Est enim amicitia nihil aliud nisi omnium divinarum humanarumque rerum cum benevolentia et caritate consensio; qua quidem haud scio an excepta sapientia nihil melius homini sit a dis immortalibus datum. Divitias alii praeponunt, bonam alii valetudinem, alii potentiam, alii honores, multi etiam voluptates. Beluarum hoc quidem extremum, illa autem superiora caduca et incerta, posita non tam in consiliis nostris quam in fortunae temeritate. Qui autem in virtute summum bonum ponunt, praeclare illi quidem, sed haec ipsa virtus amicitiam et gignit et continet nec sine virtute amicitia esse ullo pacto potest.
trad.
Infatti l'amicizia non è niente altro che un accordo su tutte le cose divine ed umane, con benevolenza ed affetto; di esse certo non so se, eccettuata la sapienza, sia stato dato nulla di meglio all'uomo da parte degli dei immortali. Alcuni danno maggior importanza alla ricchezza, altri alla buona salute, altri al potere, altri agli onori, molti anche ai piaceri. Questi ultimi sono di certo propri delle bestie, le altre cose caduche ed incerte, poste non tanto nelle nostre volontà, quanto nella volubilità del caso. Coloro invece che ripongono il sommo bene nella virtù, certo fanno benissimo, ma questa stessa virtù genera l'amicizia e la mantiene e senza la virtù non vi può essere in nessun modo amicizia.
Scritto nel 44 a poca distanza dal Cato maior, e come quest'ultimo dedicato ad Attico, il breve dialogo Laelius de amicitia è ambientato da Cicerone nell'anno 129, lo stesso del De re publica. Anche qui, come nell'importante dialogo sullo Stato, gli interlocutori appartengono al cosiddetto "circolo degli Scipioni": a pochi giorni dalla misteriosa morte di Scipione Emiliano durante le agitazioni graccane, Lelio rievoca davanti a C.Fanno e M. Scevola la figura dell'amico scomparso, e disserta sul valore e le finalità dell'amicizia in se stessa. Il clima è dunque quello di una composta tristezza, sullo sfondo di una situazione politica estremamente tesa: così com'era tesa la situazione a Roma nell'anno 44 di stesura del dialogo, con Cesare da poco assassinato e Cicerone che cercava il rilancio sulla scena politica.
Che il Laelius sia un'opera dai significati anche apertamente politici, è un dato spesso sottolineato dalla critica recente. Il dialogo nasce sicuramente dalla volontà di superare l'antica e tradizionale concezione romana dell'amicizia come serie di legami personali a scopo di favoritismo politico, in una logica che oggi definiremmo "clientelare". Cicerone, sulla scorta della riflessione sulla filosofia compiuta negli anni di ozio forzato dall'attività pubblica, cerca invece di definire e stabilire i fondamenti etici del sentimento che lega gli uomini. Preliminare a questo è un allargamento della base sociale cui riferire il concetto di amicizia: non più solo gli aristocratici, ma chiunque possa rientrare nella fondamentale categoria ciceroniana dei boni. Quella del bonus è, come dice G. B. Conte, "una categoria che attraversa verticalmente gli strati sociali esistenti, senza identificarsi con alcuno di essi in particolare". Boni sono dunque gli uomini virtuosi, ai quali Cicerone già dai tempi dell'orazione Pro Sestio, lancia un forte invito ad occuparsi della cosa pubblica, ad entrare nell'agone politico. "Concedetur profecto verum esse, ut bonos boni diligant", ha detto Cicerone poco sopra nel Laelius. E' a questi virtuosi dunque che indica la via dell'amicizia perfetta, quella che mescola virtus e probitas, fides e constantia.
Le amicizie comuni e mediocri si allontanano di molto dall'amicizia ideale, la quale invece, pur non escludendo ricadute pratiche e vantaggi reciproci tra gli amici, è anzitutto e soprattutto profonda intesa e sintonia,sentimento e affetto disinteressato alimentato dalla frequentazione e dalla comunanza di vita , di carattere, di valori.
Il Laelius de amicitia si conclude con parole di esortazione agli interlocutori de dialogo e naturalmente anche ai lettori, affinchè considerino che virtù e amicizia sono indissolubili, e che anzi non si dà amicizia al di fuori della virtù.
L'amicizia propagandata da Laelius non è solo un'amicizia politica:si avverte anche un disperato bisogno di rapporti sinceri.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Che cos'è l'amicizia per voi?
1 commento:
L'amicizia è, come dice Cicerone, derivata dal verbo amare. Per me l'amico è qualcuno che si fa amare non solo per quello che fa (sennò tutti coloro che ci fanno dei piaceri sarebbero nostri amici) ma anche per quello che è. Anche qui Cicerone non si sbaglia: è la natura di due persone a determinarne l'affetto reciproco(amicizia o amore).
Posta un commento