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mercoledì 6 aprile 2011

Raccogliamo le idee

CONCETTA RUSSO



1) “La pioggia nel pineto” è una poesia scritta da Gabriele D’Annunzio ed è stata tratta dalla raccolta poetica: Alcyone.
Questa poesia rappresenta le sensazioni prodotte dalla pioggia che cade, sempre più intensamente, sulla pineta in cui si sono addentrati l’uomo e la donna. La natura sembra risvegliarsi e rispondere al contatto della pioggia quasi con un discorso musicale, come una serie di strumenti dal suono diverso. In mezzo a questi suoni e sotto l’intensificazione della pioggia, l’uomo e la donna, purificati dall’acqua piovana che ne bagna le vesti, sembrano immergersi progressivamente nella natura, divenendo parte di essa. La poesia intreccia due temi: la descrizione della macchia e del bosco marittimo sotto la pioggia; la suggestione, esercitata dal luogo, che fa sì che i due amanti si sentano piante anch’essi.
2) La lirica si apre con il duplice invito rivolto dal poeta ad Ermione “Taci” e “Ascolta” che poi si susseguono in tutto il testo. I due imperativi introducono ogni volta la musica della pioggia, ma allo stesso tempo costituiscono l’invito a cogliere parole pronunciate da “gocciole e foglie lontane”, dalle voci più segrete della natura. I termini “pioggia” e “piove” si ripetono più volte. All’interno dell’orchestra ritmica e fonica suscitata dalla pioggia sulla vegetazione si delineano quei tratti umani destinati alla trasformazione vegetale: i volti, le mani, i vestimenti e perfino i pensieri.
3) Mentre la pioggia cade, ogni albero produce un suono diverso, sembrando strumenti suonati da tante mani. Fin dall'inizio le voci della natura recano una suggestione magica ,quasi volessero attrarre a sè che le sente e subendone il fascino , il poeta e la donna vanno incontro a una vera metamorfosi , che ha i suoi momenti culminanti al centro della poesia,,in chiusura della seconda strofa,dove essi sono "d'arborea vita viventi", e nell'ultima strofa , dove Ermione è trasformata in una sorta di ninfa silvestre e il suo volto  è gioioso, bagnato di pioggia come una foglia, e i suoi capelli profumano come le ginestre. D’Annunzio, guardando Ermione, si accorge che la pioggia cade anche sulle sue ciglia, e sembra che lei pianga di piacere; lei sembra verdeggiante ed appare come una ninfa che esce dall’albero.Alcuni aspetti della poesia dannunziana nella fase di Alcyone rimandano indubbiamente a motivi della tendenza simbolista allora diffusi in Europa che certo il poeta conosceva bene.


STEFANO CONTI NIBALI 
1) L’opera LA PIOGGIA NEL PINETO è stata composta nell’estate del 1902 da G. D’Annunzio, questa poesia rappresenta lo sciogliersi del soggetto nel paesaggio attraverso una valorizzazione del rapporto sensoriale con esso (in questo caso è un rapporto uditivo). Sorpreso con l’amata (chiamata Ermione) dalla pioggia nella pineta nei pressi di Marina di Pisa, il poeta si concentra sui suoni prodotti dal cadere dell’acqua sulle diverse varietà di vegetazione e dal verso di alcuni animali, ricostruendo il tessuto sinfonico attraverso un verseggiare frantumato, tramato di riprese foniche. L’immersione nel grande evento atmosferico della pioggia estiva diviene per i due protagonisti l’occasione di fondersi alla natura.
2) A caratterizzare il significato artistico del componimento è però soprattutto la sua spiccata musicalità, registrata da tutti i lettori. Tale musicalità si basa innanzitutto sul fitto sistema di rime ed è favorita dall’impiego di versi brevi e brevissimi. D’Annunzio non spezza il fluire del discorso ma cerca al contrario di garantire la massima scorrevolezza innanzitutto musicale. Tale scorrevolezza è ottenuta utilizzando unità metriche minime e mutevoli, la cui organizzazione sulla pagina sembra fissare solo una delle molte possibilità strutturali si prendono per esempio i vv. 97-101: “piove sulle tue ciglia nere/ si che par tu pianga/ ma di piacere; non bianca/ ma quasi fatta virente,/ par da scorza tu esca”. Qui la rima interna “nere: piacere” tende a spezzare in due il v. 99, mentre la seconda parte di quel verso (“non bianca”) potrebbe a sua volta agevolmente unirsi al seguente, formando un endecasillabo perfetto. Che la musicalità sia la nota dominante della poesia è d’altra parte esplicato già dall’attacco “Taci”, dall’interrogativa “Odi” e dalla ripresa dell’invito ad ascoltare.
3) Nella parte centrale della quarta strofa, i protagonisti subiscono una “naturalizzazione” , così che il loro cuore diventa come una pesca, gli occhi come sorgenti in mezzo a una prato, i denti come mandorle. Sembra quasi affiorare il mito ovidiano della trasformazione di Dafne in arbusto quando si dice che la donna pare uscire da un albero e diventare, da bianca a verde (vv. 99-101). Proprio la naturalizzazione dell’umano e la antropomorfizzazione della natura sono tra i caratteri distintivi della poetica simbolistica: la percezione delle corrispondenze naturali si svolge ponendo il soggetto poetico al confine tra i due mondi, quasi facendone il punto di incontro e di raccordo delle misteriose analogie che soggiacciono alla realtà visibile. In D’Annunzio questa tendenza dal simbolismo assume i tratti peculiari del panismo, cioè della fusione dell’io con il tutto dell’indistinto naturale.     


 ANTONELLA SALVA'

La pioggia nel pineto Il poeta immagina di trovarsi, in una giornata d'estate, con la sua donna amata, alla quale dà il nome classico di Ermione, nella pineta di Versilia battuta dalla pioggia. La lirica rappresenta le sensazioni prodotte dalla pioggia che cade, sempre più intensamente, sulla pineta in cui si sono addentrati l'uomo e la donna. La natura sembra risvegliarsi e rispondere al contatto della pioggia quasi con un discorso musicale, come una serie di strumenti dal suono diverso. In mezzo a questi suoni e sotto l'intensificazione della pioggia, l'uomo e la donna, purificati dall'acqua piovana che ne bagna le vesti, sembrano immergersi progressivamente nella natura, divenendo parte di essa. Forma metrica: uscivano, nel 1902, i primi tre libri delle Laudi del Cielo, del Mare e della Terra.
La metamorfosi dipende dalla sinfonia dei suoni che conduce gradualmente l'uomo e la donna in una dimensione di sogno, entro la quale awengono i riti metamorfici. Dapprima si confondono con il bosco (piove su i nostri vòlti silvan,), poi Ermione è paragonata agli elementi della natura (il volto come una foglia, le chiome come le ginestre), diventa quasi una ninfa del bosco (virente), infine si fondono entrambi con gli elementi della natura, sentendosi parte viva e integrante di essa: il cuore è come una pèsca, gli occhi sono come sorgenti, i denti sono mandorle acerbe. La lirica si chiude con la ripresa del tema della pioggia, quasi a prolungare quello stato di estasi cui sono pervenuti il poeta e la sua compagna.
Il lessico è semplice ma costellato qua e là di termini ricercati (tamerici, mirti) e di registro alto, per l'uso particolare degli aggettivi (salmastre ed arse, scagliosi e irti, divini, fulgenti di fiori accoIt folti di coccole aulenti, solitaria verdura). li linguaggio poetico traduce in parola i suoni della natura, la parola è la formula magica che rivela l'essenza della realtà.
La parola è usata più per la sua musicalità che per il significatò referenziale e la corrispondenza parola-natura è realizzata in un accordo di suoni, di rime interne (mane, lontane; canto, pianto; dita, vita), di assonanze (parole... nuove; illuse... illude), consonanze (secondo... fronde), allitterazioni (piove..., pini... ginestre... ginepri) e termini onomatopeici (salmastre ed arse, fulgenti, coccole, crepitìo, croscio), che privilegiano il suono sul senso.
Ogni strofa comprende più periodi e la sintassi, con proposizioni coordinate brevi, è spezzata dagli enjambements, che contemporaneamente dilatano il verso. La struttura è basata sulla enumerazione, ad esempio la ripetizione della parola-chiave piove costruisce una simmetria sintattica, esprime fonicamente il ritmo uguale della pioggia e si arricchisce di immagini nuove, che comunicano la partecipazione alla vita della natura.
Piove..., su elementi naturali (tamerici, pini, mirti, ginestre, ginepri);
piove..., su elementi umani (i nostri volti siivani, le nostre mani, i nostri vestimenti);
piove..., su elementi sentimentali (i freschi pensieri, la favola bella).


GIADA GIUFFRIDA


Nel restituire con straordinaria musicalità il prorompere della pioggia estiva in una pineta mediterranea, questa poesia rivela alcuni degli aspetti più importanti della poetica e della visione del mondo alcionie. In essa, inserita nella seconda sezione di Alcyone, viene infatti anticipato il tema metamorfico che dominerà poi nella terza: i due personaggi tendono infatti ad assimilarsi alla natura vegetale che li circonda. Una seconda metamorfosi si registra poi nell’ambito delle parole, vero culto dannunziano, il loro potere d’espressione delle singole sensazioni appare tanto sviluppato da assimilarle alle cose stesse da cui queste sensazioni derivano. Ma c’è di più; descrivendo il rumore della pioggia il poeta sembra rendere l’essenza stessa della natura, ovvero quel flusso metamorfico ininterrotto (di cui la musica è la metafora più appropriata) in cui i singoli fenomeni si susseguono, si intrecciano, isolandosi in fugaci bagliori prima di venir riassorbiti sullo sfondo. Ciò viene reso attraverso un ritmo poetico in cui l’andamento ciclico (il ripetersi di cadenze identiche) si mescola a continue variazioni, secondo unità di misura ben più ampie del singolo verso. Non va poi trascurato l’elemento amoroso e l’atmosfera di lieve gioco presente, pur nella consapevolezza che la favola bella dell’amore è del tutto illusoria: l’illusione, come sappiamo, è un pericolo sempre incombente nell’universo dannunziano, come rifluire su se stessa della sua acuta tensione sensitiva e supero mistica. La poesia fu composta fra il luglio e l’agosto 1902, ma i suoi temi risultano anticipati nei Taccuini fin dal 1895.

YVONNE SGROI

1) “La pioggia nel pineto” è una poesia scritta da Gabriele D’Annunzio ed è tratta dalla raccolta poetica: Alcyone.
Questa poesia è dedicata alle sensazione prodotte dalla pioggia che cade sulla pineta.
La natura si sveglia e risponde alla pioggia con un discorso musicale. In questa pineta si sono addentrati un uomo e una donna, i quali, purificati dall’acqua, si immergono in questa natura che diventa quasi parte di loro. La poesia ha in sè due temi: la della pineta sotto la pioggia e la suggestione che fa sentire i due amanti piante.
2) La lirica si apre con l’invito del poeta verso Ermione a soffermarsi e ad ascoltare la natura. Infatti in tutta la poesia si ripeteranno “Taci” e “Ascolta” che introducono la musica della pioggia. I termini “pioggia” e “piove” si ripetono più volte. All’interno dell’orchestra ritmica composta dalla pioggia sulla vegetazione si delineano dei tratti umani destinati alla trasformazione vegetale: i volti, le mani, i vestimenti e perfino i pensieri.

3) La natura provoca una suggestione magica come se volesse attrarre a sé gli amanti che man mano subiscono una metamorfosi. Nella seconda strofa Ermione è trasformata in un ninfa silvestre con il volto gioioso, bagnato come una foglia. D’Annunzio per dare un senso di sensualità alla poesia sottolinea che la pioggia cade sulle ciglia di Ermione, come se la ninfa stesse piangendo di piacere.

MARIANGELA LEOTTA


1)Il poeta si sofferma sulle voci misteriose della natura ed invita Ermione a tacere e ad ascoltare la musica della pioggia. Egli è attento a cogliere le sfumature più diverse e le varie modulazioni che le gocce di pioggia producono sulle piante del bosco. A questo concerto della pioggia partecipano anche le cicale con il loro canto e le rane, il cui verso sordo e roco si spegne nell'ombra di un luogo lontano e indeterminato (il chi sa dove, chi sa dove vuole creare un'impressione di lontananza favolosa)
2) Il lessico è semplice ma costellato qua e là di termini ricercati (tamerici, mirti) e di registro alto, per l'uso particolare degli aggettivi (salmastre ed arse, scagliosi e irti, divini, fulgenti di fiori accolti folti di coccole aulenti, solitaria verdura). il linguaggio poetico traduce in parola i suoni della natura, la parola è la formula magica che rivela l'essenza della realtà.
La parola è usata più per la sua musicalità che per il significato referenziale e la corrispondenza parola-natura è realizzata in un accordo di suoni, di rime interne (mane, lontane; canto, pianto; dita, vita), di assonanze (parole... nuove; illuse... illude), consonanze (secondo... fronde), allitterazioni (piove..., pini... ginestre... ginepri) e termini onomatopeici (salmastre ed arse, fulgenti, coccole, croscio), che privilegiano il suono sul senso. Ogni strofa comprende più periodi e la sintassi, con proposizioni coordinate brevi, è spezzata dagli enjambements, che contemporaneamente dilatano il verso. La struttura è basata sulla enumerazione, ad esempio la ripetizione della parola-chiave piove costruisce una simmetria sintattica, esprime fonicamente il ritmo uguale della pioggia e si arricchisce di immagini nuove, che comunicano la partecipazione alla vita della natura.
Piove..., su elementi naturali (tamerici, pini, mirti, ginestre, ginepri);
piove..., su elementi umani (le nostre mani, i nostri vestimenti);
piove..., su elementi sentimentali (i freschi pensieri, la favola bella).
La ricchezza di enjambement dà l'idea della dimensione verticale della pioggia in discesa, del goccia su goccia che irrora l'ambiente di nuova vita. La ripetizione del verbo piove è quasi sacrale: una funzione sacerdotale pagana della pioggia che dipinge l'intera flora del pineto, un'insieme di piante poetiche, usate da classici italiani (tamerice, ginestra) e latini, piante che suonano, come strumenti ben accordati.
3) La fusione panica dei due personaggi umani con la natura avviene gradualmente e in crescendo, la sinfonia dei suoni conduce gradualmente l'uomo e la donna in una dimensione di sogno, entro la quale avvengono i riti metamorfici. Dapprima si confondono con il bosco poi Ermione è paragonata agli elementi della natura (il volto come una foglia, le chiome come le ginestre), diventa quasi una ninfa del bosco (virente), infine si fondono entrambi con gli elementi della natura, sentendosi parte viva e integrante di essa: il cuore è come una pèsca, gli occhi sono come sorgenti, i denti sono mandorle acerbe.

2 commenti:

Yvonne ha detto...

1) “La pioggia nel pineto” è una poesia scritta da Gabriele D’Annunzio ed è tratta dalla raccolta poetica: Alcyone.
Questa poesia è dedicata alle sensazione prodotte dalla pioggia che cade sulla pineta.
La natura si sveglia e risponde alla pioggia con un discorso musicale. In questa pineta si sono addentrati un uomo e una donna, i quali, purificati dall’acqua, si immergono in questa natura che diventa quasi parte di loro. La poesia ha in sè due temi: la della pineta sotto la pioggia e la suggestione che fa sentire i due amanti piante.
2) La lirica si apre con l’invito del poeta verso Ermione a soffermarsi e ad ascoltare la natura. Infatti in tutta la poesia si ripeteranno “Taci” e “Ascolta” che introducono la musica della pioggia. I termini “pioggia” e “piove” si ripetono più volte. All’interno dell’orchestra ritmica composta dalla pioggia sulla vegetazione si delineano dei tratti umani destinati alla trasformazione vegetale: i volti, le mani, i vestimenti e perfino i pensieri.
3) La natura provoca una suggestione magica come se volesse attrarre a sé gli amanti che man mano subiscono una metamorfosi. Nella seconda strofa Ermione è trasformata in un ninfa silvestre con il volto gioioso, bagnato come una foglia. D’Annunzio per dare un senso di sensualità alla poesia sottolinea che la pioggia cade sulle ciglia di Ermione, come se la ninfa stesse piangendo di piacere.

Anonimo ha detto...

mariangela leotta ha detto:
1)Il poeta si sofferma sulle voci misteriose della natura ed invita Ermione a tacere e ad ascoltare la musica della pioggia. Egli è attento a cogliere le sfumature più diverse e le varie modulazioni che le gocce di pioggia producono sulle piante del bosco. A questo concerto della pioggia partecipano anche le cicale con il loro canto e le rane, il cui verso sordo e roco si spegne nell'ombra di un luogo lontano e indeterminato (il chi sa dove, chi sa dove vuole creare un'impressione di lontananza favolosa)
2) Il lessico è semplice ma costellato qua e là di termini ricercati (tamerici, mirti) e di registro alto, per l'uso particolare degli aggettivi (salmastre ed arse, scagliosi e irti, divini, fulgenti di fiori accolti folti di coccole aulenti, solitaria verdura). il linguaggio poetico traduce in parola i suoni della natura, la parola è la formula magica che rivela l'essenza della realtà.
La parola è usata più per la sua musicalità che per il significato referenziale e la corrispondenza parola-natura è realizzata in un accordo di suoni, di rime interne (mane, lontane; canto, pianto; dita, vita), di assonanze (parole... nuove; illuse... illude), consonanze (secondo... fronde), allitterazioni (piove..., pini... ginestre... ginepri) e termini onomatopeici (salmastre ed arse, fulgenti, coccole, croscio), che privilegiano il suono sul senso. Ogni strofa comprende più periodi e la sintassi, con proposizioni coordinate brevi, è spezzata dagli enjambements, che contemporaneamente dilatano il verso. La struttura è basata sulla enumerazione, ad esempio la ripetizione della parola-chiave piove costruisce una simmetria sintattica, esprime fonicamente il ritmo uguale della pioggia e si arricchisce di immagini nuove, che comunicano la partecipazione alla vita della natura.
Piove..., su elementi naturali (tamerici, pini, mirti, ginestre, ginepri);
piove..., su elementi umani (le nostre mani, i nostri vestimenti);
piove..., su elementi sentimentali (i freschi pensieri, la favola bella).
La ricchezza di enjambement dà l'idea della dimensione verticale della pioggia in discesa, del goccia su goccia che irrora l'ambiente di nuova vita. La ripetizione del verbo piove è quasi sacrale: una funzione sacerdotale pagana della pioggia che dipinge l'intera flora del pineto, un'insieme di piante poetiche, usate da classici italiani (tamerice, ginestra) e latini, piante che suonano, come strumenti ben accordati.
3) La fusione panica dei due personaggi umani con la natura avviene gradualmente e in crescendo, la sinfonia dei suoni conduce gradualmente l'uomo e la donna in una dimensione di sogno, entro la quale avvengono i riti metamorfici. Dapprima si confondono con il bosco poi Ermione è paragonata agli elementi della natura (il volto come una foglia, le chiome come le ginestre), diventa quasi una ninfa del bosco (virente), infine si fondono entrambi con gli elementi della natura, sentendosi parte viva e integrante di essa: il cuore è come una pèsca, gli occhi sono come sorgenti, i denti sono mandorle acerbe.