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domenica 23 novembre 2008

Guido Cavalcanti


Guido Cavalcanti guelfo bianco, partecipò attivamente alle turbolente vicende politiche del comune di Firenze: nel giugno del 1300 accusato di sedizione violenta subì una condanna all’esilio in Lunigiana. A questo episodio biografico la critica di epoca romantica ha creduto si riferisse il motivo ispiratore della ballata Perch’io no spero di tornar giammai, che in realtà ha una natura prettamente convenzionale, legata com’è al tradizionale motivo cortese dell’"amore di lontananza".

Il canzoniere

Il suo canzoniere è composto di 52 testi (sonetti, canzoni e ballate) da cui non si possono ricavare indicazioni cronologiche utili per stabilire la data di composizione. Intorno al 1283 il nome di Cavalcanti doveva essere assai noto tra i poeti stilnovisti: nella Vita nuova, infatti, Dante lo considera uno dei più "famosi trovatori in quello tempo". Il tema largamente dominante del suo canzoniere è Amore, inteso come passione irrazionale che allontana l'uomo dalla conoscenza e dalla felicità speculativa, conducendolo a una "morte" che è a un tempo morale e fisica. I trattati di medicina medievale (derivati da testi arabi) ritenevano che la "malattia d'amore" (l'amor heroicus) potesse avere anche esito mortale. Nutrito di letture filosofiche e in contatto con gli ambienti averroisti di Bologna, Cavalcanti procede nei suoi testi a un'indagine sull'origine, la natura e gli effetti che la passione amorosa produce nell'uomo: programmatica in tal senso è la sua canzone dottrinale Donna me prega. Provenienti dagli ambiti della "filosofia naturale" (fisica, astrologia, medicina e "psicologia" nel senso di "scienza dell'anima") e applicate alla passione amorosa, le sue ampie metafore (quali la battaglia d'amore, con ferite, "sbigottimenti", intervento degli spiriti vitali, paure, fughe, distruzione e morte) prendono vita in un linguaggio drammatico e lirico che lascia nel lettore un senso di malinconia e fatalità. L'enfasi drammatica della poesia di Cavalcanti è però stemperata e controbilanciata da un senso di stupore malinconico nei confronti di un realtà interiore che sempre trascende il soggetto e la sua sofferenza. Nei suoi testi ciò si realizza con sapienti tecniche, quali la distanza dell'io poetico dal proprio discorso, l'ironia implicita nei frequenti diminutivi, un lessico concettuale e filosofico arduo, un sistema di immagini e paragoni.

Voi che per li occhi
mi passaste 'l core"

Voi che per li occhi mi passaste 'l core

e destaste la mente che dormia,
guardate a l'angosciosa vita mia,
che sospirando la distrugge Amore.

E' vèn tagliando di sì gran valore,
che' deboletti spiriti van via:
riman figura sol en segnoria
e voce alquanta, che parla dolore.

Questa vertù d'amor che m'ha disfatto
Da' vostr' occhi gentil' presta si mosse:
un dardo mi gittò dentro dal fianco.

Sì giunse ritto' colpo al primo tratto,
che l'anima tremando si riscosse
veggendo morto 'l cor nel lato manco

Spunti per la riflessione

1 Individuate nel testo il vario manifestarsi delle conseguenze distruttive dell'amore

2 In termini di contenuto , che differenza noti tra le quartine e le terzine?

3 La rappresentazione dell'amore è

a allegorica

b simbolica

c oggettiva

d soggettiva

4 Quali funzioni ricoprono lo spazio e il tempo?











4 commenti:

GIADA GIUFFRIDA ha detto...

1)Prima quartina: trafiggeste il cuore, destaste la mente che dormiva, distrugge la vita mia facendomi sospirare.
Seconda quartina: vien tagliando (ferendo) con tanta forza che gli spiritelli deboli vanno via.
Prima terzina: questa forza d’amore mi ha disfatto (distrutto).
Seconda terzina: l’anima tremando si svegliò.
2)Il testo descrive due volte il processo di innamoramento: una prima vota nelle quartine e poi, di nuovo, nelle terzine. Le variazioni sono pochissime: tra queste da notare la parola “occhi” presente sia nel v. 1 sia nel v. 10. Nel v. 10 si riferisce alla donna, mentre al v. 1 gli occhi erano quelli del poeta. Il sonetto si struttura quindi in forma circolare: non c’è svolgimento, ma ripetizione angosciosa di una situazione immutabile.
3)Allegorica.
4)Non ci sono riferimenti né al tempo né allo spazio; cioè indica che tutto è eterno.

Anonimo ha detto...

1)
Il concetto di amore visto come tormento,si può appurare:
Nella prima quartina,dove il poeta dice: "mi passaste (trafiggeste)il cuore,destaste la mente che dormia".
Nella seconda quartina, dove il poeta dice : "e ven tagliando(provoca ferite) di sì gran valore".
Nella prima terzina, dove il poeta dice: "questa vertù d'amor che m'ha disfatto (questo amore mi ha distrutto) da vostr'occhi gentil presta si mosse: da un dardo mi gittò dentro dal fianco (qui il poeta rappresenta il cuore come una fortezza che viene trafitto dal guerriero, ossia l'amore)".
Ed infine, nell'ultima terzina, il poeta dice: "che l'anima tremando si riscosse veggendo morto 'l core nel lato manco".

2)
Tra quartine e terzine non c'è una differenza ben evidente, entrambe affrontano il tema di cuore trafitto dall'amore, da una vita tormentata dal sentimento.La struttura del sonetto è circolare, fin dalla prima quartina il dramma è compiuto, quindi si torna sempre sugli stessi argomenti.

3)
La poesia è: allegorica

4)
In questo componimento non abbiamo nè spazio nè tempo ben definiti, da ciò si può dedurre che tutto è eterno.

Rossana Zagami III E

Rosario ha detto...

Buona sera prof.....

1)Il concerto d'amore lo possiamo trovare nella prima quartina,dove il poeta dice:"mi passaste il cuore,destaste la mente,distrugge la mia vita facendomi sospirare.

Seconda quartina,dove il poeta afferma:"Vien tagliando con tanta forza che gli spiriti vanno via"

Seconda terzina:dove il poeta afferma:"Questa virtù che mi ha disfatto dai vostri occhi gentil presta si mosse:da un da un dardo mi gittò dentro dal fianco(il poeta viene rappresentato come un guerriero trafitto da una lancia,quindi l'amore)".

2)Tra le due terzine e le due quartine non esiste alcuna differenza,entrambe mettono in evidenza il tema dell'amore e da una vita tormentata dal sentimento.
La stuttura del sonetto è ripetitiva,dalla prima quartina all'ultima terzina si affrontano sempre gli stessi argomenti.

3)L'opera è allegorica.

4)In questa poesia spazio e tempo non vengono evidenziati,da ciò deduciamo che tutto è eterno.


Prof,spero di aver risposto correttamente.

Rosario Bonaccorsi

stefano ha detto...

1] Il vario manifestarsi delle conseguenze distruttive dell’amore nel testo si ritrovano: nella prima quartina: “Mi passaste 'l core e destaste la mente che dormia”, nella seconda quartina: “E' vèn tagliando di sì gran valore, che' deboletti spiriti van via”, nella prima terzina: “Questa vertù d'amor che m'ha disfatto ”, nella seconda terzina: “L'anima tremando si riscosse ”. 2] Tra le quartine e terzine non c’è una differenza ben evidente, Infatti, affronta lo stesso tema, cioè quello del cuore trafitto d’amore.
Nonostante alcune sequenze narrative, i tratti della vicenda nel sonetto non sono disposti secondo una linea di sviluppo temporale. Fin dalla prima quartina il dramma è compiuto. Si tratta piuttosto di analizzarlo da punti di osservazione diversa, tornando circolarmente sugli stessi elementi e le stesse situazioni. Ad esempio l’immagine del colpo inflitto al cuore, presente gia al v. 1,ricompare ai vv. 11 e 12; il sonetto dell’anima razionale è descritto al v. 2 e al v. 13.
3] allegorica.
4] Nel sonetto non abbiamo né spazio né tempo quindi tutto è eterno.