Il valore della cooperazione nell'innovazione della didattica Moderatrice:Prof.ssa Maria Allo
giovedì 22 novembre 2007
Progettazione modulare:L'intellettuale tra cultura,società,costume,politica e arte
Classe III E
Alto Medievo
L'intellettuale era il responsabile della trasmissione della cultura orale, coincidente col ceto intellettuale religioso.
Indicate, attraverso gli autori presi in esame e i brani tratti da opere appartenenti all'epoca medievale, la lingua usata , il pubblico ,i depositari di saperi, l'ispirazione culturale e artistica.
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Inferno
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9 commenti:
ALTO MEDIOEVO
Dell’Alto Medioevo, periodo compreso tra il 476 d.C. e l’anno Mille, non ci sono arrivate molte opere letterarie a causa della diffusione di una cultura orale e visiva che, in un periodo così “oscuro”, prese il sopravvento su quella scritta. In questo periodo la figura dell’intellettuale non è facile da delineare, ma si può ritrovare ugualmente nell’ambito religioso a causa dello sviluppo di una cultura teocentrica, che poneva Dio al centro del mondo. Per questo motivo i primi scrittori di quest’epoca non sono altro che ecclesiastici, come ad esempio Sant’Agostino vescovo d’Ippona e il monaco cluniacense Rodolfo il Glabro. Sant’Agostino nella sua opera “De civitate Dei”, scritta in latino, mette in contrapposizione la perfezione divina e l’ingiustizia terrena, rendendo il suo componimento apologetico, cioè volto alla difesa della cristianità minacciata dalle religioni pagane. Lui dice, riferendosi alla città divina, cioè alla perfezione del Creatore, “la sua vita itinerante come una schiava presso la città terrena”, spiegando come la pura religione sia ostacolata dai vizi umani e come sia destinata ad emergere sulla religione corrotta, che ha perso determinati valori sacrali. L’argomento trattato al Glabro, invece, mette in evidenza un’altra caratteristica del periodo medievale, cioè quella dell’immaginario collettivo, che si generava dalla mancanza di conoscenza di alcuni aspetti naturali, quali le carestie o le epidemie. Quindi nascevano figure, appunto immaginarie, come fantasmi e creature mostruose; tra queste ultime quella principale era rappresentata dal diavolo in persona. Il Glabro ci racconta l’incontro notturno col diavolo, esponendo una spiegazione dettagliata del suo aspetto presentandolo come “un omiciattolo dall’aspetto tenebroso,di modesta statura, collo esule, occhi nerissimi, barba caprina, orecchie a punta, dentatura canina, vestito di panni sudici..”. Anche quest’ultimo testo è stato scritto in latino e ciò significa che, come anche gli altri testi scritti nella stessa lingua, non era destinato all’intera popolazione, ma solo ad un gruppo ristretto di questa stessa, rappresentato dai chierici e da alcuni aristocratici, gli unici a possedere un’adeguata cultura e conoscenza del latino. Al popolo e ai ceti più umili erano destinati, invece, le rappresentazioni iconografiche delle vetrate delle chiese; appunto per quest’ultimo motivo vediamo comparire le maestose vetrate istoriate delle cattedrali gotiche, che grazie ai loro colori e giochi di luce che creavano, riuscivano a ricreare un’atmosfera divina.
Leonardo Lizzio III E
Il Medioevo è stato spesso visto come un periodo oscuro, di cui anche la periodizzazione è molto soggettiva (convenzionalmente 479-1492 d.C.), soprattutto per la perdita degli elementi classici, sostituiti da quelli barbarici. Dal Romanticismo poi venne rivalutato, poiché visto come le radici delle attuali culture e lingue nazionali. Gli anni che vanno dal 476 al 1000, ovvero l’Alto Medioevo, sono particolarmente difficili poiché l’Europa era debole, dopo aver subito le invasioni, si trovava in un periodo di crollo politico ed economico. La società strutturata gerarchicamente, con il feudalesimo ( imperatore-papa, vassalli- ecclesiastici, servi della gleba) sposta la vita dalle città alle campagne. Anche la cultura è poco diffusa ed è limitata al clero, che utilizza come lingua letteraria il latino. Gli oratores sono infatti allo stesso tempo gli autori ed il pubblico. La Chiesa si occupa solamente di problemi terreni e materiali, diventando sempre più corrotta, ma spiccano allo stesso tempo figure alla ricerca delle origini pure del Cristianesimo, ad esempio sant’Agostino che rendendosi conto dei problemi religiosi, politici e sociali scrive un opera apologetica e polemica sulla Chiesa, il De Civitate Dei, dove appunto contraddistingue queste due realtà: la città terrena (corrotta e materialistica) e la città celeste (pure e con grande fede). Il vescovo di Ippona inaugura un concetto importante per la politica medievale, che rimarrà tale fino al XIII secolo, la teocrazia, ossia Dio al centro della terra che concede il potere. U n lato oscuro dell’Alto Medioevo è anche la paura, che regna sovrana soprattutto per le lagune di conoscenza, portando il popolo a temere il peccato rappresentato dal diavolo e da altri personaggi. La crisi economica aveva portato la fame, le epidemie, la morte e appunto queste sofferenze portano anche la paura. Il monaco cluniacense Rodolfo il Glabro descrive il diavolo della sua apparizione notturna: “ aveva modesta statura, collo esile, volto smunto, occhi nerissimi, fronte increspata da rughe, naso schiacciato, bocca sporgente, labbra gonfie, mento stretto e affilato, barba caprina, orecchie irsute e a punta, capelli ritti e scarmigliati, dentatura canina, cranio allungato, petto sporgente, dorso a gobba, natiche che si scuotevano, panni sudici”. Il peccato era appunto quello che più si temeva, perché si voleva raggiungere l’eccellenza per la salvezza dell’animo, essa veniva legato alla donna,e più in generale al corpo perché era visto come l’antagonista dell’anima. L’arte gotica con l’elevazione delle Cattedrali quasi a voler avvicinarsi a Dio, e con le vetrate rappresentanti i personaggi della superstizione, rappresenta i temi del tempo.
Maria Maccherone IIIE
Nell’alto Medioevo, età che va dal 476 al X sec. , troviamo la formazione di nuove lingue e lo sviluppo della letteratura romanza o neolatina. I testi di questo periodo sono maggiormente scritti dai chierici, che erano i depositari della cultura, poiché erano gli unici a conoscere l’arte, la cultura e il latino, la lingua utilizzata nei testi scritti. Gli autori di questo periodo, essendo chierici, scrissero testi di ispirazione religiosa. Un autore di questo periodo fu Sant’Agostino oltre a S. Ambrogio e San Girolamo. Sant’Agostino scrisse il De Civitate Dei, dove viene contrapposta la perfezione divina e l’ingiustizia della vita terrena. Nel suo brano parla inoltre della religione Cristiana e di quella pagana, cercando di delineare una nuova visione, mettendo a confronto la pace e i comportamenti dei cristiani con i conflitti dell’epoca. Un altro autore fu Rodolfo il Glabro che nella sua “Apparizione del diavolo” racconta il suo incontro con il diavolo, un esperienza personale basata sul ricordo dell’evento: “Afferrò un capo del pagliericcio dove giacevo e scosse il letto con terribile violenza… Nel risvegliarmi di soprassalto, come a volte capita, per lo spavento, vidi l’essere che ho descritto”.essendo i testi scritti in latino, la lingua che conoscevano solo i colti, venivano appresi da una stretta cerchia di persone che erano anche i responsabili della trasmissione orale. Sono giunte a noi anche molte opere artistiche, che ci descrivono il periodo e anche i temi trattati da Sant’Agostino e Rodolfo il Glabro.
Laura Pennisi IIIE
Il Medioevo viene definito un periodo buio per via delle carestie, per il calo demografico, per l’ economia. Per quanto riguarda l’arte è un periodo fiorente, si ha la nascita delle cattedrali gotiche e un rinnovamento generale. Non c’ è una data ben definita in cui viene collocato il Medioevo, si è soliti collocarlo tra il 476 (caduta dell’ impero romano d’ Occidente) e il 1492 (la scoperta dell’ America), con l’anno 1000, che fa da spartiacque tra l’ Alto e il Basso Medioevo.
Nell’ Alto Medioevo, gli autori che attraverso le loro opere mettono in risalto le condizione del tempo sono pochi. In quel periodo solo i chierici conoscevano la lingua latina, il resto della popolazione era impegnato in lavori manuali. Uno tra gli autori, S. Agostino nel suo “de civitate Dei”, sviluppato in 22 libri, mette in relazione la religione e la natura pagana, entrambe non rendono felice la vita degli uomini. Infatti difende il cristianesimo e protesta gli autori latini pagani. In un brano tra 22 libri “ Il crollo della vita terrena e la gloria della città celeste”, paragona la perfezione della città di Dio e l’ imperfezione della città terrena. La città celeste accoglie la società pellegrina senza badare ai diversi usi e costumi, invece la città terrena non vive secondo la fede, comanda e fa obbedire chi l’ha abita. In questo brano di S. Agostino traspare la netta rivalità e l’ostilità nei confronti della città terrena da lui stesso abitata, ma non condivisa.
Il brano di un altro autore del periodo Rodolfo il Galbrio “ L’apparizione notturna del diavolo”, narra l’apparizione del diavolo durante la notte ai piedi del letto. Il diavolo viene descritto in maniera tenebrosa con sembianze paurose e disumane. Questo brano ci fa capire la società che caratterizza il Medioevo, infatti si ha un’ alterazione della mente con visioni soprannaturali, questa malattia veniva chiamata “Fuoco Sacro o di S. Antonio”, colpiva interi villaggi e si verificava con l’assunzione di farine contaminate, che provocavano intossicazioni le cui conseguenze erano per l’ appunto, ustioni e allucinazioni. Già questi due brani ci fanno capire le condizioni dell’Alto Medioevo, che ben presto verranno migliorate con l’arrivo del Basso Medioevo.
Bucalo Valentina III E
Nell'alto medioevo, mentre la cultura dei laici era data dall'educazione ricevuta dalla famiglia, la cultura del clero era basata su istituzioni scolastiche e su testi scritti ai quali accedevano solo i chierici.
Infatti furono tre padri della chiesa a darci la visione pi� convincente del rapporto fra i barbari e i latini nell'alto medioevo. I barbari entrano nella storia di Roma con l'inizio delle invasioni che portarono alla caduta dell'impero romano d'occidente e quindi all'inizio del medioevo. Questa divisione tra et� imperiale e medioevo non � una data condivisa da tutti, infatti la periodizzazione del medioevo � molto discussa e il suo inizio e la sua fine non hanno date certe ma convenzionalmente il medioevo � inteso come quel periodo di tempo compreso tra 476d.C, e 1492d.C. Il V secolo era caratterizzato dalla divisione della societ� in tre ordini principali: gli oratores, i bellatores e i laboratores. I primi due ordini erano i pi� importanti in quanto erano i custodi della fede e i suoi protettori, i laboratores invece erano un ordine subalterno al quale spettava solo il lavoro e l'obbedienza.
Uno dei tre padri della chiesa che ci da notizie su quest'epoca � Sant'Agostino.
Egli scrisse il DE CIVITATE DEI, un opera che vede contrapporsi la perfezione dell'ordine divino all'ingiusto ordine sociale umano. Nel XIX libro Agostino spiega come Dio possa essere l'unica speranza di pace in un periodo di conflitti e sofferenze qual'� il V secolo.
Dio era quindi l'unica speranza di salvezza per gli uomini e ci� si riflette perfettamente nell'arte gotica. Il gotico � caratterizzato da diverse innovazioni, come archi rampanti e archi a sesto acuto, ma le cattedrali costruite secondo questo stile si distinguono soprattutto per la loro forte elevazione, chiaro segno del tentativo di avvicinamento a Dio da parte degli uomini del tempo.
Emanuele Rapisarda IIIE
L’alto medioevo è il periodo che va dal 476 d.c. (anno della caduta dell’impero romano d’occidente) fino all’ anno mille. Fu un periodo di grandi crisi economiche, di forte calo demografico e soprattutto di invasioni. In quest’epoca nasce quel fenomeno chiamato feudalesimo e la cristianità divenne l’ unica certezza del periodo. Molti furono coloro che cercavano una risposta a questa crisi. Gli intellettuali del periodo cercarono di trovare una risposta. Costoro erano i chierici, poiché erano gli unici a conoscere l’arte, la cultura e il latino come pure erano gli unici a cui era destinato un insegnamento basato su istituzioni scolastiche e testi scritti. Il resto della popolazione era illetterata e la loro educazione si trasmetteva oralmente e all’interno di una cerchia ristretta di famiglie. Tra i letterati del periodo ricordiamo Agostino d’Ippona e Rodolfo il Glabro. La composizione più importante di Agostino è il “de civitate dei” nella quale l’autore contrappone la perfezione della “città di Dio” con l’imperfezione della città terrena dell’uomo. Fu appunto questo antagonismo che, secondo Agostino, portò a questa crisi. Ma il medioevo è ricordato anche per gli elementi dell’immaginario collettivo che riguardava tutto ciò che non era conosciuto: infatti molti erano i casi nei quali il diavolo e i demoni impersonificavano malattie o “presenze” oscure. Questo aspetto del periodo è ricordato in un ‘ opera di Rodolfo il Glabro, nel quale è raccontato il terrificante incontro con il diavolo. Questo periodo fu anche ricco dal punto di vista artistico. Ricordiamo infatti le numerose innovazioni che l’ arte gotica portò nel mondo.
Elisa Miraglia III E
Siamo nell’Europa alto medievale. Questo lungo periodo, che attraversa diversi secoli a partire dal 476 d.C., è caratterizzato da molti aspetti, sia politici che culturali avuti grazie allo scontro di tre diversi “punti di vista”. Difatti il Medioevo sarà punto di convergenza di Romanesimo, Germanesimo, e Cristianesimo.
La cultura, inizialmente, è davvero nelle mani di occhi. Innanzitutto, basta individuare alcune figure di intellettuali per arrivare alle prime conclusioni. Parlando infatti di Ambrogio, Girolamo e Agostino d’Ippona, ovvero i tre padri della chiesa, possiamo capire che la cultura è un privilegio dell’ambiente ecclesiastico, quindi di ispirazione religiosa, destinata al un pubblico colto. E questa ristretta diffusione dei saperi, riservata a chierici e talvolta all’aristocrazia – al tempo organizzata secondo lo schema tedesco del feudalesimo-, portano ad un tipo di cultura “chiusa”. L’intellettuale religioso si trova socialmente “compromesso”: l’ambiente in cui si muove (l’ambito ecclesiastico) è minacciato dall’influenza del paganesimo nonché danneggiato da fenomeni di un certo rilievo come la simonia e il nicolaismo. Il narrare, quindi, dell’intellettuale diventa così opera apologetica. Prendendo come esempio Agostino di Ippona e il suo DE CIVITATI DEI, possiamo vedere come egli tenti di difendere la posizione della Chiesa (pur ammettendone le colpe), cercando di redimere e indurre alla retta via la gente del suo secolo. Questa forte impronta religiosa viene colta anche dal popolo, che talvolta la trasforma o la fraintende lavorando di fantasia. Ecco che si sviluppa nell’ immaginario collettivo la tendenza a interpretare ogni eventi naturale come soprannaturale. Eventi come malattie, temporali o eclissi diventano manifestazioni di forze misteriose che scatenano superstizioni e paura nella popolazione. Questa mentalità si ripercuote anche nella quotidianità sociale, creando compensi nella società. Oggetto di calunnia diventa la donna, peccatrice e fonte di peccato. Peccati spesso legati alla carnalità, al corpo visto come antagonista dell’anima, in lotta tra loro come angelo e demone. L’intellettuale non può che risentire di questa mentalità collettiva. Testimone ne è il monaco cluniacense (e qui è di nuovo evidente l’importanza della cultura religiosa) Rodolfo il Glabro. Quest’ultimo, attraverso un brano oggetto della sua esperienza, ci racconta un suo incontro notturno con il diavolo. Nel testo è evidente il conflitto interiore scatenato dalla paura del peccato e il timore della volontà di Dio, nonché il bisogno dell’anima di liberarsi del suo stato di colpevolezza e di ricerca della misericordia divina. Anche l’arte diventa portavoce delle ideologie dell’epoca, attraverso dipinti, miniature e vetrate. Le opere dell’epoca si alternano tra il gusto romanico e il nascente gotico. I soggetti sono prevalentemente sacri, raffiguranti scene bibliche o aventi a che fare con la materia. Talvolta, qualche dipinto più macabro, raffigura deomoni o spaventosi fantasmi nelle loro apparizioni, solitamente notturne.
Natasha :D
“Per intellettuali occorre intendere tutto lo strato sociale che esercita funzioni organizzative in senso lato, sia nel campo della produzione, sia in quello della cultura, e in quello politico amministrativo”.
Queste sono le parole usate da Antonio Gramsci per delineare la figura dell’intellettuale, sempre ritenuta molto importante nel corso dei secoli, come per esempio nell’Alto Medioevo (che va dal 476 d.C. al X-XI secolo), segnato da una profonda crisi economica e demografica, dall’incontro-scontro tra diverse culture e dove l’unico punto fermo di identità culturale era la Cristianità.
L’intellettuale ha rappresentato, per secoli, una delle poche speranze, una delle poche fonti dalla quale attingere la verità, grazie alla continua ricerca di risposte efficaci sul significato di quel periodo storico, periodo di dubbi ed incertezze che affliggevano la gente.
Tra gli intellettuali del periodo Alto Medievale troviamo soprattutto tanti uomini e padri della Chiesa, tra i quali emergono, Sant’Agostino, vescovo d’Ippona e Rodolfo detto “Il Glabro”, monaco cluniacense.
Sant’Agostino, nella sua opera De Civitate Dei, contrappone la città di Dio alla città terrena, ovvero l’ordine divino perfetto al disordine umano; la città terrena è la comunità di tutti coloro che vivono secondo la carne e il cui destino è la dannazione eterna, mentre la città di Dio unisce quelli che vivono secondo lo spirito e che quindi si salveranno. La chiesa non è la città di Dio, bensì lo strumento di grazia necessario per la sua costruzione.
Rodolfo il Glabro si dedica invece ad una scrittura di tipo memorialistico, che parla cioè della storia del mondo dell’Anno Mille, ma presenta anche (in alcuni punti delle sue opere) narrazioni di esperienze personali, come ad esempio l’apparizione notturna del diavolo, derivata, appunto, da una sua visione notturna terrificante.
Nell’Alto medioevo, infatti, l’immaginario collettivo, veniva plasmato da linguaggi visivi, orali e immediati;non potendo conoscere le cause delle malattie o della crisi del tempo, la gente si aggrappava a spiegazioni religiose o magiche . Tanta era la paura e l’ignoranza all’epoca, che si tendeva spesso a personificare il male o le malattie, dando loro il volto del diavolo stesso o di animali e creature spaventose.
In un periodo così buio e difficile anche l’arte rappresentava uno strumento e una via, attraverso la quale potersi esprimere, ma poter esprimere anche le proprio idee e i propri sentimenti; venivano infatti spesso rappresentati mostri, animali (il male) che seminavano il panico e la paura tra la gente.
Francesca De Giorgio
“Per intellettuali occorre intendere tutto lo strato sociale che esercita funzioni organizzative in senso lato, sia nel campo della produzione, sia in quello della cultura, e in quello politico amministrativo”.
Queste sono le parole usate da Antonio Gramsci per delineare la figura dell’intellettuale, sempre ritenuta molto importante nel corso dei secoli, come per esempio nell’Alto Medioevo (che va dal 476 d.C. al X-XI secolo), segnato da una profonda crisi economica e demografica, dall’incontro-scontro tra diverse culture e dove l’unico punto fermo di identità culturale era la Cristianità.
L’intellettuale ha rappresentato, per secoli, una delle poche speranze, una delle poche fonti dalla quale attingere la verità, grazie alla continua ricerca di risposte efficaci sul significato di quel periodo storico, periodo di dubbi ed incertezze che affliggevano la gente.
Tra gli intellettuali del periodo Alto Medievale troviamo soprattutto tanti uomini e padri della Chiesa, tra i quali emergono, Sant’Agostino, vescovo d’Ippona e Rodolfo detto “Il Glabro”, monaco cluniacense.
Sant’Agostino, nella sua opera De Civitate Dei, contrappone la città di Dio alla città terrena, ovvero l’ordine divino perfetto al disordine umano; la città terrena è la comunità di tutti coloro che vivono secondo la carne e il cui destino è la dannazione eterna, mentre la città di Dio unisce quelli che vivono secondo lo spirito e che quindi si salveranno. La chiesa non è la città di Dio, bensì lo strumento di grazia necessario per la sua costruzione.
Rodolfo il Glabro si dedica invece ad una scrittura di tipo memorialistico, che parla cioè della storia del mondo dell’Anno Mille, ma presenta anche (in alcuni punti delle sue opere) narrazioni di esperienze personali, come ad esempio l’apparizione notturna del diavolo, derivata, appunto, da una sua visione notturna terrificante.
Nell’Alto medioevo, infatti, l’immaginario collettivo, veniva plasmato da linguaggi visivi, orali e immediati;non potendo conoscere le cause delle malattie o della crisi del tempo, la gente si aggrappava a spiegazioni religiose o magiche . Tanta era la paura e l’ignoranza all’epoca, che si tendeva spesso a personificare il male o le malattie, dando loro il volto del diavolo stesso o di animali e creature spaventose.
In un periodo così buio e difficile anche l’arte rappresentava uno strumento e una via, attraverso la quale potersi esprimere, ma poter esprimere anche le proprio idee e i propri sentimenti; venivano infatti spesso rappresentati mostri, animali (il male) che seminavano il panico e la paura tra la gente.
Francesca De Giorgio
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