque fisionomia che dà un nome proprio. Ma ha la forza della sua stessa nullità. Accoppiata alla sua qualità di conte, alla dignità di membro del Consiglio segreto, quella nullità si trasforma in una risultante tutta prestigiosa, che si chiama credito: in una virtù fatta di illusione, di prospettiva ottica che svanisce in niente ogni volta che le si va vicino.Il conte zio sa che la sua forza è in questo credito: egli non ha mai niente da dire, niente da proporre; ma nel far valere quel niente, nel lasciare intravvedere chi sa che in quel niente, è maestro.
cordiali

saluti Giovanni...

Anonimo ha detto...

I principali atteggiamenti che attualizzano i personaggi manzoniani di questo capitolo, nella politica moderna, sono i discorsi. La discussione tra Attilio ed il Conte Zio, è tutto basato sull'abilità linguistica. Vengono usate delle perifrastiche, non si va mai a indicare direttamente l'obiettivo. ma a girarci intorno. Questo, porta l'ascoltatore, in questo caso il Conte Zio, a pensare di aver capito, mentre in realtà, ha capito solo quello che Attilio vuole fargli capire. infatti i motivi per trasferire Fra Cristoforo sono tutt'altro di quel che il Conte zio aveva capito. Il politico fa lo stesso. induce l'elettore a votare anche persone che non hanno interesse per il proprio Paese.

buona giornata.


Sangrigoli Mirko II E

Rosario ha detto...

Salve prof:
Un punto di confronto tra i personaggi manzoniani e i politici di oggi,sta inizialmente nel dialogo tra il conte zio Attilio e il padre provinciale per il trasferimento di fra Cristoforo da parte di don Rodrigo.Il conte zio insinua che il frate abbia appoggiato Renzo nell'azione del tumulto milanese quindi dopo ciò il padre provinciale gli dice che indagherà su tutto questo ma alla fine il conte zio cede e racconta la verità cioè il diverbio aperto tra fra Cristoforo e don Rodrigo.Ecco il confronto tra i personaggi manzoniani e i politici contemporani che pur di ricavare il maggior numero possibile di voti durante il periodo delle elezioni fanno molto spesso delle promesse infondate.
Arrivederci
Bonaccorsi Rosario
II E

Anonimo ha detto...

Spinella Davide II E

Molte similitudini di politici contemporanei le ritroviamo ancora oggi con alcuni personaggi manzoniani. Così come don Rodrigo il conte Attilio e il conte zio anche i politici odierni sono in gran parte uguali a loro. Per esempio nel captolo XIX, don Rodrigo si rivolge all'innominato (personaggio molto losco di cui non è citato il nome ma che sappiamo ha avuto gravi precedenti penali) per preparare la cattura di Lucia. Qui possiamo fare un piccolo punto di confronto fra i due personaggi, così come don Rodrigo si rivolge all'innominato per il suo scopo, anche i politici di oggi si rivolgono alla mafia per i loro obiettivi, facendo significare che alcuni politici di oggi sono l'equivalente moderno di don Rodrigo. Nello stesso capitolo succede un altro fatto importante, ovvero il riuscito tentativo del conte Attilio e del conte zio, di togliere (tramite il superiore ecclesiastico)fra Cristoforo sotto la protezione di Lucia trasferendolo al pescarenico. Questo fatto evidenzia soprattutto la capacità lessicale dei due personaggi che sono riusciti a far convincere il superiore ecclesiastico, rivelandogli l'unico scheletro nell'armadio di fra Cristoforo,la quale uccise un nobile, la quale egli uccise un servo, di cui il frate ha preso il nome. Questa abilità e il carisma sono le solite caratteristiche presenti in molti politici, così come i due personaggi. Queste situazioni verificate solo in questo capitolo
danno modo di confrontare i politici di oggi con i personaggi manzoniani di quattro secoli fà, rendendoli molto simili. Ma non è proprio così, senza i politici in Italia non si andrebbe avanti e sono fondamentali per migliorare il nostro paese, basterebbe soltando che fossero eticamente più corretti anche in modo da dare l'esempio a tutti. Questo dimostra che, nonostante siano passati due secoli da quando Manzoni ha scritto "i Promessi Sposi", il problema sussiste ancora oggi, e ciò ci insegna che l'ingiustizia è sempre esistita ed esisterà sempre.

Spinella Davide II E