et la morte vien dietro a gran giornate,
et le cose presenti et le passate
mi dànno guerra, et le future anchora;
e 'l rimembrare et l'aspettar m'accora,
or quinci or quindi, sì che 'n veritate,
se non ch'ì ò di me stesso pietate,
ì sarei già di questi penser'fòra.
Tornami avanti, s'alcun dolce mai
ebbe 'l cor tristo; et poi da l'altra parte
veggio al mio navigar turbati i vènti;
veggio fortuna in porto, et stanco omai
il mio nocchier, et rotte arbore et sarte,
e i lumi bei che mirar soglio, spenti.
L’ineluttabilità del tempo è una costante della poetica petrarchesca; per lui, che combatte ogni giorno le lusinghe dell’accidia, è tragico constatare che la sua vita va, fluttua distante, senza che lui sappia dirigerla.
Laura è morta(6 APRILE 1348)e con la morte dell'amata, le tematiche della labilità della vita e e del sentimento della morte si vanno radicalizzando.
La prima quartina è dedicata alla descrizione: chiamandosi fuori da sé, Petrarca immagina vita e morte personificate, l’una in fuga, l’altra militarmente in inseguimento a marce forzate (la metafora è tratta dalle strategie belliche romane che, in caso di spostamenti veloci, prevedevano l’abbandono i bagagli e vere e proprie corse quam maximis itineribus, in cui si mangiava ciò che il popolo, richiamato da un araldo, porgeva dai margini delle strade e si urinava continuando a camminare).
Tra i due elementi si pone il poeta, su cui convergono, in arme, il passato, il presente e il futuro.
La vita fugge, et non s’arresta una hora,
et la morte vien dietro a gran giornate,
et le cose presenti et le passate
mi dànno guerra, et le future anchora;
La morte di Laura, togliendo spazio alle speranze, lascia il poeta in uno stato di prostrazione in cui ricordare e prospettare sono ugualmente angosciose. Una lunga perifrasi allude al suicidio, negato non appena balugina all’animo sofferente. Il tempo, pur così ostile, appartiene a Dio e non può disporne l’uomo. Del resto, la morte che “vien dietro” nella quartina precedente è non meno angosciosa della vita in fuga. Insomma, in un sonetto tutto antitetico, due prospettive, paura e desiderio del nulla, si elidono e si contraddicono a vicenda.
e ’l rimembrare et l’aspettar m’accora,
or quinci or quindi, sí che ’n veritate,
se non ch’i’ ò di me stesso pietate,
i’ sarei già di questi penser’ fòra.
Tutto viene rimesso in discussione, anzi imperiosamente il pensiero si concretizza davanti al poeta: sono stato mai felice? Il soggetto e l’oggetto sono invertiti fra loro e l’enfasi data all’avverbio “mai” in rima dimostra che altra risposta non c’è, se non quanto già affermato al v.5. Nell’abusata metafora della vita come nave su mari in tempesta, Petrarca identifica le forti repulsioni verso tutti i periodi della sua vita nei venti contrari che squassano la nave e la devastano in navigazione, cioè in vita, anziché condurla al porto agognato della morte fisica e dell’immortalità poetica.
Tornami avanti, s’alcun dolce mai
ebbe ’l cor tristo; et poi da l’altra parte
veggio al mio navigar turbati i vènti;
L’ultima terzina è apocalittica: il “veggio” in anafora, in allitterazione, per di più, con venti, regge stavolta una serie di complementi. La metafora si trasforma in allegoria, lo stazio individuale si fa quadro (e il riferimento a certe raffigurazioni pittoriche di tempesta mi pare sollecitato dall’enfasi concessa alla vista e alle “luci” ormai spente degli occhi di Laura).
Tutto è perduto, lo dimostra la variatio che lega i complementi fra loro in sintagmi sempre più ampi e sconquassati nell’ordine solito delle parole fino al bellissimo chiasmo dell’ultimo verso, esaltato dalla sospirosa allitterazione di s.
veggio fortuna in porto, et stanco omai
il mio nocchier, et rotte arbore et sarte,
e i lumi bei che mirar soglio, spenti.
PARAFRASI
LE FUNZIONI SPAZIO-TEMPORALI
STRUTTURE MORFOSINTATTICHE
LINGUAGGIO POETICO
SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
1.ATTRAVERSO QUALI IMMAGINI IL POETA CI DESCRIVE LA FRANTUMAZIONE DELL'"IO"?
2.QUALE FUNZIONE RICOPRONO IL TEMPO E LO SPAZIO?
3.LA METAFORA DELLA NAVE E DEL PORTO PER INDICARE L'ESISTENZA APPARTIENE
ALLA TRADIZIONE LETTERARIA ED E'PIU' VOLTE RIPRESA NEL CANZONIERE. DAL XIV
SEC.IN POI, AD AGIRE SULL'IMMAGINARIO DEGLI AUTORI SONO STATI ASPETTI CHE
APPARTENGONO ALLA SUA ELABORAZIONE.QUESTA E'L'IMPRESSIONE CHE SI RICAVA
PER ESEMPIO DINANZI ALLA POESIA "ULISSE" DI UMBERTO SABA.
Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.
5 commenti:
PARAFRASI:
La vita fugge e non si ferma un attimo, e la morte la segue a marce forzate, e le cose del presente e del passato mi stancano e anche quelle del futuro. Da una parte il ricordo del passato mi angoscia, dall'altra l'attesa del futuro, a tal punto che sinceramente io mi sarei già tirato fuori da tali pensieri, se non fosse per la pietà che ho per me stesso. Mi tornano in mente quelle gioie che provò il mio cuore addolorato e poi guardando il futuro vedo una tempesta che si scaglia sulla mia navigazione; vedo la tempesta persino nel porto, e vedo il timoniere già stanco ,e abbattuti gli alberi e le sartie della nave, e gli occhi belli di Laura, che ero abituato a guardare, erano privi di luce.
FUNZIONI SPAZIO TEMPORALI:
Lo spazio e il tempo assumono significato di eternità. Passato,presente e futuro convergono nel presente, andando a formare un "eterno presente".
STRUTTURE MORFOSINTATTICHE:
In questo componimento non troviamo dei periodo complessi formati da proposizioni particolari, ma troviamo la PARATASSI, cioè periodi semplici.
LINGUAGGIO POETICO:
-Metafore: prima parte: si ha la personificazione
della morte con la guerra.
seconda parte: l'esistenza dell'uomo viene paragonata ad una navigazione.
-Variatio Complementi: la troviamo nell'ultima terzina, sta a significare la variazione, in questo caso, del complemento oggetto.
-Enfasi: anch'essa la troviamo nell'ultima terzina vv:14, riferita agli occhi di Laura " bei lumi".
-Rime: ABBA, ABBA, CDE, CDE
-Enjambement: vv. 3-4; vv. 9-10; vv. 10-11; vv. 12-13.
-Anafora: "veggio" vv. 11; vv.12
-Iperbato: riguarda il soggetto, è l'aggettivo ad esso riferito sta alla fine del verso. vv.14 " bei lumi.... spenti"
-Allitterazioni: congiunzione "et", più volte ripetuta.
-Anastrofe: vv.7 e 8
SPUNTI PER LA RIFLESSIONE:
1) La frantumazione dell'io del Petrarca, si denota soprattutto dai termini " rimembrare e aspettare",essi sono antitetici.
Il ricordo a lui provoca dolore; il pensiero del passato, vivere il presente e la speranza in un futuro nel quale non trova speranza lacerano il suo stato d'animo.
2)Il tempo e lo spazio sono comunque riferiti all'io del poeta.
essi assumono il significato di " eterno presente" convergendo nel presente.
3)Nel suo componimento, Umberto Saba, come l'eroe Ulisse, dovette superare tanti ostacoli, avendo dentro di se ancora il desiderio di conoscere.
La dimensione interiore si riflette sul paesaggio, che diventa uno specchio del dissidio da cui è lacerato, ma si tratta di un dissidio molto diverso da quello Petrarchesco.Per Petrarca il Porto rappresenta la salvezza.
Rossana Zagami III E
PARAFRASI
La vita fugge e non si ferma un attimo, e la morte la segue a marce forzate, e le cose del presente e del passato mi creano affanno, e anche quelle del futuro; da un lato mi angoscia il ricordo del passato, dall’altro l’attesa del futuro, tanto che in verità io mi sarei già tratto fuori da questi pensieri con la morte, se non fosse per la pietà verso me stesso. Mi tornano in mente quelle gioie che provò il mio cuore addolorato, e poi rivolgendomi al futuro, vedo una tempesta che si abbatte sulla mia navigazione; vedo tempesta persino nel porto, e vedo il mio timoniere ormai stanco,e troncati gli alberi della nave e le sartie, e privi di luce gli occhi belli che ero solito ammirare.
LE FUNZIONI SPAZIO-TEMPORALI
Il tema del sonetto è il presente, ma il passato e il futuro convergono nell’eterno presente.
STRUTTURE MORFOSINTATTICHE
Dal punto di vista sintattico e lessicale troviamo versi composti per lo più da periodi paratattici, con un lessico molto ricercato, ma allo stesso tempo di facile comprensione.
LINGUAGGIO POETICO
Il componimento è un sonetto, struttura metrica molto usata dall'autore per le sue poesie, di endecasillabi legati da rime secondo lo schema ABBA-ABBA-CDE-CDE.
È uno dei primi sonetti della seconda parte del Canzoniere, quella che piange la morte di Laura (avvenuta nel 1348). Qui la scomparsa della donna è solo accennata nell’ultimo verso, a conclusione di una meditazione sul tempo che consuma la vita.
Figure retoriche:
- enjambement ai versi 3-4 / 9-10 / 10-11 / 12-13.
- anastrofe ai versi 7/8.
-anafora ai versi 11/12.
-enfasi al verso 14.
-allitterazioni: et, et….
-perifrasi al verso 8.
-metafore nella prima quartina e nella prima terzina.
SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
1. La frantumazione dell’io viene descritta attraverso termini antitetici: rimembrare (il ricordo di Laura gli procura angoscia), aspettar (timore per il futuro, non avendo alcuna soluzione, speranza né alcun spiraglio di felicità).
2. Il tempo si ripercuote sempre nell’io del poeta. Petrarca prendendo spunto dalla morte di Laura passa all’universale, ma poi ritorna nella sua amara situazione. Il sonetto è al presente ma il passato e il futuro convergono nell’eterno presente.
3. La metafora della nave rappresenta per Petrarca il viaggio della vita, sofferente, difficile ancor di più quando, una volta perduti quei lumi bei che lo orientavano e gli davano un senso, è incapace di pensare a una conclusione serena della vita.
Mentre la metafora della nave, per Umberto Saba, rappresenta il percorso della sua vita, che proprio come l’eroe greco Ulisse, ha dovuto superare molti ostacoli, ma dentro di se ha ancora il desiderio di conoscere. Così rinuncia alle luci del porto (raccolta intorno al petrarchesco “lume”,v.11) per dirigersi verso l’alto mare, accettando la sfida con la vita.
Salve prof,
ecco le mie risposte:
Funzioni spazio temporali:
Il tempo in questa poesia simboleggia il modificarsi della sua vita.Infatti egli mette in contrasto il passato,presente e futuro.In particolare egli rende il presente un punto d'accesso alle prospetive future.
Strutture morfosintattiche
Dal punto di vista sintattico e lessicale vi sono versi composti per lo più da periodi più complessi, con un lessico molto ricercato, ma allo stesso tempo di facile comprensione.Infatti vi sono termini più particolareggiati (riferita al campo semantico della marina) nell’ultima strofa.
Linguaggio poetico
La poesia è un sonetto.Le rime seguono lo schema ABBA-ABBA-CDE-CDE.I versi sono tutti endecasillabi come la maggior parte delle sue composizioni.
Le figure retoriche presenti sono: anastrofe e iperbati(Vv. 4;5-6;10;11;14),enjambement(Vv 3-4;9-10;10-11;12-13),metafore(venti = eventi futuri; porto = vecchiaia; lumi = occhi di Laura).
Spunti per la riflessione:
1)Si nota attraverso la descrizione delle due antitesi(le cose presenti et le passate...et le future;rimembrare et l'aspettar m'accora,or quinci or quindi).Esse hanno il compito di intensificare il senso della sua riflessione.
2)Hanno una funzione simbolica e psicologica.Infatti egli partendo dall'universale arriva al suo "io" evidenziando la funzione accentratrice.In particolare il tempo è una costante della poetica petrarchesca,proprio perchè per lui, il quale combatte ogni giorno le lusinghe dell’accidia, è faticoso costatare che la sua vita continua senza che lui sappia gestirla.
3)Questa metafora è stata più volte utilizzata.La dimensione interiore si riflette sul paesaggio ma non allo stesso modo nelle due poesie.In Saba la poesia è la rivelazione della coscienza,mentre per Petrarca la poesia è la rivelazione delle lacerazioni d'amore.Inoltre tra i due poeti vi è una sostanziale differenza:Saba controlla meglio la sua vita ed è disposto ad accettare la sfida della vita,mentre,Petrarca è in qualche modo prigioniero della sua vita che scorre senza che lui riesca a comandarla.
Sera prof...
Analisi
Parafrasi
La vita fugge e non si ferma un attimo, e la morte la segue a marce forzate, e le cose del presente e del passato mi stancano e anche quelle del futuro. Da una parte il ricordo del passato mi angoscia, dall'altra l'attesa del futuro, a tal punto che sinceramente io mi sarei già tirato fuori da tali pensieri, se non fosse per la pietà che ho per me stesso. Mi tornano in mente quelle gioie che provò il mio cuore addolorato e poi guardando il futuro vedo una tempesta che si scaglia sulla mia navigazione; vedo la tempesta persino nel porto, e vedo il timoniere già stanco ,e abbattuti gli alberi e le sartie della nave, e gli occhi belli di Laura, che ero abituato a guardare, erano privi di luce.
Funzioni spazio temporali
Il sonetto è pervaso da un eterno presente.
Strutture morfosintatiche
L’incalzarsi delle preposizioni, sottolineato dal ripetersi della congiunzione , determina un ritmo assai stentato e faticoso. Anche l’utilizzo di apostrofi e forme elise e tronche dà l’idea di questa lacerazione interiore, in quanto presentano un ritmo spezzato, sincopato.
Linguaggio poetico
Il sonetto è diviso in due quartine e in due terzine secondo lo schema ritmico ABBA ABBA CDE CDE.
-Iperbato:vv.14 " bei lumi... spenti"
-Anafora:vv. 11; vv.12 "veggio...veggio" e che è presupposta per tre volte anche nei successivi "veggio stanco omai/ il mio nocchier, et veggio rotte arbore et sarte,/ et veggio i lumi bei..."
-Enjambement: vv. 3-4; vv. 9-10; vv. 10-11; vv. 12-13.
-Metafora: vv.4 "mi dànno guerra" metafora della morte con la guerra, vv.11 "veggio al mio navigar turbati i venti" metafora della vita come navigazione in un mare tempestoso.
Spunti per la riflessione
1-IL sonetto è percorso da un ritmo rotto ed agitato, nasce nell'animo del Petrarca in un'ora di grave turbamento, di pesante e cupo sconforto. Laura è morta, infatti si avverte la fugacità della vita, sente dietro di se il passo affrettato della morte, e non sa riconoscere alcun motivo di conforto nei ricordi del passato, non intravede alcuna luce di speranza nell'avvenire. Tutto intorno a lui è rovina e tempesta. L'ultimo verso, infatti, addensa una tragica oscurità, poiché dimostra un naufragio esistenziale.
2-Insrito nella seconda parte del Canzoniere, contiene le rime "in morte" di Laura, questo sonetto assume nel contesto il significato di una dolorosa constatazione della vanità dei beni terreni, che prelude al pentimento e lla conversione. Ma il presente, il passato e il futuro si danno guerra, senza allinearsi in una sequenza orientata erso una direzione, come era solito nella concezione cristiana medievale del tempo.
3-La metafora della navigazione per indicare l'esistenza è di uso piuttosto comune nella tradizione letteraria. Molte volte però, dal secolo XIV in poi, ad agire sull'immaginario degli autori sono stati aspetti che appartengono all'elaborazione di essa operata da Petrarca nel Canzoniere. Questa è l'impressione che ricava per esempio dinanzi alla poesia Ulisse di Umberto Saba.Il titolo richiama il personaggio omerico, che il poeta sceglie come un esempio di un coraggio e un amore spesso inconsapevoli.
La poesia si divide in due parti.La dimensione interiore i riflette sul paesaggio, che diventa uno specchio del conflitto da cui è lacerato (gli isolotti "belli" e carini d'"insidia" corrispondono al "doloroso amore"), ma si tratta di un dissidio molto diverso da quello petrarchesco, del quale pure imita alcune forme di rappresentazione. In Saba la poesia è sincera rivelazione della coscienza, smascheramento delle pulsioni che la agitano, fra le quali ha una funzione preminente l'eros. Dietro l'apparente semplicità di suoi versi si nasconte l'abisso dell'incoscio che supera le rimozioni operata dall'io.
Antonella Salvà
La vita fugge et non s’arresta una hora
Parafrasi
La vita fugge e non si ferma un istante e la morte la segue a marce forzate e le cose del presente e del passato mi creano affanno, e anche quelle del futuro; da un lato mi angoscia il ricordo del passato, dall’altro l’attesa del futuro tanto che in verità io mi sarei già tratto fuori da questi pensieri con la morte , se non fosse per la pietà verso me stesso. Mi tornano in mente quelle gioie che eventualmente provò il mio cuore addolorato; e poi, rivolgendomi al futuro, vedo una tempesta che si abbatte sulla mia navigazione; vedo tempesta persino nel porto, e vedo il mio timoniere ormai stanco, e troncati gli alberi della nave e le sartie , e privi di luce gli occhi belli di Laura che ero solito ammirare.
Funzioni spazio-temporali
Le tematiche riguardano un eterno presente.
Strutture morfosintattiche
Troviamo periodi paratattici.
Linguaggio poetico
Metrica: Sonetto con rime secondo lo schema ABBA,ABBA;CDE,CDE.
Metafore: sono presenti la metafora della guerra e della navigazione.
Anafore: verso 11 - 12 ( “veggio…veggio”)
Iperbato: verso 14 (“lumi bei”,”spenti”)
Allitterazione: verso 12-13-14 (“et”)
Anastrofe: verso 7-8 (“ odi me stesso pietate”,” di questi pensier fora”)
Enjambement: versi 3-4/9-10-11/12-13
Perifrasi: verso 8 (la perifrasi allude al suicidio)
Enfasi : verso 14 (“lumi bei”)
Spunti per la riflessione
1)La frammentazione dell’io si nota attraverso le antitesi come rimembrar, aspettar, quinci e quindi.
2)Hanno funzione psicologica che si ricollegano all’io del poeta.
3)Parafrasi “Ulisse”: Nella mia giovinezza ho navigato lungo le coste della Dalmazia. Emergevano isolotti a fior d'onda, dove solo raramente qualche uccello sostava, per cacciare prede marine, coperti d'alghe, scivolosi, belli come smeraldi al sole. Quando l'alta marea e la notte li nascondevano, vele controvento cambiavano rotta, per fuggirne il pericolo. Oggi il mio regno è il mare. Il porto accende per altri le sue luci; mi spinge ancora al largo, il coraggioso spirito, e l'amore per la vita che apporta anche dolore.
Analisi: “Ulisse” di Umberto Saba parla del percorso compiuto dall’autore durante la propria vita. Egli, proprio come l'eroe greco Ulisse (che è richiamato nel titolo), ha dovuto superare molti ostacoli, ma dentro di se ha ancora il desiderio di conoscere. L’opera si divide in due parti: nella prima parte vi è una descrizione del paesaggio. Nella seconda parte si sposta l’attenzione sul significato metaforico del componimento cioè sul mondo interiore del poeta. La dimensione interiore si riflette sul paesaggio che diventa uno specchio del conflitto da cui è lacerato. L’amore e il dolore aiutano il poeta a conoscere se stesso. Il suo viaggio non è ancora terminato, come si capisce dai versi 11 e 12 (me al largo/ sospinge ancora il non domato spirito). Sono presenti molti enjambement, come "isolotti/ a fior d'onda" o "sole/ belli". Il componimento è costituito da una strofa di 13 versi endecasillabi .
Analisi “La vita fugge et non s’arresta una hora”: L’opera è stata composta tra il 1348 e il 1356 dopo la morte di Laura. Egli immagina la personificazione della morte e della vita. La morte di Laura lascia il poeta in uno stato di prostrazione in cui ricordare è angoscioso. Egli attraverso la metafora della navigazione vede la vita come una nave in tempesta. Da sottolineare è l’assoluto pessimismo che è presente nell’ultima terzina.
GRIOLI CHARLIE III E
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