VV.1-12
Dante nella selva oscura...
vv.13-60
vv.61-90
vv.91-111
vv.112-136
FIGURE RETORICHE SALIENTI
ES.Figura etimologica selva selvaggia (V.5)( Continuate)
GRIOLI CHARLIE
La selva – vv. 1-12
Nel primo verso della “Divina Commedia” Dante spiega come la sua sia un'esperienza DRAMMATICA che riguarda tutta l'umanità, usando l'aggettivo "nostra" invece di "mia"; per lui la metà della vita di un individuo sono i 35 anni, poiché riteneva l'età media di un uomo essere di 70 anni ed essendo egli nato nel 1265 si può già capire che ci troviamo nel 1300. Il poeta pellegrino proteso alla difficile conquista della beatitudine si è perso in una selva oscura che rappresenta un momento difficile della vita del poeta. La diritta via invece rappresenta la via del bene mordellabeatiale e spirituale. Per il Dante-narratore è un vero dolore ricordare la durezza della selva selvaggia, intricata e difficile. Questa selva (ovvero il peccato) è così amara che la morte è una cosa appena peggiore (intesa come la dannazione). Dante non ricorda bene come ha fatto a smarrirsi, a causa di un torpore dei sensi che gli fece perdere la verace via.
Il colle illuminato dal sole – vv. 13-30
A un certo punto Dante arriva ai piedi di un colle, dove termina la selva, dietro il quale sta sorgendo il sole che calma un po' la sua inquietudine. La luce del sole simboleggia la Grazia divina, che illumina il cammino umano, quindi il colle simboleggia una via di salvezza. Dante si riposa un attimo e comincia la salita.
Le tre fiere – vv. 31-60
La salita è appena iniziata quando appare una lonza (lince) leggera e molto veloce coperta da una pelliccia maculata che intralcia la strada a Dante poiché lo ricaccia indietro. La lonza rappresenta la lussuria (indica Firenze). Dante non dice se questa lonza si avvicini o scappi e tronca questo discorso. E il tempo del mattino nel quale il sole saliva con quelle stelle che erano con lui al momento della Creazione: la prima costellazione è quella dell’Ariete, quindi era tempo dell’equinozio di primavera, momento che fa sperare a Dante di poter evitare la lonza, la fiera dalla pelle maculata. Ma la speranza è subito cancellata dall'apparizione di un leone, che pare andare incontro a Dante con la testa alta e affamato. Il leone viene indicato come simbolo di superbia(indica l’impero). Subito dopo appare una lupa. Essa avrebbe secondo Dante reso infelice la vita di molta gente e gli si avvicina con aspetto talmente spaventoso che Dante perde la speranza di raggiungere il colle. La lupa rappresenta l’avidità (la Chiesa). Dante si sente triste e sconfortato dalla bestia. La lupa si avvicina e respinge Dante nella selva del peccato.
Apparizione di Virgilio – vv. 61-99
Tornato nella selva a Dante appare davanti agli occhi una figura che impaurisce il poeta che gli chiede misericordia. Subito la figura gli risponde dicendo:“Non sono un uomo, ma uomo fui” e per presentarsi dice che i suoi genitori erano lombardi, che nacque al tempo di Cesare e visse sotto Augusto al tempo del paganesimo. Inoltre afferma :” Poeta fui e cantai del valente figlio di Anchise che venne da Troia dopo che quest’ultima venne incendiata”. Poi fa una domanda direttamente a Dante: “ Ma tu perché ritorni a tanta noia? Perché non sali il dilettoso monte ch’è principio e cagion di tutta gioia?. Dante ha riconosciuto il suo maestro e lo chiama per nome, vergognandosi un po' per la sua importanza: "Sei tu quel Virgilio e quella la fonte di tanto parlare come un fiume? Tu che sei l'onore e il lume degli altri poeti, fa' che mi valga il grande studio e amore che ho avuto per la tua opera: tu sei il mio maestro e il mio autore, sei l'unico dal quale presi quel bello stile che mi ha reso onore." Dopo Dante gli chiede se lo può aiutare con quella bestia che lo ha fatto tornare indietro. Virgilio allora indica a Dante che la lupa non fa passare nessuno a causa della sua natura malvagia.
Profezia del veltro – vv. 100-111
Il veltro indica il cane da caccia. Dante spiega che un cane da caccia farà morire la lupa cacciandola di città in città finché non l’avrà rimessa nell’inferno da dove Lucifero, l’angelo ribelle, la fece uscire.
Il viaggio nell’oltretomba – vv. 112-136
Virgilio consiglia a Dante di seguirlo in un viaggio nelle’oltretomba, dove tutto è eterno, a differenza del mondo dei vivi. Dante accetta di compiere il viaggio nel mondo dei dannati per sfuggire al male dell’oscura selva. Cosi i due si incamminano.
GIADA GIUFFRIDA
LA TRAMA IN SEQUENZE
Vv. 1-12 Dante è il protagonista del viaggio ma è il simbolo di tutta l’umanità del suo tempo.
All’età di 35 anni (punto di mezzo della vita umana) si smarrisce in una selva oscura, la selva rappresenta allegoricamente il peccato, ed è oscura perché non ha accolto la chiamata di Dio alla salvezza. Questa selva è così oscura e difficile da percorrere che Dante ripensandoci ha paura. Inoltre Dante non sa spiegare come vi è giunto, tanto era offuscato dal sonno, cioè dal peccato, quando ha abbandonato la via del bene.
Vv. 13-60 Quando Dante all’uscita della selva scorge un colle ( simbolo della faticosa ascesa verso il bene, dell’espiazione, della purificazione ) illuminato dal sole, comincia a sentirsi sicuro, come un naufrago sfuggito alla tempesta e approdato, ancora incredulo della propria salvezza, a riva.
Quando sta per raggiungere il colle, viene ostacolato da tre fiere: prima da una lonza ( che simboleggia la lussuria ), poi da un leone ( la superbia ) ed infine da una lonza ( l'avarizia ). Spaventato, indietreggia, e perdendo la speranza di poter arrivare alla vetta, decide di tornare verso la selva, verso la valle della perdizione.
Vv. 61-90 Ma improvvisamente appare un’ombra: è l’anima del poeta latino Virgilio ( simbolo della ragione ) che Dante ha sempre ammirato come proprio maestro e di cui ora invoca aiuto.
Vv. 91-111 Virgilio gli consiglia che, se vorrà raggiungere la salvezza eterna, dovrà seguire un altro percorso. Inoltre gli spiega che per vincere la lupa occorrerà un veltro ( cioè un cane da caccia che simboleggia la speranza ).
Vv. 112-136 Ora Virgilio condurrà Dante attraverso l’Inferno e il Purgatorio, per affidarlo poi a un’anima beata che lo guiderà in Paradiso: solo conoscendo il mondo ultraterreno egli potrà purificarsi e salvarsi. I due poeti iniziano così il loro viaggio.
FIGURE RETORICHE:
-paranomasia: vv. 5-35-93.
-metafora: vv. 20-60.
-similitudine: vv. 22-55.
-latinismi: vv. 65-67.
-perifrasi: v. 124.
RICCARDO SPADARO
La trama in sequenze:
Vv.1-2 La commedia si apre con un monologo del protagonista stesso ovvero Dante che all'età di 35 anni(punto di mezzo della vita umana di quell'epoca)si smarrisce in una selva oscura che rapprenta allegoricamente il simbolo del peccato che gli procura la perdita della coscienza e dei valori morali soprattutto a causa della morte della sua amata Beatrice.Inoltre questa selva gli appare così oscura che non riesce a percorrerla avendo smarrito la via del bene ed essendo anche assonnato spiritualmente.
Vv.13-60 All'uscita dalla selva oscura Dante scorge un colle in cui scorge i raggi del Sole simbolo di salvezza.Così incomincia la sua ascesa verso la cima nel quale cammino prova un senso di sicurezza come a un naufrago che sfuggito alla tempesta ancora e approdato ancora incredulo a riva;ma durante la sua salita incontra tre fiere che gli impediscono di salire:la lonza(che simboleggia la lussuria),il leone(che rappresenta la superbia) ed indine da una lonza(l'avarizia).Così spaventato da queste fiere indietreggia perdendo la speranza di poter arrivare alla vetta e ricade quindi nella selva oscura, simbolo del peccato.
Vv 61-90 Così disceso di nuovo nella selva oscura intravvede all'improvviso un'ombra che rappresenta l'anima del poeta Virgilio(simbolo della ragione) che è stato per Dante sempre un modello per le sue opere e così dopo averlo riconosciuto chiede il suo aiuto per salire il colle e proteggerlo dalle fiere.
Vv 91-111 Virgilio gli consiglia che se vorrà riuscere a intraprendere la retta via dovrà prendere un'altra strada fin quando non arriverà il veltro(un cane da caccia che simboleggia la speranza)che non farà altro che proteggerlo e ricacciarà la lupa nell'inferno.
Vv 112-136.Virgilio decide di accompagnare Dante nel nuovo viaggio che comprenderà l'inferno e il Purgatorio dove lo lascerà con un'anima più nobile della sua, essendo lui pagano e respinto dal Paradiso.Così i due cominciano il loro viaggio.
STEFANO CONTI NIBALI
LA TRAMA IN SEQUENZE
VV 1-12 DanteA trentacinque anni, si ritrova in una selva oscura, simbolo del peccato, avendo smarrito la diritta via. Questa selva è difficile da attraversare e il poeta prova molta paura al solo ricordo. Inoltre Dante non sa spiegare come vi è giunto, egli vuole evidenziare il fatto che è molto facile cadere nel peccato a causa del sonno della ragione, e molto spesso ciò avviene senza consapevolezza.
VV 13-60 Dante crede di potersi salvare salendo sul colle illuminato dal sole ( questo rappresenta la virtù e la Grazia divina) la vista di questo suscita in Dante una sensazione di sollievo che si contrappone all’angoscia provata durante la notte. Mentre il poeta inizia a salire sul colle, tre fiere lo ostacolano. Le tre fiere sono la lonza, il leone e la lupa che rappresentano la lussuria, la superbia e l’avarizia. Perduta la speranza di raggiungere la vetta, il poeta è risospinto nella valle della perdizione.
VV 61-90 Mentre Dante sta per ripiombare nel peccato, interviene Virgilio, simbolo della ragione al quale chiede aiuto per evitare la lupa.
VV 91-111 Virgilio spiega a Dante che non può salire il colle e lo invita al viaggio verso l’oltretomba e solo con l’aiuto del veltro la lupa sarà sconfitta.
VV 112-136 Virgilio precisa il suo ruolo di guida: egli potrà accompagnare il pellegrino attraverso l’inferno e il purgatorio, ma non potrà accedere al paradiso in quanto non è battezzato. Beatrice, che simboleggia la teologia, sarà la guida di Dante fin dal paradiso terrestre.
CONCETTA RUSSO
Nei primi versi della Divina Commedia (vv.1-12) CHE FUNGE DA PROLOGO ALL'INTERO POEMA ,Dante si ritrova in una selva oscura (che rappresenta il peccato) all’età di 35 anni e usa l’aggettivo nostra perché è il simbolo di tutta l’umanità. Dante avendo perso la via del bene, quella che porta a Dio, ha paura di questa selva da affrontare e gli sembra ancor più scura e difficile da affrontare.
Nei versi 13-60 Dante arriva ai piedi di un colle e pensa di salvarsi salendo sul colle, ma mentre inizia a scalare il monte è ostacolato da tre fiere che rappresentano tre peccati: la lonza rappresenta la lussuria, il leone la superbia,e , la lupa l’avarizia. Esse provocano molta paura in Dante che precipitò nuovamente nella selva del peccato.
Nei versi 61-90 Dante vede un’ombra che è l’anima di Virgilio e gli chiede aiuto per poter evitare le tre fiere.
Nei versi 91-111 c’è un dialogo tra Dante e Virgilio che gli dice di intraprendere un viaggio diverso da quello del colle, ovvero un viaggio nell’oltretomba e grazie al veltro potrà sconfiggere la lupa.
Nei versi 112-136 Virgilio decide di accompagnare Dante nell’inferno e nel purgatorio, e in paradiso sarà affidato a Beatrice, perché lui non può accedere al paradiso dato che non è stato battezzato.
Le figure retoriche salienti sono: paronomasia (vv 5-35-93); metafora (vv 20-60); similitudine (vv 22-55); latinismi (vv 65-67); perifrasi (v 124).
SANDRO DELPOPOLO
Salve prof
le riporto le mie risposte:
1)Le sequenze sono 5:
Vv 1-12:Dante,a metà della sua vita,si ritrovò a vagare nel buio essendosi perso e non ricorda come si è smarrito.
Vv 13-60:Egli uscito dalla selva si ritrova su un colle dove sta per sorgere il sole,e ciò lo rassicura. Successivamente viene però ostacolato da una lonza(che rappresenta la lussuria),da un leone(rappresenta la superbia per la sua forza) e da una lupa(rappresentante l'avidità).Proprio quest'ultima respinge Dante nuovamente nella selva oscura.
oVv 61-90:In questa selva Dante incontra Virgilio,maestro di stile e guida del viaggio, oltre che simbolon della ragione umana il quale spiegache l'ostacolo della lupa potrà essere sconfitta solo col "veltro".
Vv 91-111:Virgilio spiega inoltre a Dante che dovrà percorrere un'altra strada per giungere in paradiso.
Vv 112 a 136:Annuncio e inizio dell'itinerario oltremondano..
2)Come figure retoriche,in questo primo canto troviamo:
La similitudine naufrago/Dante vv.22-27
La similitudine avaro/Dante vv.55-60
La sinestesia 'l sol tace v.60
Il chiasmo Non omo,omo già fui
tre paronomasia nei versi 5-35-93
due metafore nei versi 19 e 60
una perifrasi nel verso 125.