- GIUSEPPE SAMPERI 4 F
Per lungo tempo e, in particolare nel secolo scorso , la condanna di Galileo è stata subissata dalle polemiche filo-clericali e anti-clericali , tese gli uni a “comprendere “ il comportamento della chiesa cattolica e a minimizzare la vicenda, impegnati gli altri, soprattutto in età risorgimentale e positivista , a denigrare la Chiesa e ad utilizzare il caso Galileo come atto d’accusa nei confronti dell’oscurantismo religioso e culturale.
Solo nel Rinascimento e soprattutto nel Seicento, con le grandi figure di Galileo, Cartesio, Bacone, Newton il pensiero scientifico si staccò nettamente da quello religioso-filosofico per divenire frutto di "sensate esperienze e certe dimostrazioni". La sua lingua non fu più quella del sacro e della poesia, della filosofia e della teologia ma il codice matematico. Da allora in poi è vero solo ciò che può essere dimostrato sperimentalmente. La scienza si emancipa dalla religione e dal principio di autorità e conquista la sua indipendenza: unico scopo del pensiero scientifico è cercare ed indagare il "gran libro del mondo". Ma le cose non erano così semplici , infatti il primo scienziato moderno, il vero padre della scienza moderna, Galileo Galilei dovette fare i conti con un problema spesso sottovalutato ancora oggi.
Nell'affermazione dello spirito scientifico moderno bisogna notare infatti una spinta contraddittoria: da un lato la scienza mira ad affermare la propria autonomia da qualsiasi autorità esterna, sia di tipo religioso che di tipo politico, per obbedire solo alle esigenze della propria ricerca e del metodo sperimentale; dall'altro lato, invece, ha sempre più bisogno di appoggiarsi al potere politico esistente: legandosi alla tecnica e divenendo tecnologia, ha bisogno di ampi finanziamenti e dunque della protezione del ceto dominante. Un esempio significativo si può avere dallo scienziato italiano Enrico Fermi che nei confronti del fascismo nutrì una iniziale simpatia,infatti, quando diventò il fiore all'occhiello della ricerca scientifica italiana, dovette rimanere in buoni rapporti con il regime per ottenere fondi di ricerca, per avere cattedre per i suoi allievi e quindi portare avanti i suoi progetti . Non possiamo infatti ingenuamente pensare allo scienziato moderno, soprattutto nel campo della climatologia, così bisognosa di grandi investimenti, di potenti computer, di mezzi costosissimi come i satelliti o di indagini come i carotaggi, le analisi dei sedimenti marini e degli anelli degli alberi, come ad un uomo completamente autonomo e privo di qualsivoglia interferenza esterna.
Il primo esempio del difficile rapporto tra scienza e potere viene proprio da Galileo, costretto ad abiurare per salvarsi ma che trova una soluzione a questo scontro. Infatti Galileo spiega che la natura(oggetto della scienza) e la Bibbia(base della religione ) derivano entrambe da Dio ,questa come dettatura dello spirito santo , quella come perfetta esecutrice degli ordini di Dio, quindi, come tali esse non possono oggettivamente contraddirsi fra di loro e gli eventuali contrasti fra verità scientifica e verità religiosa sono solo apparenti e vanno risolti rivedendo l’interpretazione della Bibbia. Anche dopo la spiegazione di galileo il punto centrale dello scontro tra potere e scienza rimaneva l’intolleranza delle religioni, la rievocazione del caso Galileo, del rogo di Giordano Bruno, delle persecuzioni che colpirono Spinoza, Cartesio, Copernico. Il ricordo di questi eventi persecutori serve a rinvigorire la tesi secondo cui la religione è, per sua natura, intollerante, fanatica e ostile al libero pensiero razionale che è l’essenza del metodo scientifico. Si nega, contro ogni evidenza che sia esistito un conflitto tra le nuove correnti della scienza del Cinquecento e del Seicento e le autorità religiose, invece di ammettere che la rivoluzione scientifica è avvenuta in un periodo di intolleranza che ha visto perseguitare i maggiori scienziati e filosofi in tutti i campi, e sottolineare piuttosto che questo non implica affatto una contraddizione di principio tra scienza e religione, si tende a proporre ricostruzioni storiografiche di comodo, abborracciate, superficiali, in spregio all’evidenza dei fatti dove lo scienziato era portato ad abiurare per non essere condannato . Il potere però non deve indirizzare la scienza verso i suoi scopi bellici o non utili alla società come ad esempio successo con Rasetti , scienziato vissuto nel periodo della seconda guerra mondiale ,che in una lettera scrive: "tra gli spettacoli più disgustosi di questi tempi ce ne sono pochi che uguagliano quello dei fisici che lavorano nei laboratori sotto stretta sorveglianza dei militari per preparare mezzi più violenti di distruzione per la prossima guerra", ma il potere deve dare l’appoggio economico solo ed esclusivamente per l’utile ricerca . Oggi un grande laboratorio scientifico assomiglia a un complesso industriale che ha bisogno del sostegno finanziario dei governi senza che questo supporto economico si trasformi in condizionamento.
La politica dovrebbe proteggere l’indipendenza degli sforzi scientifici, ma nel contempo, in considerazione dell’impatto del progresso scientifico sulla qualità della vita e sulla crescita, i politici dovrebbero garantire un ruolo importante anche per l’innovazione. In più, la scienza non è ambivalente, ma può fare parte piuttosto del problema che della soluzione, quindi , la politica, dovrebbe proteggere la scienza da se stessa e porla al servizio della società. Tutta l’Europa deve cercare di risolvere questi aspetti conflittuali fra lo sforzo scientifico e la politica attraverso un processo pragmatico di avvicinamento della scienza alla società e solo così nascerà un nuovo rapporto fra scienza e politica. Dobbiamo imparare a vivere in un ambiente collettivo in cui la scienza sia pienamente accettata e sia alla base delle decisioni pubbliche.