Nella seconda metà del Cinquecento la mutata situazione politica e l'avvio della Controriforma determinano un cambiamento del clima culturale italiano.
La perdita dell'autonomia politica spegne la vitalità e il dinamismo delle cortie influisce negativamente sulla vita culturale che in essa si svolge, mentre la crisi economica che comincia a farsi sentire induce i principi a contenere il mecenatismo.Le corti continuano a essere centri artistici e intellettualima perdono splendore e fervore abdicando al ruolo di propulsione e di innovazione culturale che avevano nel Rinascimento per un atteggiamento sempre più conservatore, teso alla difesa e alla celebrazione del prestigio acquisito nel passato.
Il clima della Controriforma agisce in vario modo sulla cultura.Innanzitutto essa funge da freno , diretto o indiretto, alla creatività e alla ricerca intellettuale, sia per mezzo dei roghi dell'Inquisizione (emblematico è il caso di Giordano Bruno)sia col diffondere un nuovo e inquietante senso del peccato e dei limiti della natura umana. In parte però essa opera da stimolo , proponendo al dibattito intellettuale temi trascurati dalla cultura rinascimentale, come il problema dell'educazione delle masse popolari o quello dei rapporti fra arte e morale.
In questa situazione e di fronte a tali nuovi problemi la cultura rinascimentale è costretta a una nuova battuta d'arresto e a un ripensamento. Essa non viene accantonata , ma perde gran parte della sua vitalità.E così il dibattito sulla poetica si isterilisce nella precettistica e il classicismo tende a diventare manierismo cioè letteratura che ricalca i modi espressivi del Rinascimento, ma non condivide più il mondo morale che a essi sottostava.
Il secondo Cinquecento appare dunque come un'età di crisi della civiltà rinascimentale. Non mancano tuttavia gli aspetti positivi e le novità anticipatrici di futuri sviluppi.Nascono nuovi generi letterari, acquista importanza crescente il teatro, si consolidano le iniziative editoriali che permettono ai letterati di raggiungere un pubblico più vasto.
Oltre che di crisi è dunque un'età di transizione, ricca di tensioni fra classicismo perdurante e nuovi bisogni espressivi. Di tali tensioni e da tale nuova sensibilità nasce appunto la grande poesia di Torquato Tasso.
Torquato Tasso è con Ariosto, il più grande poeta del Cinquecento italiano.Tuttavia Tasso(1544-1595) appare molto lontano da Ariosto(1474-1533), psicologicamente e poeticamente, anche se pochi decenni separano i due poeti.
Il Tasso è un poeta di transizione tra il Rinascimento e la Controriforma, tra lo splendore delle corti e l'inizio della servitù politica italiana, tra Ariosto e Marino.
Egli non possiede gli strumenti conoscitivi per comprendere la crisi del suo tempo, caratterizzata dal declino della cultura umanistica e rinascimentale, e dall'affermarsi di nuove correnti letterarie, artistiche e religiose (Manierismo, Barocco, Controriforma).
La sua formazione intellettuale e umana si svolge ancora in ambito cortigiano e aristocratico, ma senza la fiducia e l'ottimismo della prima metà del secolo. Il Tasso anzi è molto preso dagli scrupoli di ortodossia religiosa, dalla preoccupazione di adeguarsi alle regole aristoteliche, dalla concezione della letteratura come attività privilegiata di una minoranza libera dalla necessità di lavorare, tendenzialmente contrapposta alle esigenze delle masse popolari. Per il Tasso è la corte il luogo dove s'incontrano gli spiriti eletti, superiori, in un clima di raffinata eleganza, per ottenere fama e gloria.
In realtà il Tasso, che spese tutta la sua vita a ricercare una corte del genere, non la trovò mai, né avrebbe potuto trovarla in quella generale decadenza che caratterizzava gli stati italiani sopravvissuti all'egemonia spagnola in Italia. Il vero problema del Tasso fu quello di non capire il motivo della decadenza delle signorie. Egli si ostinava a pretendere dalle corti quel "gusto della vita" (inteso come godimento della natura, dei sensi, dell'arte, dell'avventura...) ch'esse non erano più in grado di dargli. Gli spagnoli e la Controriforma imponevano un mutamento di mentalità cui il Tasso avrebbe potuto adeguarsi solo con molta fatica.
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