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domenica 29 novembre 2009

CANTIERE DI SCRITTURA DANTESCA (CANTO V)


MARIANGELA LEOTTA


1) I tre personaggi che parlano con Dante furono contemporanei del poeta e, i primi due (Jacopo del Cassero e Buonconte da Montefeltro)furono i massimi protagonisti degli avvenimenti e della vita politica del periodo. Dante ricostruisce episodi legati alla loro morte violenta. In particolare si sofferma sulla vicenda di Buonconte:intorno alla misteriosa scomparsa del suo corpo dopo la battaglia di Campaldino erano sorte diverse dicerie,e Dante fornisce qui la sua versione. Appunto il ricordo della battaglia di Campaldino unisce il tema storico con quello biografico,poiché Dante vi partecipò tra i “feditori” fiorentini schierati contro gli Aretini guidati da Buonconte ;da qui la particolare vivacità e partecipazione nella descrizione dell’avvenimento.
Il terzo personaggio è Pia de’Tolomei la cui figura si risolve tutta nei sette versi finali del cantoe la sua vicenda è delineata con delicate allusioni mentre ispira commossa pietà. La gentilezza di quest’anima,che prende rilievo anche nel contrasto con i due cruenti personaggi precedenti, è esemplare della sensibilità dantesca nella costruzione delle figure femminili. Pia richiama direttamente la figura di Francesca nel canto V dell’inferno .

2) sono gli spiriti già per forza morti/e peccatori infino a l’ultima ora(vv52-53) . Camminano lentamente come in processione,cantando in coro il Miserere. Essi sono soggetti alla stessa legge,che trattiene tutte le anime dei negligenti fuori dal Purgatorio per un certo periodo di tempo. Dante in questo caso non determina esplicitamente quanto debba durare quest’attesa . La pena è proprio l’attesa per arrivare alla purificazione e quindi in Paradiso e le anime ,sia nel canto III ,che nel V, chiedono a Dante suffragio per le loro anime, questo perché grazie alle preghiere dei parenti possono diminuire questa attesa.

TROVATO MANILA

1)Dante e Virgilio lungo la costa fanno un incontro con un’altra schiera di anime che vanno cantando il salmo “Miserere” (abbi pietà) . sono le anime dei morti per violenza subita, che si pentirono in punto di morte; la loro pena era di attendere nell’antipurgatorio, prima di essere ammessi all’espirazione del monte del Purgatorio, tanto tempo quanto vissero. Tre di queste anime narrano a Dante la loro tragica morte:
• JACOPO DEL CASSERO: ucciso dai sicari di Azzo VIII d’Este , signore di Ferrara ;
• BONCONTE DA MONTEFELTRO: scomparso nella battaglia di Campaldino, racconta a Dante che ferito alla gola perse i sensi e morì, invocando il nome di Maria.
• PIA DEI TOLOMEI: nobile senese, forse appartenente alla famiglia dei Tolomei, andò sposa al signore del castello della pietra in Maremma, secondo alcuni commentatori antichi, il marito la uccise per risposarsi . Pia invita Dante a ricordarla ai vivi.
2) le anime che Dante ha incontrato nel canto III e nel canto V chiedono le preghiere del suffragio che sottolineano un rapporto fra il mondo dei vivi e quello dei morti, perché , questi ultimi chiedono di essere ricordati ai loro parenti vivi così che, grazie a queste preghiere la loro attesa potrà diminuire.




4 commenti:

Anonimo ha detto...

Trovato Manila IV ^E


1)Dante e Virgilio lungo la costa fanno un incontro con un’altra schiera di anime che vanno cantando il salmo “Miserere” (abbi pietà) . sono le anime dei morti per violenza subita, che si pentirono in punto di morte; la loro pena era di attendere nell’antipurgatorio, prima di essere ammessi all’espirazione del monte del Purgatorio, tanto tempo quanto vissero. Tre di queste anime narrano a Dante la loro tragica morte:
• JACOPO DEL CASSERO: ucciso dai sicari di Azzo VIII d’Este , signore di Ferrara ;
• BONCONTE DA MONTEFELTRO: scomparso nella battaglia di Campaldino, racconta a Dante che ferito alla gola perse i sensi e morì, invocando il nome di Maria.
• PIA DEI TOLOMEI: nobile senese, forse appartenente alla famiglia dei Tolomei, andò sposa al signore del castello della pietra in Maremma, secondo alcuni commentatori antichi, il marito la uccise per risposarsi . Pia invita Dante a ricordarla ai vivi.
2) le anime che Dante ha incontrato nel canto III e nel canto V chiedono le preghiere del suffragio che sottolineano un rapporto fra il mondo dei vivi e quello dei morti, perché , questi ultimi chiedono di essere ricordati ai loro parenti vivi così che, grazie a queste preghiere la loro attesa potrà diminuire.

Anonimo ha detto...

Dante e Virgilio si trovano nell'antipurgatorio e sulle pendici del monte incontrano una nuova schiera di anime che intona il salmo "Miserere". Esse sono le anime di coloro che sono morti di morte violenta e si sono pentiti solo in fin di vita. Vedendo Dante sono colte da desiderio di sapere il motivo per cui egli, essendo vivo, si trova nel purgatorio.
Il primo interlocutore di Dante è Jacopo del Cassero. Questi nacque a Fano nel 1260 e nel 1289 partecipò alla battaglia di Campaldino, dove probabilmente conobbe Dante. Difese Bologna, città di cui era podestà (1296-97), dagli attacchi di Azzo VIII, signore di Ferrara. Nel 1298 venne eletto podestà di Milano e per raggiungere la città decise di passare da Venezia via mare e poi proseguire per terra, per evitare i territori dell'avversario. Nonostante ciò, mentre si trovava nel padovano venne raggiunto dai sicari di Azzo VIII e ucciso.

Antonella Salvà

Anonimo ha detto...

Iacopo chiede a Dante, se passerà per Fano, di ricordare ai suoi parenti di pregare per lui affinché il tempo da trascorrere nell'antipurgatorio finisca.
Un'altra anima chiede a Dante di pregare per lei: essa appartiene a Bonconte da Montefeltro. Bonconte (in uno dei passaggi più vibranti dell'intera Commedia) sottolinea che, se in vita era appartenuto alla casata dei Montefeltro, ora egli è semplicemente se stesso, attraverso la formula "io fui di Montefeltro, io son Bonconte"(Vv.88); è quindi evidente un distacco totale dalla dimensione terrena. Bonconte nacque dal conte ghibellino Guido da Montefeltro (che Dante colloca nell'inferno tra i consiglieri fraudolenti) e partecipò alla cacciata dei Guelfi da Arezzo nel 1287. Ad Arezzo fu a capo dei Ghibellini contro i Senesi. Morì nella battaglia di Campaldino nel 1289, ma il suo cadavere non fu mai trovato. L'anima narra della sua cruenta morte e dell'invocazione a Maria per il perdono dei peccati in fin di vita. Specifica il luogo in cui morì esangue in seguito alle ferite ricevute: nel Casentino, nel punto in cui scorre l'Archiano affluente dell'Arno.
Questi penitenti sono accomunati dal sangue, che segna l'atmosfera di estrema violenza di quegli anni. Particolare è il ricordo di Bonconte sulla disputa avvenuta dopo la sua morte tra il diavolo e un angelo: entrambi reclamavano l´anima: l'angelo affermava che lui doveva avere l'anima perché Buonconte si era pentito, mentre il diavolo sosteneva che non era giusto che solo per il pentimento lui fosse perdonato per una vita di peccati. Il diavolo, sconfitto, vuole vendicarsi sul corpo di Bonconte. Provoca un violento temporale che fa straripare le acque che a loro volta si dirigono verso l'Arno. Il corpo viene così straziato dalla furia della corrente e trascinato affinché le braccia di Bonconte, poste a forma di croce sul petto, si sciolgano.

Antonella Salvà

Anonimo ha detto...

Una terza anima chiede a Dante di pregare per lei una volta ritornato in terra: appartiene a Pia dei Tolomei, ed enuncia gentilmente e brevemente al pellegrino il luogo in cui nacque, Siena, e in cui fu uccisa, la Maremma. Allude attraverso una perifrasi al suo assassino: il marito. La donna era forse una nobile di Siena appartenente alla casata dei Tolomei, e, secondo ricostruzioni mai pienamente verificate storicamente, morta nel 1297 per mano del consorte, signore del castel di Pietra in Maremma. Sono state avanzate alcune ipotesi sul motivo dell'assassinio: alcuni storici antichi ritengono che Nello dei Pannocchieschi, il marito, l'abbia uccisa per risposarsi con Margherita Aldobrandeschi, secondo altri in seguito all'infedeltà della moglie.
L'unica analogia tra i personaggi è la morte violenta subita e il pentimento avvenuto in punto di morte. Bonconte e Iacopo del Cassero sono entrambi morti in seguito a battaglie o avversioni di altri nobili e manifestano sentimento e coinvolgimento nel raccontare la loro storia a Dante. Il periodo in cui i due hanno vissuto è caratterizzato da lotte per il potere tra i vari signori italiani. Al contrario Pia dei Tolomei assume un tono recriminatorio verso il suo uccisore, sembra infastidita dal fatto che prima egli la prese come sposa e successivamente la uccise. L'atteggiamento della donna nel raccontare la propria storia a Dante è distaccato e freddo, come a sottolineare il suo completo distacco dalla vita e dal mondo terreno; è l'unica, tuttavia, dalla quale traspare un velo di cortesia, chiedendogli di farle il favore di ricordarla in terra solo dopo essersi riposato dal lungo viaggio.

Antonella Salvà