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domenica 12 giugno 2011

ALLE FRONDE DEI SALICI


E come potevano noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
  
Salvatore Quasimodo

L’immagine di straordinaria bellezza e potentemente suggestiva di questa lirica è di derivazione biblica e si riferisce all’episodio degli ebrei che in schiavitù a Babilonia, si rifiutarono di cantare le lodi a Dio in terra straniera. Così l’avvenimento è riportato nel Salmo 136: Sui fiumi di Babilonia, / là sedevamo piangendo / al ricordo di Sion. / Ai salici di quella terra / appendemmo le nostre cetre. / Là ci chiedevano parole di canto / coloro che ci avevano deportato, / canzoni di gioia, i nostri oppressori: / «Cantateci i canti di Sion!». /Come cantare i canti del Signore / in terra straniera?.
Anche gli italiani dagli anni ’43 e 45 vivevano nelle stesse condizioni di servitù e dolore.


Parafrasi e analisi
E noi come potevamo cantare con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze, sull'erba dura come il ghiaccio, al lamento dei fanciulli simile a quello di agnelli, all'urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo?
Per voto, anche le nostre cetre erano appese alle fronde dei salici, oscillavano lievi al triste vento.

Dal punto di vista metrico , la poesia è costituita da versi endecasillabi sciolti, cioè non legati da rima . Sono tuttavia presenti varie rime imperfette. Nei primi due versi , per esempio, "cantare", "straniero" e "cuore" sono legati da rime imperfette che accentuano il significato espresso, cioè l'impossibilità di comporre poesia davanti all'oppressione dell'invasione nazista.
Un'altra rima imperfetta è presente nel V verso, nell'accostamento delle parole "agnello" e "fanciulli", legate tra di loro nel rafforzamento della metafora che esprimono.
Nei versi 5,6,7 è presente un' allitterazione nelle parole "urlo nero", madre", "incontro" "crocifisso", "telegrafo", dove viene ripetuta la lettera " r " accostata ad altre consonanti, creando così dei suoni duri ed aspri che servono ad accentuare la drammaticità della scena.

Così come gli ebrei deportati in Babilonia si rifiutarono di cantare per la sofferenza che stavano provando, allo stesso modo il poeta vede nell'invasione nazista dell'Italia un dolore troppo grande per poter continuare a comporre poesi ; egli depone quindi la cetra, che ne è il simbolo : "anche le nostre cetre erano appese" (v.9). In tal modo l'autore esprime anche la sua concezione della poesia : il poeta deve essere attento al mondo circostante e provare dei sentimenti per esso, talvolta talmente forti da impedirgli di comporre . La poesia cioè non deve essere estranea al mondo, ma avere un ruolo sociale attivo, contribuendo allo sviluppo della società.

Il testo è diviso in due parti. Nella prima, vv.1-7, il poeta presenta una serie di figure che esprimono il dolore provato per l'invasione nazista dell'Italia, mentre nella seconda l ' autore esprime, come già detto, la sua opinione sulla poesia ed il suo impegno davanti a tanto dolore.

Nei primi due versi : "E come potevamo noi cantare / con il piede straniero sopra il cuore/" , sono presenti due metonimie. Infatti alla figura del soldato nazista è sostituita una parola che ha con esso un rapporto di continuità logica, "piede straniero", accentuando così la durezza dell'invasione nazista. All'Italia invasa l'autore sostituisce invece la parola "cuore" , esprimendo così quanto sia toccato profondamente dall'invasione e quanto sia legato all'Italia.
Le due metonimie creano una figura di grande contrasto, contrapponendo la durezza dell'invasione al sentimento del poeta verso la sua terra, evocando un clima di dolore che imposta subito il tono della poesia.
Il poeta poi presenta una serie di figure che descrivono la situazione drammatica. Anche la natura sembra prendere parte al suo dolore , diventando dura come il ghiaccio, come espresso nella metafora del v.4: "[..] dura di ghiaccio [..]".
Rimanendo in tema biblico, i fanciulli sono paragonati in un'altra metafora del v.5 ad agnelli sacrificali: "lamento d'agnello dei fanciulli". La metafora è accentuata, come già detto , dalla presenza di una rima imperfetta tra le parole "fanciulli" e "agnello".
Altra figura retorica è costituita dalla sinestesia presente sempre nel v.5, dove la parola "urlo", simbolo di dolore e appartenente alla sfera sensoriale dell'udito, è accostata alla parola "nero", sensazione visiva , simbolo di lutto.
Il poeta chiude poi questa prima parte con una metafora che riprende il tema religioso presente in tutta la poesia. L'immagine del giovane crocifisso sul palo del telegrafo (v.7) rimanda chiaramente alla figura di Cristo morto in croce. Il giovane diventa così, insieme ai fanciulli , simbolo delle vittime innocenti morte a causa della guerra . In quest ' ultima figura compare inoltre un altro tema di Quasimodo: la tecnologia utilizzata dall'uomo in senso negativo, non per aiutarlo a vivere meglio, ma come mezzo per le sue opere di distruzione. Il palo del telegrafo, simbolo della tecnologia, è diventato infatti strumento di morte.



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