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«Il poeta d’oggi cercherà
dunque di mettere a contatto immagini lontane, senza fili. Se tenta
di mettere a contatto immagini lontane, sarà anche perché,
in un paese che ha trovato tanta emigrazione, egli, nato, altrove,
può avere nostalgia di climi assenti. Quando dal contatto
d’immagini, gli nascerà luce, ci sarà poesia, e tanto
maggiore poesia, per quest’uomo che vuole salire dall’inferno a
Dio, quanto maggiore sarà la distanza messa a contatto»
(Vita di un uomo
p. LXXX).
"Non so se la poesia possa definirsi. Credo e professo che sia
indefinibile, e che essa si manifesti nel momento della nostra espressione, nel
quale le cose che ci stanno più a cuore, che ci hanno agitato e tormentato di
più nei nostri pensieri, che più a fondo appartengono alla ragione stessa
della nostra vita, ci appaiono nella loro più umana verità; ma in una
vibrazione che sembra quasi oltrepassare la forza dell'uomo, e non possa mai
essere né conquista di tradizioni né di studio, sebbene dell'una e dell'altro
sia sostanzialmente chiamata a nutrirsi". 
Ungaretti vive in un periodo in cui le idee e gli obiettivi 
che gli uomini avevano avuto sino ad allora vengono sconvolti e trasformati. Per 
esempio l’ideale dell’amor di patria viene esasperato con il nazionalismo, che 
porta ai conflitti tra le nazioni. C’è una grande voglia di cambiare, una 
rivolta contro la tradizione e il passato. I futuristi si fanno portavoce di 
questi sentimenti, esaltano la velocità, la forza, la violenza e la guerra. 
Anche nel campo della letteratura i futuristi rompono con la tradizione. 
Ungaretti si stacca dal futurismo perché le poesie dei futuristi, come 
Marinetti, non hanno significato, se non nello sconvolgimento della forma 
tradizionale. Invece per Ungaretti lo sconvolgimento della forma non esprime una 
completa ribellione alla tradizione, ma rappresenta la confusione e lo stato 
d’animo di tutti gli uomini di quel periodo. Infatti Ungaretti si pone delle 
domande nelle sue poesie, non è indifferente a questo disordine. Queste domande 
sono quelle che nascono dal cuore di ogni uomo che non evita, ma incontra la 
realtà. Si potrebbe dire, come la bibbia “Signore, ci hai fatto un cuore 
inquieto finché non riposa in Te”. Anch’io qualche volta mi pongo delle domande, 
per esempio nei momenti di estremo dolore, come quando c’è stata la morte 
improvvisa di mio nonno, oppure quando succedono catastrofi (come il maremoto) o 
guerre nel mondo. In quei momenti è come se si svuotasse una parte di me. Allora 
mi sento perso e ho il bisogno di chiedermi: “Perché?”. Sento il bisogno di 
capire il significato, il perché di tali avvenimenti, ma so e sono certo, come 
dice Ungaretti nella poesia “Destino”, che gli uomini non sono fatti solo per il 
dolore. Anche se siamo continuamente schiacciati e oppressi, proprio perché non 
siamo fatti per il dolore, dobbiamo domandare una risposta, cercare un 
significato. Dobbiamo sperare, essere attaccati alla vita, perché l’uomo ha un 
cuore affamato, assetato di infinito. È per questo, per esprimere il suo 
attaccamento alla vita, per esternare questa sua domanda sul significato della 
vita che Ungaretti scrive poesie. Questa è la differenza tra Ungaretti e i 
futuristi. Chi è attaccato alla vita, infatti, domanda, invece chi è 
indifferente, chi esprime solo i suoi giochetti di parole, come i futuristi, è 
perché non ricerca un senso alla vita sua e a quella degli altri.
VD. ANALISI SAN MATTINO DEL CARSO  
                          
                              VEGLIA
 
 
 
 
  VANITA’
 D’improvviso
 è alto
 sulle macerie
 il limpido
 stupore
 dell’immensità
 
 E l’uomo
 curvato
 sull’acqua
 sorpresa
 dal sole
 si rinviene
 un’ombra
 Cullata e
 piano
 franta
 
 Vallone il 19 agosto 1917
 
 In Vanità l'identità umana si oggettiva in fragilità fluttuante, in 
tracce opache deposte su una liquida superficie, in cui la sagoma umana 
appare ombra inconsistente. Perché l'emblema di precarietà assuma 
spessore e riviva la speranza del domani è importante cogliere questo 
particolare all'interno del limpido stupore dell'immensità, cioè 
nell'ambito della vita della natura, che - con la sua perennità - 
assicura dignità anche alla vita umana.
 
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