Siamo su Dienneti

domenica 2 novembre 2008

Io m'ag(g)io posto in core a Dio servire


Jacopo da Lentini Federico II
Io m'aggio posto in core a dio servire

É il più antico poeta siciliano, inventore del sonetto, nato a Lentini alla fine del XII secolo e morto fra il 1246 e il 1250. Fu notaio imperiale di Federico II, perciò fu detto per antonomasia il Notaro (i suoi atti notarili sono datati tra il 1233 e il 1240.I contemporanei ebbero per lui grande venerazione, e Dante, pur contrapponendo a Jacopo e a Guittone d'Arezzo la poesia stilnovista nella Commedia (Purgatorio, XXIV,55), cita nel De vulgari eloquentia(1,12) come esempio di limpido e ornato stile la canzone di Jacopo: Per fino amore vo' sì lietamente. E' considerato, a cominciare dallo stesso Dante, il caposcuola, cioè il maestro e il rappresentante più insigne dei poeti siciliani. Avendo scritto le sue liriche fra il 1233 e il 1240, si attribuisce a questo periodo l'inizio della scuola dei poeti siciliani. Di Jacopo ci restano una quarantina di componimenti: numerose le canzoni, di varia struttura, talora unissonaus, al modo provenzale, cioè con rime costanti. A Jacopo va, altresì, attribuita l'istituzione della forma metrica del sonetto, che ormai si fa risalire a una stanza di canzone isolata, anziché, come vorrebbe una teoria meno accreditata, alla fusione di due strambotti. I suoi temi si raccolgono intorno a un sentimento amoroso cantato con vaga freschezza, con un gusto musicale limpido e sorgivo(come nel sonetto Meravigliosamente), pur nelle reminiscenze e nelle ripetizioni di moduli e strutture provenzali. Così, se il famoso sonetto Amore è un desio che ven da core, può essere considerato essenzialmente una dichiarazione di poetica nell'ambito di una derivazione provenzale, altrove Jacopo sa trovare più personali accenti per il suo trepido e gioioso canto d'amore (si veda in particolare il sonetto Io m'agio posto in core a Dio servire).
Sonetto


Il sonetto nella lirica italiana

Il sonetto (dal provenzale sonet, 'piccola melodia', nel senso di 'poesia per musica'), insieme con la canzone, da cui probabilmente deriva, è una delle più importanti forme metriche della poesia italiana. Se ne attribuisce l'invenzione a Jacopo da Lentini, appartenente alla scuola siciliana. Particolarmente usato dagli stilnovisti e da Dante, raggiunse altissimi livelli espressivi con Francesco Petrarca, il cui Canzoniere comprende 317 sonetti su 366 componimenti.

In Italia, significativi esempi si trovano poi, nella seconda metà del XVI secolo, nell'opera di Torquato Tasso. La fortuna del sonetto proseguì in età barocca e nel Settecento fino a Ugo Foscolo. Trascurato dai romantici e da Giacomo Leopardi, sta al centro dell'opera di Giuseppe Gioachino Belli (scrisse ben 2279 sonetti) e viene poi ripreso da Giovanni Prati, Carducci, D'Annunzio. Nella poesia del Novecento ha continuato ad avere un'importanza non trascurabile, nonostante l'ampia diffusione del verso libero. L'hanno praticato Guido Gozzano, Umberto Saba, Giorgio Caproni, Andrea Zanzotto, Edoardo Sanguineti. Franco Fortini ha proposto forme di sonetto con irregolarità nelle rime.

Sonetto Componimento di quattordici endecasillabi disposti in due quartine e due terzine (vedi Metrica). Le rime delle quartine possono essere incrociate (ABBA, ABBA) o alternate (ABAB, ABAB); quelle delle terzine alternate (CDC, DCD), replicate (CDE, CDE) o invertite (CDE, EDC).

Io m’aggio posto in core a Dio servire,
com’io potesse gire in paradiso,
al santo loco, c’aggio audito dire,
4o’ si mantien sollazzo, gioco e riso.

Sanza mia donna non vi voria gire,
quella c’à blonda testa e claro viso,
che sanza lei non poteria gaudere,
8estando da la mia donna diviso.

Ma no lo dico a tale intendimento,
perch’io pecato ci volesse fare;
11se non veder lo suo bel portamento

e lo bel viso e ’l morbido sguardare:
che·l mi teria in gran consolamento,
14veggendo la mia donna in ghiora sta

http://images.encarta.msn.com/xrefmedia/iencmed/targets/illus/ilt/T594460A.gif


SPUNTI PER LA RIFLESSIONE

1 Indicate i punti del testo in cui riscontrate la coesistenza di sacro e di profano
2 La sfera dell'amore rientra nel campo

a dell'erotismo
b del misticismo
c del mistico-erotico

3 Quali sono i campi semantici dominanti nella lirica?
4 Quali funzioni assolvono lo spazio e il tempo?

5 Quali attributi rimandano alla lirica cortese?

6 Quali catratteristiche vengono attribuite al paradiso?

7 Quali caratteristiche presenta il personaggio femminile?

8 Qual'è l'atteggiamento del poeta?

9Come il poeta supera il conflitto amor cortese-religione?

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Bonanno Federica III° E
Bonjour,buenos dìas,guten tag! =)

1-Si può riscontrare delle tracce di sacro e nella prima quartina, dove egli si ripropone di servire Dio,e allude ad un contenuto religioso; troviamo invece del profano nella seconda quartina e terza terzina dove prima fa alludere ad una visione di una donna senza la quale lui non potrebbe godere,ma successivamente puntualizza che il contesto è riferito al portamento della donna,e per questo la divinizza.
2-La sfera dell'amore rientra nel campo del mistico-erotico,poichè divinizzando la donna si ha un contrasto con la religione.
3-La lirica nell'età classica era una poesia cantata con accompagnamento musicale; nell'età moderna, è una forma di poesia in cui prevalgono temi soggettivi, (infatti è una poesia caratterizzata da soggettivismo) stati d'animo e similitudini.
5-Si fa riferimento alla lingua cortese quando l'autore si pone in condizione di servitù verso Dio, ciò si lega al "servitium" d'amore,cioè il rapporto di vassallaggio che si aveva tra l'uomo e la donna.
6-Attraverso il "beneficium" l'uomo dovrebbe arrivare in 'paradiso' -> della corte feudale (laicizzazione.
7-Il personaggio della donna è molto lodato,vengono elogiate le caratteristiche delle quali il poeta esprime,e afferma che senza di essa non potrebbe andare in paradiso,e che senza di essa non potrebbe godere; nella terza terzina viene poi puntualizzato il precedente punto del godimento, per non far sembrare qualcosa di volgare, e riferito invece al suo bel portamento.
8-Il poeta appare molto accurato nel sottolineare quel "ma" per non far intendere altro che non si voglia far intendere sulla figura femminile, e che le sue intenzioni sono alquanto mistiche; (rimanda alla scuola poetica siciliana).
9-Col divinizzare la figura della donna deme di creare un contrasto con la religione, e viene quindi sminuito con il "ma" che puntualizza il godimento riferito alla visione della donna.

A domani proffy! =)
au revoir!,!hasta luego!,auf widersehen!
•°¤*°(¯`¤Fєdє¤´¯)°*¤°•

Anonimo ha detto...

1) La coesistenza tra sacro e profano si ha nella prima strofa, in cui l'autore dice chein paradiso (luogo sacro), si mantien sollazzo,gioco e riso(profano). Altro elemento profano è la donna.

2) mistico-erotico

3) Le parole chiave in questo componimento sono:
nella prima quartina: servire, paradiso, santo loco.
Nella seconda quartina: blonda testa e chiaro viso.
Nella prima terzina: bel portamento.
Nella seconda terzina: bel viso, morbido sguardare, mia donna, in ghiora.
I campi semantici del componimento sono: il rapporto di vassallaggio che ci riporta al periodo medievale e la lirica cortese basata sull'amore che l'uomo prova verso la donna, che purtroppo è irraggiungibile.

4)In questo componimento si ha un senso di indefinito perchè i verbi sono utilizzati all'infinito.

5)La lirica cortese fu elaborata nelle corti in provenza dai trovatori provenzali. La donna era vista come elemento irraggiungibile perchè sposata, e l'uomo aspetta sempre un gesto da parte dell'amata.

6) Al paradiso viene attribuito l'aggettivo di santo loco.

7) Al personaggio femminile vengono attribuiti gli aggettivi: blonda testa, claro viso, il suo ben portamento, bel viso e morbido sguardo. Essi simboleggiano la belleza femminile.

8)Iacopo da Lentini è il più antico poeta della scuola poetica siciliana.
In questo periodo la lirica provenzale si espande in tutta europa soprattutto in sicilia nella corte di Federico II.Egli aveva creato una monarchia accentatrice che racchiudesse il potere politico rifiutando l'ingerenza del papato.Egli formò anche la Burocrazia formata da artisti, essi nelle loro composizioni parlano d'amore e non di politica.

9) L'autore supera il conflitto tra l'amore cortese e la religione con l'opposizione del pensiero: non dice che gode vedendo la donna con lo scopo di peccare, ma egli sta bene solo potendo osservare il suo maestoso portamento.

A domani...

Rossana Zagami III E

GIADA GIUFFRIDA ha detto...

- Nel sonetto di Jacopo da Lentini si intrecciano termini latini, siculi e provenzali.
- Il termine PARADISO, non ci rimanda al mondo celeste, ma al mondo cortese: al paradiso laico!
- Le caratteristiche che vengono attribuite al paradiso sono: SANTO LOCO, dove si gioca e si ride.
- Le caratteristiche che vengono attribuite alla figura femminile sono: BLONDA TESTA, CLARO VISO, BEL VISO, MORBILO SGUARDO , BEL PORTAMENTO.
- Nelle due quartine il poeta divinizza la figura femminile, creando un conflitto con la religione. Così cerca di rimediare con l’opposizione del pensiero: non lo dice a tale intendimento ma perché gli piace vedere il suo bel portamento.
- L’atteggiamento del poeta ci rimanda al contesto della scuola poetica siciliana. In quel periodo Federico II di Svevia aveva creato la monarchia accentatrice, che racchiudeva il potere politico e rifiutava l’ingerenza del Papato. Inoltre aveva creato la burocrazia formata da artisti, i quali nelle loro composizioni parlavano d’amore e non di politica.

Anonimo ha detto...

Sera prof...

La poesia "Io m'aggio posto in core a Dio servire" di Giacomo da Lentini è un sonetto; si apre con il tema di fondo di questo componimento è la forte contraddizione fra amore fisico e concezione cristiana del paradiso. Il poeta non volendo commettere peccato utilizza l'immagine del paradiso come metafora per esaltare la bellezza e l' incomparabile valore della donna, della cui presenza vuole compiacersi in eterno.Nella seconda strofa parla della sua donna amata e di come non potrebbe vivere senza di lei neanche in paradiso, nelle due terzine finali l'autore spiega le sue affermazioni dicendo che non vorrebbe fare nulla di peccaminoso con l'amata, ma solo contemplarne la bellezza. Molto forte è l'influenza della poesia provenzale, non soltanto nell'affrontare il tema dell'amore ma soprattutto a livello stilistico. Tipica provenzale e la descrizione della donna, caratterizzata da una carnagione chiara e da capelli biondi, ma anche molti termini del testo come sollazzo, riso e gioco. L'attenzione cade in particolare sulla ripetizione dell'aggettivo bel che mette in risalto la contemplazione della donna nelle sue migliori qualità. Infine la rima utilizzata ABAB, ABAB, CDC, DCD è tipica della scuola siciliana. Inoltre a livello lessicale si usano delle parole dialettali quali "m'aggio", invece di "mi sono posto", "gire" invece di "andare" affiancata da alcuni latinismi.Come nella seconda strofa: "audito", "gaudere", "claro.

Antonella Salvà

stefano ha detto...

1] Si può riscontrare delle tracce di sacro nella prima quartina dove c’è un contesto religioso, tracce di profano sono presenti nella seconda e terza terzina dove l’autore parla della figura della donna.
2] La sfera dell’amore rientra nel campo del mistero-erotico.
3] I campi semantici del componimento sono: il rapporto di vassallaggio presente nel periodo medievale e la lirica cortese basata sull’amore che l’uomo prova verso la donna che, però è irraggiungibile.
4] In quest’opera sono presenti verbi all’infinito, questo ci da una sensazione di indefinito.
5] Nel testo vi sono presenti elementi che riportano alla lirica cortese perché la donna è vista come un elemento irraggiungibile, e l’uomo aspetta un gesto dall’amata.
6] La caratteristica che viene attribuita al paradiso è SANTO LOCO.
7] il personaggio della donna è molto lodato e sono attribuiti aggettivi che simboleggiano la sua bellezza.
8] Jacopo è il più antico poeta siciliano. In questo periodo la lirica provenzale si espanse in Sicilia, nella corte di Federico II. Egli aveva creato una monarchia accentratrice che racchiuse il potere politico non accettando l’ingerenza del papato. In seguito egli formò la “Burocrazia” composta da artisti, che nelle loro opere parlano d’amore e non di politica.
9] Jacopo da Lentini, supera il conflitto tra l’amore e la religione con l’opposizione del pensiero(prima terzina).

Conti Nibali Stefano IIIE

Anonimo ha detto...

Buon giorno prof...

Jacopone da Lentini fu l'iniziatore della Scuola Siciliana,definito anche da Dante nella Divina Commedia il caposcuola e il maestro dei poeti della corte di Federico II.Un sonetto di straordinaria spontanità e freschezza è " Io m'agio posto in core a Dio servire" ovvero "Io ho fatto proponimento di servire fedelmente Dio". In esso la gioia dell'amore cortese è paragonato a quello religioso dell'amore divino e figure sacre rivestono sentimenti profani..."Il santo loco",il "sallazzo","il gioco","il riso" e "la donna".Solo con la sua donna la felicità del poeta sarebbe vera e piena e nascerebbe non dal soddisfacimento di istinti peccaminosi ma della gioia di contemplarla in tutta la sua bellezza..."il biondo dei capelli,il viso chiaro e luminoso,nella gloria dei cieli.Troviamo in Jacopone l'esperienza dell'amore come sentimento che suscita nell'animo lo slancio verso una gioia pura,intensa,infinita; un sentimento che trova sfogo nel sogno del paradiso dell'amore: di un amore sottratto alla brutalità dei sensi per divenire gioia contemplativa.

A domani prof...
Manuela Casella

Anonimo ha detto...

Buon giorno prof...

Jacopone da Lentini fu l'iniziatore della Scuola Siciliana,definito anche da Dante nella Divina Commedia il caposcuola e il maestro dei poeti della corte di Federico II.Un sonetto di straordinaria spontanità e freschezza è " Io m'agio posto in core a Dio servire" ovvero "Io ho fatto proponimento di servire fedelmente Dio". In esso la gioia dell'amore cortese è paragonato a quello religioso dell'amore divino e figure sacre rivestono sentimenti profani..."Il santo loco",il "sallazzo","il gioco","il riso" e "la donna".Solo con la sua donna la felicità del poeta sarebbe vera e piena e nascerebbe non dal soddisfacimento di istinti peccaminosi ma della gioia di contemplarla in tutta la sua bellezza..."il biondo dei capelli,il viso chiaro e luminoso,nella gloria dei cieli.Troviamo in Jacopone l'esperienza dell'amore come sentimento che suscita nell'animo lo slancio verso una gioia pura,intensa,infinita; un sentimento che trova sfogo nel sogno del paradiso dell'amore: di un amore sottratto alla brutalità dei sensi per divenire gioia contemplativa.

A domani prof...
Manuela Casella

Rosario ha detto...

Buona sera prof...

1:Riscontriamo delle tracce di sacro nella prima strofa,dove il poeta si ripropone di servire Dio,alludendo ad un contatto religioso;troviamo il profano nella seconda quartina e nella terza terzina,dove inizialmente allude ad una visione della donna,senza la quale lui non potrebbe godere,ma successivamente puntualizza che il testo è riferito alla figura della donna,e per questo la divinizza.

2:La sfera dell'amore rientra in un contesto mistico-erotico,perchè mettendo in risalto la figura della donna si ha un contrasto con la religione.

3:La lirica nel periodo classico era un'opera cantata con l'accompagnamento della musica;nell'età moderna è una poesia in cui il tema è soggettivo,con riferimento a stati d'animo e similitudini.

4:In quest'opera sono presenti verbi all'infinito dandoci un senso di indefinito.

5:L'autore quando si pone in servitù verso Dio,fa riferimento alla lirica cortese,mettendo in risalto il rapporto di vassallaggio che si aveva tra l'uomo e la donna.

6:Attraverso il "Beneficium",l'uomo dovrebbe arrivare il paradiso.

7:Alla figura della donna,vengono attribuiti i seguenti aggettivi:
blonda testa, claro viso, il suo portamento, bel viso e morbido sguardo. Essi simboleggiano la bellezza femminile.

8:Il poeta mette in evidenza quel "ma",per risaltare la figura della donna,e che le sue intenzioni sono al quanto mistiche(con chiaro riferimento alla scuola poetica siciliana).

9:Divinizzando la figura della donna,il poeta teme di creare un contrasto con la religione,diminuendone il valore che l'autore mette in risalto con il "ma",puntualizzando il valore della donna.