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venerdì 11 gennaio 2008

"E' una monaca, ma non è una monaca come l'altre"


Il narratore, come prima per padre Cristoforo, ricorre ancora alla tecnica dell'analessi ma abilmente la prepara, ponendo il lettore di fronte alla problematicità del personaggio attraverso una duplice presentazione.
La prima presentazione è indiretta:la breve allusione del padre guardiano("non c'è che la signora: se la signora vuol prendersi quest'impegno...")
Segue poi la presentazione diretta ad opera del narratore.
Indicate di quali colori si avvale il narratore per la tecnica utilizzata e individuate i termini nel suo procedimento metonimico.Definite infine la figura retorica della metonimia e sforzatevi anche con qualche esempio....
La monaca di Monza....e un Monastero perduto
L'infanzia di Gertrude consente di fare delle considerazioni sia generali che personali sul tema dell'educazione.
Quali pensate che siano le principali colpe del padre della giovane?
Fino a che punto voi ritenete che un genitore abbia il diritto di indirizzare e guidare la vita dei propri figli?
Perchè, a vostro parere, Gertrude prova tanta vergogna all'idea che qualcuno possa leggere il biglietto indirizzato al paggio?

8 commenti:

Anonimo ha detto...

salve prof. sono manila finalmente le lascio questo commento..allora..

il narratore per la tecnica utilizzata usa due colori:il bianco e il nero. egli usa un opposizione metonimica e cioè una contrapposizione, in questo caso tra il bianco e il nero. Ad esempio: il velo nero, una bianchissima benda, lo scollo d'un nero saio, due sopraccigli neri, occhi neri neri, gote pallidissime, labbra tinte d'un roseo sbiadito, una ciocchetta di neri capelli...

Secondo me, le maggiori colpe del padre verso gertrude sono state: che ha usato una forma di violenza psicologica sulla povera giovane, facendola giocare fin da piccola con delle bambole vestite da suore; è stata anche una colpa aver affidato a sei anni la bambina al convento perchè avendo quell'età non ci si può rendere conto della situazione oppure contrastare il padre. a mio parere un genitore deve indirizzare la vita dei propri figli fino ad un certo punto, perchè ognuno ha la sua vita e ognuno deve prendere le proprie decisioni. nel nostro caso essendo solo ragazzi è bene ascoltare il consiglio dei genitori, anche se nella scelta prenderemo una decisione sbagliata sappiamo che i nostri cari ci hanno aiutato e che noi no li abbiamo ascoltati.

gertrude prova vergogna all'idea che qualcuno possa leggere il biglietto perchè nella sua fantasia pensava di ritornare al monastero di Monza, non più come una signorina ma come una colpevole, e di starvi rinchiusa chissà per quanto tempo e con quali trattamenti....

Finalmente ho finito.....Arrivederci prof...ci vediamo domani...

Giada ha detto...

1) Gertrude all’inizio viene descritta indirettamente dal guardiano, presentandoci una figura problematica, misteriosa e diversa ( “è una monaca, ma non è una monaca come l’altre”).
Successivamente inizia la presentazione diretta del narratore, che utilizza un procedimento metonimico: i contrasti tra il bianco e il nero, il movimento dei suoi occhi (gli occhi sono lo specchio dell’anima), e con i suoi atteggiamenti.
2) Prima ancora della nascita il destino di Gertrude è segnato; si dovrà fare suora perché l’intero patrimonio familiare venga ereditato dal primogenito. Così nel corso della sua infanzia e della sua adolescenza viene abituata alla vita di una monaca, subendo una violenza psicologica. Il tema della monacazione forzata è una realtà storica, quindi non attribuisco tutta la colpa al padre, anche se avrebbe potuto opporsi a questa condizione per il bene della figlia. A riguardo penso che i genitori debbano partecipare alle decisioni dei figli, per consigliarli e non per dargli un obbligo, perché si cresce dai propri sbagli!

Anonimo ha detto...

Salve prof. sono Mery...:)

La presentazione indiretta del narratore inizia col sottolineare due colori: il bianco e il nero.
Questa figura viene chiamata metonimia, cioè trasposizione di termini attraverso il rapporto di continuità, in questo caso quando il narratore descrive l'aspetto fisico, ma in realtà ci vuole fare capire il suo stato psicologico, appunto la contrapposizione tra bianco e nero.
Gli aggettivi con cui inizia la descrizione sono: bellezza: sbattuta,sfiorita, scomposta; poi passa alla metonimia:"un velo nero sospeso e stirato orizzontalmente cadeva dalle due parti, bianchissima benda di lino cingeva, due sopraccigli neri si ravvicinavano, due occhi neri neri anch'essi si fissavano, le gote pallidissime scendevano, le labbra spiccavano in quel pallore, e dalla benda usciva una ciocchetta di neri capelli"

Secondo me non dobbiamo dare tutta la colpa ne al padre ne a Gertrude, ma soprattutto al periodo in cui si svolge la vicenda, perchè a quei tempi non ci si sarebbe permessi mai di andare contro le scelte del padre, mentre oggi anche se non penso ci siano padri che impongono ai figli il proprio destino, ma se anche fosse, i figli si ribellerebbero subito.
Penso che con quello che ho detto si sia capito il mio pensiero a riguardo, cioè che i genitori in generale devono decidere per i propri figli fino ad una certa età, dopo bisogna prendere decisioni che vengono dalla propria testa e che non siano suggerite da nessuno, perchè la vita è nostra e il futuro ce lo dobbiamo creare noi con le nostre scelte.

A domani prof....:)

Saverio ha detto...

Ecco il mio commento:

1- Gertrude viene descritta in modo indiretto, prima dal guardiano, che ce la presenta come una figura problematica che è una suora ma non una suora come tutte le altre, e poi viene descritta da Manzoni che però preferisce parlare di lei utilizzando un processo metonimico, cioè ci fà notare i contrasti tra il bianco e il nero e il movimento dei suoi occhi che descrivono la sua situazione e la sua personalità.

2- Il destino di Gertrude è stato deciso dai suoi genitori già al momento della sua nascita, perché secondo il pensiero di quell'epoca solo il primogenito ereditava il patrimonio di famiglia, la monacazione forzata era una realtà dell'epoca. per questo motivo Gertrude fin da piccola era stata abituata alla vita in monastero. Secondo me i genitori non dovrebbero mai scegliere il destino dei propri figli, perché ognuno deve essere libero di fare quello per cui si sente più portato, invece dovrebbero consigliare i figli per evitare che facciano scelte sbagliate.

5 B ha detto...

Cara Mery,
errata corrige: rapporto di contiguità non di continuità.
Ciao la prof

Anonimo ha detto...

Buona sera Proff!

Il Manzoni per descrivere la storia di Geltrude usa due colori in particolare: il bianco e il nero.
Usa un'opposizione metonimica, cioè una contrapposizione tra questi due colori.
es.: il velo nero, una bianchissima benda.

Le violenze del padre sono state: una psicologica, in quanto faceva giocare la bambina sin da piccola con bambole vestite da suore e la decisione sin dall'inizio di mandare Geltrude in un convento per rispettare le consuetudini del tempo, cioè lasciare le proprietà al figlio maschio.

A mio parere i genitori devono aiutare i figli a trovare la giusta strada, ma non possono decidere il futuro per loro, perchè se no i loro figli saranno sempre infelici, in quanto avranno inseguito i sogni dei loro genitori e non i propri.

Geltrude prova vergogna al pensiero che qualcuno possa leggere il biglietto perchè pensava di tornare in Convento come una colpevole.

Yvonne Sgroi, 2°E

5 B ha detto...

errata corrige: Gertrude e non Geltrude!
la prof

Anonimo ha detto...

1)Dapprima Gertrude viene descritta indirettamente dal guardiano come un personaggio misterioso e problematico, e successivamente viene descritta da Manzoni, che utilizza la tecnica della metonimia per mettere in contrasto il bianco con il nero e i suoi occhi con la sua personalità.
2) Gertrude è stata vittima della monacazione forzata perchè a quei tempi si pensava solo a dare tutta l’eredità al primogenito, perciò non ritengo che sia soltanto colpa del padre, ma delle idee che c’erano in quel periodo. Secondo me i genitori devono indirizzare i propri figli fino ad un certo punto, perchè ognuno deve costruirsi la propria vita e la propria personalità.


Concetta Russo II E