GIADA GIUFFRIDA DESTINAZIONE EDITORIALE: GIORNALINO D'ISTITUTO
L'UOMO DIVENTERÀ IMMORTALE? Il progresso è la strada giusta?L'uomo ha fatto della tecnica, della ricerca e del progresso scientifico un vero e proprio scudo per proteggersi e per, secondo lui, diventare immortale.Così ha inventato macchine e strumenti di ogni genere: aereoplani per imitare il volo degli uccelli, armi da fuoco, macchine all'ultimo grido, metodi nel campo biotecnico e nella bioingegneria, per frenare se non debellare la piaga della fame grazie a piante resistenti a malattie e parassiti.Ma sicuramente le scoperte maggiori sono avvenute nel campo della medicina, basti pensare alla produzione di insulina per curare il diabete.L'uomo, con tutto ciò, si è creato un suo mondo, ha profetizzato il suo futuro ritenendosi fortunato; ma è sicuro che vivremo tutti felici e contenti nelle nostre città??? Non è meglio avere dei limiti e delle responsabilità???Andando avanti così, arriveremo al punto di girare con le maschere per l'ossigeno, prendere pillole e medicinali in continuazione, arrivando a poco a poco alla nostra distruzione, alla svalorizzazione dei sentimenti: amore, pace, libertà...andando a perdere ciò che caratterizza l'uomo.Vogliamo realmente diventare materialisti??? e ridurci a essere delle macchine???Secondo me è inutile progredire nella tecnica se non si tiene in considerazione tutto ciò che è la persona umana. Non conta quanto tempo vive un uomo ma come vive!!!
YVONNE SGROI
Destinazione editoriale: giornalino d’IstitutoIL SOGNO DI DOMINARE LA NATURA, OGGI E' REALTA' Dibattiti pro e contro, ma oggi siamo noi a decidere del nostro futuro Già da molto tempo si denuncia la corsa alle piante brevettate, che causerebbero un impoverimento della varietà delle forme di vita esistenti, ma non si pensa che, con l'aggiunta di un gene per rendere le piante più resistenti o più produttive, si potrebbero sfamare i popoli più poveri e sfortunati. Si potrebbero anche fare progressi, come già è successo nel campo medico, ad esempio con la scoperta dell'insulina per far abbassare il diabete.Basti pensare che il DNA è stato inaccessibile per milioni di anni, ma che oggi, avendo scoperto la sua natura, siamo noi a dominare su di esso. Ora possiamo usare questa potenzialità per far del bene all’umanità.Nonostante molti studiosi sostengano che con la fede religiosa non possa accaderci nulla e che con la tecnica e le scoperte scientifiche potremmo costruirci uno scudo intorno a noi ed essere così “immortali”, un domani potremmo comunque distruggerci, o con il disastro ecologico o nutrendoci di pillole e con le mascherine per l’ossigeno passeggiare, in tal caso si arriverebbe alla perdita dei sentimenti, caratteristica principale dell’essere umano, senza la quale si arriverebbe alla distruzione dell’ambiente di vita dal quale noi dipendiamo. Per poter interrompere qualsiasi attività umana, però, si devono avere in mano seri indizi che essa possa comportare gravi rischi per l’uomo. Per essere giudicato “serio” e far scattare il principio di precauzione, un indizio deve essere scientificamente fondato, se no questo principio scatterebbe ad ogni attività dell’uomo. Fortunatamente le conoscenze scientifiche vengono aggiornate periodicamente per cui il principio di precauzione viene rivisto alla luce delle nuove scoperte.C’è inoltre da aggiungere che tutti siamo responsabili dei disastri ecologici, e le istituzioni pubbliche ad operare le scelte, di certo non sono gli scienziati i primi responsabili.In passato la scienza, il progresso e la questione morale, nel mondo occidentale, erano condizionati dal potere della Chiesa che, come dice Benedetto XVI, la scienza ci allontana dall’ <<>> , per cui lasciarsi prendere dal gusto delle scoperte vorrebbe dire fare la stessa fine di Icaro: “perdersi nel suo volo verso la sua libertà assoluta per poi precipitare a terra”, per cui non bisogna affidarsi a delle illusioni, quali sono le scoperte scientifiche.E’ tipico della scienza produrre effetti indesiderati, ma è questo effetto di imprevedibilità che mette in sacco l’etica, quell’etica che si è limitata a regolare i rapporti tra gli uomini, un’etica che non è mai entrata a discutere degli enti della natura. Occorre quindi riformulare il “patto” tra la scienza e l’uomo, un patto in cui ciascun essere umano deve avere i proprio limiti e deve assumersi le responsabilità del proprio agire.Bechlard afferma che la conoscenza si ottiene dagli errori, per cui anche se la scienza commetterà degli errori, noi impareremo da essi.
CONCETTA RUSSO IV E
Destinazione editoriale: Giornalino d’istituto
Titolo: Chi sono i veri responsabili dei disastri ecologici?
Occhiello: La scienza e il progresso causano danni ambientali…la colpa è solo degli scienziati?
Uno dei temi che è stato sempre al centro di vivaci dibattiti è quello della responsabilità dello scienziato sulle sue scoperte e dell’uso che se ne fa.
Lo scienziato ha il compito di scoprire quello che ancora l'uomo ignora. Esso scopre le cose però poi le scoperte vengono pubblicate e vanno a finire a mano degli altri: le istituzioni pubbliche e il parlamento decidono e operano le scelte, a volte li usano anche a scopo distruttivo o per far soldi con una determinata scoperta.
Come afferma il fisico e matematico Tullio Regge la colpa non è soltanto degli scienziati, ma un po’di tutti: tecnici, uomini d’affare, politici, che per esempio decidono di produrre migliaia di tonnellate di un certo composto chimico di cui allo scienziato ne basterebbero soltanto pochi grammi per i suoi esperimenti in laboratorio.
La scienza sta facendo oggi passi enormi, come sostiene il fisico italiano Carlo Rubbia, stiamo conquistando un grandissimo potere, e questo è vero infatti in passato nessuno poteva immaginare che oggi si sarebbe arrivato alla clonazione o alla fecondazione artificiale.
Grazie alla scienza e al progresso sono stati risolti numerosi problemi, a partire dalle malattie fino alla scoperta di nuove tecnologie che migliorano il nostro modo di vivere, sconosciute ai nostri antenati.
Molti pensano che all’uomo non possa accadere nulla in quanto con la tecnica e la ricerca scientifica un giorno si potrà creare qualcosa che ci terrà in vita eternamente.
K. Lorenz pensa che se un giorno accadrà questo e vivremo tutti nelle città, ingoieremo pillole per nutrirci e andremo in giro con le maschere per l’ossigeno, l’uomo si autodistruggerà da solo; e io concordo con lui perché prevaler ebbe l’aspetto tecnologico e non più i sentimenti che sono la caratteristica più importante degli esseri umani.
Queste innovazioni da un lato hanno allungato la vita dell’uomo, ma dall’altro però hanno causato dei danni ambientali, come ad esempio le frane che sono successe ultimamente in provincia di Messina, le alluvioni, il cambiamento climatico e tanti altri fenomeni del genere; quindi la colpa non è solo degli scienziati ma anche nostra che abbiamo fatto un uso sbagliato delle loro scoperte. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità e cercare di usare tutto con moderazione per evitare ulteriori danni ecologici e ambientali.
MARY PAFUMI IV E
Destinazione editoriale:giornalino d'istituto
La scienza e lo scienziato:
Ci chiediamo se lo scienziato abbia delle responsabilità, ma su quali criteri ci dobbiamo basare per rispondere a questa domanda?Ecco le opinioni di un biofisico e di un fisico-matematico.
Lo scienziato usa metodi scientifici nella ricerca, quella ricerca che porterà a delle scelte. Ma queste scelte spettano agli scienziati stessi o spettano a noi? Franco Graziosi, biofisico, dice di non ritenersi responsabile delle scelte, ma solo delle scoperte, perché ad applicarle deve essere l’uomo, ovvero le istituzioni pubbliche ad esempio il nostro parlamento che decide se applicare o no una data scoperta. Anche Tullio Regge, fisico e matematico, esprime la propria opinione riguardo a questo argomento; lui pensa che i responsabili siamo tutti, scienziati e non, perché una volta che la scoperta viene resa nota a tutti, sono le persone a cui arrivano queste scoperte, che decidono l’uso che ne devono fare e la quantità che ne devono usare. Dall’uso sbagliato che l’uomo fa di queste scoperte, derivano i disastri ecologici. In questi anni abbiamo assistito a case bruciate dalla lava, case inondate dai fiumi o dai crolli delle montagne, questo perché appunto l’uomo non ha saputo gestire la situazione. Un esempio lampante è avvenuto qualche giorno fà in Sicilia, a Giampilieri e Scaletta Zanclea, due paesi del messinese che sono stati travolti dal crollo della montagna, quella montagna che non doveva stare dietro le case, quella montagna che già negli anni passati aveva dato segni di cedimento, da questi segni, l’uomo doveva capire che le case già costruite non dovevano essere abitate e i progetti delle nuove case non dovevano essere portati a termine. Ecco, in questo caso non possiamo dare la colpa allo scienziato, al fisico, ma l’unica colpa è dell’uomo, che pur conoscendo i rischi e i pericoli ha continuato a costruire e ad abitarci. La colpa inoltre si può indirizzare alle cariche superiori, che nonostante abbiano ricevuto delle richieste di aiuto,non sono intervenute. Dalla catastrofe di Giampilieri e da tutte le altre, possiamo dedurre che la responsabilità è un po’ di tutti; scienziati, uomini e in questo caso anche della natura. Quindi come ha concluso Tullio Regge in un suo articolo, prendiamoci le nostre responsabilità e facciamo in modo che questi disastri non avvengano più.
DI MASSIMILIANO PAPPALARDOdestinazione editoriale : giornalino d’Istituto
Ricerca scientifica : guarigione che porta alla malattia
Riusciremo a vivere senza alcun flagello che minacci la salute dell’essere umano?...
Negli ultimi mesi si parla sempre e solo del nuovo virus che incombe sull’umanità, l’H1N1.
Questo nuovo virus ha già iniziato a fare le prime vittime ed il panico aumenta in tutta Italia, anche se alcuni dottori assicurano che non c’è alcun pericolo e che le persone decedute avevano già vari problemi di salute.
Intanto i ricercatori continuano le ricerche e hanno trovato un vaccino per debellare il virus.
Il Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, ha imposto delle norme igieniche all’interno delle scuole per fare in modo che il virus non si diffonda, e inoltre, ha intenzione di allungare il periodo di vacanza delle festività natalizie in modo che i giovani possano fare il vaccino.
Così, la domanda mi sorge spontanea:riusciremo mai a vivere in un mondo senza malattie nel quale tutti possano avere una salute ferrea e non soffrano di alcun problema fisico?
Non vorrei essere pessimista, ma secondo me la risposta è NO! È vero che negli ultimi decenni la ricerca ha fatto dei passi notevoli nel campo della medicina, ma nonostante tutto si trovano sempre nuovi virus che mettono in subbuglio l’intera umanità, ai quali si cerca di porre rimedio con risultati non sempre soddisfacenti. Come afferma Umberto Eco in un articolo pubblicato su “La Repubblica” anche se la ricerca fa sempre dei passi in avanti; gli strumenti per far si che questi progressi possano essere realizzati producono spesso inquinamento (sostanze cancerogene ecc…), che porterà alla distruzione dell’uomo.
Secondo me, la strada giusta che la scienza, e quindi la ricerca, deve seguire per non portare all’autodistruzione della specie umana e del mondo, è far si che questi passi possano essere fatti ma ponendo dei limiti ad ogni passo fatto senza eccedere.
STEFANO CONTI NIBALI IV E
Destinazione editoriale: Giornalino d’istituto
Titolo: migliorare la vita attraverso la biotecnologia?
Occhiello: Grazie alla ricerca scientifica e biologica, allo studio e alla modifica del DNA, potremo vivere in eterno. Pro e contro.
L’uomo nel corso dei secoli cerca in tutti i modi di vivere il più allungo possibile. Questo si può attraverso la modificazione genetica.
Infatti, grazie alla bioinformatica e alla biologia si è in grado di modificare, trasferire e ampliare i geni sia nelle piante che negli animale e persino negli uomini.
Con la biotecnologia si possono modificare le caratteristiche genetiche degli organismi, per lo sviluppo di geni più forti e resistenti. Infatti, attraverso questo processo le piante saranno più resistenti a parassiti e malattie varie e quindi si avranno raccolti migliori e più ricchi, ottenuti da semi modificati. Ma la maggior parte della popolazione del mondo denuncia il rischio che il secolo biotecnologico, quello dell’ingegneria genetica, con le pinte brevettate o gli animali clonati produca un impoverimento della varietà delle forme di vita esistenti sulla Terra, oltre che a privatizzare quelle più redditizie. A questo Dulbecco risponde che “In realtà si tratta di una tendenza che è sempre esistita e che non mi preoccupa particolarmente. Oggi infatti, la maggior parte della piante agricole non sono più quelle originarie ma sono state selezionate nel corso dei secoli, perché migliori di altri”. Io sono d’accordo con Dulbecco, infatti, grazie all’utilizzo della biotecnologia nelle piante forse si potrà debellare la piaga della fame presente in alcune parti del mondo.
La ricerca scientifica sta facendo passi da giganti con la creazione di nuovi vaccini e nuovi farmaci in grado di ridurre il tasso di mortalità. Però molto spesso con la creazione di nuovi farmaci vengono prodotte sostanze tossiche di rifiuto che poi non smaltite correttamente vanno a inquinare le acque falde acquifere e quindi il nostro pianeta.
Da sempre scienza e chiesa sono state in conflitto. Soprattutto con la scoperta della tecnica della clonazione e della fecondazione artificiale. Riguardo a questo Papa Benedetto XVI afferma che “la scienza infliggerebbe con l’essenza stessa della vita personale”. Infatti la chiesa condanna queste pratiche perché ritenute contro la moralità stessa dell’umanità.
MARIANGELA LEOTTA IV E
COSA SUCCEDERA’ FRA 50 ANNI? CHI SI ASSUMERA’ LA RESPONSABILITA’ DEI NUOVI CAMBIAMENTI?
Occhiello: Quali risposte dinnanzi ad un male sociale destinato a crescere?
<<>>. La citazione di K. Lorenz ne “Salvate la speranza” (trad. di P. Giovetti, Armenia ed., Milano 1989), pone inquietanti interrogativi sulle conseguenze che il progresso dell’era moderna arrecherà all’odierna società. Dinnanzi a quesiti che pongono al centro dell’interesse collettivo il tema delle responsabilità dello scienziato, difficilmente si trovano adeguate risposte. Ma è cosa certa che la ricerca non può essere fondata solo su scoperte e innovazioni destinate a sfociare in quegli inevitabili errori che producono effetti non previsti. Si deduce che è bene comprendere quali siano i ruoli e le responsabilità di quanti operano in ambito scientifico, poiché con le scoperte si pone anche la questione morale. Ad esempio, se un’equipe di scienziati ha prodotto dei composti chimici ad uso di esperimenti di laboratorio, ciò non vuol dire che tali sperimentazioni dovevano servire per creare la bomba atomica. Per cui, ogni scoperta scientifica può essere usata “bene” o “male” . Il caso più comune di un utilizzo dannoso delle sperimentazioni è, naturalmente, quello che concerne la costruzione di armi nucleari e batteriologiche sempre più sofisticate e distruttrici, armi che possono essere perfezionate grazie al progresso della ricerca scientifica. A questo punto, non ci si può che porre una domanda: in che misura gli scienziati sono responsabili dell’uso che si fa delle loro scoperte? La risposta a questa domanda comporta l’analisi di certe norme comportamentali ed etiche: non bisogna infatti dimenticare che lo scienziato non è solo un ricercatore ma anche un uomo che “deve” possedere una propria morale. E, comunque, credo che, principalmente, ogni uomo debba ritenersi responsabile del bene comunitario, perché, dal momento in cui la scoperta viene resa pubblica, tutti ne acquistano il potere di utilizzo, così come, giustamente, il filosofo e matematico Tullio Regge ha spiegato ne “Verso il millennio” (Rusconi, Milano 1987): <<…Per i disastri ecologici, la responsabilità è un po’ di tutti: dei tecnici che scienziati non sono, degli uomini d’affari che vogliono far soldi con questa o quella scoperta, degli uomini politici che decidono che quella certa fabbrica sia costruita in quella determinata area, per creare occupazione, e così via. E’ un pericolo seguire questa tecnologia divorante che attrae e che è destinata a lasciarci come eredità profonde delusioni. A tal proposito, concluderei con l’affermazione di Benedetto XVI : “Lasciarsi prendere dal gusto delle scoperte, senza salvaguardare i criteri che provengono da una visione più profonda, significherebbe fare la fine di Icaro, lanciato nel suo volo, verso la <> e poi precipitato a terra. Ci sono illusioni a cui non ci si può affidare, senza rischiare conseguenze disastrose per la propria e l’altrui esistenza>>.