X AGOSTO
Parafrasi
San Lorenzo, io so perché un numero così grande di stelle brilla e cade attraverso l’aria tranquilla, perché un pianto così grande risplende nella volta del cielo. Una rondine stava ritornando al suo nido: fu uccisa: cadde tra i rovi: aveva nel becco un insetto: la cena per i suoi figlioletti. Ora è là, come se fosse in croce, che tende quel verme verso quel cielo lontano; e i suoi piccoli sono nell’oscurità ad aspettarla, pigolando sempre più piano. Anche un uomo stava tornando a casa: fu ucciso: disse: “Vi perdono”; e nei suoi occhi sbarrati restò soffocato un grido: portava in regalo due bambole… Ora là, nella casa solitaria, lo aspettano, lo aspettano inutilmente: lui immobile, sbigottito mostra le bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, infinito, eterno, dall’alto dei mondi sereni, inondi di un pianto di stelle questo corpuscolo senza luce caratterizzato solo dal male.
Figure retoriche
- Allitterazioni: “Lorenzo, stelle, tranquilla”; “Ritornava una rondine” (v. 5); “pigola sempre più piano” (v. 12); “attonito addita” (v. 19); “atamo opaco” (v. 24);
- Anafore: “ora è là, come in croce…/ ora là, nella casa…” (vv. 9 e 17); “che tende…/ che attende… /che pigola”(vv. 9-12); “l’uccisero: cadde tra spini… l’uccisero: disse: Perdono” (vv. 6 e 14);
- Epizeusi: “aspettano, aspettano invano” (v. 18);
- Apostrofe: “San Lorenzo” (v. 1); “E tu, Cielo” (v. 21);
- Anastrofe: “di un pianto di stelle lo inondi” (v. 23);
- Metonimia: “nido… / che pigola” (vv. 13-14);
- Sineddoche: “al tetto” (v. 5);
- Sinestesia: restò negli aperti occhi un grido” (v. 15);
- Similitudine: “come in croce” (v. 9);
- Metafore: “sì gran pianto / nel concavo cielo sfavilla” (vv. 3-4); “nido” (v.13); “di un pianto di stelle” (v. 23); “atomo opaco del Male” (v. 24);
- Personificazione: “E tu, Cielo” (v. 21); “Male” (v. 24);
- Iperbole: “di un pianto di stelle lo inondi…” (v. 23); “atomo” (v. 24);
- Enjambements: “tanto / di stelle” (vv. 1-2); “tende / quel verme” (vv. 9-10); “addita / le bambole” (vv. 19-20); “mondi / sereni” (vv. 21-22); “inondi / quest’atomo” (vv. 23-24).
X Agosto esce su rivista nel 1897 e viene raccolta nella quarta edizione di Myricae lo stesso anno. La poesia è scritta nel 30° anniversario dalla morte di Ruggero Pascoli, padre del poeta: viene rievocato il momento in cui egli, ucciso, non torna al "nido", provocando disperazione nella famiglia in attesa (i "rondinini"). Nel componimento il piano biografico viene trasposto su un piano cosmico: tale slittamento è probabilmente derivato da Leopardi (ad esempio in A se stesso), sebbene linguisticamente l'eco più diretta sia manzoniana (con la parola "attonito", che rievoca il Cinque maggio). Dal punto di vista metrico, le quartine sono composte da decasillabi e novenari alternati. La compresenza di elementi cosmici in uno scenario familiare, che ne stempera la potenza rispetto all'immaginario romantico, rappresenta una delle caratteristiche principali della poesia pascoliana. La grandezza di Pascoli - come sosteneva Debenedetti - è nella sua "rivoluzione inconsapevole", nella sua capacità di tenere costantemente il linguaggio della poesia a cavallo tra due mondi.
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